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Autore: NotFreddie    24/05/2013    2 recensioni
DISCLAIMER:
I personaggi non mi appartengono, si appartengono a vicenda; non scrivo a scopo di lucro.
{Larry/Ziam future!AU}
Louis, Harry e Niall sono medici di successo, Liam è un pompiere. Zayn viene salvato da un incendio in cui perde tutta la sua famiglia, come è già successo tempo prima a Liam.
I fantasmi del passato tormentano Harry in continuazione, ma forse una soluzione c'è.
Liam non sa più come amare, ma forse una soluzione c'è anche per lui.
Gli incontri, a volte, non sono solo momentanei.
Una casa, a volte, può anche non essere fatta da quattro mura.
ATTENZIONE!
Qui si shippa Larry, slash, uomoxuomo o come vi pare.
Pertanto:
• se siete haters, KEEP OUT! Non voglio insulti da voi, non dovreste nemmeno essere qui!
• se siete omofobi (non voglio insultarvi, guardate ._.), KEEP OUT! Non voglio insulti da chi non capisce che non si possono condannare le persone in base a chi amano!
• se siete sotto i quattordici/quindici anni di età, KEEP OUT! Nessuno vi ha insegnato che le mie storie non si leggono a questa tenera età? Sono troppo giovane per finire in galera, suvvia!
Voialtri, passate di qui!
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una casa può essere fatta anche solo di due braccia


A Crì, tu che sei tutta la mia vita, a te che avevo giurato che ogni più piccola stronzata uscita dalla mia penna te l'avrei dedicata, perché da quando ho conosciuto te e la tua passione per la scrittura ho sognato e desiderato di scrivere un libro, da grande, solo per potertelo dedicare. Perché, nonostante tutto continui ad amarmi. Perché io non posso stare senza te. Perché non mi hai mai abbandonata. Perché, da tre anni a questa parte, rappresenti la parte più bella della mia vita. Perché ti devo tutto. Perché, se non avessi incontrato te, ora sarei una nullità. Cause you never gave up on me, baby ❤

A Mary, fonte di ispirazione per questa fanfiction. Anche se non shippa slash, continua amorevolmente a leggere ciò che scrivo e a supportarmi nei suoi 'cinque minuti fluff'. Sappi che non ti dirò mai grazie abbastanza, ecco. Per ringraziarti mi sono appropriata del tuo nome e l'ho messo qui: consideralo un omaggio a te. Ti voglio bene, cucciola ❤

A Sà, che è entrata pian piano nel mio cuore e ha cominciato a vivere lì. Da quando ci siamo conosciute non ha mai smesso di salvarmi, di farmi sentire speciale, di volermi bene. Te ne voglio anch'io, moltissimo. Grazie, di tutto ❤



« Ho paura, non voglio morire » sussurra il ragazzo con voce strozzata e, non appena finisce di parlare, un violento attacco di tosse lo scuote tutto. Liam sa che quel ragazzo con gli occhi color caramello ha già inalato tanto fumo e ha ustioni piuttosto gravi su tutto il corpo, ma sente anche che deve rassicurarlo: ha perso tutta la sua famiglia, quel ragazzo, l'ha vista morire davanti ai suoi occhi, un po' di sicurezza la merita, no? E così lo stringe tra le sue braccia ricoperte dalla divisa ignifuga e si stringe a lui come una madre farebbe col suo bambino, strofina il naso tra i suoi capelli corvini e « come ti chiami? » gli chiede con voce soffocata, nel disperato tentativo di tirar fuori il ragazzo da quella che era diventata la sua trappola: un gradino della scala ceduto dove é rimasto intrappolato. Se Liam non fa in fretta, probabilmente moriranno insieme.
« Zayn » dice flebilmente quello, tossendo ancora.
« Bene, Zayn. Io... sono Liam. Posso dirti una cosa? » domanda ancora, e l'altro annuisce, di rimando, allo stremo delle forze.
Liam, per prima cosa gli mette uno straccio che ha trovato in giro davanti a bocca e naso, poi prova a tirarlo su passandogli un braccio intorno alla vita e, attento sempre a non toccare le parti lese dell'altro, prova a sollevarlo; con un immenso sforzo, ci riesce, così sorride al ragazzo semi svenuto tra le sue braccia e « non c'è bisogno di avere paura » continua, ansimando leggermente « perché ti sto portando via ».
L'ultima cosa che Zayn vede prima di svenire definitivamente è il sorriso dolcissimo che Liam gli dedica mentre lo porta fuori da quell'inferno.

***

Liam esce fuori dal palazzo in fiamme tossendo rumorosamente.
Harry gli toglie il ragazzo dalle braccia, consegnandolo ai paramedici, poi prende una bombola d'ossigeno e gliene appoggia la mascherina sulla bocca; Louis gli accarezza i capelli, scrutandolo alla ricerca di ferite; Niall lo guarda apprensivo mentre cerca una sedia, una panca o qualcosa su cui farlo sedere.
Liam ricomincia a tossire, allontanando la mascherina e piegandosi in due, scosso dalla tosse e dai conati: ogni volta è così.
Louis smette di accarezzargli i capelli e si avvicina ad Harry, abbracciandolo. « Scommetto che se ci fossi stato io, al posto di Liam, non ti saresti preoccupato così » gli dice, a metà tra il canzonatorio e il provocatorio. Harry gli sorride, strafottente, prima di staccarsi da lui e guardarlo dritto negli occhi. « No, infatti, hai ragione, Lou » gli risponde con ovvietà, non lasciandosi minimamente scalfire da quella che ai suoi occhi è una pura e semplice provocazione. Poi gira i tacchi e se ne va, lasciando lì da solo Louis, per non sentire il suo cuore frantumarsi.

