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Autore: Bebedora    21/05/2013    0 recensioni
Squall si dedica a uno dei suoi passatempi preferiti... contare le dita dei piedi della sua bambina. E arrivano ricordi da un tempo precedente a pannolini e biberon. 7 anni dopo il gioco.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

TEN TINY TOES
scritta da Bebedora, tradotta da Alessia Heartilly

"Cric... cric... cric... cric..."

Rinoa amava quel suono. Aprì attentamente la porta sulla stanza fiocamente illuminata. L'odore di lozione per bambini le arrivò dolcemente alle narici, facendola sorridere leggermente. Rimanendo nel corridoio, esaminò la stanza fino all'angolo. Le tapparelle della finestra, aperta, erano sollevate, e lasciavano entrare non solo una brezza leggera estiva, ma anche la luce dolce della luna piena.

Posò gli occhi su suo marito, Squall, seduto sulla sedia a dondolo con un fagottino avvolto in una copertina rosa tra le braccia. I due erano illuminati dalla luna, che li bagnava di una luce fresca e azzurrognola. Lui aveva gli occhi chiusi, ma Rinoa sapeva che non stava dormendo. Aveva un'espressione di pura pace sul viso, come se tutto ciò che gli interessava in quel momento fosse sistemato al sicuro tra le sue forti braccia.

"Cric... cric... cric... cric..."

Spostò il peso, facendo scricchiolare un'asse sotto il piede. Squall si spaventò a quel rumore, e aprì gli occhi per individuarne la fonte.

"Scusa!" sospirò Rinoa, entrando nella stanza. Andò in punta di piedi da lui, sperando di non aver disturbato la piccola. Sospirò di sollievo quando vide che il viso addormentato della sua bambina di dieci giorni non si era nemmeno mosso.

Squall continuò a dondolarsi mentre la sua giovane moglie si inginocchiava lì accanto, posandosi le mani sulle cosce.

"Come sta?" chiese. Notò i piedini nudi della bambina che uscivano dalla coperta.

"È meravigliosa," rispose Squall, risistemandosi attentamente, cercando di non disturbare la piccola. Sospirò felice.

"Dovresti davvero rimetterla nella culla e tornare a letto," suggerì Rinoa. "È mezzanotte passata."

Lui non smise mai di dondolare, e rispose, "presto. Stiamo tutti e due davvero bene adesso. Prometto che verrò a letto presto."

Rinoa si alzò e gli agitò un dito davanti, come se lo rimproverasse. "Dico davvero," disse sorridendo. "Non troppo tardi, o ti addormenterai qui."

Mentre iniziava ad andare alla porta, sentì un leggero sbuffare dietro di lei. Si voltò e vide la bambina muoversi tra le braccia di suo padre. Lui le picchiettò piano la schiena mentre la consolava con un dolce "sshh." Rinoa chiuse la porta dietro di sé e poté sentire di nuovo la sedia che dondolava.

"Cric... cric... cric... cric..."

Si appoggiò al muro e pensò a quanto fosse semplicemente fortunata ad avere una famiglia così meravigliosa.

*~*~*~*~*

Squall guardò la sua bellissima moglie che chiudeva la porta della stanza, lasciandolo alla luce della luna. Guardò la bambina tra le sue braccia, meravigliato che fosse davvero sua. Aveva un minuscolo ciuffo di capelli castani e occhi azzurro profondo, proprio come lui. Tutto di lei era perfetto. Era una bambina molto felice, che piangeva raramente, quando aveva fame o andava cambiata. Si spostò sulla sedia imbottita, facendo scivolare la copertina sulla bambina, rivelando i piedi nudi con le piccole dita. Squall non l'avrebbe mai ammesso con nessuno, ma amava i piedi di sua figlia. Erano così piccoli, così delicati. La pelle era così morbida, e lo stupiva che potesse tenere tutto il piedino nella mano e avere ancora spazio.

Invece di ricoprire le gambe della piccola, le prese dolcemente il piede e cominciò a contare le dita a voce bassa. Mentre pronunciava i numeri, la sua mente tornò a quando non c'erano culle, biberon o coperte rosa.

"Uno... due... tre... quattro..."

*~*~*~*~*

Otto mesi prima: dicembre

"Rin? Stai bene?" domandò Squall oltre la porta chiusa a chiave del bagno. Sua moglie era lì dentro da un sacco di tempo, più di quanto solitamente richiedeva il suo solito rituale di bellezza. Quando non ricevette risposta, bussò e domandò di nuovo, con un tono più urgente nella voce. "Rinoa? Rispondimi! Stai bene?"

