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Autore: Ocelot    20/05/2013    0 recensioni
Frank Miller è un agente di polizia della città di Heaven City. Un giorno, in seguito ad una lite domestica, il vicino di casa di Frank, David, assume una strana droga che circola ultimamente per le strade. In seguito si verificano numerosi casi di cannibalismo, che non accennano a diminuire. Miller sospetta che, dietro tutto questo, ci sia ben altro. Presto si scopre che, quegli omicidi, sono solo la punta di un enorme iceberg.
Genere: Azione, Horror, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: HUNK, Leon Scott Kennedy
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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"…L'ultima cosa che ricordo è: che sono morto."
 

CAPITOLO 1

 



HEAVEN CITY, 23 OTTOBRE 2012, ORE 6:17, SERENO, VIA ELIXIR N° 23.
 
Una mattina come le altre per l'isola rigogliosa e industrializzata, il sole debole ma crescente sta per illuminare un' altra giornata piena di lavoro per i cittadini della città di Heaven city e per chi li protegge in ogni situazione come gli agenti del dipartimento di polizia di Heaven City.
Come di consueto, la sveglia suona, puntuale, accompagnata da una dolce melodia dei Guns 'n Roses.
«Hm. Le sveglie, gli unici elettrodomestici che non hanno mai bisogno di manutenzione.»
Con le poche forze che si hanno nelle prime ore del mattino, l’uomo, in boxer e canottiera, si alza con fatica dal letto, che durante la notte si è tramutato in un cumulo di lenzuola stropicciate, e si dirige in cucina per montare il caffè. Successivamente si dirige in bagno.
«Sembro uno zombie. Dovrei darmi una sistemata.»
Afferma fissando il suo riflesso allo specchio. Dopo aver trovato la forza e la voglia di compiere quelle enormi fatiche di routine, esce dalla stanza e mentre unisce gli ultimi bottoni rimasti della camicia, accende la tv.
«Si registrano ancora giornate con alta pressione, come potete vedere qui, con nuvole sparse un po’ in tutto il territorio di Heaven City. Per oggi è tutto da…»
Un rumore interrompe la musica di chiusura del meteo.
«Merda, il caffè!»
Si precipita in cucina per spegnere il fornello e bere in pochi sorsi “l’elisir della vita”, soprannome del caffè affibbiatogli dall’uomo. Infine indossa una giacca di pelle nera, spegne la TV ed esce dall’abitazione per dirigersi al Dipartimento di Polizia.
Solca la soglia della porta, purtroppo per lui, la sua casa si trova al terzo piano di un condominio.
«Sei una troia! L’ho sempre saputo! Ti sei sbattuta mezza città!»
Una voce maschile, proveniente dall’appartamento situato di fronte, rimbomba per tutto il corridoio, seguito da rumori di oggetti che urtano il pavimento con violenza.
«Amore, non dire così. E’ stato tutto un equivoco. Lasciami spiegare. Io…»
Una donna, sicuramente la compagna dell’uomo che pochi attimi prima stava urlando, cerca di placare la sua ira.
«Non devi spiegare un cazzo di niente. Io me ne vado da questa fogna!»
Terminata la frase, l’uomo apre la porta del suo appartamento per poi sbatterla con forza, lasciando dentro la donna che resta in silenzio.
«Ehi, Dave. Cosa succede amico? Lo sai che ore sono? La gente dorme a quest’ora.»
«Non ti ci mettere pure tu, Frank. Me ne vado.»
Nonostante il suo fisico massiccio, la barba incolta e tatuaggi sparsi un po’ su tutto il corpo, che lasciano immaginare al classico stereotipo dell’uomo bruto e volgare, nasconde dentro di se un’anima pura e buona, quasi fosse l’opposto del suo aspetto. Frank rimane sorpreso dalla sua improvvisa ira. Le vene che attraversavano il suo collo e la sua fronte sembrano come se stessero per scoppiare. La donna apre la porta chiedendogli di ritornare, ma Dave non ne vuole sapere, e procede per la sua strada con passi pesanti. Frank volta lo sguardo verso la donna per pochi attimi, poi procede anch’egli a scendere le scale con passo svelto in modo da raggiungere il suo ormai ex-vicino di casa.