***



Harry esce dalla sala operatoria togliendosi stancamente la mascherina dal volto. Quel ragazzo che Liam ha salvato è ridotto davvero male, ma ancora non teme che possa non farcela.
Liam, nel frattempo, si è alzato dalla sedia di plastica che ha occupato fino ad allora e gli si è avvicinato lentamente, quasi come a voler prolungare il tragitto che lo separa dalla verità: non è un medico, ma ha salvato abbastanza persone da sapere che le condizioni del ragazzo non sono delle migliori.
« Liam... » la voce di Harry è esitante, tremola un po'.
« Non... Non è morto, vero? Ha... Harry, lui... È ancora vivo, giusto? »
A Liam non è mai successo di essersi affezionato ad uno sconosciuto in quel modo, davvero. È solo che quegli occhi... Dio, lo hanno ammaliato. Da quando li ha visti, non riesce più a toglierseli dalla mente.
« No, lui ora sta... Bene, direi » Liam tira un sospiro di sollievo, pur sapendo che ci sarà un ‘ma...’ che lo distruggerà a breve. Ed infatti: « Ma... » i suoi occhi si riempiono di lacrime: può far finta quanto vuole di non aver visto tutte le ustioni del ragazzo, può raccontarsi quante favole vuole, ma è arrivato il momento di guardare in faccia la realtà. « Vedi Liam, ecco... » Harry gli appoggia una mano sulla spalla, con lo sguardo triste.
Proprio in quel momento passa Louis, che gli cinge la vita con le braccia. « Vuoi che glielo dica io? » gli sussurra in un orecchio, strofinandogli poi il naso sulla guancia, in un dolcissimo gesto carico d'affetto. « No, lascia stare. Hai un po' di tempo? » Liam comincia a scocciarsi seriamente, l'ansia è diventata una morsa troppo stretta attorno al suo cuore, la paura gli impedisce di pensare: è per questo che sbuffa sonoramente, mentre dà una pacca vigorosa sul braccio di Harry, come per richiamarlo all'attenzione. « Scusa » dice quello, mortificato, non allontanandosi però da Louis, che lo stringe ancora di più. « Il ragazzo, per ora, sta bene, ma ha delle ustioni di primo e secondo grado su tutto il corpo... Ora dobbiamo solo aspettare » Gli occhi di Harry sono più verdi e lucidi del solito, Liam capisce che veder stare male una persona, per un medico, deve essere brutto, ma per Harry, che più che un medico è - per prima cosa - un ragazzo, deve essere tremendo.
« Posso... Posso vederlo, Harreh? » chiede allora il pompiere in un sussurro spezzato.
« Si, ma devi metterti il camice, i guanti e la mascherina: stai per entrare in una stanza asettica, Liam, lo sai? » il ragazzo annuisce, convinto: inspiegabilmente, pur di rivedere Zayn e dirgli ancora una volta ‘ciao’ farebbe di tutto. « Fatti aiutare da Niall, allora » gli dice Harry, prima di sparire insieme a Louis.

***



Harry e Louis non sono mai stati insieme, almeno non per davvero. Dalla prima volta in cui si sono visti (Harry se lo ricorda benissimo: stava uscendo dallo squallidissimo bagno dell'ospedale, quando un ragazzo gli era finito per sbaglio addosso; immediatamente lui aveva sussurrato un ‘oops’, a mo' di scusa, mentre l'altro ragazzo - aveva due occhi, dio, sembravano due pezzi di cielo, Harry ci stava affogando, in quegli occhi, quasi annaspava in cerca d'aria. E quelle labbra, così rosse e sottili, che risaltavano magnificamente sulla pelle leggermente abbronzata del ragazzo, forse ultimo residuo delle vacanze estive - “ciao!” gli rispose, allungando una mano. Non appena Harry l'ebbe notata, il suo stomaco si contrasse di colpo. Quel ragazzo aveva delle mani bellissime, piccole in confronto alle sue, un po' femminili, semmai, ma comunque stupende. Si concesse solo un altro secondo per perdersi con lo sguardo lungo il reticolo di vene ben visibile sul dorso della mano che gli era stata porta, prima di afferrarla e stringerla piano, nascondendola nella sua. “Sono Louis” disse lo sconosciuto, con la voce un po' roca, mentre il riccio gli accarezzava il dorso della mano col proprio pollice e le sue labbra si stiravano in un sorriso dolcissimo, completo di fossette. “Come ti chiami?” gli chiese Louis dopo qualche secondo, non lasciando ancora la sua mano. “Harry” rispose semplicemente. Quello stesso giorno andarono a bere un caffè, per conoscersi meglio. Da allora non s'erano più lasciati, erano andati a vivere insieme, lavoravano insieme, stavano l'uno con l'altro in ogni momento, trecentosessantacinque giorni l'anno. Non avevano mai nemmeno provato ad essere una coppia , in realtà, poiché non ce n'era affatto bisogno: ogni tanto (oltre a dormire insieme tutte le notti) si facevano le coccole e si scambiavano qualche bacio, niente di più, direte voi, ma a loro, in fondo, stava bene così) hanno cominciato ad amarsi, ma non l'hanno mai capito davvero . Certo, chi li vede da lontano è sicuro che stiano insieme, ma il loro rapporto non è così semplice. È un rapporto strano, unico, quasi perfetto , agli occhi delle persone che li vedono dal di fuori. Si proteggono a vicenda, si amano, si sostengono, non litigano praticamente mai.
Le uniche volte in cui hanno litigato sono sempre state a causa di ragazze.
La prima litigata Louis se la ricorda bene, arrivò dopo sei mesi che lui ed Harry si conoscevano; fu davvero molto, molto doloroso vedere il riccio in quelle condizioni.

