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Autore: Chirubi    12/05/2013    9 recensioni
[ Dal capitolo 8 ]
Gli alberi della foresta erano fittissimi, ma non per questo il cielo non era visibile, anzi.
Le chiome dei primi e i ciuffi d'erba erano tinti come d'oro, mentre le parti del fogliame non colpite dal sole parevano d'argento; il cielo si apriva in un trionfo di colori, dal rosa-arancio fino ad una tonalità di azzurro quasi identica a quella del cielo diurno.
Il tutto sembrava dominato da un tempietto di legno bianco con un tetto rosso semplice, senza troppe pretese, mentre alcune foglie auree gli danzavano davanti come spiriti riconoscenti al protettore della foresta.

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La fanfiction è sospesa. Sto lavorando per renderla migliore, spero che mi capirete.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Blue, N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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  • Chapter 20

 

 

 

Ice Path & Goldenrod Radio Tower

 

///

 

« What has your friend just said?

Does he want to meet ya to seclude

and show ya the results of his “great”

Suicune's researches? »

Blue

 

 

Quando mi decisi a voltarmi con uno sguardo glaciale verso Blue, lui aveva il solito ghigno schernitore stampato sul volto, come se l'avesse tenuto in tasca tutto quel tempo aspettando il momento propizio per sfoggiarlo.

Era odioso, snervante.

Stavolta la parte dell'apatica toccò a me, e lo guardai dritto negli occhi come per trafiggerli. Nel mentre, cercavo con cautela tutte le parole più adatte per esternargli il mio odio, che avvolgeva come una coperta soffocante l'amore emergente.

Ma forse proprio per questo era un bene che continuassimo a litigare, una relazione tra noi due sarebbe stata logicamente impossibile.

Ricambiò lo sguardo serpentino, senza però fiatare.

Ormai non c'era più nulla di nuovo che mi dovesse dire, nell'arco di quasi una mezza dozzina di mesi aveva già palesato tutto quello che nella sua mente portasse l'etichetta di “Feralis Raines”, o magari “Ferels Rinos”.

Io, invece, al contrario, gli avevo rivelato una mera metà di quanto vagasse nella mia mente etichettato con il suo nome.

Non avevamo nulla da dirci, per cui ci limitammo ad osservarci meticolosamente e immobili, tanto che si potevano udire anche i passi felpati di uno Swinub, probabilmente un familiare di quello che stringevo tra le braccia.

Dopodiché si udì un trillo incessante proveniente dalla tasca del mio pantaloncino che fece sussultare Blue, me e gli Swinub.

Portai il peso del Pokémon su un solo braccio, estraendo con cura l'aggeggio elettronico e inarcando un sopracciglio nel leggere sullo schermo “Numero non registrato”.

  • Chi è?

Spiccio come d'habitué, il Capopalestra incrociò le braccia al petto, accennando sghembo il Pokégear.

In tutta risposta mi strinsi nelle spalle, dubbiosa.

Chi avrebbe mai potuto avere il mio numero a mia insaputa?

  • Non lo so, fammi vedere…

Decisa a capire qualcosa di quanto stesse accadendo, accettai la chiamata sotto lo sguardo privo d'interesse del castano.

  • Pronto?

Con la fronte corrucciata, pronunciai l'unica fatidica parola che mi divideva dallo scoprire l'identità del mio interlocutore.

  • Scusa, signorinella, è il numero di Feralis Raines?

Lo sconosciuto, che per giunta aveva una voce tutt'altro che familiare, sapeva il mio nome.

Esitai, prima di rispondere affermativamente.

  • Sì, chi mi cerca?

Dall'altra parte dell'apparecchio si captò un sospiro di sollievo, cosa che mi portò ad infittire i sospetti.

  • Samuel Oak, Feralis, molto piacere!

Schioccai rumorosamente la lingua sul palato, piacevolmente sorpresa.

Avevo capito bene? Samuel Oak? Quel Samuel Oak?

Che poi, il cognome già lasciava ampiamente intendere.

Una rapida occhiata eloquente al mio tutore bastò per fargli capire il quadretto, al che intrecciò le mani dietro la testa poggiandosi su una parete di ghiaccio, evidentemente scocciato.

  • Il piacere è tutto mio, professor Oak.

Mi affrettai a replicare sorridendo, felice nel constatare che Blue non avesse preso nulla dal nonno.

