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Autore: Laylath    21/05/2013    2 recensioni
"Non ci siamo promessi di coprirci le spalle l'uno con l'altro?"
Non sei mai stato in grado di farlo, Jean Havoc… sin da quando eravamo cadetti…
Fanfict sulle vicende di Breda e Havoc, prima del loro ingresso nella squadra del colonnello Mustang
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heymas Breda, Jean Havoc, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Heymans Breda, 17 anni, il cadetto migliore del primo anno dell’Accademia Militare.
Stimato dai compagni, apprezzato dai docenti per la sua intelligenza ed arguzia, dotato nelle materie fisiche nonostante la stazza robusta. Una vera promessa dell’esercito.
 
Erano le cinque del pomeriggio della fine del primo semestre ed il ragazzo dai capelli rossi stava nella biblioteca a ripassare gli appunti per l’incombente esame di storia di Amestris. All’esercito premeva che i soldati fossero orgogliosamente consapevoli delle loro radici, della loro storia: era sicuramente un incentivo affinchè si creassero degli uomini devoti alla causa. Per cui quell’esame era parecchio tosto e stava mettendo alla prova anche gli allievi più bravi.
Per Breda non costituiva un problema: per quanto avesse un’ottima memoria, la sua forza stava nel riuscire a trovare il nesso logico tra gli avvenimenti che si erano succeduti. Uno era conseguenza dell’altro: semplice e lineare; bastava partire bene dal principio per arrivare alla conclusione.
“Cadetto Heymans Breda a rapporto!” esclamò una voce, mentre un ufficiale del corpo docenti appariva nella soglia della biblioteca.
“Sissignore!” si alzò prontamente lui, abbandonando i libri e dirigendosi verso l’uscita.
“Vieni con me – disse l’uomo, procendendo per i corridoi – il capo docenti vuole parlarti”
Breda annuì e seguì il suo superiore, due passi indietro, come voleva il regolamento.
Mantenne un’espressione neutra, ma in realtà era abbastanza perplesso da quella convocazione: il capo docenti raramente chiamava qualcuno degli allievi; era più che altro una figura semi-leggendaria che appariva ogni tanto nelle aule, quasi ad incutere timore con la sua presenza. Per quanto dovesse, in teoria, essere un docente pure lui non teneva alcun corso, ma si limitava a dirigere il resto degli ufficiali preposti all’educazione dei futuri soldati.
Che cosa poteva volere da lui?
 