*Flashback* Da qualche settimana entrambi avevano scoperto quanto fosse piacevole ed appagante baciare l'altro e così, appena si ritrovavano da soli, si fiondavano l'uno sulle labbra dell'altro come due ragazzini alla prima cotta. Harry era costantemente felice da quando aveva conosciuto Louis, ma da quando il loro rapporto era andato oltre lo era, se possibile, ancora di più. La mattina si svegliava contento di dover andare in ospedale, svegliava Louis con un enorme sorriso stampato sulla faccia, canticchiava mentre era in sala operatoria, rideva spesso, saltellava da una parte all'altra e scherzava con i pazienti: nessuno, da quando Harry era arrivato in quell'ospedale, l'aveva visto così allegro e solare. Non si sapeva cosa Louis gli avesse fatto, ma quel rapporto che si era creato tra loro lo aveva totalmente cambiato, lo aveva reso una persona migliore.
Così, quando una sera Louis era tornato alle due e mezza a casa con una ragazza bionda al seguito, ad Harry si era gelato il sangue nelle vene e il suo cuore sembrava essersi fermato e spento, troppo stanco per continuare a battere. Nel momento in cui aveva scorto la bionda, si era alzato dal divano dove aveva aspettato sveglio Louis per tutta la notte e, senza dire niente, né degnarlo di uno sguardo, se n'era andato in camera, chiudendo la porta a chiave. Non aveva pianto, quella notte: semplicemente era tornato ad essere l'Harry triste e spento di prima che arrivasse Louis. Il giorno dopo aveva aspettato che Louis fosse andato al lavoro, per uscire dalla sua stanza. Quella mattina non aveva nessun turno, in ospedale, così decise che sarebbe rimasto a casa. Aveva trovato alcune lettere di Louis sparse per casa, in cui gli chiedeva scusa per come si era comportato, che gli diceva di non sapere che tutto ciò avrebbe potuto dargli fastidio, che però gli assicurava che con quella donna non ci aveva fatto niente, anzi.
Harry lesse con attenzione ogni singola sillaba, imprimendosele bene in mente. In fondo, lui e Louis non stavano insieme, come poteva, quindi, avere qualche pretesa su di lui? Non si erano nemmeno detti di piacersi né, addirittura, di amarsi e il riccio si accorse di essere proprio lui quello dalla parte del torto e, inevitabilmente, si sentì in colpa. Solo perché ogni tanto si baciavano, non voleva dire che stavano insieme o si amassero. Pensò di essere solo uno stupido illuso: per Louis, in fondo, cos'era lui se non un migliore amico? Non poteva certo aspettarsi che l'avrebbe aspettato per una vita intera, no? E per cosa, poi? Lui non poteva amare nessuno, gliel'avevano detto così tante volte che aveva cominciato a crederci pure lui. Così, oltre al dolore, alla gelosia e alla rabbia che provava nei confronti di quella bionda, si ritrovò anche a provare degli immensi sensi di colpa verso Louis, da cui, si disse, non doveva pretendere assolutamente nulla, data la loro situazione.
Prese quindi il suo cellulare, cominciando distrattamente a digitare qualche parola di scuse sulla tastiera, per poi inviare il tutto all'amico, mentre comunque una strana tristezza rimaneva ad avvolgerlo come un caldo manto.
Riprese in mano tutte le lettere di Louis che aveva trovato in giro per casa e pianse stringendole tra le dita, impotente; singhiozzava così rumorosamente che nemmeno si accorse che Louis era tornato a casa e lo fissava allarmato dall'uscio.
Louis non aveva mai visto Harry piangere, nemmeno una volta, perché all'inizio della loro ‘relazione’ vivevano ancora in case separate e quindi aveva sempre e solo visto Harry al lavoro, o in qualche locale, ma mai in privato. Dopodiché, quando si erano trasferiti entrambi in un unico appartamento, Harry era già diventato quella persona felice che tutti avevano imparato ad amare: Louis non aveva mai conosciuto il vecchio Harry.
Il più piccolo, comunque, non si accorse nemmeno dei passi frettolosi dell'altro, o del fatto che lo stesse chiamando mentre gli si avvicinava: il rumore del suo dolore era così forte che lo estraniava dal mondo esterno. Così, quando percepì due braccia afferrarlo dai fianchi e rialzarlo dal pavimento dove si era accasciato, Harry smise un attimo di piangere per la sorpresa, un singhiozzo rimasto intrappolato nel suo petto, in attesa di poter uscire. « Perché fai così, piccolo? » chiese con dispiacere Louis, a cui faceva troppo male vedere Harry in quelle condizioni, sopratutto se per causa sua. Portare a casa quella che Stan avrebbe giudicato ‘una biondona da paura’ era stato solo uno stupido errore, lei non aveva nemmeno la metà del valore che aveva Harry e non l'avrebbe mai avuto. Nessuno avrebbe mai potuto avere tale valore, per Louis.
« L-Lou, scusa, io non dovevo... non volevo... Non ne ho il diritto... » farfugliò confusamente Harry, facendo per andarsene dall'abbraccio di Louis, il quale lo strinse ancora più forte. « Non vai da nessuna parte, cucciolo, finché non mi dici che hai. Possiamo risolvere tutto insieme, fidati, Harry, fidati di me » e il riccio si lasciò condurre ancora una volta nella loro camera, si lasciò stringere dalle braccia dell'amico, permettendo a se stesso di godere del calore che emanava il suo corpo. Lì il maggiore si sedette sul loro letto, sciogliendo l'abbraccio, appoggiando la schiena alla testiera e aspettando pazientemente che Harry si sedesse di sua spontanea volontà accanto a lui. Quando il più piccolo si avvicinò cautamente alla parte libera del letto e ci si sedette sopra, due braccia lo afferrarono, stringendolo possessivamente e trascinandolo sul corpo dell'amico: non poté fare a meno di ridacchiare, e Louis seppe per certo che il peggio era passato. « Mi dici che hai? » gli chiese quindi, facendolo accoccolare su di sé e accarezzandogli ogni centimetro del corpo. « È... È solo che me la sono presa per quella bionda, quando non avrei dovuto. Io e te non stiamo insieme, non ho alcun diritto di essere geloso, tipo ».
Louis smise per un attimo di accarezzarlo e Harry perse un battito: cosa ne sarebbe stato di loro?
« Cioè tu sei geloso? » chiese incredulo Louis, ed era vero. Non pensava minimamente che Harry avesse potuto provare gelosia nei suoi confronti, che stupido!
« Beh, si, ma... » cominciò il minore, ma l'altro lo zittì con un gesto. « Non stiamo insieme, questo è vero, ma... Comunque qualche volta ci siamo baciati, forse per scherzo, forse no... Ma, ecco, il fatto che non stiamo insieme ufficialmente non significa che io e te non possiamo essere gelosi l'uno dell'altro, okay? Anche perché io non ti sento solo come un semplice amico ... Per me... Sei molto di più » confessò, finalmente, mentre sentiva un macigno grande quanto una casa volargli via dal petto. Il peso che lo opprimeva da un sacco di mesi non era un possibile infarto, non era una malattia: era quel sentimento meraviglioso e maledettamente inconfessato - fino ad allora - che provava per Harry. Così, con la prima litigata, arrivò anche la prima dichiarazione. E il primo - (quasi) vero - bacio. *Fine flashback*

***



Niall ha un tono gentile e rassicurante quando parla con Liam. Lo sta aiutando ad infilare quegli indumenti sterili necessari per poter entrare nella stanza asettica e gli ha detto che le condizioni di Zayn non sono così drammatiche e che ha visto gente conciata peggio di lui riprendersi completamente. Quel reparto dell'ospedale per i grandi ustionati funziona davvero bene, gli assicura il biondo, mentre gli mette la mascherina. In seguito lo accompagnato fino a dentro la stanza, per poi andarsene in silenzio: sa che Liam ha bisogno di stare un po' da solo con quel ragazzo.

Liam non osa toccare il moro steso davanti a lui, ha paura di fargli del male, nonostante egli sia ancora incosciente. Così siede su una sedia lì vicino che puzza di disinfettante e gli parla: racconta a quello sconosciuto la sua storia, i suoi interessi, gli dice chi sono i suoi amici, quale sport praticava quando era un adolescente, perché ha scelto quel lavoro così rischioso, come ha conosciuto Harry, Louis e Niall, gli racconta proprio tutto, fin nei minimi particolari. Poi, sfinito da quella situazione, si alza e se ne va, promettendo che sarebbe tornato il giorno dopo.
Peccato che Liam non abbia visto le dita di Zayn muoversi.

***



La seconda litigata tra Louis ed Harry nessuno dei due se la ricorda bene, forse perché non è stata troppo tragica.
La terza, invece, è stata quella più terribile, Harry la ricorda come se l'avesse appena vissuta. Quella volta era stato lui a portare una ragazza a casa.

