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Autore: All Time Boner    19/05/2013    2 recensioni
Olivia, dopo alcuni problemi familiari, decide che per lei e sua figlia Taylor è ora di una vacanza. Taylor sarebbe volentieri rimasta nella sua città con i suoi amici, ma forse questa vacanza si rivelerà meglio di quanto credesse.
[In teoria è una multiband, ma non essendoci una sezione dedicata ai We Are The In Crowd ho deciso di postare qui la storia]
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. We say summer


Day 1

Taylor non voleva essere lì.
Avrebbe voluto passare l'estate con Jordan, Mike e Rob, invece sua madre l'aveva trascinata con lei in Inghilterra (perché “avevano entrambe bisogno di una vacanza dopo quello che era successo”)e dovevano rimanerci per tutto luglio.
Si massacrava nervosamente la mano libera dai bagagli mentre seguiva sua madre e la receptionist fino all'appartamentino nel villaggio vacanze di Brighton.
Si sistemò la cuffia nell'orecchio, stava cadendo, e si guardò intorno. Erano su un balcone che faceva da collegamento a tutti gli appartamenti e dava sulla piscina per tutti gli ospiti.
17,16,15,14.
La donna aprì la porticina in legno facendole entrare.
Non era troppo grande, ma era accogliente, non fosse stato per quei fastidiosi esserini simili a zanzare che prevedeva le avrebbero dato il tormento.
C'era una piccola cucina rettangolare alla quale si accedeva attraverso un arco a destra del corridoio di entrata e da lì si poteva comunque vedere il corridoio da un'apertura sopra il piano cottura.
Proseguendo, sempre sulla destra, c’era la porta del bagno e poi una stanza con una porta scorrevole in legno e una finestra, sull'altra parete, sempre in legno e che dava sul soggiorno, che da un lato aveva un letto. Si chiese se non fosse stata una singola a cui avevano semplicemente aggiunto il letto e alzato il prezzo, perché un letto nel soggiorno non era esattamente una cosa sensata.
Aveva già deciso che la stanza coi pannelli sarebbe stata la sua, perciò poggiò il borsone sul letto insieme al suo zaino e la valigia e la custodia con la chitarra in terra.
Si sedette a gambe incrociate sul letto, osservando i muri, a volte solcati da crepe, e altri dettagli insignificanti, come il graffietto sull'anta dell'armadio di fianco al letto. Era esausta, sua madre aveva deciso che dovevano fare un giro per la cittadina prima di andare al residence. Con i bagagli dietro.
Uscì dalla stanza in tempo per salutare con un sorriso la receptionist che usciva e raggiunse sua madre sul balcone: la vista era sul mare, con numerose rocce sulle quali si infrangevano onde scure e violente che le misero addosso un senso di inquietudine che le attanagliava lo stomaco. Capii il perché della piscina nonostante il mare.
C'erano un tavolo, delle sedie in plastica e delle piante attaccate al muro.
«Che ne dici, Tay?» chiese la donna.
Taylor storse la bocca ma si sforzò di sorridere: infondo sua madre aveva fatto dei sacrifici per pagare quella vacanza e, nonostante ce l'avesse con lei per averla allontanata dagli amici, non voleva farla stare ancora male.
«È okay» fece spallucce senza sbilanciarsi più di tanto.
«Speriamo che non faccia sempre questo tempo»
Siamo in Inghilterra- voleva dirle -è giusto che sia così, avresti dovuto pensarci prima di lasciare Poughkeepsie” ma ancora una volta tenne tutto dentro ed esalò uno «speriamo» poco convinto, tornando in camera sua, dove iniziò a spostare le sue cose dai bagagli all'armadio.
«Mamma, possiamo comprare qualcosa per questi insetti?» domandò ad alta voce, sporgendo la testa dal pannello.
«La receptionist mi ha dato questi» disse passandole una spirale colorata e profumata, di quelle che andavano bruciate, e uno spray. Taylor annuii e sistemò la spirale sul davanzale della finestra che dava in salone, accendendola con l'accendino che portava sempre nella tasca degli skinny jeans, e uscì spruzzando un po' di quello spray.