Arrivati nell’ala dell’Accademia riservata al personale docente, luogo con il quale gli studenti preferivano avere poco a che fare, proseguirono per i corridoi fino ad arrivare nella parte più interna. Qui, l’ufficiale si fermò davanti ad una grossa porta di legno di quercia e si girò verso Breda, squadrandolo alla ricerca di qualche eventuale dettaglio da sistemare.
Ma per quanto l’allievo fosse più robusto degli altri, non c’era niente fuori posto nella divisa, perfettamente abbottonata, nei capelli di quel colore così particolare o nell’atteggiamento, calmo e composto. Annuendo con approvazione, finalmente l’uomo bussò alla porta e, dopo aver atteso tre secondi, la aprì facendo segno al giovane di entrare.
L’ufficio del colonnello Grey ispirava imponenza: tutto il mobilio era fatto di pesante legno di noce, finemente lucidato. La grossa finestra alle spalle della scrivania era circondata da pesanti tendaggi di velluto verde, tenuti da cordoni dorati. Le librerie erano cariche di pesanti volumi e sulle superfici libere delle pareti c’erano diversi trofei militari, armi, bandiere.
Se imponente era l’ufficio lo stesso si poteva dire del proprietario. Il colonnello Grey aveva oltre sessant’anni e aveva fatto dell’Accademia la sua casa: considerava la formazione delle nuove leve la sua missione di vita. Era un uomo alto e dritto, nonostante l’età, con il volto severo incorniciato da capelli grigi come il ferro e una corta barba del medesimo colore. Gli occhi scuri riuscivano ad incutere timore e rispetto alla prima occhiata: era chiaro che l’Accademia ruotava intorno a lui.
Queste impressioni furono immagazzinate dal cervello di Breda nei pochi secondi che impiegò per passare dalla soglia  al centro dello studio. Tuttavia il suo sguardo acuto aveva anche notato che c’era un elemento che strideva completamente con tutta quell’ambientazione.
Si trattava di un cadetto che stava seduto su una sedia davanti alla scrivania. Dalla decorazione sulla spallina della camicia si capiva che apparteneva anche lui al primo anno, ma era decisamente più alto della media dei suoi coetanei. Non era a suo agio in quella stanza: nessun cadetto lo sarebbe stato, ma in lui la sensazione di essere un pesce fuor d’acqua era molto tangibile.
Breda cercò di far mente locale e fu sicuro di averlo visto qualche volta in sala mensa con qualche gruppo particolarmente rumoroso di studenti. Non avrebbe saputo dire a quale classe appartenesse anche perché per il primo anno erano presenti ben dieci sezioni di circa venti ragazzi ciascuna.
“Il cadetto Heymans Breda, come aveva richiesto, colonnello” dichiarò l’ufficiale
“Molto bene. Vieni a sederti, cadetto. Quanto a lei, maresciallo, può andare” ordinò il colonnello con voce profonda e autorevole
“Sissignore”
Breda, per nulla intimorito, si sedette nel posto che gli era stato indicato, proprio accanto a quel ragazzo.
I due si squadrarono con curiosità. Il cadetto sconosciuto aveva un viso avvenente, dai profondi occhi azzurri,  contornato da capelli biondi tagliati corti, ma con dritte ciocche ribelli sulla fronte. Il classico belloccio, senza ombra di dubbio.
La sua espressione non riusciva a nascondere l’ansia di trovarsi in quell’ufficio, come testimoniavano anche le mani serrate nervosamente sulle ginocchia. Probabilmente doveva aver combinato qualcosa di grosso.
Quell’analisi fu interrotta dal colonnello
“Vi conoscete?”
“Da parte mia solo di vista” disse prontamente Breda
“No” rispose laconicamente l’altro
“Allora è meglio che provveda a fare le presentazioni. – disse l’uomo prendendo dei fogli davanti a se – Cadetto Heymans Breda, primo anno, prima sezione e Cadetto Jean Havoc, primo anno, quinta sezione”
Quelle parole non sembrarono fare alcun effetto ai due ragazzi, anche se Breda non mancò di notare come la quinta sezione fosse famosa per essere la più turbolenta e dunque la più soggetta a provvedimenti disciplinari.
“Ti starai chiedendo perché sei stato convocato qui, cadetto Breda”
“Sissignore”
“Quanto a te, cadetto Havoc, penso che abbia già qualche sospetto”
“Sissignore” sospirò il ragazzo
“Farò un rapido sunto della situazione a beneficio di entrambi. – iniziò il colonnello poggiandosi allo schienale della sua poltrona e fissando a turno i due giovani – Presto ci saranno gli esami di fine semestre: sono un modo per i docenti di fare una prima scrematura tra voi cadetti. Dovreste sapere che le sezioni del secondo anno in genere sono ridotte rispetto a quelle del primo: questo perché un numero considerevole di allievi non riesce a superare gli esami. E’ necessario se si vogliono ottenere eccellenti soldati”
Breda annuì, mentre Havoc si grattò la nuca con aria imbarazzata e preoccupata
“Ora, davanti a me ho due allievi molto diversi: da una parte ho quello che promette di essere uno dei migliori che l’Accademia abbia avuto negli ultimi anni. Per quanto sia solo al primo semestre, Breda, i tuoi docenti sono davvero contenti di te”
“La ringrazio per queste lodi, signore”
“E dall’altra ho invece quello che è probabilmente il miglior allievo nell’uso delle armi: ottima mira e padronanza nonostante siano solo pochi mesi che le maneggi. Però… - si bloccò, mentre Havoc alzava gli occhi al soffitto - … però i voti nelle restanti materie sono un vero problema. Le lezioni al poligono di tiro e le altre materie fisiche sono solo una parte della formazione di un soldato: è una cosa che vi ripetiamo ogni giorno, affinché vi applichiate nello studio. Materie teoriche come storia, strategia, geografia sono fondamentali per voi”
Il colonnello non aveva alzato la voce, ma la componente di rimprovero era notevole.
Tuttavia Havoc sembrava essere abituato a situazioni simili, per quanto sembrasse sinceramente dispiaciuto. Si vede che anche i docenti erano soliti fargli discorsi di questo tipo.
“La questione è la seguente: le tue prestazioni con le armi sono al di là della norma ed i tuoi insegnanti non vorrebbero lasciarti indietro. Così, dopo una riunione, il consiglio dei docenti ha deciso di prendere un provvedimento speciale nei tuoi confronti, cadetto Havoc”
Breda alzò improvvisamente lo sguardo verso il colonnello, credendo di aver capito il motivo della sua presenza in quella stanza. Ed infatti arrivò la conferma
“Cadetto Breda, tu sei il migliore del primo anno. Il consiglio dei docenti ti chiede di affiancare il tuo compagno in modo da aiutarlo a sostenere al meglio gli esami di fine semestre”
“Cosa?” esclamò Havoc sorpreso, girandosi a fissare il suo “maestro”
“Capisco, signore” disse invece Breda, anche se avrebbe voluto rifiutare ampiamente quell’ordine.
Non che avesse qualcosa contro quel ragazzo, ma era la tipologia di persona con la quale lui non aveva niente a che spartire. Già era impegnativo preparare gli esami, se poi doveva mettere in riga anche quel tipo che non sembrava proprio brillare d’intelligenza…
Lui avrebbe dovuto protestare, non Havoc.
 