*Flashback*

Erano due anni che Harry e Louis si erano conosciuti e, nonostante fosse passato del tempo, il loro rapporto era ancora forte e solido come all'inizio, se non di più.
Harry, quella sera, doveva partecipare alla festa di compleanno per un suo amico, organizzata in un'elegante discoteca londinese. Louis sapeva quanto Harry non volesse andarci, ma comunque lo aveva obbligato a parteciparvi, poiché ‘stiamo sempre insieme’ e ‘non è giusto che tu trascuri i tuoi amici per me , Harry’, aveva detto accoratamente.
Così il riccio si era infilato dei vestiti eleganti, si era pettinato per bene, aveva chiesto ancora una volta a Louis se per lui andava bene che partecipasse a quella stupida festa e finalmente si era deciso ad andare.
La discoteca era grande e piena di gente. I suoi vecchi amici erano tutti scontrosi, lo mettevano in imbarazzo marciando sul fatto che lui, a ventotto anni appena compiuti fosse già un medico di importanza internazionale, mentre loro ancora facevano chi il praticantato in qualche famoso studio di avvocati, chi il tirocinio in qualche scuola o ospedale di periferia. Per questo motivo Harry si era staccato dal gruppo di uomini e si era diretto verso il bar. Aveva ordinato uno, due, tre, cinque cocktail, poi ancora altri, uno dopo l'altro, fino a perdere completamente il conto e il controllo: tutto ciò che desiderava era essere stretto dalle braccia di Louis, sentirsi coccolato e amato da qualcuno per davvero .
Una ragazza castana si era nel frattempo avvicinata a lui, cominciando a parlargli. Harry notò solo una cosa di lei: aveva gli occhi azzurri, vagamente simili a quelli di Louis.
Senza aggiungere altro, si era diretto barcollando verso il bagno, portandosela dietro; velocemente lei gli aveva sbottonato i pantaloni e aveva cominciato a massaggiarlo con foga, finché il riccio non era venuto tra le sue dita con un gemito. A quel punto lei gli aveva riabbottonato i pantaloni e « andiamo da te » gli aveva sussurrato maliziosa all'orecchio e lui, fissando quegli occhi così familiari, aveva acconsentito: non capiva più niente. Il viaggio fu breve, le strade erano tutte deserte alle quattro e mezza del mattino. Solo quando avevano già varcato la soglia di casa, Harry si era ricordato davvero di Louis, ma la mora aveva già preso a baciarlo e il riccio aveva perso completamente la testa. Louis arrivò qualche minuto dopo, infuriato: separò Harry e la ragazza, cacciando lei fuori di casa e dando al riccio un forte schiaffo sulla guancia, per poi cominciare ad urlargli contro. Le parole esatte nessuno le ricorda più, ormai, ma entrambi ricordano il dolore che provarono nel dire o nell'ascoltare quel discorso: ogni singola parola che dicevano era impregnata di rabbia, delusione, rimpianti, consapevolezze. Perché era vero che né Louis né Harry si erano mai dichiarati, né stavano insieme: ma era pur vero che si amavano immensamente, e quell'occasione era proprio servita a farglielo capire. Maledetto il loro orgoglio che impediva ad entrambi di parlarne. *Fine flashback*

***



Liam esce dalla stanza, esausto: gli sembra di aver corso per miglia e miglia senza fermarsi mai. La prima cosa che vede, appena uscito, è il sorriso rassicurante di Niall. Nonostante sia quello con cui si conosce da meno tempo, è proprio a lui che si sente più vicino: Louis e Harry sono troppo presi l'uno dall'altro per poter pensare a lui. E così « come stai? » gli chiede Niall, a metà tra un amico e un buono psicologo e Liam non può far altro che dirgli la verità: « questa situazione mi mette in crisi, sai che non mi affeziono mai a nessuno, invece con lui... Capito? Zayn mi ha messo in crisi » esclama, con - forse - troppa drammaticità nella voce. Il biondo lo abbraccia forte e « starà meglio, Liam, te lo prometto. Te l'ho detto, la situazione non è affatto tragica, capito? Ovviamente Harry si era preoccupato per le sue condizioni, ma noi del Centro Grandi Ustionati abbiamo visto di molto peggio, te l'assicuro » gli dice, ancora, e Liam non può fare a meno di pensare che la voce dell'irlandese è come un balsamo per le sue preoccupazioni, né può fare a meno di sussurrargli mille ‘grazie, Niall’, perché sente proprio che il biondo se li merita tutti.

***



(Si riprende il racconto della terza lite tra Harry e Louis)

*Flashback* Louis urlava così forte che molto velocemente aveva cominciato ad avere la voce sempre più roca, fino a perderla del tutto, mentre alcune lacrime gli rigavano le guance, inesorabili: era così sconvolto che non si preoccupava nemmeno di asciugarsele.
Harry crollò a terra, sulle ginocchia, quando Louis gli disse con voce stanca « perché mi fai questo? » guardandolo negli occhi. Da lì non ricorda più niente se non che ha cominciato a sussurrare scuse sconnesse, finché non si è addormentato come un bambino tra le braccia di Louis che non aveva potuto resistere oltre, alla vista del suo amico sofferente: non era colpa sua se era andata così, in fondo, e lui si era lasciato prendere troppo da quell'insensata gelosia che gli attanagliava lo stomaco, il cuore e il cervello in una morsa strettissima ogni volta che vedeva Harry con qualcuno che non fosse lui, quando sapeva benissimo che nessuno avrebbe mai potuto sostituirlo.
Quindi aveva a sua volta chiesto scusa ad Harry - anche se questi si era già addormentato - e poi l'aveva portato a letto, rimboccandogli le coperte e stendendosi vicino a lui, vegliando il suo sonno per tutta la notte. Quando il più piccolo si era svegliato in preda agli incubi dopo qualche ora, aveva trovato rifugio proprio tra le braccia di chi nel sogno gli veniva portato via e pianse come non aveva mai fatto prima; si stavano solo facendo del male a vicenda.
Harry aveva appena capito di amare Louis davvero . *Fine flashback*

***



Zayn apre gli occhi di scatto, girando la testa di lato. Non appena si accorge che quella non è la sua camera, le lacrime cominciano a riempirgli gli occhi. Dove diavolo si trova?
Prova a muoversi, ma gli fa male tutto. Sente ogni parte del corpo in fiamme, la pelle scottare sotto le garze e le pomate nonostante tutte le medicine che ha in corpo e solo allora ricorda: l'incendio, la distruzione, il caos, il vedersi morire la propria famiglia davanti agli occhi, il dolore, la paura. Poi il punto di svolta: quel ragazzo, quel pompiere che l'aveva portato via, l'aveva salvato. Il suo nome era... Liam, forse, il moro no ne è sicuro.
Zayn prova ad alzarsi per cercarlo, ma non ci riesce, un gemito di dolore gli esce dalle labbra. Si chiede quanto tempo ci voglia perché i dottori si accorgano che si è svegliato.
Non molto tempo dopo arriva un ragazzo, biondo, ha una faccia da cucciolo smarrito. Gli sorride, affabile, mentre « ben svegliato, Zayn. Liam è appena andato via, non so se ti ricordi di lui » gli dice, per poi cominciare a controllare la sua cartella e i suoi parametri vitali.
E Zayn sa per certo che una cosa se la ricorda: ciò che ha provato quando ha visto Liam per la prima volta.