  • È un vero onore interloquire con lei. Ma mi dica, cosa la porta da me?

Sfoggiai le parole più colte che conoscessi, non avrei fatto per nulla al mondo una figura da niente con uno dei ricercatori più famosi del mondo, il quale sospirò dopo aver udito la mia domanda.

  • Chiedo venia, Feralis, ma avrei la necessità che tu e mio nipote vi recaste alla Torre Radio di Fiordoropoli.

Annunciò, e io potei quasi vederlo mentre chiudeva gli occhi e scuoteva il capo lentamente.

Certo, come richiesta era francamente un po' una scocciatura, ma non potevo rifiutare la richiesta di aiuto dell'avo di Blue.

  • Va benissimo, cos'è che dovremmo fare?

Abilmente eliminai dalla domanda tutte le tracce di esitazione che sarebbero potute trasparire, baloccandomi con le dita della mano libera tra i capelli sciolti, che mi servivano da “coperta”.

Stavolta fu l'anziano ad esitare, e a differenza mia fu chiaramente percettibile.

  • È un fattaccio davvero scomodo, ragazza. La torre è stata presa dal Team Rocket, ti avrebbe voluto chiamare Elm ma ha riscontrato delle interferenze con il Pokégear.

La voce dell'uomo, dapprima possente ma amichevole, calò drasticamente, assumendo una connotazione costernata.

Io rimasi senza parole, emettendo giusto qualche suono balbettato e insensato, al che il Capopalestra di Smeraldopoli alzò un sopracciglio, corrugando la fronte.

  • Lo Sbranatore ti ha mangiato la lingua, Raines?

Simpatico come un calcio nel didietro, ma almeno stava prendendo l'abitudine di chiamarmi con il cognome corretto.

Mi agitai una mano davanti con aria scocciata, facendogli cenno di ammutolirsi seduta stante. Non era proprio il momento di scherzare o fare battutine idiote.

  • Capisco, ci dirigeremo subito lì.

Firmai la mia condanna, ma era per una buona causa, senza contare il fatto che sarebbe arrivato il momento del Team Rocket di levarsi dalle scatole.

  • Ringrazio di cuore te e mio nipote per il grande sacrificio che andrete a fare.

Disse grave il professore, con un sospiro.

  • È un bel Persian da pelare, ne sono consapevole.

    Ma avrei un altro favore da chiedervi, se permettete.

Un altro favore? Voleva che scalassimo il Monte Argento? Probabilmente era quello che pensava Blue mentre udiva l'eco delle mie chiacchiere con il nonno.

  • Mi dica pure.

Un piccolo barlume di speranza mi si accese negli occhi, con la speranza che la richiesta prevedesse qualcosa di fattibile.

  • Ecco, ho saputo che siete nella Via Gelata, nei pressi di Ebanopoli.

    Lì vive il fidanzato di mia nipote Daisy, Fred, potreste portarlo con voi finché non raggiungete Biancavilla?

Chiese quasi con tono implorante, come se fosse qualcosa di una difficoltà pari all'altro servizio che avremmo dovuto fare.

  • Certamente, perché no!

Ammisi di essere diventata stranamente emozionata quando seppi che avremmo avuto un nuovo compagno di viaggio, seppur per poco tempo.

  • Perfetto, e ti ringrazio ancora vivamente. Lo riconoscerete perché è un Fantallenatore particolarmente allegro e poco sveglio.

    Grazie ancora, a presto!

La chiamata si concluse così, lasciandomi sia entusiasmata che terribilmente ansiosa.

Strinsi forte il Pokégear bianco-blu tra le mani, mordicchiandomi il labbro inferiore distrattamente.

Vagavo nei miei pensieri, provando ad architettare il modo per fare irruzione nella Torre Radio ben prima di arrivarci, finché la voce familiare di Blue non mi fece trasalire, riportandomi alla realtà.

  • Quindi?

Aveva gli occhi come cioccolato fuso chiusi, ma nonostante questo sentivo il suo sguardo addosso come una coperta ancora più pesante dei miei lunghissimi capelli.

  • Quindi dobbiamo andare alla Torre Radio di Fiordoropoli e poi andare a prendere Fred, il fidanzato di tua sorella che vive ad Ebanopoli.

Ebbe una reazione completamente diversa dalla mia: non si lasciò scombussolare dalla missione per salvare la regione, bensì dalla faccenda più semplice.

