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Autore: Jack_Chinaski    19/05/2013    0 recensioni
La tecnologia è positiva. O no?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche tempo fa, discutevo con uno conosciuto in un bar riguardo l’innovazione dei giorni nostri.
Non ci conoscevamo affatto, l’avevo notato per la ragazza col caschetto moro con cui era accompagnato.
Le more col caschetto sono la mia debolezza personale, così m’ero avvicinato con una scusa e seduto al loro tavolo. Lei andò via quasi subito, lasciandomi con lui, che sin dall’inizio mi aveva detto l’impressione di un degno figlio del nostro tempo: bello, stupido, pieno di tecnologia all’ultimo grado e terribilmente logorroico, nonostante la sua ignoranza.
Il tono della conversazione oscillava tra alto e basso, a secondo dei tasti toccati, e questa si muoveva su tutti i fronti: dal cambiamento socio-storico di questo periodo di enorme attività comunicativa a come questo avesse creato nuovi posti e opportunità di lavoro.
La cosa su cui avevo deciso di impuntarmi quel pomeriggio era il dare maggiore attenzione ad alcune distrazioni portate dall’era della tecnologia. Soprattutto riguardo alle fotografie e la loro conservazione.
All’ora non lo sapevo ancora, ma sarà proprio quello il motivo di una catastrofe.
Lui, un biondino dai tratti slavati e con un abbigliamento molto vintage, tirò fuori il suo smartphone dalla tasca e me lo sbatté davanti come fosse tesi finale della sua teoria. Mi spiegò, senza che ne avessi bisogno, di come ora lui potesse dar vita ad un intero book di foto in un attimo, con ottima risoluzione e centinaia di possibili correzioni.
Mentre mi mostrava la sua collezione, gli posi un quesito:
“Hai mai paura che il tuo telefono si rompa? Perderesti molto, perderesti tutte le tue memorie non stampate”
Mosse ancora un po’ il pollice sul touchscreen, poi alzò gli occhi su di me e mi guardò con l’aria con cui si guarda un povero imbecille intento a mettersi in imbarazzo da solo.
“C’è Facebook, no? Lì ho tutte le mie foto, quasi 2000 mila,  in cui sono richiusi 3 anni della mia vita”
“E ti basta?”
“In che senso?”
“Tutte le memorie che possiedi sono contenute in un sito,  quindi sono tutti file mobili. Non hai niente di stampato o salvato.
Facebook, come tutti quelli che l’hanno preceduto, finirà col essere sorpassato un giorno e tu lo abbandonerai insieme agli altri. Così, le memorie a lungo poste e conservate lì, verranno dimenticate e col tempo cancellate. Perderai tutto il tuo passato”
Mi resi conto dal guizzo del suo sguardo di aver colpito nel segno.
Ero consapevole di come le mie previsioni fossero utopistiche per il momento, ma a quanto pare avevo comunque turbato la sensibilità e l’involucro dell’ottuso conversatore con cui stavo avendo a che fare.
Improvvisamente dicesse d’andarsene, mi strinse la mano, disse d’avere un impegno e lasciò il bar, dopo aver dato un ultimo sguardo alla sala.
Guardandolo andar via, non avrei mai immaginato cosa sarebbe accaduto e rimasi stupito nel sentire il seguito di quella giornata da un comune amico.
Il Biondo (lo chiamerò così per proteggere la sua identità) mi era apparso giustamente per ciò che era alla prima impressione: un povero fesso.
Le mie parole, esageratamente fantasiose e improbabili, lo turbarono così tanto da chiamare suo fratello minore appena uscito dal bar e chiedergli di cominciare a scaricare le foto dal suo profilo.
Il fratello, come poi dirà alla madre, non era in casa e non poté aiutarlo, si limitò a ricordare al Biondo del loro problema col pc e di come avessero dovuto acquistare un Hard Disk esterno per continuare a salvare le cose.
Conscio di poter contare solo su di sé e col cuore gonfio delle ansie da me inflitte, tornò a casa e cominciò l’esportazione di tutte le foto, rendendosi conto di essere lui il fotografo della sua comitiva e di non avere nessun tag di altri.
Dopo due ore, il passaggio dal sito al pc andò a buon fine e, il Biondo,  si rese conto d’aver eliminato oltre che esportato i suoi file, lasciando così un profilo vuoto.
Ripromettendosi di caricane qualcuna poi, decise di chiudere l’ HD su cui c’erano tutti i suoi file.
Il dramma si consumò più o meno lì, a causa di una pessima combinazione di un cavo teso, una presa della corrente attaccata debolmente al muro e Hemingway.
Intento a chiuderlo, prima di staccare la spina, Il Biondo si slanciò verso l’ HD posto a poca distanza dal pc e urtò col gomito “Addio alle armi”, il quale finì dritto sul filo teso,
La spina venne via, insieme alla presa, e il pc andò in arresto forzato.
Ci volle qualche minuto e parecchi colpi di giravite per mettere a posto tutto, in quel momento decise di riaccendere tutto per controllare eventuali danni arrecati.
Ho già detto che non ero lì, ma non fatico ad immaginare il suo viso quando s’accorse della mancata accensione della lucina rossa del HD e, nonostante le sue poche conoscenze informatiche, si fece strada dentro di sé la coscienza di come l’arresto forzato avesse bruciato i fili interni.
Ora come ora, mi sento di ripetere ancora una volta che il Biondo, nonostante sia il protagonista di questa odissea personale, non è stato scelto per la sua evidente arguzia. Ed è per questo che io non faticò ad immaginarmelo così stupidamente disperato d’aver perso tutto il suo passato da lanciarsi dal balcone della propria camera e morire.
Anche se non era più di uno con cui avevo discusso una volta, mi portò tristezza la notizia della sua dipartita.
E ancora oggi, a volte, mi sento in colpa per aver riso quando mi raccontarono della sua lapide spoglia, poiché non avevano fotografie da mettergli.
   
 
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