***



Harry cammina stretto tra le braccia di Louis attraverso i corridoi dell'ospedale: gli dispiace aver lasciato Liam da solo, ma in fondo Niall come amico è bravo quanto lui o Louis, quindi non c'è da preoccuparsi. « Che vogliamo fare? » chiede allora il maggiore, stringendolo un po' di più quando vede che due biondine guardano maliziosamente Harry; ma quest'ultimo, incantato dalla voce dell'amico e dai suoi occhi azzurri - ora più scuri a causa della rabbia e della gelosia - non le ha minimamente notate. « Perché non andiamo alla nursery a vedere come stanno i neonati? Non vediamo Mary da una vita! » propone il riccio, sgusciando fuori dalle braccia di Louis e trascinandolo verso gli ascensori. Il più grande sorride, mentre Harry gli stringe forte la mano per non perderlo in mezzo alla folla di dottori e infermieri: il destino aveva aspettato fin troppo a farli incontrare, non si sarebbero persi per nessuna ragione al mondo.

La stanza è grande e luminosa, riempita dalle numerose culle di plastica trasparente quasi tutte occupate da bambini addormentati che si succhiano il pollice con aria beata. Harry e Louis guardano incantati quelle piccole creaturine dal vetro che dà nella stanza, prima di entrare silenziosamente. Mary li accoglie con un grande sorriso stampato sul volto, anche se si vede che è parecchio stanca: quel lavoro è sfiancante, i due giovani lo sanno bene. « Da quanto tempo, ragazzi! » li saluta lei, affettuosamente, abbracciandoli uno alla volta. « Sei sola? » chiede incredulo il riccio, guardandosi attorno, mentre la ragazza annuisce e « si, James è andato a casa perché non si sentiva bene ed era pericoloso per i bambini, sai » spiega con ovvietà mentre va verso una delle culle, dove una bambina dai boccoli ramati ha cominciato a piangere. Harry la guarda ammirata (ha sempre amato i bambini; avrebbe voluto fare il pediatra o il neonatologo, ma pensare che poi avrebbe dovuto avere tra i pazienti anche bambini con malattie serie gli ha fatto cambiare idea: con gli adulti non si scompone davanti a niente, ma con i bambini basta anche una sbucciatura al ginocchio a mandarlo in crisi) e Louis prova una fitta all'altezza del cuore, per poi ricordarsi che è solo Mary e tirare un sospiro di sollievo. Quando la donna ha finito con la bambina, va verso i ragazzi e assume un'aria piuttosto seria. « Vi ricordate di quella bimba che avete visto l'ultima volta che siete stati qui? » domanda e, quando entrambi annuiscono, continua il suo discorso « bene. Perché... Sapete, no? La mamma è morta e nessuno dei suoi parenti la vuole, vi ricordate? » chiede ancora, in attesa di una risposta. Harry si appoggia con la schiena al petto di Louis prendendo le sue braccia e avvolgendosele attorno al corpo - come ogni volta che ha bisogno di protezione - e inspira forte per scacciare le lacrime dai suoi occhi. Si chiede come sia possibile che delle persone non vogliano prendersi cura di un esserino dolcissimo, anche se fosse solo in ricordo della mamma morta!
Poi si ricorda che pure a lui nessuno lo voleva.

Louis affonda il naso tra i ricci dell'amico, inspirando forte il suo profumo: sa che in quel modo riuscirà a farlo calmare. Mary continua pur non avendo ricevuto alcuna risposta e « insomma, dovremmo trovare qualcuno a cui darla in affidamento, capite? In realtà, volevano portarla in una casa-famiglia, ma è troppo piccola, ha appena qualche settimana! Così sono riuscita a convincere gli assistenti sociali a lasciarla qui con me, James e il resto dei miei colleghi, ma so che non durerà molto » dice, e la bambina in questione alza una manina dalla culla in cui si trova e emette uno strano verso, a metà tra un singhiozzo e una risata. A quel suono, Harry si immobilizza definitivamente e Louis può percepire tutto il suo dolore: anche lui aveva vissuto una situazione simile a quella della bambina. « E... Come avete deciso di chiamarla? » chiede il maggiore, per distogliere i pensieri di Harry da quelle sensazioni dolorose. « Ecco, in realtà, non le abbiamo ancora dato un nome » ammette Mary, dispiaciuta, mentre prende la bambina in braccio e comincia a cullarla; appena si avvicina ai due ragazzi, Harry trema e Louis, cercando di fargli passare quella specie di crisi che sta avendo, si stacca da lui e si fa dare la bambina da Mary, la quale lo guarda apprensiva e poi « posso finalmente prendermi una pausa » esclama, sorridente, per poi sparire e lasciare i due ragazzi da soli: ha capito che è successo qualcosa, sa che Harry e Louis hanno bisogno di un aiuto per ‘trovarsi’ e vuole fare tutto il possibile per dar loro ciò che gli serve.

***



Sono trascorse almeno tre ore e mezza da quando Zayn si è svegliato, passate tra esami, visite e controlli vari. Ma finalmente hanno finito.
Niall esce dalla stanza mentre prende il suo telefono dalla tasca del camice e compone il numero di Liam. Il ragazzo ha una voce preoccupata, quando risponde, tanto che Niall è costretto a chiamare il suo nome più volte, prima di avere la sua completa attenzione. « Lee! » urla, per l'ennesima volta, nel silenzio quasi irreale del corridoio. « Che c'è? » è la semplice risposta dell'altro che, il biondo lo sa, già ha gli occhi pieni di lacrime. « Calmati, okay? Zayn si è svegliato » annuncia, sorridente.