Spalancò le bellissime iridi, stravolto e balzando in avanti.

  • No. Non è vero. Non dobbiamo andare a prendere quell'idiota, no.

Mormorò tra sé e sé, come se fosse completamente ammattito.

Sollevai un sopracciglio castano, senza comprendere il motivo di tanto scalpore.

  • Che c'è di sbagliato?

Domandai, stringendomi nelle spalle ingenuamente.

Non potei commettere errore più fatale.

  • Mi prendi in giro!? Tu non conosci Fred, non sai che è un completo idiota che non fa altro che lamentarsi e dare consigli idioti quasi quanto lui stesso!

Sbraitò, mordicchiandosi il labbro inferiore, inconsapevolmente con lo sguardo perso e un fare avvenente.

Santo cielo, com'era bello. Eppure dovevo smetterla di vederlo come più del mio semplice ed irritante tutore.

Mi portai le braccia al petto, incrociandole.

  • Va bene, va bene. Ma ce ne vuole ancora prima di andare a prendere Fred, adesso abbiamo qualcosa di più importante a cui pensare.

Imitai inconsciamente il suo gesto di mordermi il labbro inferiore, gonfiando le guance per poi sgonfiarle con un sonoro sbuffo.

Blue annuì appena ed emise un verso neutrale di apparente assenso, facendoci crollare nel silenzio più totale, accompagnato dal flebile eco del passaggio freddo.

  • Allora?

Chiesi con un'espressione di fiacchezza stampata sul volto, senza nemmeno sforzarmi di immaginare un'eventuale modo per giungere alla grande metropoli.

Diciamo che il grande entusiasmo del Capopalestra mi aveva contagiata, assolutamente.

  • Andiamo ad Ebanopoli, dato che ci siamo vicini, e voliamo fino a Fiordoropoli.

Voliamo”. Aveva proprio detto quella parola infernale, quella che mi rievocò un'infinità di ricordi poco piacevoli.

Automaticamente esalai un gemito prolungato e sommesso, facendo sbattere la fronte contro una parete di ghiaccio per la disperazione – grande errore, aggiungerei.

  • Dobbiamo proprio volare?

Sbuffai, massaggiandomi la fronte congelata con l'ennesimo sbuffo.

Il castano finse di riflettere un secondo, prima di sbottare un “Sì” irritato – e irritante.

  • Non vorrai mica andarci a piedi?

Purtroppo aveva ragione, non c'era altro mezzo se non il volo, escludendo l'improbabile ipotesi del camminare per almeno un mese.

Mi passai una mano sul volto, avvilita.

  • Non abbiamo altra scelta, quindi è meglio uscire da qui, prima che ti venga qualcosa.

Mi squadrò da capo a piedi, soffermandosi con smorfie indignate sulle gambe in buona parte scoperte e pallide di freddo.

Un motivo in più per andare a Fiordoropoli sarebbe stata la mia urgenza di comprare abiti più coprenti; mi sentii protetta solo dal fatto che all'inizio del mio viaggio fosse appena autunno.

Iniziai a guardare già lontano, con i due piccoli Swinub che mi solleticavano le caviglie, e ad incamminarmi con Blue verso la fine della Via Gelata.

Non ci volle molto, giusto qualche minuto di cammino ci separava dalla misteriosa città.

Sinceramente mi aspettavo una città più allegra e vispa, pomposa e ricca di bellezze, invece di un corridoio di roccia all'aria aperta e poche capannelle col tetto di paglia con una palestra.

L'aria pungente di Ebanopoli mi penetrò i polmoni come aghi di ghiaccio pungente, mentre una folata di vento mi scompigliò ancora di più i capelli già messi alquanto maluccio.

  • E questa sarebbe l'ultima città.

Constatai l'ovvio, rimanendo alquanto di sasso.

  • Ma la nostra meta non è questa.

Pragmatico come di consueto, il ragazzo di Biancavilla si poggiò un pugno sul fianco, frugando nelle proprie tasche alla ricerca della Poké Ball di Pidgeot, era chiaro come il sole.

E, come volevasi dimostrare, il più fiero dei volatili ci si presentò davanti con la vasta apertura alare per metà bruna e per metà bionda, ma nonostante questo Noctowl non fu da meno.

  • Ehi, Nox. Si va a Fiordoropoli!

