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Autore: Lilith in Capricorn    11/05/2013    4 recensioni
Il giovane chitarrista rock Andy Syte è appena morto, all'età di 27 anni.
Ma non è di lui che questa storia parla, non esattamente: la sua dipartita è soltanto la prima tessera di domino che cade, colpendo indirettamente tutte le altre, in una spirale di illusioni, disillusioni, "epifanie" e riflessioni, raccontate da un coro di 5 voci, completamente diverse, ognuna con un suo diverso stile narrativo, ognuna vittima di un differente tipo di illusione.
Prima classificata al contest "Con una citazione migliora tutto!" di Niananima, con la citazione di Baricco: "Deve essere una specie di hobby: collezionare illusioni di cui non essere all'altezza."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Come ho accennato nell'introduzione, la storia è raccontata da 5 voci narranti (una per ogni capitolo) e ci saranno, di conseguenza, 5 stili diversi.
Ve lo dico perché il primo capitolo è tutta una serie di dialoghi, soltanto dialoghi.
Ma è solo il primo capitolo e c'è una ragione se ho scelto di presentarlo in questo modo.
Per gli altri, invece, ho usato: la terza persona, una lettera, un "diario" e la prima persona col flusso di coscienza.
Ogni stile si addice al personaggio narrante per determinate ragioni che non sto a specificare, sennò non ne usciamo.
Fatte queste precisazioni, vi auguro buona lettura e spero vogliate recensire!

 

LA FILOSOFIA DI RUSSIA

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“Deve essere una specie di hobby: collezionare illusioni di cui non essere all’altezza”
Alessandro Baricco

 



01-Carla Russo (la fedeltà)
 
 
DRIIIIN.
«Chi è?»
«Carla? Sono io, Mariangela.»
«Oh, ciao cara …»
«Ciao … mi fai entrare?»
«Certo, entra, entra pure. Accomodati sul divano. Vuoi qualcosa da bere? Un tè, un caffè …?»
«Il caffè andrà benissimo, grazie.»
 