«Dave! Aspetta!»
L’uomo rallenta il passo, ma non accenna a fermarsi, si limita a voltarsi allungando la sua grossa mano verso Frank facendo segno di non seguirlo, così senza proferire parola, Frank si allontana e si dirige verso la sua auto e, dopo aver dato un’ultima occhiata a Dave e al quartiere circostante, ci sale dentro.
«Cazzo, farò tardi a lavoro!»
Velocemente mette in moto la macchina: una Toyota Auris, nera. Con delle rapide manovre sguscia via dal parcheggio e si immette nella carreggiata. La città è ancora addormentata, sulle strade si vedono solo furgoni e tir che trasportano merci e sui marciapiedi alcune persone che si affrettano per andare a lavorare nei loro negozi o nelle fabbriche. Le luci dei palazzi sono quasi tutte ancora spente, la gente riposa, recupera le energie per affrontare la giornata che gli si parerà davanti.
Arrivato sul posto di lavoro, Frank solca la soglia del gran portone in vetro del dipartimento.
«Miller! Sei in ritardo!»
Urla un uomo dal fondo della hall.
“Ma stamattina sono tutti di pessimo umore?” Pensa l’agente.
«Mi scusi signore, non succederà più. E’ successo un imprevisto.»
«Non mi servono scuse, non dovrà accadere mai più, altrimenti la faccio sbattere in un dipartimento dei quartieri più malfamati di questa città! Siamo intesi?»
Il Commissario Eric Parker: un uomo tanto bastardo quanto benevolo. Sacrificherebbe la sua vita per il bene della città. E’ il più grande filantropo che Frank abbia mai conosciuto. Ora è lì, di fronte all’agente, con giacca e cravatta, ben stirate, come sempre, sua moglie avrà sicuramente una pazienza indescrivibile per sopportare quest’uomo. Alto, con una postura sempre dritta, tutte le caratteristiche che lo rendono degno del rango che detiene. Anche la stempiatura che ha in testa fa il suo effetto.
«Sì, Signore!»
Risponde Frank con un tono più basso, come se volesse dimostrare che non era sua intenzione arrivare in ritardo.
«Oggi sei di pattuglia. Quindi indossa la divisa e sparisci da qui.»
«Lo so, Signore. Corro subito a cambiarmi.»
Il Commissario Eric si allontana e Frank in fretta e in furia si precipita negli spogliatoi.
«Ehi Frank. Ti vedo giù oggi, cos'è successo?»
Afferma un agente che Frank incontra nel percorso.
«Buongiorno Thomas. A causa di un imprevisto sono arrivato tardi qui ed il grande capo mi ha fatto una ramanzina bella tosta.»
«Hahaha, ora ti starà col fiato sul collo per tutta la giornata.»
Thomas sbuffa in una risata. Entrambi sanno cosa significa avere il Commissario che ti gira attorno come una zanzara per tutta la giornata.
«Lo so, Tom. E' proprio per questo che sono giù. Tornerò a casa incazzato, lo sento.»
«Non saresti il primo agente presente in questo Dipartimento ad incazzarsi a causa di quello stronzo. A me è successo proprio ieri e per giunta ho litigato anche con mia moglie.»
«Wow, non oso immaginare cosa ti abbia detto Eric.»
Entrambi si lasciano scappare una piccola risata.
«Dai, andiamo a lavorare.»
«Si! Buona giornata Tom!»
Afferma Frank stringendo la mano all'agente in modo amichevole, come fossero dei ragazzini, d'altronde si conoscono da 5 anni. Entrambi avevano stanato, pochi anni prima, due criminali molto importanti della criminalità organizzata. L'agente Thomas ricambia con una strizzata d'occhio.
Finito di prepararsi, Frank si dirige nell'armeria per ritirare la sua arma: una Beretta, calibro 9. Sul manico si può facilmente notare lo stemma del Dipartimento di Polizia di Heaven City. Successivamente l'agente avanza verso il garage, fortunatamente vicino all'armeria. Sale in auto e sfreccia via, per le strade vuote, che lentamente si illuminano della luce gialla splendente del sole mattutino. La volante effettua giri di perlustrazione, per ora tutto calmo, quando la ricetrasmittente di Frank emette rumori, qualcuno si sta sintonizzando con lui.
