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Autore: vanessola    02/12/2007    4 recensioni
La mia prima fanfiction su Eragon...E se Arya, all'inizio di "Eragon", si fosse salvata da Durza? Cosa sarebbe successo?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice
Questa fanfiction, una What If (se non sbaglio xD), si basa su un interrogativo che ha cominciato ad assillarmi soprattutto quando il film Eragon (una grande vergogna, lasciatemelo dire xD) è uscito nelle sale cinematografiche: e se Arya si fosse salvata da Durza? Se il perfido spettro non fosse riuscita a catturarla? Cosa sarebbe successo? Ecco, questa è la mia versione dei fatti: mi sono permessa anche di aggiungere dei personaggi che in teoria non centrano nulla con la trama di Eragon, ma che in qualche modo vogliono spiegare come e perché opera il destino (in una versione un po’ insolita rispetto agli standard xD).
L’introduzione di questa fanfiction può sembrare l’inizio di una storia comica, ma in realtà non lo è: infatti, solo i capitoli che parleranno dei personaggi tra un po’ citati saranno allegri, tanto per dare una botta di vita tra una descrizione pomposa e l’altra xD.
Bene, ora vi lascio, contenti? xD
Ovviamente, “questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Christopher Paolini (a parte quelli che non compaiono nel Ciclo dell’Eredità, che invece sono inventati da me, e infatti sono i più demenziali xD); questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro”.
Ora sì che si può cominciare!

Introduzione

Al di là del deserto di Hadarac, dove tutto è sconosciuto e ignoto, e né umani, né nani, né elfi hanno mai messo piede, un'immensa grotta sotterranea, dalle lucide pareti di diamante, giace nei più profondi meandri di Alagaesia, nascosta da tutto e da tutti.
In questo spazio tanto prezioso quanto ristretto, antico di millenni e per questo ancora più arcano, stavano, tanto tempo fa, un tavolo e tre sedie anche fin troppo elaborati, con ghirigori incisi nell'oro e cuscini foderati di piume di cigno, l’animale più raro di quelle zone desertiche. Seduti su quelle stesse sedie, le divinità venerate nell'Impero di Galbatorix si stavano sfidando al gioco di carte più noioso che sia mai stato inventato sulla faccia di Alagaesia: la briscola.
"Non ricordo mai se quello che vale di più è il fante o la donna" disse Melissandra, dea della femminilità, figlia di Melissa (entità del giorno) e Alessandra (entità della notte). Aveva le sembianze di una giovane donna dai lunghi e dritti capelli neri, con un paio di occhi viola che fingevano ininterrottamente un'ingenuità che attirava maliziosamente il dio della mascolinità: Drian (si pronuncia D-R-A-I-A-N, NdA) “dai-muscoli-che-toccano-il-cielo”.
Il dio Drian rispose prontamente alla bella Melissandra, detta anche la “madonna-che-vivacizza-i-preti”: <>.
"Lascia perdere, Drian, quell'ochetta cerca solo di ammaliarti, come al solito" intervenne irato Ellandro, il dio dell'omosessualità, chiamato anche colui-che-intimorisce-i-virili. Detto questo, il dio si riguardò le carte e ne buttò una al centro del tavolo: rappresentava il due di spade (dimenticavo, gli dèi usano le carte con bastoni, denari, coppe e spade, perchè sono più decorate di quelle con cuori, quadri, fiori e picche, e per loro, più ghirigori c’erano, meglio era: NdA).
"Le spade sono la briscola" disse Drian dai-muscoli-che-toccano-il-cielo "Cara Melis, tocca a te".
La madonna-che-vivacizza-i-preti abbassò lo sguardo sulle proprie carte e lo rialzò su Drian, che ammiccò. La dea finse di arrossire, come una ragazzina davanti ad un avvenente sconosciuto, si riguardò le carte sotto gli occhi scioccati di Ellandro e chiamò: "Pollon! Bambina mia, vieni qui!".
Pollon era la quarta dea della Santa Triade, detta anche “figlia-della-madonna-che-vivacizza-i-preti-e-di-un-padre-incerto-di-cui-non-si-conosce-l’esistenza”. Infatti non si aveva la certezza di chi avesse contribuito alla nascita della piccola dea dai capelli biondi, perchè sia Drian sia Ellandro vantavano una folta capigliatura chiara (e ora vi direte "Ma come, Ellandro non era mica omosessuale?". Bè, c'è anche da dire che Melissandra trovava attraente anche lui, e se la dea della femminilità voleva qualcosa, lo otteneva con un solo battito delle sue lunghe ciglia xD, NdA).
Pollon uscì dalle ombre della grotta, canticchiando un'allegra canzoncina.
"Nell’arido deserto c’è una magica grottà! Gli abitanti della Grotta sono le divinità! Poi c'è una bambina che ancora dea non è! E' graziosa e birichina: Pollon il suo nome èèèèèèèèèè..."
"Ti prego, falla smettere!" supplicò Ellandro.
"èèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè...."
"Fa così perchè non si ricorda il resto della canzone" bisbigliò Melissandra "perciò promulga la"è": per non darlo a vedere".
"Che gran cervello" commentò sarcastico Ellandro, portandosi la folta chioma di capelli dorati dietro le orecchie.
"Pollon! Pollon combina-guai!" intervenne Drian, e la piccola dea smise di cantare, sedendosi sulle ginocchia della madre.
"State ancora giocando a briscola" disse con la sua vocetta infantile.
Non era una domanda.
"Che perspicace" borbottò Ellandro "mandiamola a Genius".
Pollon lo ignorò "E'da millenni che giocate sempre a briscola. Perché non provate con Uno contro Cento?"
"Perchè siamo solo in tre" sbottò Ellandro.
Pollon contò i presenti sulla punta delle dita.
"No" disse "quattro".
"Tu non sei una divinità" si indignò Ellandro.
"Non ancora" precisò Drian.
"Ma lo sarai presto" aggiunse Melissandra rivolta a Pollon, con una voce sensuale che attirò ancora di più l'attenzione di Drian "devi solo forgiare un nuovo eroe".
"Un eroe?" domandò la figlia della madonna-che-vivacizza-i-preti ecc…ecc…
"Sì" rispose la madonna in questione "giocando a briscola, noi dettiamo il destino degli Alagaesiani".
"Ala...che?" chiese Drian.
"Gli abitanti di Alagaesia".
"Ma nel libro non si chiamano così" disse Ellandro "anzi, non vengono chiamati affatto".
"Quale libro?"
"Quello che Christopher Paolini scriverà su Alagaesia".
"Ah"mormorarono Melissandra e Drian.
"Mamma?" interruppe Pollon "posso buttare io la tua carta?"
"Va bene, tessssssssssssssssoro" disse Melissandra, che si guadagnò un'occhiata dubbiosa da Ellandro.
"Stavamo parlando di libri..." si giustificò la dea "non volevo sembrare carente su questo argomento: forse non sembra, ma io leggo molto Tolkien".
Ellandro scosse la testa.
Intanto la piccola Pollon aveva già scelto la carta da lanciare, e l'aveva presa in mano.
"No, non quella!" l'avvisò la madre "così perderò più punti".
"Voglio forgiare un eroe" disse Pollon, e gettò la carta: era la donna di coppe.
"A me non rimane altro che buttare questa" intervenne Drian, dato che era il suo turno, e buttò la carta del fante di bastoni.
"Due guardie, una dama e un seguace del nemico" disse Ellandro-che-intimorisce-i-virili, con voce sommessa "Buon inizio".
  
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