Le piume di Noctowl si arruffarono, non seppi mai se per il nomignolo in fase di approvazione o per la destinazione del viaggio dall'altra parte della regione.

Proprio come il gufo, anche Blue diede segno di non apprezzare il soprannome.

Insomma, l'unico in grado di accontentarsi era Feralis.

E a proposito di lui, mi ricordai che non avrei potuto lasciare Ebanopoli senza farlo riprendere completamente, non tanto perché era il Pokémon nel quale riponessi più fiducia, ma anche perché lo adoravo con tutto il cuore a livello affettivo.

  • Blue, prima che me ne dimentichi…

Con tono supplicante mi voltai verso di lui, pietosa.

Era già in procinto di montare in sella a Pidgeot, ma si bloccò.

  • dovrei portare Feralis al Centro Pokémon.

Mi aspettavo già battutine stupide, sfuriate su quanto “lo Sbranatore” fosse inutile e su quanto i suoi Pokémon fossero fenomenali, ma si limitò ad un cenno di assenso.

  • Lecito. È il minimo che tu possa fare, e non per allarmarti, ma se subiscono ferite particolarmente gravi i Pokémon possono anche morire. Non è questo il caso, ma voglio dirti che sono flessibile su questo genere di cose. Va' pure.

Seppur smaccatamente rigido, nella voce di Blue riuscii a cogliere qualche nota dalla parvenza quasi umana.

  • Mi aspetti qui?

Esalai flebilmente, iniziandomi a dirigere verso il Centro.

  • No, ti seguo. Non ho intenzione di aspettarti qui per mezz'ora.

Lanciò un'occhiata sprezzante al luogo, con le mani nelle tasche e la consueta borsa giallognola sulla spalla destra, dalla quale estrassi la mia spazzola azzurrina.

Era vero che avremmo passato almeno due ore buone a viaggiare per via aerea, ma presentarmi in un Centro Pokémon con i capelli tutti arruffati davanti una di quelle infermiere Joy tanto belline e acconciate era inconcepibile.

Arrivati dall'infermiera di Ebanopoli, ella ci accolse con la tipica gentilezza stereotipata, con i tipici capelli rosa raccolti in quell'acconciatura improbabile e la tipica uniforme rosa e bianca che non la distingueva da nessun'altra delle sue sorelle gemelle, altrimenti non sarebbero state tali, giustamente.

Le consegnai le Pokéball, andandomi ad accomodare stanca ad un tavolino su delle panchette di legno con il castano al seguito, che, scettico, si guardava intorno.

  • Solitamente i Centri sono pieni di gente.

Un asociale come lui però proprio non avrebbe dovuto osare parlare di gente, nonostante lo disse quasi come una lamentela.

  • Perché, avresti voluto che ci fosse gente? Magari il tuo amico Fred?

Lo provocai lasciandomi cadere spossata sulla panchetta e liberandomi della giacchetta blu, rimanendo con la canottiera bianca.

Lui invece lanciò la borsa sulla panca di fronte, sedendosi accanto a me.

  • Zitta, megera, non nominare quell'idiota.

Dopo probabilmente ore mi lanciò un'occhiataccia castana, di quelle in grado di farmi sciogliere nonostante mi fossi promessa di non guardarlo più con gli occhi da innamorata.

  • Zitto ci stai tu.

Borbottai, poggiando istintivamente la testa sulla sua spalla.

Sarà stata approssimativamente l'una del pomeriggio, ma ciononostante ero già stanca.

Stanca per la brutta esperienza di Feralis, stanca per la sera prima.

Già, la sera prima, quella che mi aveva fatto passare la notte in bianco per un semplice bacetto schioccato sulle labbra di Blue.

Simultaneamente a quel pensiero mi venne la folle idea di dargli un bacio sulla guancia, ma provai a reprimerla.

Insomma, quel viso e quegli zigomi così perfetti…

Capii solo una ventina di minuti di essere avvampata, quando me lo fece notare stesso il Capopalestra.

Si voltò verso di me con aria decisamente interrogativa.

  • Ho caldo, baccamodoro, togliti di dosso.

Caspita, che amore di ragazzo, con la sua eccessiva schiettezza.

Sarebbe stato meglio non pensare a null'altro, data la mia sbandata effettivamente immotivata per lui.

Per fortuna arrivò la distrazione adatta, della serie “Parli del Tauros e spuntano le corna”, perché il Pokégear prese a trillare.