La porta si aprì appena, giusto quanto bastava perché lei lo guardasse. "S-sì. Non mi sento molto bene. Devono essere state le uova delle colazione," ammise lei. "Esco tra poco." Spalancò gli occhi e si portò la mano sulla bocca, chiudendo in fretta la porta in faccia a suo marito.

Senza sapere cosa rispondere, lui posò la mano sulla porta e le disse, "beh, chiamami se hai bisogno di qualcosa, Rin."

"O-ok," arrivò la risposta tremante. Lui andò in soggiorno, pensando all'improvviso che anche lui aveva mangiato le uova a colazione.

Erano passati trenta minuti, e Rinoa non era ancora uscita dal bagno. Squall entrò di nuovo in camera da letto e andò alla porta chiusa, con un bicchiere d'acqua e dei cracker.

"Rin, tesoro?" la chiamò bussando. "Ti ho portato dell'acqua e dei cracker per sistemarti lo stomaco." Sentì dei movimenti oltre la porta, seguito dallo scattare della serratura, e poi la porta si aprì leggermente. "Entra," rispose lei, e sembrava ancora non in forma. Lui aprì la porta con il piede, e vide Rinoa seduta sul bordo della vasca con la testa tra le mani.

Posò i cracker sul mobiletto e poi andò a sedersi accanto a lei sulla vasca. Lei accettò l'acqua che lui le offriva, e la sorseggiò cautamente. Lui le accarezzò la schiena, sentendo che lei si rilassava sotto al suo tocco. Rimasero per un attimo in silenzio, prima che Squall parlasse.

"Non penso che siano state le uova, Rin." Lei alzò leggermente la testa e disse, "eh?"

"Le uova," continuò lui. "Non penso che ti abbiano fatta stare male. Voglio dire, abbiamo mangiato le uova tutti e due, e io..."

"So che non sono state le uova," lo interruppe lei sospirando. Si alzò e andò al mobiletto. Posò il bicchiere e prese un cracker dal piattino che aveva posato Squall. Ne mangiò un angolino e lo inghiottì con cautela, testando l'umore del suo stomaco sconvolto. Soddisfatta quando il cracker non tornò su subito, ne mangiò ancora, prendendo un oggetto da dietro un vaso pieno di batuffoli di cotone. Lei l'aveva ovviamente nascosto, dato che lui non se ne era accorto quando aveva posato il piatto di cracker.

Lei tornò a sedersi accanto a lui sul bordo della vasca. Gli prese la mano e gli aprì le dita, posandogli l'oggetto sul palmo senza dire una sola parola. Sospirò e si guardò i piedi.

Squall guardò l'oggetto nella sua mano, e non ebbe dubbi su cosa fosse. Poteva sentire che Rinoa tremava accanto a lui, mentre lui guardava l'oggetto. C'era una scritta digitale in alto con una parola che lo fissava: incinta.

Chiuse gli occhi per un attimo e respirò profondamente. Sapeva che Rinoa aspettava che dicesse qualcosa. Alla fine la guardò, e vide che aveva gli occhi gonfi e umidi. Lo guardava con un sopracciglio sollevato e un sorriso storto, come se sperasse in una buona risposta.

Rinoa studiò la sua espressione, cercando di capirlo. Era arrabbiato? Contento? Terrorizzato? Era così difficile capire cosa provava, a volte, anche dopo cinque anni di matrimonio. Lo guardò mentre si alzava, con il test di gravidanza ancora in mano, e cominciava a camminare avanti e indietro, passandosi una mano tra i capelli. Alla fine lui parlò, dopo essere passato tre volte accanto al mobiletto.

"Un bambino?" disse roco, con la voce che all'improvviso non funzionava bene.

Rinoa non poteva dirlo con certezza, ma pensava che fosse arrabbiato. Abbassò la testa, sconfitta, cercando di trovare una risposta. Sentì che lui si inginocchiava davanti a lei. Non riuscì a guardarlo. Sobbalzò quando lui le infilò una mano sotto i capelli che le erano ricaduti davanti al viso, e le prese il mento tra le dita, sollevandole la testa. Si guardarono, e lei vide che lo shock era diventato... un sorriso.

"Un bambino!" Squall sorrise. La fece alzare e la prese tra le braccia. Si abbracciarono forte, e Squall le strofinò la guancia contro la testa.

"Non sei arrabbiato?" domandò lei, anche se sapeva qual era la risposta.

Lui si liberò dall'abbraccio e si ritrasse leggermente, con le mani ancora intorno a lei. "Perché dovrei essere arrabbiato? Lo volevamo, Rin!" rispose lui.

