Ecco un'altra fan
fiction veloce veloce sfornata all’ora di scuola, ormai le pubblicherò tutte
quelle che mi sono saltate alla testa non appena le avrò copiate, è
deciso…
Questa fic veloce
veloce l’ho scritta soltanto immaginando la scena di una tipica serata in un
locale con mezza Konoha a cazzeggiare… non so perché ma parola “locale” sta
diventando ricorrente nelle mie fiction, sarà che mi manca uscire con le mie
amiche? XD
Spero vi
piaccia!
«Ma quante volte ti ho
detto…»
Shikamaru sbuffò
annoiato. Quello sembrava l’inizio di un rimprovero parecchio lungo e
stancante.
Poggiò i gomiti sul
tavolo pressando il viso tra i pugni chiusi senza seguire la sfuriata della
compagna di squadra.
Spostò lo sguardo a
sinistra, notando come i loro genitori stessero sghignazzando mezzo nascosti gli
uni dietro gli altri. Il padre celava il viso arrossato dall’alcool dietro la
mole non indifferente di Chouza, mormorando qualcosa di inudibile per lui, quasi
sicuramente quanto Ino somigliasse a sua moglie in quel momento e quanto capisse
il figlio. Gli occhi di Shikamaru stanchi di quella visione poco dignitosa
andarono all’altro lato del campo visivo, dove alla curva del bancone poteva
trovare Naruto abbuffarsi di ramen, in compagnia di una Sakura rassegnata alla
nausea che le provocava vedere quella che doveva essere la decima scodella
dell’amico; poco più indietro Hinata seguiva il biondino con uno sguardo pieno
di ammirazione, mentre Kiba scuoteva la testa sapendo di averla persa per quella
sera, e Choji affianco a lui ridacchiava sommessamente mentre
mangiava.
Assottigliò lo sguardo
fissando quest’ultimo, che sentendosi trafiggere cominciò a mangiare più
velocemente, reo di essere fuggito non appena Ino aveva battuto nervosamente una
mano contro il bancone per sgridarlo.
«Ma mi ascolti o guardi
in giro?!»
Fortunatamente il
cervello del ragazzo nel bel mezzo delle sue riflessioni su come uscirne vivo e
possibilmente con dignità filtrò quella domanda, e così si ritrovò a distogliere
lo sguardo dall’infimo traditore per posizionarlo sulla sua inquisitrice
bionda.
“Mi ha beccato… grosso errore.” rifletté mentre lo faceva, consapevole che anche tutti coloro che gli stavano accanto pensassero la stessa cosa.
Già visto, già
fatto.
Il viso arrossato e gli
occhi lucidi per via della rabbia, aumentata dal fatto che il ragazzo non
reagisse, come sempre, i capelli sciolti scarmigliati per la foga con cui lo
stava rimproverando, le braccia tese sul bancone dietro cui era saltata per
afferrare una bottiglia di sakè, motivo per cui aveva tentato di fermarla ed era
cominciata la ramanzina, il busto sporto anch’esso verso di lui con quella
maglietta aderente che metteva in risalto il suo seno prominente e con le lunghe
ciocche che scivolavano sulle sue spalle scoperte; Ino aveva ora catturato la
sua attenzione per ben altri motivi.
«Ti ascolto invece.» si
sentì dire, fortunatamente col solito tono annoiato. Non aveva scordato che il
padre di Ino era a portata di vista. «Mi rimproveri perché si vive una volta
sola e blabla del genere.» aggiunse per spirito
suicida.
«Siamo alle solite…»
mormorò Sakura.
«Stare zitto no? Faceva
schifo?» chiese sarcasticamente Kiba.
«Non ha imparato
niente…» sospirò il padre anch’esso udibile.
E
infatti.
Soliti battibecchi, soliti amici che li lasciavano fare almeno finché non era necessario fermare Ino con la forza prima che gli si lanciasse contro, soliti genitori che compativano il ragazzo ma perlopiù ridevano, solita occasione in cui passando una serata assieme Ino riusciva a riprenderlo almeno tre volte, lui almeno una rispondeva o ci tentava e si finiva quasi nel sangue.
Già visto, già
fatto.
«Lo stai facendo
apposta?» esclamò adirata Ino, la voce resa più stridula quanto minacciosa.
Segno dell’allarme rosso incombente o della fine
indolore.
Solita domanda di quasi
fine litigio, a cui seguiva uno sbuffo annoiato di Shikamaru che poteva voler
dire tutto e nulla, solito ringhio inumano della ragazza e infine ritorno alla
pace per almeno uno dei due.
«Si.» rispose serafico
il ragazzo, portandosi una tazza di caffè alle labbra.
Monosillabo mai sentito, mai pronunciato in quel modo.
Mai visto, mai
fatto.
Il normale
chiacchiericcio del locale cessò. Dapprima ammutolirono soltanto coloro che
seguivano la scena, poi i restanti due terzi delle persone, ovvero quelle più
tranquille andate lì soltanto per cenare, si unì al silenzio, tutti sorpresi
della mancanza improvvisa di risa sguaiate o urla da parte dei chiassosi avventori al bancone.
«Oddio, ora lo
ammazza.» sfuggì a Choji, che guardava l’amica tornare quasi ad un colorito
normale.
Ino che arrossiva per
la rabbia era ancora sopportabile, al massimo ti stendeva con due
pugni.