***



Louis si avvicina ad Harry tenendo la bambina stretta tra le braccia e cullandola dolcemente, cantando una vecchia ninnananna. Il riccio lo guarda con gli occhi spalancati e le guance in fiamme, perché Louis è così dannatamente bello con quella creaturina in braccio che sembra quasi risplendere di luce propria. Ed Harry dimentica ogni cosa: la storia della bambina, la sua storia, i suoi sentimenti, il fatto che Louis si comporta in quel modo con quella dannata bambina per farlo avvicinare a lui... Tutto. Quindi, cedendo ai desideri di Louis, gli si avvicina cautamente e con un braccio cinge i fianchi dell'altro che, fingendo di essere colto di sorpresa per non deluderlo, finge di trasalire.
« Vieni qui, Harry, sediamoci » dice, spostandosi verso un divano e sedendocisi sopra; la bambina, intanto, ha cominciato a giocare con le sue dita, stringendole con le manine paffute e un po' bagnate di saliva: si vede che ha già qualche mese.
Poi Harry si siede affianco a lui e lo guarda, titubante. Così, Louis gli mette la bambina tra le braccia e subito gli avvolge le spalle con un braccio, mentre l'altro glielo poggia sulle sue, accarezzando dolcemente la sua pelle chiara ricoperta da qualche tatuaggio ancora abbastanza fresco e troppo carico di significato, per poi posargli un bacio su una tempia. Visti da lontano, sembrano proprio una famiglia felice: Louis che coccola Harry, che a sua volta coccola la bambina, che a sua volta gioca con le collane di Harry e le sue fossette.
Poi la bambina si addormenta tra le braccia del più piccolo, con una mano ancora allacciata alle sue collane e i due ragazzi la guardano, estasiati.
Immaginano, pur non essendo fidanzati come sarebbe avere una famiglia tutta loro, come sarebbe provare ad adottare quella creaturina indifesa, come sarebbe diventare padri, insieme, amandosi come hanno sempre fatto (di nascosto).
Poi, i loro sguardi risalgono pian piano lungo il profilo dei loro corpi, fino a che non arrivano a guardarsi negli occhi; in quel momento è verde nell'azzurro e azzurro nel verde, e dall'unione ne nasce un colore bellissimo: il colore di un amore vero, cresciuto piano piano, senza che nessuno se ne accorgesse.

(Si chiama ‘Skinny love’ la situazione di due persone che si amano a vicenda, ma sono troppo timide - impaurite, stupide o come vi pare - per ammetterlo, eppure continuano a mostrare di amarsi).

Quel colore così particolare non è solo la fusione dei colori dei loro occhi, ma è qualcosa di più: è il colore di uno skinny love che ha appena visto la luce, dopo tanti anni in cui ha vissuto nel buio.
È il colore del loro skinny love.
Non appena entrambi se ne accorgono, si fiondano l'uno sulle labbra dell'altro, senza poter più aspettare. Si baciano tenendo la bambina tra di loro, immobilizzati nelle loro posizioni, gli occhi chiusi e i respiri mozzati, come se fosse la prima volta.
E in effetti è la prima volta: perché è vero che in tutti quegli anni ogni volta che si sono baciati, l'hanno fatto con sentimento, ma quella è la prima volta in cui sono davvero coscienti e sicuri di ciò che provano l'uno per l'altro.

***



« Zayn si è svegliato » La voce di Niall è morbida, fluida come miele e si insinua lentamente tra i pensieri troppo veloci di Liam, nella sua mente affollata e carica di preoccupazione. Preoccupazione per uno sconosciuto, poi.
« O... Okay » risponde, con voce malferma, instabile come le sue gambe. Quindi, quasi in trance, chiude la telefonata con un gesto veloce della mano e ripone il telefono in una tasca della divisa.
Fa un respiro profondo, poi guarda i suoi colleghi e « ragazzi, io devo scappare » annuncia, fissando gli altri ad uno ad uno. « Posso recuperare il turno anche domani, comunque. E, per qualunque cosa, chiamatemi, d'accordo? » chiede, prendendo le sue cose. Poi, velocemente, esce: deve andare da Zayn.

***



La bambina si rigira tra le braccia di Harry, lasciando le sue collane che tintinnano leggermente, e i due ragazzi, come scottati, si allontanano l'uno dall'altro. Non smettono ancora di fissarsi.
Una porta si apre, ma loro non se ne accorgono. La bambina continua a dormire nel suo letto improvvisato, ignara di tutto. Nella stanza c'è un denso silenzio, spezzato solo dai respiri irregolari di due uomini travolti dal peso della verità.
Mary recupera la bimba dalla sua posizione e la rimette nella culla, osservando un religioso silenzio: sa che in certi momenti non servono a nulla le parole. Poi resta in un angolino a fissare la scena, in attesa.
Il primo a rompere il silenzio è Louis che « Harry? » domanda piano, sporgendosi verso il riccio.
« L-Lou... » mormora quello, nel panico, perché non gli è mai successo di provare tutti questi sentimenti in una volta. Sentirsi al proprio posto in quella situazione - Louis che lo abbraccia dolcemente, che lo guarda con gli occhi pieni di amore mentre lui tiene tra le braccia quella che potrebbe essere loro figlia e poi gli regala un bacio dolce e carico di sentimenti - lo fa sentire speciale, ma anche confuso. Si sente realizzato, e al contempo spezzato a metà.
Per questo che « L-Lou... » ripete ancora, in cerca di certezze, perché le sue sono state appena spazzate via da una raffica di vento dolce e allo stesso tempo impetuosa, che profuma di lui .
« Harry, noi... Possiamo pensarci su, se ti va » gli risponde Louis, capendo perfettamente - come sempre - ciò di cui ha bisogno. Il riccio sorride, rincuorato, perché il suo vecchio Louis non è scomparso: è sempre lì, uguale a prima, che gli sorride e lo incoraggia e lo rassicura come un padre che guarda suo figlio andare in bici senza le rotelle per la prima volta, orgoglioso di lui.
Poi cautamente il più grande gli si avvicina, stringendolo in un abbraccio da orso, prima di portarlo a casa, ché il loro turno è finito.

***



Liam, uscito dal dipartimento dove lavora, corre. Corre senza nemmeno sentire lo sforzo, corre col sorriso sulle labbra, corre fregandosene dei passanti che travolge, corre con un unico pensiero nella mente: vedere Zayn.
Seduto nella metropolitana che lo porta più velocemente alla sua meta, Liam pensa ai suoi sentimenti. Quand'è stata l'ultima volta in cui si è sentito così? Mai. Mai nessuno l'ha fatto sentire come quel ragazzo che ha salvato due giorni prima. Così, appena il treno arriva alla sua fermata, Liam scatta in piedi e nuovamente corre, corre senza sapere il perché dei suoi sentimenti, lui che invece ha sempre avuto questa mania di dover controllare ogni minima cosa; corre perché Zayn l'ha messo in crisi, ma è anche la sua unica cura. Corre e, appena arriva nel reparto di Niall, si ferma, guardandosi intorno: le pareti bianche sembrano assorbire ogni minimo rumore, per quanto silenzio c'è. Poi il cadenzare ritmico di passi sul linoleum gli dice che il medico biondo è arrivato. L'irlandese non fa nemmeno in tempo a salutare l'amico che viene sommerso da un abbraccio da togliere il respiro. Poi accompagna Liam ad indossare gli indumenti sterili, sorridendo.