Rinoa sospirò di sollievo e si scusò. "Mi dispiace. Non so perché pensavo che non saresti stato felice. Immagino che sia solo perché è successo abbastanza in fretta." Spostò il peso e continuò. "Voglio dire, non prendo la pillola solo da un mese. Pensavo che avremmo avuto più tempo, prima," disse accarezzandosi la pancia. Squall la strinse di nuovo, felice dell'idea che sarebbe diventato padre. "Saremo genitori," sussurrò a sua moglie.

"Già," rispose lei ancora incredula. "Hai paura?"

Squall sospirò e rispose con la verità. "Sono terrorizzato."

Rinoa sorrise soltanto e si strinse più forte a lui. "Anch'io," sospirò.

*~*~*~*~*

Giugno - settimo mese di gravidanza

"Ouch!" Rinoa grugnì in risposta a un calcio piuttosto forte, strofinandosi il pancione. "Piano, piccola!" Era stesa sul divano, con un cuscino dietro la schiena e i piedi sul tavolino. Trovava sempre più difficile ad ogni settimana che passava stare comoda in una qualunque posizione. Il costante scalciare da dentro non aiutava. Sembrava che ogni volta che riusciva a mettersi comoda, sua figlia rendesse perfettamente chiaro - con un calcio rapido - chi aveva il comando.

La bambina si agitò e scalciò di nuovo, questa volta colpendo Rinoa dritta nelle costole. "Ouch!" si lamentò. "Squall," chiamò verso la cucina, "penso che tua figlia voglia il suo gelato!" Proprio in quel momento apparve il Comandante, con il gelato in mano.

"Ecco a voi, signore," disse, allungando la sua creazione alla sua impaziente moglie. "Un gelato al caramello caldo, burro di arachidi, noci pecan e..." esitò e cercò di non vomitare, "...wurstel(1)." Rinoa glielo prese dalle mani e cominciò subito a divorarlo.

Squall cercò di evitare di vomitare la cena mentre guardava sua moglie che mangiava una cucchiaiata di gelato, con una fetta di wurstel coperta di panna montata. "Sei sicuro di non volerne un po'?" offrì lei, con il wurstel che quasi le cadeva di bocca.

"Hyne, no," rispose lui. "Passi troppo tempo con Zell. Inizia a diventare una cattiva influenza."

"Fa come vuoi, ce n'è di più per noi," cinguettò lei, picchiettandosi il pancione prima di mangiare un'altra cucchiaiata di quel miscuglio disgustoso.

Dopo cinque minuti Rinoa aveva finito il gelato, arrivando persino a togliere il resto del caramello con le dita. Sospirando soddisfatta, posò la ciotola vuota sul tavolino e chiuse gli occhi. "Grazie, Squall. È stato incredibile," sospirò.

"Qualsiasi cosa per le mie ragazze," rispose lui, posando una mano sul pancione di Rinoa. "Le è piaciuto?"

Come se avesse sentito la domanda di suo padre, la bambina gli scalciò subito contro la mano. Lui si avvicinò e rispose alla sporgenza che aveva creato, "suppongo che voglia dire 'sì'." Tornò a sedersi, con la mano ancora su sua figlia, e cambiò argomento. "Cid mi ha fatto una domanda oggi."

"Oh?" rispose Rinoa, togliendo i piedi dal tavolino per posarli in grembo a Squall. Mentre iniziava a massaggiarle i piedi gonfi, lui continuò, "già. Mi ha chiesto se ho paura di diventare papà."

Sospirò e andò avanti. "Ad essere onesto, non sapevo come rispondergli. Immagino di non averci comodamente pensato."

Rinoa si mise una mano dietro la testa per tenerla sollevata, e gli chiese, "beh, hai paura?

Squall smise di massaggiarla un attimo e rifletté prima di rispondere. "Sì. Ho davvero paura," disse.

Rinoa si tirò su, si mosse per sedersi accanto a Squall e incrociò le gambe. "Di cosa hai paura?" chiese, posandogli una mano sul ginocchio.

"Non so niente di bambini, Rin. Non ne ho mai tenuto in braccio uno. E se non lo faccio bene?" ammise lui.

Rinoa sorrise e gli accarezzò la gamba. "Squall, lo farai bene. Ogni nuovo padre ha paura, diamine, ogni nuova madre ha paura," tubò. "Ci siamo dentro insieme, ci aiuteremo. Mentirei se dicessi di non avere una paura folle."