«...bzz...bzz... A tutti i poliziotti che si trovano tra la Victory St. e la A. Lincoln St. vengano immediatamente verso il Solid Park»
Il nome Solid nasce nel 1944, quando un bombardiere Giapponese attaccò la costa Americana e l'isola di Heaven City ed il parco fu una delle poche cose "sopravvissute".
«Qui Agente Frank Miller mi trovo proprio di fronte al parco! Cosa succede?»
«Mi serve aiuto! Un gruppo sospettato di traffico di stupefacenti sta fuggendo e sta attraversando il Solid Park!»
«Arrivo subito!»
Frank intravede i fuggitivi, cerca di bloccare la strada con l'auto, ma uno dei tre potenziali spacciatori estrae una pistola e fa fuoco verso l'auto della polizia in cui si trova Miller.
«Maledizione! Hanno aperto fuoco, richiedo supporto! Sono tre e non posso trattenerli, sono solo!»
Dall'altra parte del walkie-talkie la voce di un collega afferma che sta sopraggiungendo per dare appoggio a Frank che scende dalla parte opposta dei colpi di arma di fuoco per evitare di essere colpito dai proiettili.
"Saranno solo dei delinquenti qualunque, non avranno molte munizioni, ne hanno già sprecati 7 o più."
Come volevasi dimostrare, la teoria di Frank non era sbagliata, il malvivente che pochi secondi prima fece fuoco verso l'agente getta a terra l'arma priva ormai di proiettili, Miller ne approfitta per inseguirlo, fortunatamente la corsa era una cosa che da sempre lo ha appassionato, così raggiunge in pochi secondi il delinquente per saltargli addosso.
«Ne ho preso uno, gli altri due sono riusciti a fuggire!» rimette nella fondina la Beretta e il walkie-talkie ed inizia a perquisire tra le sue tasche fino a trovare due provette di una sostanza liquida, di un colore piuttosto insolito: verde scuro opaco.
«Ma che? Che roba è questa? Parla!»
«Eheh, non ti dirò un cazzo. Lentamente, tutto ciò che conosci, finirà. Il Sistema andrà a puttane e voi... Sparirete.»
«Cosa?» esita un momento «Queste stronzate le racconterai in questura. Alzati testa di cazzo.»
«Bzz..I due malviventi sono riusciti a fuggire, sembrano svaniti nel nulla.»
Comunica la radio fissata al petto di Frank grazie alla fondina.
"Maledizione."
«Andiamo!»
L'agente strattona il criminale con forza fino a raggiungere la volante. Apre lo sportello posteriore e lo spinge dentro, dopo aver chiuso la portiera, sale al posto di guida ed accende il motore dell'auto e si fionda verso la Centrale di polizia.
«Qui agente Miller, mi dirigo verso la stazione di polizia, pare che il nostro amichetto qui debba raccontarci un po' di cose.»
Nel frattempo il malvivente sbuffa in una risata malefica.
«Lo sai che ti sei giocato la libertà, giusto?»
«Non me ne frega un cazzo. Tutti voi, sparirete da questo mondo, e dopo di voi, pian piano il resto del pianeta cederà, come dei tasselli del domino.»
Afferma l'uomo perdendosi nuovamente in una risata.
"Ma che cazzo sta dicendo questo? E' pazzo."
Pensa Frank osservando l'uomo dallo specchietto retrovisore. Nel frattempo l'auto raggiunge il Dipartimento e l'agente, evidentemente infastidito dalle parole del criminale, apre con forza la portiera posteriore e lo fa scendere per poi accompagnarlo dentro l'edificio della Polizia. L'agente Miller fa accomodare il malvivente su una sedia e chiede a due colleghi di controllarlo, nel frattempo lui esce nuovamente dall'edificio per aiutare gli altri poliziotti sulla cattura dei due criminali rimasti quando, poco prima di salire sull'auto, un uomo alto e ben piazzato si avvicina a lui.
