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Autore: KuromiAkira    06/12/2007    1 recensioni
[Mai - HiME] Vivevo senza nemmeno sapere a cosa, questo, avrebbe portato, inconsapevole del vero destino di una HiME.
Vivevo ubbidendo alle parole di mio padre, fidandomi della sua parola e rispettando le regole che mi erano state imposte.
Vivevo pensando di essere comunque felice.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Vivere per la famiglia, combattere per la famiglia, morire per la famiglia.


I membri del clan Okuzaki vivono sentendosi ripetere queste parole.
Servire il clan, è questo il nostro scopo.
E io, la figlia del capo clan, lo so molto bene, io che sono cresciuta in modo ulteriormente differente da tutti i miei familiari.

Non affezionarsi a nessuno, non immischiarsi negli affari degli altri, pensare sempre e solo a se stessi.
Uccidere chiunque avesse scoperto il mio segreto.


Fin dalla mia nascita sono stata cresciuta come un ragazzo, mi hanno insegnato a combattere e a difendermi, mi hanno sottoposta a durissimi allenamenti, mi hanno educata in modo che nessuno scoprisse la mia vera identità.
A parte i familiari più stretti, anche il resto del mio clan mi credeva un maschio.

Vivevo senza nemmeno sapere a cosa, questo, avrebbe portato, inconsapevole del vero destino di una HiME.
Vivevo ubbidendo alle parole di mio padre, fidandomi della sua parola e rispettando le regole che mi erano state imposte.
Vivevo pensando di essere comunque felice.


Sono sempre stata la migliore, nei combattimenti e nel comportamento, riuscendo a non deludere le aspettative di mio padre, ero davvero sicura di poter rispettare ciecamente quelle regole che nemmeno mi sembravano troppo rigide, avendo già chiaro il mio futuro.

Ancora non so come ho fatto a cambiare così tanto.
Ad un certo punto mi sono accorta di aver infranto praticamente tutte le regole che fino a quel momento ero convinta di aver rispettato.

Me ne sono accorta quando non c’è l’ho fatta a ubbidire all’ultimo, importante insegnamento di mio padre.

Uccidere chiunque avesse scoperto il mio segreto…


Mi sono accorta di quanto avessi legato con lui, di quanto mi ci fossi affezionata, aiutandolo se aveva bisogno, anche quando non me lo chiedeva.
Probabilmente la colpa non è mia. Lui, Takumi, il mio compagno di stanza, ha un carattere strano, non avevo mai incontrato una persona che, per quanto la allontani, sorride e non si arrende.
A poco a poco abbiamo cominciato a parlare e a conoscerci, nonostante il mio comportamento inizialmente freddo e scostante.
Ho finito col sentirmi a mio agio con lui, a parlargli molto più volentieri. E a sorridere. A sorridere a lui.
Ha sempre detto di essere debole ma la verità è che probabilmente è più forte di me.
Non fisicamente ma dentro, perché è una persona capace di entrare nel cuore della gente grazie alla sua gentilezza e testardaggine, semplicemente sorridendo.
Semplicemente spontaneo.
Quella spontaneità che cercavo di riprodurre nei miei disegni che ormai avevano tutti lo stesso tema, lo stesso modello, la stessa persona.

Così spontaneo che nonostante a un certo punto abbia scoperto che sono una ragazza non ha cambiato atteggiamento.
Ha continuato a sorridermi, anzi, ha cominciato anche a confidarsi con me, nonostante io, a lui, non abbia mai detto nulla di me.
Forse perché si è reso conto che io, per lui, ho disubbidito a una regola importante.

Improvvisamente ho cominciato a considerare quelle regole un peso, ho cominciato a odiarle e a voler ribellarmi, ho cominciato a desiderare di essere solo una ragazza normale, solo me stessa.
Ho capito che la felicità che ero convinta di provare fosse solo qualcosa di imposto, qualcosa che non volevo veramente.

Non ero mai stata davvero felice. Ma allora cos’è la vera felicità?
Da allora ho continuato a farmi questa domanda, sempre, ogni giorno, ogni volta che incontravo il suo sguardo, ogni volta che parlavamo, ogni volta che mi rendevo conto di avergli fatto l’ennesimo ritratto.

E, ancora una volta, l’ho capito grazie a Takumi.
Quando mi disse, ne bosco, che grazie a me aveva ritrovato la voglia di vivere ho capito come, forse, la forza di entrambi provenga l’uno dall’altro, ammettendo a me stessa di esserne innamorata e sentendomi davvero felice.

Sorrido. Alzo gli occhi dal mio quaderno da disegno e fisso il ragazzo che ha cambiato la mia vita, che ora dorme tranquillamente sul letto di un ospedale, ormai quasi ristabilitosi dall’intervento al cuore.
Gli sto facendo un ritratto, che poi manderò a Mai. Gliel’avevo promesso poco prima di partire.
Poco fa, prima di addormentarsi, Takumi mi aveva ringraziato essere accanto a lui ma sono io che lo devo ringraziare, per non essersi arreso quando cercavo di tenerlo lontano, per aver semplicemente sorriso quando ha scoperto il mio segreto, per essersi confidato con me, per aver ricambiato i miei sentimenti. Per avermi permesso di essere me stessa, semplicemente me stessa,
E per dato finalmente una risposta alla domanda che mi ponevo da tanto tempo.

Qual è la persona a me più cara?

Quando ho trovato la risposta a questa domanda ho finalmente capito cos’era la vera felicità…
  
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