Risposi senza degnarmi nemmeno di leggere il nome del destinatario, tanto sarebbero stati o il Professor Elm o il Professor Oak per qualche altro avvertimento.

E invece no.

Eusine mi colse alla sprovvista, con la sua voce cinguettante.

  • Da quanto tempo, Feralis! Come butta, bella?

Non avrebbe potuto scegliere momento meno adatto, e pensare che la mattina precedente, prima di giungere alla Palestra, fremevo dalla voglia di sentirlo…

Mi alzai di scatto, allontanandomi immediatamente dalla panca.

  • Ciao, Eusine! Tutto bene, tu?

No, non che non andava tutto bene. Mi stavo iniziando a sentire in colpa per tutto quello che avevo pensato ieri, come se fossimo stati fidanzati e io l'avessi tradito con Blue, con il ragazzo più “bonjour finesse” del mondo, per giunta anche ad insaputa di quest'ultimo.

Certo che ero davvero un genio.

  • Ovviamente tutto a posto. Piuttosto, com'è andata ieri? Volevi sentire il ragazzo più bello che conosci, vero?

Mi stuzzicò con voce ammaliante, e d'impulso mi voltai verso Blue.

  • Certo che volevo sentirti, caro. Ieri è andato tutto bene e ho vinto la settima medaglia, ma Blue e io dobbiamo dirigerci alla Torre Radio a Fiordoropoli per via del Team Rocket… Adesso siamo in un Centro Pokémon.

    Tu invece che fai?

Stentai un sorriso, esitante, nonostante sapessi chiaramente che il bel biondino dall'altro capo dell'aggeggio non potesse vedermi, ma ormai era una cosa che facevo per pura abitudine dipingermi sul volto le espressioni facciali, nonostante i miei interlocutori non potessero saperlo.

Il tutto ovviamente mentre il ragazzo di Biancavilla mi scrutava con una punta di curiosità dall'altra parte del Centro Pokémon, e per quanto volessi provare a nascondere la telefonata mi risultò impossibile perché nell'edificio eravamo in tre: l'infermiera, Blue ed io.

  • Cavoli… brutta situazione.

Commentò con un sospiro Eusine, più serio di quanto l'avessi mai sentito.

  • Bene, credo che a questo punto raggiungerò te e il tuo amico stupido alla torre, dubito che abbiate qualche chance senza di me.

Ripescò la sua ilarità da un buco nero, da una situazione dove sembrava impossibile che sfuggisse anche il minimo sorriso.

  • Assolutamente. Allora noi iniziamo ad avviarci, ok? Un bacio, ciao.

Sussurrai, assecondandolo. Se era felice così, perché non accontentarlo?

Sospirai, riponendo il Pokégear al suo solito posto e tornando a sedermi accanto a Blue poco prima che arrivasse l'infermiera Joy con le Poké Ball.

  • Che ha detto il tuo amico? Vuole incontrarti per appartarsi e alla fine mostrarti i risultati delle sue ricerche su Suicune?

Giuro che se non avessi avuto una cotta per lui l'avrei strangolato, lasciato a terra agonizzante e lapidato, ma per il motivo sopracitato non potevo.

  • Non si tratta di questo.

Scossi il capo, prendendomi la briga di lanciargli una soddisfacente occhiata torva.

  • Verrà con noi alla Torre Radio.

 

 

 

 

 

 

Dite la verità, belli, quanto vi è mancato vedermi tra le prime pagine del fandom?~ -grilli e balle di fieno.-

Va be', va be', comunque sono tornata con un nuovissimo capitolo nonché il secondo e penultimo del tragitto Via Gelata – Torre Radio, e dopo aver finito questa parte mi dedicherò alle battute finali della fanfiction, l'ottava medaglia (che ci riserva delle sorprese~) e il tanto atteso Altopiano Blu.

 

Voglio dedicare questo capitolo ad Orsacchiotta Potta Potta, la mia Pottina bella che con tanta pazienza si sta leggendo tutti i capitoli della fanfiction.

Grazie di cuore, cucciola della CoccodrillA BirillA~

Ovviamente ringrazio anche gli altri come di consueto, e sappiate che vi loVVo tutti quanti, dal primo all'ultimo~ -dispensatrice di amore universale.-

 

Vi aspetto al prossimo capitolo (sperando di non impiegarci tre anni), ciaaaao!~

 

Baci,

Feralis~

   
 
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