Si guardarono quando lui si voltò verso di lei. Lei continuò a parlare, spostandosi proprio accanto a lui. "Non mentirò, faremo errori - un sacco, ma lei non ricorderà né ci rinfaccerà che le abbiamo messo il pannolino al contrario nel cuore della notte."

"Grazie, Rin," rispose lui, prendendole la mano e stringendola forte. "Immagino che mi spaventi solo l'idea di essere responsabile di questa creaturina che dipende da noi per tutto. Non voglio incasinarla, capisci?"

"Non la 'incasineremmo' mai," ribatté Rinoa, facendo le virgolette con le mani. "Penso che ti avrà nel suo pugnetto."

"Sì, penso che tu abbia ragione su questo," disse lui, mettendo un braccio intorno a Rinoa e l'altra mano sul suo pancione.

*~*~*~*~*

Ventidue agosto, nove della mattina Ottavo mese e mezzo di gravidanza

"Non ti lascio Rinoa, e fine della questione," disse Squall con voce severa.

"Squall, è solo per due notti. Starò bene. È la tua festa di compleanno... vai!" rispose lei. "Ho altre due settimane prima di partorire, comunque. Vai pure con i ragazzi, vogliono portarti fuori."

"E se decide di nascere prima?" chiese lui indicando l'enorme pancione di Rinoa. "Non posso lasciarti con questo pensiero. La risposta è 'no', Rin."

"Puoi usare la Lagunarock, quindi Dollet è a sole due ore di volo. Tornerai in un lampo se c'è bisogno di te. Per favore, va' e divertiti," lo pregò.

Squall, sapendo che non l'avrebbe avuta vinta, si lasciò cadere sul bordo del letto dove Rinoa si rilassava e le chiese, "sicura che per te vada bene?"

"Al cento per cento," rispose lei. "Selphie e io guarderemo film d'amore, mangeremo pizza e ci truccheremo. Prometto che non lascerò l'appartamento. Si prenderà cura di me."

"Se sei davvero sicura..." esitò lui.

"Sono sicura!" strillò lei esasperata. "Ti ho già fatto persino la valigia, visto?" Indicò una borsa da viaggio accanto alla porta della camera da letto. Lui si alzò e si avvicinò a lei. "Chiamami se succede qualcosa, anche se scalcia troppo forte, dico sul serio," pretese lui. "E tu," rimproverò accarezzandole il pancione, "fai la brava con la mamma."

"Farai meglio ad andare. Quando Zell e Irvine si spazientiscono, tendono a comportarsi male," osservò Rinoa. Suonò il campanello, e allora aggiunse, "visto? Ora c'è Selphie. Non sarò sola per un solo minuto fino al tuo ritorno."

Lui la baciò teneramente e si voltò per andare. "Ti amo," le disse. "Io ti amo di più," rispose lei. Il campanello suonò di nuovo in una serie veloce di colpi impazienti. "Ora fa' entrare Selphie prima che bruci! Divertiti e fa' il bravo!"

"Sono sempre bravo, è di quei due che devi preoccuparti," grugnì Squall uscendo.

*~*~*~*~*

Ventitré agosto, tre e quarantacinque del mattino

Stringendo la figlia tra le braccia, lei poté quasi vedere il bulldozer umano conosciuto come suo marito che si faceva strada nel corridoio ospedaliero. Hyne sapeva che poteva sentirlo urlare al cellulare.

"Ricordatemi di non permettere mai a voi pagliacci di convincermi a partire di nuovo," gridò lui. La porta si spalancò e uno Squall agitato praticamente cadde nella stanza, chiudendo il cellulare. Posò immediatamente gli occhi su Rinoa, esausta, che si mise un dito sulle labbra per zittirlo prima che potesse parlare, perché la bambina dormiva pacifica.

Squall si sedette attentamente sul letto, con un'espressione di colpa totale sul viso. Chinandosi a baciarle la fronte, disse, "Rin, mi dispiace così tanto. Non posso credere di essermelo perso."

Lei notò che aveva le lacrime agli occhi mentre continuava a parlare. "Non avrei mai dovuto lasciarti. Sapevo che sarebbe successo. Avrei dovuto ascoltare il mio istinto."

Lei gli prese il gomito in una mano per attirare la sua attenzione. "Quello che importa è che adesso sei qui, e c'è qualcuno che vuole incontrarti," disse. Gli allungò leggermente ma attentamente il fagottino, e lui prese con cautela sua figlia tra le braccia. Si sentì molto a disagio nel chiedere, "lo faccio bene? Non le sto facendo male, vero?"

Rinoa si appoggiò ai cuscini e lo rassicurò. "Hai un talento naturale." Chiuse gli occhi per un attimo e sospirò. "Buon compleanno, Squall. Lascia che ti presenti tua figlia."