«Ecco, lo zucchero è qui. Allora: qual buon vento, dopo tanto tempo?»
«Non scherzare, Carla, sai bene perché sono qui.»
«Beh, stai sprecando il tuo tempo, Mari: non ho bisogno né di condoglianze, né di una spalla su cui piangere: non ho lacrime da versare.»
«Ma era tuo figlio, Carla. Per quanti dissapori ci siano potuti essere tra di voi, non posso credere che davvero tu …»
«Credici, Mari. È riuscito a deludere sia me che suo padre in tutti i modi possibili. Non solo non ha completato l’istruzione che gli stavamo pagando, affinché avesse le conoscenze e un titolo per portare avanti l’attività di famiglia.
Ha anche avuto il coraggio di prendere tutti i soldi che avevamo messo da parte per lui e sparire, andare via, in America. E a fare che? A strimpellare su un palco! A fare il musicista!»
«Beh, non si può dire che non abbia avuto successo, in questo: mi è capitato più volte di sentire una canzone del loro gruppo, alla radio.»
«Successo o non successo, guarda un po’ dove lo ha portato “la sua strada”, come la chiamava lui! A sprecare la sua vita, a morire come un idiota!»
«Mio Dio, Carla, non posso più ascoltarti. Era pur sempre tuo figlio. Proprio non riesci a perdonarlo?»
«No, non posso. Ti sembrerà una cosa assurda e snaturata, ma proprio non riesco a perdonarlo per averci delusi, per averci abbandonati quando avevamo più bisogno di lui, per averci traditi.»
«Oh, andiamo, Carla, era solo un ragazzo. Un ragazzo con uno spirito troppo libero per rimanere incollato a questa piccola città, a questo vecchio Paese.»
«Beh, aveva l’obbligo di farlo! Per noi, per tutti quelli che hanno fatto tanto per lui. Non si può avere tutto nella vita, bisogna fare delle rinunce, per un bene più alto, per qualcosa di più giusto.»
«E cosa c’è di più giusto dell’essere sé stessi?»
«Tsk, curioso: è la stessa cosa che mi ha detto lui, pochi giorni prima di scappare di casa.»
«Oh, andiamo, non è scappato di casa! Non era minorenne: aveva anche già dato la maturità, se non sbaglio …»
«Ciò non toglie che sia andato via senza neanche dircelo.»
«Ma è normale: se lo avesse fatto, voi non glielo avreste permesso. Aveva già provato ad andarsene, un paio di volte, quando era più piccolo, mi pare.»
«Già, avremmo dovuto immaginarlo che avrebbe … beh, comunque, la sua fuga, o partenza, o quello che è, per noi è stata un vero e proprio tradimento. Avevamo fiducia in lui. Avevamo bisogno di lui e lui lo sapeva.»
«Carla, credi davvero che se fosse rimasto vi avrebbe agevolato tanto la sua presenza? Andrea non era fatto per questo tipo di vita. Lui era un musicista, un artista, un poeta, un viaggiatore …»
«Sai, Mariangela, comincio a pensare che, forse, sia stato influenzato anche un po’ da te. Anche lui diceva queste cose e aveva queste idee strampalate …»
«Andrea non era uno stupido, credi davvero che qualcuno avrebbe mai potuto plagiarlo? Era uno che pensava con la sua testa, quel ragazzo. Ha fatto tutto da solo.»
«Va bene, forse è come dici tu: lo conoscevi meglio di me, dopotutto. Sai, non sono mai riuscita a capirlo. Mai, neanche quando era piccolo. È sempre stato una strana persona, un enigma vivente, per me.»
«Sembra che tu stia parlando di un disgraziato qualunque e non di tuo figlio. Non hai pronunciato il suo nome neanche una volta, da quando sono qui.»
«Non pronuncio più il suo nome da molti anni, ormai. Lui è andato via, mi ha abbandonata, quindi perché dovrei nominarlo? Perché dovrei parlare di lui? Non lo merita …»
«D’accordo, come preferisci … ora, se vuoi scusarmi, ho delle commissioni da sbrigare. Ciao, Carla. Grazie per il caffè e … anche se per te non ha valore … condoglianze. A me, almeno, dispiace molto per Andrea …»
 