Dopo essere stati congedati da colonnello, ai due non rimase che avviarsi per i corridoi.
Breda non aveva molta voglia di parlare: riteneva che gli fosse capitata una bella palla al piede. Lanciando una rapida occhiata a quel ragazzo molto più alto di lui, vide che il viso avvenente aveva perso quell’espressione desolata e spaesata che aveva avuto nello studio del capo docenti. Sembrava molto più rilassato, come se l’allontanarsi da quel posto gli facesse dimenticare il guaio in cui era.
Tuttavia, in quanto suo “maestro” Breda si sentì in dovere di dire qualcosa, ma fu preceduto
“E così dovrei studiare assieme a te…” disse Havoc con tono dubbioso, come se stesse valutando una scappatoia
 “Non credo che ci sia molto da discutere. – annuì Breda, levandogli qualsiasi speranza –Questo è quanto hanno deciso; e se si è scomodato persino il capo docenti, significa che la questione è parecchio grave”
“Che palle! Lo sapevo che questa chiamata non avrebbe portato nulla di buono” sospirò il biondo passandosi la mano tra i ciuffi ribelli sulla fronte.
 “Giusto per curiosità, - chiese Breda – sei davvero messo così male nello studio?”
“Non saprei… però devo ammettere che forse tre sufficienze su dieci non sono un bel risultato, vero?” rispose Havoc con un sorriso imbarazzato
“Tre sufficienze su dieci? – Breda era così sconvolto che si fermò nel corridoio – E, fammi indovinare, le tre materie in cui sei sufficiente sono quelle di educazione fisica, uso delle armi, e simulazione, vero?”
“Esattamente. – ammise Havoc compiaciuto – Però tieni conto che non sono solo sufficiente… ho voti davvero alti in quei campi!”
Breda scosse il capo con preoccupazione: possibile che quel ragazzo fosse così cretino da bearsi di quei voti, quando c’era il baratro di ben sette materie da recuperare?
“Se ti dà molto fastidio aiutarmi, lascia stare. – disse Havoc vedendo la sua espressione – Sono perfettamente consapevole di non essere mai stato un genio a scuola, tutt’altro… Anzi, mi dispiace che tu sia stato chiamato in causa.”
Era molto facile piangere sul latte versato. Il problema è che ormai erano in ballo tutti e due e non potevano tirarsi indietro. Sette materie da recuperare in nemmeno un mese di tempo: una sfida davvero notevole. Difficile, ma non impossibile… sempre che Havoc collaborasse.
“Iniziamo domani, dopo la pausa pranzo. In sala studio alle due precise: porta tutti i tuoi appunti e i programmi… dovremo fare un piano d’azione” disse Breda
Havoc sorrise, lieto di quelle parole
“Molte grazie, cadetto Breda! A domani!” gli diede una pacca sul braccio e riprese a camminare per il corridoio, come se la questione fosse risolta e i bei voti fossero già in tasca sua.
Il giovane dai capelli rossi lo guardò allontanarsi e scosse il capo incredulo: Jean Havoc era decisamente il tipo di persona che non si aspettava.



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Angolo dell'autrice.
Allora, primo capitolo decisamente soft dopo il prologo postato ieri.
Siamo tornati indietro di circa 5 anni ed ora la storia andrà avanti fino a ricongiungersi al 1909, quando i nostri due soldati sono in quella trincea (in ogni caso ad ogni capitolo metterò nel titolo il periodo a cui si riferisce per non confondervi troppo). E' quasi come un flashback di Breda dal momento in cui perde i sensi, anche se ovviamente ho mantenuto la terza persona, per non complicarmi la vita.
Dicevo, capitolo soft rispetto al prologo e anche rispetto ad altri successivi. Oggettivamente stiamo parlando di due allievi dell'Accademia Militare appena diciassettenni, non mi sembrava il caso di inserire drammi dal primo momento. Del resto è normale che le amicizie inizino così, senza particolari botti emotivi.
E' stata la primissima parte che avevo scritto, prima che la ff della scommessa all'ultima valvola prendesse il sopravvento su di me e sul povero Fury ^^'
Dopo alcune riletture e revisioni ho deciso che poteva andare bene così, senza troppi sconvolgimenti.

Ps: grazie ovviamente a Strato e a Xingchan, ormai mie affezionate lettrici e commentatrici *_*

A presto!

Laylath

  
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