La stanza è come Liam la ricorda: grande, fredda, inespressiva. L'unica cosa che è cambiata lì dentro è proprio Zayn: ha la metà delle bende dell'ultima volta e, non appena Liam apre la porta, apre piano le palpebre, scoprendo due occhi dolci e color caramello. Gli occhi che hanno messo in crisi Liam.
« Ciao, Zayn » sussurra il castano, rammaricandosi per non avergli portato niente, né un fiore, né un libro, niente. « Ciao » lo saluta il moro, accennando appena un sorriso: gli fa ancora un po' male muovere i muscoli. Allora Liam si siede sulla sedia dell'altra volta, quella che puzza di disinfettante, sentendosi quasi al sicuro . « Come stai? » domanda, a disagio, perché non sa come comportarsi e certamente il suo cuore che continua a battere furioso non lo aiuta. « Uhm... Direi che adesso sto meglio » constata Zayn, ma parla lentamente, come se gli provocasse dolore anche solo muovere le labbra. Liam arrossisce, intenerito e anche un po' imbarazzato da quella risposta così onesta, che lo ha spiazzato un po', ma poi « anch'io sto meglio » dice, scherzando, per stemperare un po' quell'imbarazzo che si frappone tra di loro come un muro spesso ed invalicabile. « Grazie per avermi salvato » dice il moro, anche se non sa se è proprio la verità quella che sta dicendo, oppure no.
« Sei sicuro? » chiede il pompiere, timidamente, consapevole della situazione, e infatti « beh, in effetti... non lo so » è la risposta dell'altro, lapidaria e concisa, proprio come lui.
Questo è il rimorso dei sopravvissuti, pensa Liam, mentre una miriade di ricordi gli invade la mente.

***



Harry si addormenta tra le braccia di Louis a metà film: ha il volto nascosto nel collo dell'amico, un braccio abbandonato sul suo grembo e l'altro disteso sull'altra metà del divano. Sembra un bambino, quando dorme, con i ricci scomposti che vanno da tutte le parti, le labbra semichiuse, i tratti del volto rilassati, addolciti. Il corpo immobile, il respiro regolare e profondo. Ma, ad un certo punto, il suo corpo ha un sussulto, mentre calde lacrime vanno a bagnare il collo di Louis. Harry ha il respiro mozzato e sussurra parole sconnesse, mentre con entrambe le braccia si stringe di più al maggiore, aggrappandoglisi addosso.
Louis lo abbraccia e poi comincia a cullarlo piano, cantando qualche vecchia ninnananna che solitamente lo calma. Ma stavolta è diverso, Louis lo vede dalla quantità abnorme di lacrime che sgorga dalle palpebre chiuse dell'amico come sangue da una ferita aperta; lo sente dai ‘no’ che Harry sussurra sempre più forte, fino ad arrivare ad urlarli, singhiozzando; lo percepisce dalle braccia del riccio che si serrano attorno al suo corpo come catene su un condannato, nel disperato tentativo di trattenere chi, nel sogno, lo sta abbandonando. Così Louis comincia a scuoterlo un po', mentre cerca di liberarsi dalle braccia di Harry che gli impediscono di muoversi, ma quello gli si aggrappa addosso ancora di più, urlando ‘NON MI LASCIARE!’ e continuando a piangere come un forsennato, insensibile a tutte le tecniche per farlo calmare di Louis. Il maggiore, al limite della disperazione, comincia ad urlare anche lui, cercando di sovrastare i singhiozzi del riccio che, finalmente, apre gli occhi.
« Lou » lo chiama, ancora con la voce incrinata e gli occhi pieni di lacrime.
Louis lo sa che Harry soffre di eremofobia, che è la paura di restare soli, paura dell'abbandono, perché da piccolo ha subito vari traumi. Sa anche che Harry - raramente da quando si conoscono, per fortuna - sogna ancora chi l'ha abbandonato o che le persone che ama lo abbandonino ed è anche preparato a vedere le sue reazioni agli incubi, eppure non aveva mai visto Harry così distrutto, in tutti quegli anni. Ha paura che stia lentamente tornando l'Harry di < i> prima e non vuole che accada.
« Harreh » lo chiama, asciugandogli le lacrime dal volto, sorridendogli dolcemente, stringendogli una mano, per farlo sentire al sicuro.
« Non mi lasciare » mormora il più piccolo, terrorizzato, spezzato, incapace di respirare correttamente.
« Non posso andare via dalla persona più importante della mia vita » pronuncia il maggiore, con solennità, mentre allarga le braccia cosicché Harry vi si posizioni all'interno.
« Mi ami? » chiede ancora il riccio, rifiutando l'abbraccio: ha troppa paura per poter abbracciare Louis che, capendo il bisogno di sapere di Harry, decide di rispondergli con sincerità, senza barriere.
« Se ci fosse un sentimento superiore all'amore, allora per te proverei quello » ammette il più grande, accarezzandolo e « perché dirti che ti amo significherebbe sminuire i miei sentimenti verso di te, cucciolo » conclude, sorridendo, mentre si butta addosso al più piccolo che lo stringe con tutta la forza che ha in corpo, e gli sussurra un ‘ti amo anch'io’ un po' tremolante tra i capelli, mentre Louis gli poggia la testa in grembo, strofinando il naso sulla sua maglia, accarezzandogli i fianchi con le mani, sentendosi completo .
Ma non è il solo a sentirsi così.

***



Liam va a fare visita a Zayn ogniqualvolta abbia del tempo libero, anche se non sempre - per via del lavoro - può rispettare l'orario prestabilito per le visite ma, visto che Niall è il primario del reparto dove si trova Zayn, gli concede di entrare anche se è fuori orario.
Liam non lo ringrazierà mai abbastanza.

Le ferite del moro man mano stanno guarendo tutte, adesso può perfino girare per la stanza - sempre sorretto da Liam - senza farsi male o cadere. Niall è molto ottimista: ancora una settimana circa e poi potrà andare a casa.
Il problema, però, sta tutto lì: andare a casa. Zayn una casa non ce l'ha più, è andata completamente distrutta nell'incendio. Liam ha cercato di informarsi sulle circostanze dell'accaduto, ma ha ricevuto solo insulti e qualche volta lo hanno cacciato con la violenza.
Ogni volta che va così, Liam corre via. Corre come la prima volta che era andato a trovare Zayn, corre senza curarsi delle persone che travolge, corre pensando al moro che sicuramente starà aspettando una sua visita, corre con il cuore a mille e le guance in fiamme, corre per sentirsi libero, corre per sentirsi vivo, lui che non si sentiva più vivo da tempo. Esattamente da tre anni e quattro mesi.