*****
 
«Ciao, tesoro.»
«Ciao, cara. Ehm … ho incontrato Jana, alla stazione. Mi ha detto di tuo figlio … mi dispiace. »
«Non dispiacerti, non ha importanza.»
«Dici davvero? Cara, io speravo … pensavo che, almeno in una situazione come questa, tu avresti potuto …»
«Cosa? Dimenticare tutto? Perdonarlo? Riscoprire un po’ d’amore per lui? Teo, da molto tempo non ho più posto per lui, nel mio cuore.»
«Posso capire perché tu possa avercela con lui, ma … era pur sempre tuo figlio.»
«Questo non basta a perdonargli l’aver mandato in rovina la nostra famiglia.»
«Non è stata colpa sua, Carla, è stato solo un tremendo incidente a rovinare tutto …»
«Incidente che ha ucciso mio marito, certo, ma se lui fosse rimasto, avrebbe potuto prendere il suo posto e salvare tutto.»
«Questo forse è vero … ma non puoi incolpare Andrea solo perché ha scelto di seguire una strada diversa da quella che avevate programmato per lui. Ha solo fatto quello che riteneva più giusto.»
«No, ha solo fatto il comodo suo, dimenticandosi completamente di quelli che, per una vita, lo hanno amato e cresciuto. Dimmi, Teo: tu cosa avresti fatto, al suo posto? Avresti abbandonato la tua famiglia, sapendo quanto questa avesse bisogno di te?»
«Beh, la famiglia è un valore molto importante, naturalmente. No, forse, al suo posto, avrei pensato prima ai miei cari che a me stesso.»
«Ecco, invece lui, evidentemente, si riteneva più importante di tutti noi messi insieme.»
«Questo non posso saperlo, non l’ho mai conosciuto …»
«Non ti sei perso niente, credimi. Cambiamo argomento, per favore, non voglio più parlare di lui, mi è bastata già quella Mariangela, stamattina … ascolta, a proposito dell’amore, della famiglia e tutto il resto … ecco … volevo chiederti se ti va di riprendere quel discorso …»
«Oh, Carla, credevo ne avessimo già discusso a sufficienza.»
«Sì, ma io ti avevo chiesto di pensarci ancora un po’, prima di …»
«L’ho fatto. Ma continuo a pensare che sia ancora …»
«Hai appena detto che per te la famiglia è un valore molto importante.»
«Sì, certo, è appunto per questo che non voglio sposarmi, ora. È ancora troppo presto, Carla …»
«Ci frequentiamo da più di due anni, tesoro. La gente, oggi, si sposa anche dopo un solo mese.»
«Ma io non sono come l’altra gente, cara, lo sai. Sono un uomo un po’ all’antica. E poi, voglio che sia tutto perfetto e stabile, prima che ci sposiamo. E non mi pare che lo sia ancora, purtroppo.»
«Oh, ci risiamo, ancora con la storia di Jana, immagino?»
«Amore, che ci posso fare? Lei … lei non riesce proprio ad accettarmi, quando vengo da te mi evita sempre e non mi parla quasi mai …»
«Teo, te l’ho già detto: quella ragazza è fatta così, è introversa, scontrosa, solitaria. Fa così con tutti, non ce l’ha affatto con te.»
«Sarà, ma a me sembra che ce l’abbia proprio con me. È vero che ha solo un amico e che non parla quasi mai con gli altri coetanei, ma, perlomeno, agli altri non rivolge in continuazione occhiate così … piene di disgusto.»
«Oh, quelle le lancia anche a me. È solo un’adolescente, che ci vuoi fare? È normale che faccia così, molti ragazzi della sua età tendono ad essere un po’ anticonformisti e ribelli.»
«Non è ribelle, Carla, lei mi odia veramente, lo sento.»
«E noi dovremmo rinunciare a sposarci solo perché non piaci a mia figlia? Cosa te ne importa? Tanto è grande, ormai, ha quasi finito la scuola superiore, presto andrà a lavorare o continuerà a studiare all’università. In ogni caso, non credo resterà qui ancora per molto: è irrequieta quasi quanto lo era suo fratello! E poi, in ogni caso, è la mia vita, non la sua: se io amo una persona, ho tutto il diritto di sposarla, non ti pare?»
«Certo, se quella persona è consenziente, però, e io ancora non lo sono … ma questo non vuol dire che non ti ami, lo sai, vero?»
«Smettila, lo dici solo per rabbonirmi.»
«Se funziona …»
«Sei tremendo, te l’hanno mai detto?»
«Quasi tutti, a dir la verità.»
«Ti amo anch’io, furfante, e certe volte ti odio, proprio perché ti amo.»
«Come sarebbe a dire? Ah, voi donne. Siete sempre così complicate.»
«Non siamo noi ad essere complicate, siete voi uomini ad essere troppo semplici.»
«Forse, chi lo sa. Ora, da semplice uomo, vorrei semplicemente stare un po’ con te. Non ci vediamo da tre giorni, o sbaglio?»
«Hm, tre giorni … mi è sembrato molto di più. Mi sei mancato, Teo.»
«Anche tu, cara.»
«Ti amo, non lasciarmi mai, ti prego. Dimmi che sono l’unica … l’unica …»
«Sei l’unica.»
 