«Andiamo in piscina, che ne dici?» fece la donna tornando dentro e chiudendo la porta del balcone.
Non ne aveva voglia, ma sarebbe stata sotto l'ombrellone tranquilla con le cuffie.
Annuì e recuperò il bikini, nero con i bordi rossi, per poi cambiarsi in bagno e mettere una maglia dei Brand New e dei pantaloncini neri.
Si legò disordinatamente i capelli, infilò dei Ray Ban a goccia del tutto inutili vista l’assenza di sole, e aspettò che anche sua madre si cambiasse.
Prese lo zaino, mise un block notes, matita, gomma e iPod e seguì la madre lungo il corridoio e giù dalle scale. Fra la porta del loro appartamento e del numero tredici c'era un alveare, ma aveva cercato di proseguire senza dare di matto.
In piscina c'erano solo una decina di persone, anche perché il tempo prevedeva pioggia, per cui posarono le loro cose nella sdraio più vicina all’acqua.
Per fare il bagno andava indossata una cuffia, quindi Taylor si rifiutò a prescindere, mentre la madre ne infilava una e andava a nuotare tranquilla.
Taylor si sedette sulla sdraio con i Blink 182 nelle orecchie, e si mise a guardarsi intorno.
Era una cosa che le piaceva fare, quando era senza i suoi amici. Il fatto che loro non ci fossero la rendeva insicura e totalmente un'altra persona, era più pacata e anche molto più annoiata, perciò si perdeva ad osservare le piccole cose. Di solito era iperattiva e scherzosa, sempre col sorriso sulle labbra, ma senza i suoi fedeli tre accanto e dopo gli ultimi avvenimenti, era intimorita dal mondo circostante.
La piscina non era delle più grandi, sarà stata intorno ai dieci metri di lunghezza ed era tondeggiante e irregolare lungo i due lati più corti. Era circondata da mattonelle di quel color terracotta che detestava, mentre l'interno era un mosaico sui colori tendenti all'azzurro, tranne che per il punto più profondo, in cui distingueva un sole sorridente coperto dai riflessi dell'acqua mossa dai bagnanti. Le sdraio erano tutte di plastica bianca, alcune rovinate, e gli ombrelloni bianchi e blu; stavano sia da un lato della piscina che dall'altro.
Stava contando le persone presenti, quando qualcosa le si strusciò al ginocchio.
Abbassò lo sguardo e trovò un gatto dal pelo nero e lucido, gli occhi socchiusi, che muoveva la testa contro la sua gamba come ad accarezzarsi.
Taylor sorrise e iniziò a coccolarlo distrattamente, mentre tornava ad osservare.
C'erano tre donne, più sua madre. Una coppia giovane, due anziani e due bambini
Poi, vicino al cancello d'entrata, poggiato a un tavolo c'era un bagnino, che come lei, osservava i bagnanti.
Si stese sulla sdraio, mentre il gatto le si accucciava sulla pancia facendo le fusa, e dopo qualche minuto, si addormentò.
Si svegliò mezz'ora dopo, trovando sua madre, gocciolante, sulla sdraio accanto alla sua e il gatto ancora sulle di lei, addormentato.
«Oh, sei sveglia! Questo gatto?» le chiese sorridendo.
«Non so da dove sia arrivato, prima è salito sulla sdraio e si è fatto accarezzare» fece spallucce.
«È carino. Comunque, ho fatto amicizia con una signora, ora è salita in camera. Ha un figlio poco più grande di te, stasera ceniamo tutti insieme al ristorante del villaggio»
Perfetto. Sarebbe sicuramente stato qualche ragazzo con la puzza sotto al naso e i vestiti alla moda. Annuì semplicemente, tanto non avrebbe potuto opporsi più di tanto e in ogni caso a cena ci sarebbero dovute andare.
«Ci incontriamo alle sette, che ne dici se torniamo in camera a sistemarci?»
«Okay...» disse facendo scendere il gatto dalla sua pancia. Recuperò lo zaino e tornò alla camera, seguita dall’animale e dalla madre e pregando che le api non la pungessero.
