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Autore: albamajor    22/05/2013    0 recensioni
Sophie, una parigina si trasferisce in un paesino poco conosciuto in Sicilia per realizzare il suo sogno, essere odiata da qualunque adolescente, ma qualcosa le fa perdere il senso della realtà
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SCUSATE LA BANALITA' DEL TITOLO, MA NON MI VENIVA NULLA DI ORIGINALE.
SPERO CHE LA STORIA VI PIACCIA, FATEMI SAPERE. xx
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa non è una storia su cui ci si può scherzare, è accaduta realmente, e io che l’ho vissuta ancora oggi fatico a parlarne.

Era il 1967, settembre per la precisione.  Mi ero trasferita in un nuovo paesino in Sicilia.

Comprai una casa molto carina, nulla di particolare era perfetta  per me, una ragazza di vent’anni che aveva deciso di abitare lontano da tutti per inseguire un sogno, diventare una grande scrittrice, volevo entrare nei libri di scuola, farmi odiare da qualunque adolescente.
Mi chiamo Sophie, come ho già detto ho vent’anni e ho origini parigine.
Come dicevo  comprai una casa, in quel paese era tutto tranquillo, lì potevo concentrarmi sul mio lavoro.
Passai l’intero giorno a scrivere in un caffè bar e la prima notte nella mia nuova casa. Mentre dormivo un brivido freddo mi svegliò nel cuore della notte, non aprii gli occhi per la troppa stanchezza e mi riaddormentai ma poco dopo un altro brivido attraversò il mio corpo, aprii gli occhi e mi guardai intorno  e tutto era normale. Mi alzai dal letto e andai in cucina a bere un bicchiere d’acqua, quando  sentii ancora quella sensazione fredda  sul mio corpo, di colpo si chiuse la porta e sentii una voce ridacchiare come quella di un bambino, andai sul razionale, il vento e il figlio del vicino, tornai in camera e lì ebbi la conferma che nulla era razionale, trovai un bambino sul mio letto, la sua immagine non era chiara ma un po’ sbiadita, mi fissava con aria innocente, un nodo mi si strinse in gola e uscii dalla camera correndo, andai all’entrata, la porta era chiusa, non riuscivo ad aprirla così iniziai ad urlare quando arrivò il vicino che aprii facilmente la porta, lo abbracciai d’istinto, dopo essermi calmata gli raccontai tutto, insieme tornammo in camera ma come immaginavo non c’era più nulla, il ragazzo mi convinse che era stato un incubo, andò via e io tranquillamente tornai nel mondo dei sogni.
Per molto tempo non ebbi più apparizioni quindi mi convinsi che quella sera fu solo un sogno orrendo.
Ma un’altra sera riapparse; mi trovavo in cucina, stavo cucinando per la cena quando all’improvviso mi sentii toccare da una mano piccola e gelida, mi voltai con uno scatto rapido e lo rividi, era seduto sul mio tavolo e dondolava le gambe, mi guardava ancora con quell’espressione triste, la visione durò pochi secondi, tanto per ricordarmi che non ero sola.
Quella sera non riuscii a chiudere occhio, l’avevo visto davvero o era frutto della mia immaginazione?
Per togliermi ogni dubbio iniziai ad indagare su quella casa, fu complicato ma ci riuscii, erano tante le famiglie che abitavano lì prima di me. Andai a trovarne alcune ma appena nominavo il paesino  mi cacciavano via. Quindi c’era davvero qualcosa di paranormale in quella casa. Un giorno mi trovai un’anziana seduta su uno dei gradini della mia entrata, appena mi vide si alzò e si presentò. Si chiamava Carmela, tipico nome della zona, aveva all’incirca novant’anni, voleva parlarmi, quindi le dissi gentilmente di accomodarsi ma rifiutò, parlammo lì davanti e mi raccontò tutto sulla casa.
 

-Ero piccola, all’epoca avevo solo dieci anni, una famiglia si era trasferita qua, dei novelli sposi, erano tanto carini, poi lei annunciò al paese la sua dolce attesa, il bimbo nacque e dopo quattro anni furono tutti uccisi, non si sa da chi o il motivo, si trovò solo il corpo del bambino, quelli dei genitori non furono mai trovati. Si pensa che il bambino  vaga per la casa alla ricerca dei genitori.

 
-Alla ricerca dei genitori? Come si chiamavano? E il bambino?
 
-Non lo so, e tutti fingono di non ricordarlo, il bambino si chiamava Mattia. Ma c’è qualcosa che non va, li faceva tutti scappare dopo pochi giorni, chissà cosa trova in te.
 
A quel punto salutai cordialmente l’anziana signora ed entrai in casa. Lei morì pochi giorni dopo, la causa non si sa.
Una sera, prima di addormentarmi lo rividi, mi spuntò all’improvviso d’avanti, urlai, ma subito mi zittii poiché notai che provava a parlarmi, emise un suono simile alla parola ‘mamma’ , e scomparve di nuovo. Mi chiamò mamma, perché? Mi alzai dal letto e vidi l’immagine del bambino entrare in una porta, entrai dentro e mi fece strada fino ad una botola, era molto profonda, lo seguii e mi ritrovai in una stanza con dentro cianfrusaglie di ogni genere, cercai lì in mezzo qualcosa che potesse essermi d’aiuto, in effetti qualcosa trovai, qualcosa che mi rabbrividì, un ritratto, il ritratto della madre di Mattia, io ne ero l’esatta copia.
A quel punto commisi l’errore peggiore della mia vita, dissi ad alta voce che ero pronta ad aiutarlo. La figura cominciò ad apparire spessissimo e non era sola, piccole creature scure si muovevano nell’aria vicino a lui. Che cosa fossero rimarrà un mistero. Provai ad aiutare il piccolo Mattia ma lui non voleva il mio aiuto, voleva solo farmi impazzire del tutto,  così chiamai un parroco e feci benedire la casa, tutta, tranne dietro quella porta, dove spero che l’anima del piccolo Mattia riposi in pace.
Non mi disturbò più e io ovviamente cambiai casa.
Adesso sono nuovamente a Parigi e ho realizzato il mio sogno.
  
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