*****
 
«Penso che Teo si veda con un’altra donna.»
«Oh, piccina, come puoi pensare una cosa simile? Teo è un uomo così dolce, affettuoso, premuroso.»
«Si, certo, e forse lo è talmente tanto che una donna sola non gli basta.»
«Lui ti ama, Carla.»
«Così dice, ma … chi può saperlo con certezza: la fiducia può essere pericolosa, quandose ne dà troppa, l’ho imparato a mie spese, purtroppo.»
«Sì, è vero, ma come si può non fidarsi di un uomo d’oro come Teo? Cosa è successo?»
«Promettimi di non dirlo a nessuno.»
«Te lo prometto, piccola.»
«Sai, la settimana scorsa è successa una cosa: Teo era molto stanco, quella sera, così era andato a letto più presto del solito, mentre io sono rimasta in sala a finire di guardare un film, in televisione. Poi, quando ho deciso che era ora di dormire, sono andata in camera, mi sono spogliata, messa il pigiama e ho impostato la sveglia.»
«Tutto regolare, insomma.»
«Sì, se non fosse per il piccolo dettaglio stonato di Teo che si rigira nel letto, ancora nel bel mezzo di un sogno, e con un tono di voce inequivocabile, dice: “Maria”.»
«Un tono di voce inequivocabile? Che intendi?»
«Che c’era passione nella sua voce, sentimento. Non capisci? Stava sognando un’altra donna e ha chiamato il suo nome ben due volte.»
«Oh, capisco … beh, tante donne si chiamano Maria, però.»
«Già.»
«Io stessa mi chiamo così.»
«Oh, andiamo, non sospetterei mai di te: sei la mia migliore amica da tutta la vita. Non mi tradiresti mai, ne sono certa. Tu mi vuoi bene, Maria?»
«Ma certo che te ne voglio, piccola.»
«Anch’io, e mi fido ciecamente di te. Sei come una sorella. Sei la persona a cui voglio più bene al mondo, quella a cui affiderei tutto.»
«Sei così dolce e fragile, al volte, Carla …»
«Lo so, è per questo che mi vuoi bene, no? Sono felice che ci sia tu nella mia vita. Mi sento così sola, a volte. Sento che nessuno mi ha mai amato veramente. In quei momenti, penso sempre a te e tutti gli anni che abbiamo passato insieme e a quante ne abbiamo viste. Sei la mia migliore amica, Maria.»
«Lo so. Ti voglio un bene dell’anima, Carla.»
«Meno male che ci sei almeno tu.»
 