«Dave? Che succede amico?»
«Ti prego, Frank, aiutami. Io ho.. Ho ingerito una strana droga... Non volevo pensare a lei, così ho pensato di assumere questa sostanza... Cough! Che circola ultimamente per le strade.»
Dave si avvicina all'agente barcollando. I suoi movimenti ed i suoi atteggiamenti lo fanno sembrare ubriaco.
«Dai sali in auto, Dave, sei ubriaco fradicio e chissà quali sostanze hai assunto. Prima che tu faccia qualche altra pazzia, ti riporto a casa.»
Afferma Frank cercando di accompagnarlo in auto per evitare che fosse investito da qualche auto che sfreccia sulla strada.
«No, ti prego. Mi serve aiut...»
Il cuore di Dave inizia a battere più forte di un martello pneumatico, l'uomo cade in ginocchio tastandosi il petto come se volesse rallentare il battito cardiaco.
«Oh mio dio, Dave! Chiamate un ambulanza presto!»
Ma ormai è troppo tardi, l'uomo cade per terra urtando la testa sull'asfalto, il suo cuore smette di battere e per lui ci sono ben poche speranze.
Frank con forza cerca di voltarlo con la pancia verso l'alto per praticargli un massaggio cardiaco, ma senza successo.
La poca gente che passeggia sui marciapiedi circostanti si ferma di colpo, circondando i due uomini. Uno di loro si fa avanti.
«Fate largo, sono un dottore!»
Afferma mentre si fa strada tra la folla fino ad arrivare al corpo dell'uomo disteso per terra. Gli strappa la maglietta per fare un massaggio cardiaco decisamente più professionale di quello che stava facendo l'agente Miller.
«Hm, niente da fare. E' morto.»
Frank alza la testa e mette le mani fra i capelli. Le gocce di sudore per la tensione scivolano sul suo viso come la pioggia scorre sui vetri dei palazzi durante i temporali. Nel frattempo in lontananza, il suono della sirena dell'ambulanza si fa sentire. L'agente si alza di scatto e fa segno al grosso furgone come per far capire che è li l'emergenza. L'ambulanza si ferma, e da dentro di essa saltano fuori tre medici di cui uno con un defibrillatore portatile. Dopo vari tentativi l'uomo non accenna a rianimarsi. I medici decidono di caricarlo sul furgone per portarlo in ospedale, Frank resta immobile dietro di loro, senza proferire parole. Dave non sarà stato il suo migliore amico, ma era comunque un grand'uomo, sempre disponibile. Dopo aver finito di sistemare l'uomo sulla barella nell'ambulanza, quest'ultima parte a tutta velocità verso l'ospedale della città: l' Heaven General Hospital.
Miller viene accompagnato all'interno della struttura della Polizia per farlo sedere su una sedia, nel frattempo l'uomo catturato pochi minuti prima, scoppia in una risata perversa. Frank, preso dall'adrenalina, si alza rapidamente dalla sedia e si dirige verso l'uomo che ride a crepapelle come se avesse appena ascoltato una barzelletta.
«Cosa c'è da ridere? Dimmi! Tu sai qualcosa?»
Urla Frank in preda alla collera.
«Te l'avevo detto che presto sarete spacciati.»
«Gliel'hai venduta tu la droga? Sei tu il responsabile?»
«No, assolutamente. Io non c'entro niente, non lo conosco nemmeno, ma so perfettamente gli effetti collaterali di quella merda.»
«Dimmi tutto ciò che sai!»
Afferma l'agente estraendo la Beretta dalla fondina e puntandogliela alla tempia.
«Altrimenti ti ritroverai un proiettile conficcato in questa testa di cazzo che ti ritrovi.»
«Non so niente!»
Nel frattempo due colleghi di Miller si avvicinano a lui per allontanarlo, stava per diventare pericoloso, la rabbia non è mai una buona cosa.
Qualche isolato più avanti, l'ambulanza si fa spazio fra le auto che fanno di tutto per lasciare la strada libera al furgone con la sirena che, dopo aver percorso pochi metri in più, effettua una brusca manovra verso un piazzale, ribaltandosi.

  
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