Lui fissò la bambina che dormiva tra le sue braccia, e sentì scendere le lacrime. Non tentò nemmeno di fermarle. "Sei bellissima," le sussurrò. "Proprio come tua madre."

"Quando aprirà gli occhi, vedrai cos'ha preso da te," rispose Rinoa, e parve piuttosto stanca.

Lui infilò una mano nella coperta e prese la manina di sua figlia. "È così piccola," rifletté ad alta voce.

"Due chili e mezzo," rispose Rinoa. "E solo perché è piccola, non pensare che non mi abbia fatto un male da morire. È arrivata così in fretta che la Kadowaki non ha nemmeno avuto il tempo di farmi l'epidurale."

Squall si sentì di nuovo in colpa. "Oh Rin, mi dispiace così tanto di non esserci stato. Cosa è successo?"

Rinoa cambiò posizione e rispose, "credo che le storie delle vecchie signore sui cibi piccanti che inducono il travaglio siano vere. Avevamo il salame piccante sulla pizza, e nel giro di un'ora ho avuto le contrazioni," ammise lei.

"Perché non hai chiamato?" chiese Squall, un po' ferito.

"Non volevo rovinarti il divertimento. Pensavo che fosse un falso allarme, davvero. Quando Selphie mi ha convinta a venire in ospedale, era quasi ora, ed è allora che ti ha chiamato," confessò Rinoa. "Questa piccolina fa come le pare, e non voleva aspettare nessuno, nemmeno suo padre, l'onnipotente Comandante SeeD."

Squall ridacchiò e guardò di nuovo sua figlia, che, poteva giurare, stava sorridendo.

"Tutto quello che importa è che adesso sei qui e possiamo essere una famigliola perfetta," disse Rinoa, in tono molto assonnato. Iniziava ad addormentarsi. Squall si alzò, con la bambina tra le braccia, e si chinò a baciare sua moglie. "Riposati," disse. "Io starò qui con voi."

"Ok," rispose lei addormentandosi. "Squall, ti amo."

"Ti amo anch'io, Rinoa," rispose lui. "Oh, Rin?" domandò, facendole riaprire gli occhi. "Il nome? È ancora quello che abbiamo scelto?"

"Certo," disse lei, quasi nel mondo dei sogni.

Squall andò con sua figlia a una finestra che dava sul porto di Balamb. Guardò il visino angelico e disse, "buon compleanno, piccola Raine. Papà ti ama."

*~*~*~*~*

"Sette... otto... nove... dieci."

Quando finì di contare le dita sul piedino di sua figlia, sorrise nel buio. Dondolando nella notte, con l'ultima arrivata tra i Leonhart tra le braccia, non poté evitare di meravigliarsi della sua vita. Aveva un lavoro grandioso, una moglie meravigliosa, un padre a cui si avvicinava ogni giorno e una figlia preziosa. Tutto in quel momento sembrava a posto, perfettamente posizionato nell'universo.

Sentì la sensazione del sonno imminente. Guardando la luna piena, si permise di chiudere gli occhi. In pace totale, infranse la promessa a Rinoa, e addormentò sulla sedia a dondolo.

"Cric... cric... cric..."

*

Note al testo
(1) Wurstel: io suppongo che qui intendesse proprio il wurstel... nel testo originale dice solo "hotdog" per cui non sono riuscita a capire se fosse il wurstel o forse una qualche salsa.

*****
Nota dell'autrice: scritta per la challenge Where I Belong. Grazie per il vostro supporto!
Lo so, lo so, il nome della bambina è un enorme luogo comune. Mi sono detta all'inizio che non l'avrei chiamata Julia o Raine, ma alla fine non ho potuto evitarlo. *si nasconde dietro il divano*
Oh, e la parte sul pannolino al contrario? Ci sono passata, l'ho fatto... e no, non me l'ha rinfacciato. E sì, i bambini di due chili fanno comunque un male diavolo, per dire.
Spero che vi sia piaciuta.

*****
Nota della traduttrice: come sempre, grazie a Little Rinoa per il betareading e ogni commento sarà tradotto e inoltrato all'autrice. Eventuali risposte alle recensioni saranno tradotte e inserite dove possibile come risposta nei vari siti.
Inoltre, piccolo momento di "promozione" personale: ho aperto anche una pagina Facebook mia, dove segnalo gli aggiornamenti delle traduzioni - tutte, anche di altri fandom - e delle mie storie (i cui aggiornamenti sono più rari, ma vabbè...): la pagina è questa :) Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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