«Possiamo farlo entrare?» chiese indicando col pollice il gatto, che era seduto davanti alla porta, come in attesa del permesso per entrare, e le guardava da fuori.
«Non è il caso, non sappiamo se è di qualcuno o se è randagio, magari ha le pulci»
Taylor fece una smorfia dispiaciuta, chiudendo la porta, guardando poi dallo spioncino e constatando che il gatto non si era mosso e sedeva come una sfinge lì davanti.
Tanto meglio, almeno avrebbe avuto qualcuno con cui passare il tempo.
Dopo che sua madre si fu lavata, entrò nel piccolo bagno e si infilò nel box doccia, aprendo il rubinetto e direzionandolo contro il suo corpo, insaponando pelle e capelli e sciacquando tutto abbondantemente.
Uscì avvolgendosi il corpo e i capelli in un asciugamano, si passò un po' di eyeliner sugli occhi e uscì, dirigendosi in camera, dove indossò degli skinny jeans grigi e una maglietta bianca con le mezze maniche verdi e ai piedi le solite Vans scure.
Attaccò il phon alla presa accanto al comodino e asciugò i capelli, usando la lacca per far sì che alcune punte si arricciassero.
«Pronta?» la madre fece capolino nella sua stanzetta, indossando un vestito leggero e bianco.
«Sì» 
Si avviarono al ristorante, un po' distante dal loro appartamento, e quando entrarono seguì la madre che camminava spedita verso una donna bionda e un ragazzo, sempre biondo e molto alto.
Entrambi si alzarono e andarono loro incontro.
Il ragazzo era il contrario di ciò che si aspettava: vestiva praticamente come Jordan, portava una felpa leggera dei Green Day, skinny jeans e All Star. I capelli erano un casino, come quelli del suo chitarrista.
Quando alzò lo sguardo su di lei, sgranò gli occhi, e Tay si chiese se non avesse qualcosa che non andasse, o magari un grizzly dietro, ma probabilmente era semplicemente stupito quanto lei.
«Isobel, questa è mia figlia Taylor» sorrise sua madre, spingendola leggermente verso la donna, che la guardava sorridendo calorosamente. Si sentì subito a suo agio, le strinse la mano sorridendo e mormorando un «Piacere di conoscerla»
«Lui è mio figlio Alexander.» disse dando una pacca sulla spalla del ragazzo, che le salutò entrambe con un cenno della mano e fece un sorrisetto sghembo a Taylor, che era abbastanza sicura che la dea bendata fosse dalla sua parte.
Magari era simpatico, e avrebbe avuto compagnia per il resto di quel mese infernale.
Si sedettero tutti al tavolo rettangolare, Isobel davanti ad Olivia e Taylor davanti ad Alexander.
Si sentiva in imbarazzo, non per la presenza di Alexander ma per quella delle loro madri. Si sentiva sempre a disagio ad interagire coi suoi coetanei con degli adulti nei dintorni.
Fortunatamente, iniziarono una conversazione incentrata su tutti e quattro ed eliminarono il problema.
Alex -da quel che Taylor aveva capito, lo chiamavano tutti così- e i suoi genitori vivevano a Essex, anni prima. Si trasferirono a Baltimora quando Alex aveva sette anni, mentre in quel momento ne aveva diciassette e l'anno successivo avrebbe iniziato il quarto anno, mentre lei il terzo.
Peter, il padre di Alex, era rimasto negli Stati Uniti per motivi di lavoro e li avrebbe raggiunti i primi di agosto (sarebbero rimasti fino a metà settembre, all'inizio della scuola).
Poi la conversazione si era spostata su argomenti 'da adulti', perciò, non avendo l'attenzione delle due donne, Taylor si decise a parlare ad Alex.
«Bella felpa» gli sorrise prendendo un sorso di Coca Cola dal bicchiere.
«Ascolti anche tu i Green Day?» fece l'altro entusiasta, dopo essersi quasi affogato col boccone che stava masticando.
«Loro e i Blink 182 sono i miei gruppi preferiti» le guance le facevano male per quanto sorrideva, conosceva davvero pochissime persone che condividessero i suoi stessi gusti musicali.