*****
 
«Oh, salve professor Kelly.»
«Le mie condoglianze, signora Russo.»
«Oh, non è necessario, professore: vede, io e mio figlio avevamo un rapporto molto … conflittuale. Ecco, diciamo che, in realtà, neanche c’era neanche un vero rapporto.»
«Sì, sua figlia me ne ha parlato, qualche volta.»
«Beh, sono contenta che, almeno con lei, mia figlia riesca ad aprirsi, ogni tanto.»
«Certo, immagino …»
«Anche se trovo un po’ strano che, con tutta la gente che ha attorno, Jana decida di parlare proprio con lei: di solito, professori e alunni non sono nemici naturali?»
«Il più delle volte, purtroppo, sì. Ma Jana è una ragazza diversa: è l’alunna più intelligente che conosca, nonostante le compagnie che frequenta …»
«Oh, certo, a parte quel dolcissimo ragazzo di Marco, non salvo nessuno degli altri ragazzi che conosce. Io glieli dico, glielo ripeto sempre che quei giovanotti non mi piacciono, che dovrebbe frequentare gente più “a posto”, con la faccia più pulita e un linguaggio un po’ meno volgare, magari. Ma lei non mi ascolta.»
«Beh, è un’adolescente. Nonostante sia molto più intelligente e matura delle altre ragazze della sua età, è comunque molto giovane.»
«Già, e i ragazzi di quell’età, purtroppo, raramente ascoltano i consigli dei genitori. Però, lei la ascolta. Forse, lei potrebbe parlarle e …»
«Ci ho provato, ma non dà granché retta neanche me … è una persona molto testarda e un po’ testa calda.»
«Già, proprio come quell’ingrato del fratello, anche se lui era molto peggio.»
«Vorrebbe parlarmi un po’ di lui? Sa, Jana mi dice qualcosa, ma non proprio tutto.»
«Oh, lui era proprio così: testardo e testa calda. Non seguiva mai le regole, faceva sempre tutto di testa sua, aveva una fantasia tanto sconfinata da essere preoccupante. Qualche volta, sembrava quasi che non distinguesse la realtà dal sogno. È sempre stato molto indipendente, molto irrequieto, molto ribelle. Scappava spesso di casa, quando era ragazzo, ma poi tornava sempre.»
«Oh, sì, questo me lo aveva detto anche Jana. Ha parlato di una casa su di un albero, nei pressi delle cascate, a nord della città …»
«La casa sull’albero? Ah, già, quella … non saprei, io non l’ho mai vista, ma Jana giura che esiste, che è stato suo fratello a costruirla e che, spesso, lui la portava lì. Un giorno, le chiesi di portarmi a vederla, ma lei rifiutò assolutamente: diceva che era il loro posto segreto e che solo le persone speciali potevano andarci. Tsk, le persone speciali … e io chi sono? Sono sua madre, no?»
«Oh, non se la prenda, sa come sono i ragazzi …»
«Sì, è quello che mi dice sempre Maria.»
«Maria?»
«Oh, è la mia amica d’infanzia. Vede: quella donna che sta parlando con il mio compagno Teo, accanto alla porta del campanile.»
«Oh, sì, la vedo.»
«Comunque, non c’è molto altro da dire su di lui. Lo avevamo fatto studiare perché potesse prendere il posto di suo padre nell’attività di famiglia. Ma poi, lui ha deciso di andarsene in America, a fare successo con la musica. Sa, suonava la chitarra in un gruppo. Ha sempre amato molto la musica, stava di continuo a fare casino con quell’aggeggio infernale, quando ancora viveva da noi. Non ho mai capito perché alla gente piaccia tanto quel genere di musica: a me sembra solo un’enorme accozzaglia di rumori.»
«Beh, sa com’è, i tempi cambiano, i gusti pure.»
«Più che cambiare, mi pare che peggiorino … la funzione sta per cominciare, il prete sta andando verso l’altare. Le rimane?»
«Ehm … sì, avrei necessità di scambiare due parole con sua figlia, riguardo a un progetto per la mia materia.»
«È bello sapere che c’è ancora gente tanto affidabile, professori che prendono tanto a cuore la carriera scolastica dei propri alunni. Le consiglio di aspettare con pazienza la fine del funerale: Jana era molto affezionata a suo fratello. Si scambiavano lettere molto spesso e lui le inviava sempre qualcosa. Diceva che, un giorno, sarebbe venuto a prenderla e che l’avrebbe portata negli Stati Uniti, con sé.»
«Sì, questo lo so: mi ha confidato che è per questo che ha preso tanto a cuore la mia materia.»
«Beh, buon per lei: almeno, si ritroverà a saper parlare molto bene una lingua utile come l’inglese, anche se suo fratello ha deluso profondamente le sue aspettative, come ha sempre fatto, d’altronde. Quel ragazzo sembrava nato apposta per illudere e poi far soffrire la gente.»

 

E questo era il primo capitolo.
Un mio plauso va a tutti quelli che sono riusciti ad arrivare vivi alla fine XD.
Lo so, il fatto che sia un gigntesco dialogo può rendere la lettura un po' stancante, ma ripeto: solo il primo capitolo è così, non avrei potuto strutturarlo meglio, anzi, credo sia perfetto: è l'esasperazione stilistica che sfiorirà presto, per lasciare il posto all'esasperazione emotiva, che crescerà ad ogni capitolo.
Nel prossimo (che pubblicherò la prossima settimana) presenterò il personaggio del professor Aaron Kelly, per il quale nutro una certa tenerezza, quindi trattatemelo bene u.u.
Mi raccomando: recensite che ho sempre bisogno del vostro parere; inoltre, penso che le recensioni spingano gli autori a migliorare e a creare volentieri nuove storie, quindi, in un certo senso, è una cosa che fa bene sia a me che a voi, no?
Senza contare che è una buona occasione per far fare un po' di ginnastica alle dita ;-).
Anyway, grazie anche solo per aver letto!
Ah, quasi dimenticavo, il lnk del contest: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10560421 


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PROSSIMO CAPITOLO: SABATO 18 MAGGIO!

   
 
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