Ino che tornava a
impallidire significava rabbia oltre ogni limite, oppure la calma. Dubitavano
fosse la seconda.
«Come scusa?» la
domanda sembrava più curiosa ora, che minacciosa.
«Lo faccio volentieri.»
confermò il rampollo di casa Nara.
Attimi di agghiacciante
terrore per i tre seduti in fila accanto a lui, troppo giovani per morire e
troppo vecchi per riuscire a sfuggire ad una eventuale crisi di nervi della
figlia di uno di loro.
Ino era indecisa se
tirargli subito la bottiglia di sakè in testa e farla finita o chiedere altre
spiegazioni, sentiva che forse il ragazzo aveva in serbo qualche giochetto
mentale per confonderla ulteriormente e che sarebbe stato meglio non dargli modo
di parlare, ma d’altra parte stavolta era tanto stupita da voler sentire almeno
una motivazione per quel suicidio.
«E
perché?»
«Perché più ti arrabbi
e più arrossisci, e più arrossisci e più diventi carina.» rispose con tutta la
naturalezza del mondo Shikamaru, sostenendo lo sguardo dell’altra che da vacuo
era tornato improvvisamente lucido.
Manco poco che a
Shikaku cadesse il bicchiere di mano, salvato in extremis da un Lee di passaggio
che voleva capire perché mai fossero tutti cristallizzati sui loro posti.
Ino boccheggiò,
arrossì, chiuse la bocca ritraendo il viso, arrossì ancora e si allontanò di un
passo dal bancone cercando una via d’uscita e rendendosi conto di quanto dovesse
essere rossa, tutto sotto lo sguardo compiaciuto del compagno che non smetteva
di guardarla.
E lei si sentì
trapassare da quello sguardo, notò quanto si fosse illuminato rendendosi conto
che davvero non avrebbe trovato nulla da rispondergli, e si chiese se davvero
non avesse capito che effetto gli facesse detto da lui.
A rompere l’incanto ci
pensò Naruto, unico a non aver seguito una parola, che ancora a bocca piena
gridò: «ANCORA UN’ALTRA PORZIONE!» facendo sobbalzare tutti e attirando un pugno
automatico di Sakura sulla propria testa.
Tre secondi dopo
Shikamaru portò per la seconda volta la tazza di caffè alla bocca, stavolta
piegata in un sorrisetto sornione, con la testa e il giubbotto inzuppati di sakè e
la bottiglia vuota che ancora girava su se stessa accanto a lui, mentre la furia
bionda sfrecciava via a tutta velocità mandandolo al diavolo in ogni modo
possibile ed immaginabile.
Ino alla fine aveva
trovato il modo di terminare in modo già visto, già fatto, sebbene lui stavolta
non avesse neppure un graffio.
Ma non gli era sfuggito
l’ombra di un sorriso imbarazzato su quel bel volto mentre lo innaffiava di sakè
per poi fuggir via.
Shikamaru si voltò
verso il padre che ancora lo guardava a bocca
aperta.
«Non ho imparato
niente, eh? Io ho ancora diciassette anni e sono già a questo punto. Vedremo tra
qualche anno ancora…» gli disse sorridendo più
apertamente.
“I complimenti
improvvisi… avrei dovuto pensarci anche io…” pensò Shikaku, riprendendo a bere.
«… Non penso di aver
capito bene cosa sia successo…» mormorò Inoichi.
Chouza riprese a ridere
senza ritegno.
Hinata tornò a guardare
Naruto mentre questo con tanto di bernoccolo sulla testa iniziava la sua
undicesima porzione di ramen.
Kiba tornò a piazzarsi
accanto alla compagna di squadra, scuotendo via lo shock di poco prima.
Lee tornò al proprio
posto.
Sakura ricordò
casualmente in quel momento di dover uscire per impegni urgentissimi, che sempre
casualmente l’avrebbero portata a correre dietro ad
Ino.
Choji riprese a
mangiare in silenzio le proprie patatine, sollevando lo sguardo solo per
incontrare quello di Shikamaru, a cui sorrise.
Shikamaru restituì il
sorriso, pensando a come si fosse salvato la faccia con quell’ultimo chiarimento
al padre, quando la verità era che quel complimento non era un modo di
spiazzarla, ma qualcosa di spontaneo che non era riuscito a trattenere.
La puzza del sakè lo
stava uccidendo, tenendolo ancorato a quelle
realtà.
Quasi tutti erano
tornati come prima, già visto, già
fatto.
Anche lui ci stava
provando.
Eppure, nonostante i
suoi fine serata dopo le litigate con Ino terminassero in uno stato di stanchezza
tale da non riuscire più neppure a fare un vago pensiero ragionato, non riusciva
a togliersi il sorriso soddisfatto che gli piegava le labbra.
Anche quello mai visto, mai
fatto.
Et
voilà!!!
Per la risposta di
Shikamaru, ne ho cercata una semplice che anche uno svogliato come lui potesse
dire… del resto il poveraccio era in evidente crisi ormonale, no?
XD
Comunque ho voluto far
notare alla fine che nonostante tutto, sono tornati tutti quanti alla normalità
della serata, meno i diretti interessati ed i loro due migliori amici, come
spesso accade…
Beh, alla prossima
*_*
E sicuramente ci sarà
la parola “locale” da qualche parte XD