«Anche i miei!»
Continuarono a parlare per il resto della cena, passando dalla musica ai corsi che frequentavano a scuola e agli argomenti più disparati. Alex era tremendamente simpatico, forse era stato un po' timido per i primi minuti, ma poi avevano iniziato a parlare come se si conoscessero da una vita.
«Ragazzi, noi vecchie andiamo a dormire. Potete fare un giro qui intorno, se vi va, tanto Alex sa come tornare al residence- fece Isobel quando finirono di mangiare -potreste andare a quel locale qui vicino, ci vanno tutti i ragazzi del posto»
«Ma'...- fece Alex alzando gli occhi al cielo -non potremmo semplicemente fare un giro qui intorno?»
«Asociale- ridacchiò la madre del ragazzo -comunque, come preferite. Alex torna entro l'una, va bene per Taylor?» chiese poi Isobel.
«Va benissimo. A dopo, ragazzi» disse sua madre.
Uscirono dal ristorante e quasi contemporaneamente, tirarono fuori un pacchetto di sigarette quando le loro madri si furono allontanate.
«Se ti va possiamo andarci, in quel locale -fece Alex dopo aver acceso una sigaretta -ma non mi sembri il tipo a cui piace stare in mezzo ai figli di papà, sbaglio?»
«Per niente- ridacchiò -che altro c'è qui intorno?» 
«Solo il lungomare, che in pratica è una stradina deserta e sabbiosa senza lampioni. Questo posto di notte è più triste che di giorno, se non ti chiudi nei locali»
«Ci sei già stato?» domandò mentre entrambi iniziavano a camminare senza meta.
«Sì, l'estate scorsa e quella precedente. Non so cosa ci sia che attiri i miei, è tutto grigio e monotono. A Baltimora ci sono sole e mare, non capisco perché veniamo qui»
«Me lo chiedo anche io per mia madre» sbuffò arricciando il naso.
«Passando a cose più piacevoli, suoni qualcosa?» chiese il ragazzo, tornando allegro.
«Violino e chitarra. E canto, anche. A Poughkeepsie, ho una band» rispose. 
«Cazzo, anche io!- fece stupito –potremmo suonare insieme, finché non troviamo qualcosa da fare in questo postaccio»
«Sicuro!» esclamò Taylor prima di sbadigliare.
«Se sei stanca possiamo tornare indietro» disse notandolo.
«Magari… scusami, è che fra viaggio e fuso orario sono a pezzi»
«Figurati, fino a due giorni fa ero nella tua stessa situazione- arrivati alla porta, Taylor aprì e si voltò verso Alex –ci vediamo domani? »
«Certo» sorrise.
«Mi trovi nella stanza accanto, al massimo quando ti svegli mi chiami dal balcone o non lo so, come vuoi, probabilmente le madri si saranno già messe d’accordo» fece grattandosi la nuca imbarazzato.
«Perfetto. ‘Notte, Alex»
«’Notte, Taylor»



Sara's corner:
Ciao! Ho qualche cosa da specificare:
-è la prima storia che pubblico.
-è nata in Inglese, ma non sapendo dove avrei potuto pubblicarla, ho tradotto un paio di capitoli e li posterò qui. Se ci metto tanto a pubblicare è perchè devo tradurre.
-la Taylor sopracitata è Tay Jardine dei We Are The In Crowd (se non li conoscete ve li consiglio) e gira voce che lei e Alex siano stati insieme in passato, perciò ho voluto provare a immaginare un po' come fosse nata l loro storia e come sarebbe stato se si fossero conosciuti fuori e prima dell'ambito musicale.
-le due band al completo arriveranno fra parecchio tempo, per ora trattandosi di una vacanza, loro non sono presenti se non per telefonate e messaggi.
Spero che la storia vi possa piacere, so che può suonare un po' legnosa a volte visto che è una traduzione, se avete critiche o consigli fate pure, mi farebbe piacere ricevere qualche recensione.
E boh, grazie per essere arrivate fin qui, ci vediamo presto, se la scuola me lo permette.

  
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