*Flashback* Liam stava tornando a casa dopo una giornata sfiancante al bar, non riusciva nemmeno più a stare in piedi: la gente quel giorno era così tanta che non aveva avuto pace nemmeno per un secondo, non aveva mangiato neppure. Arrivato nei pressi di casa sua aveva cominciato ad avvertire puzza di bruciato e a sentire urla laceranti. Immediatamente aveva pensato alla sua famiglia, cominciando ad affrettare il passo. Non aveva corso quella volta, Liam. Aveva cominciato a camminare più svelto verso casa sua, dove le urla erano più forti, unite al fumo e alle sirene del camion dei pompieri: casa sua era completamente avvolta dalle fiamme.
Un'ambulanza arrivò sfrecciando alla sua destra, quasi travolgendolo; Liam provò a passare attraverso le transenne, urlando che lui abitava lì, che quella era casa sua, ma un medico lo prese di peso e lo portò abbastanza lontano dal luogo. Aveva una voce molto roca, Liam aveva notato solo questo. Si erano seduti su una panchina, il biondino non aveva nemmeno più la forza di respirare, si sentiva completamente svuotato. Arrivarono altri due medici dopo qualche minuto, chiesero qualcosa a quello che l'aveva allontanato dalla casa in fiamme e uno di loro, bassino, l'aveva abbracciato nascondendo il viso nel suo collo, come a farsi confortare. Poi era stato trascinato via dal terzo medico; si erano allontanati correndo.
« Sono Harry » disse la voce roca, accarezzandogli una guancia. Liam non parlò: si limitò solo ad alzare lo sguardo, andando inevitabilmente a scontrarsi con due occhi verdi, grandi e lucenti, da bambino curioso.
« Sei un medico? » aveva mormorato, dopo aver distolto lo sguardo, mentre gli occhi cominciavano a riempirglisi di lacrime. Non aveva nemmeno detto un 'ciao' alla sua famiglia, non aveva nemmeno abbracciato sua sorella, sua madre o suo padre, era uscito di casa in silenzio come tutte le mattine, ignaro di quello che sarebbe successo. Gli veniva da vomitare, la testa gli girava parecchio forte. Adesso era diventato un orfano.
Orfano, orfano, orfano . Quella parola continuava a rimbombargli in testa. Non avrebbe mai più rivisto la sua famiglia. Mai più.
« Si, sono un medico » la voce roca si faceva prepotentemente spazio tra i suoi pensieri, distogliendo la sua attenzione « ma per te sarò solo Harry » proseguì, e Liam poté cogliere dall'intonazione che il ragazzo stava sorridendo. Lui non l'avrebbe fatto mai più.
Scoppiò a piangere tra le braccia di quell'Harry, distrutto dal dolore.
Ma forse avrebbe potuto ricominciare .
Con l'aiuto di Harry, magari.
E, in quella tragica giornata, Liam decise cosa voleva fare davvero nella vita. Voleva salvare le persone dagli incendi, come non aveva potuto fare con la sua famiglia: voleva fare il pompiere.

*Fine flashback*

***



Harry si sveglia avvolto da un intenso profumo di brioches appena sfornate. A quel pensiero sorride, mentre un nome gli riempie la mente.
Louis.
Louis, Louis, Louis .
La sua anima gemella .
Harry sente la porta aprirsi e immediatamente cerca di assumere un'espressione rilassata, fingendo di stare ancora dormendo. Sente Louis richiudere la porta, camminare pianissimo fino al letto, poggiare qualcosa sul comodino e sedersi sul letto, accanto a lui. Poi lo sente poggiargli una mano sulla guancia sinistra e accarezzargliela.
« Svegliati, love » sussurra il maggiore, lasciandogli poi un bacio sulla punta del naso. Harry mugugna qualcosa, sorridendo piano. Ama quei momenti di calma e tenerezza con Louis.
« Cucciolo, alzati, o faremo tardi al lavoro » sussurra ancora il più grande, lasciandogli altri baci un po' dove capita. Harry finalmente apre gli occhi, mentre una sua mano va ad intrecciarsi con quella dell'altro, andando a creare un incastro perfetto .
« Buongiorno » dicono all'unisono - il più piccolo con la voce ancora impastata dal sonno mentre il più grande con un intonazione alla 'finalmente ti sei svegliato!' con tanto di sorriso felice dipinto sulle labbra sottili - per poi ridacchiare sommessamente. Il breve momento di ilarità viene interrotto dalle labbra di Harry che vanno a cercare quelle di Louis, con così tanto impeto che sembrano un'onda che s'infrange sui suoi scogli.
I suoi scogli .
Poi il più grande porge il vassoio pieno di cibo al più piccolo e « sbrighiamoci a mangiare, Cuppycake, o faremo tardi » dice, mentre imbocca il compagno e gli lascia un secondo bacio leggero leggero sulla punta del naso, mentre l'altro ride come un bimbo che gioca al suo gioco preferito.
« Ti amo »

***



Zayn è finalmente guarito, non ha più bisogno delle fasciature né di appoggiarsi troppo pesantemente su Liam e, per questo, può finalmente uscire dall'ospedale.
Dopo infinite discussioni, Liam è riuscito a convincere Zayn ad andare a stare da lui ed è proprio lì che si stanno dirigendo i due dopo che il moro è stato dimesso.
« Grazie » è l'unica cosa che Zayn continua a ripetere senza sosta, stringendo forte la mano di Liam che, incredulo, si ritrova a chiedere « per cosa? ».
« Per avermi dato un posto da dove ricominciare. Per non avermi fatto sentire solo. Per avermi fatto sentire amato, in queste ultime due settimane. Per non avermi forzato a parlare. Per avermi salvato. Per avermi fatto sentire che, se proprio penserò di non avere più niente o nessuno per cui vivere, potrò vivere per te. Grazie, Liam ».
Poi Zayn si stende sul letto, chiude gli occhi e comincia a dormire, lasciando l'altro col cuore che gli scoppia di gioia e un sorriso che, prepotente, si fa spazio sulle sue labbra.
Grazie Liam, grazie Zayn .

***



Sono tre giorni che Harry si addormenta tra le braccia di Louis e non si sveglia più tormentato dagli incubi nel bel mezzo della notte.
Sono tre giorni che lo vede allontanarsi - solo per poco, è chiaro - da lui senza aver paura che possa abbandonarlo, perché sa che ritornerà da lui.
Sono tre giorni che dice, pensa ed è consapevole di amarlo con tutto se stesso e non riesce a provare paura per ciò che lui e Louis sono diventati; non riesce a sentirsi soffocare -quando si dicono di amarsi - per il fatto che ‘qualcosa di ben definito è automaticamente anche qualcosa che puoi perdere’, come dice sempre Liam - perché Harry ha smesso di avere paura tre giorni fa quando Louis l'ha tenuto stretto stretto tra le sue braccia. Quando, tre giorni fa, Louis l'ha fatto entrare nel proprio cuore e gli ha permesso di vivere lì, facendo proprie tutte le sue paure, le sue debolezze, le sue insicurezze, i suoi mostri, le sue cicatrici.
Ed è per questo motivo che da tre giorni, ogniqualvolta Harry si trova abbastanza vicino a Louis, gli sussurra un ‘mi hai salvato per l'ennesima volta’, lasciandogli poi un piccolo bacio dove capita.
Con Louis, i suoi mostri non gli fanno più così paura.

***



Zayn ha fatto amicizia con tutti i suoi amici e Liam di questo è molto felice. Nonostante sia passato poco tempo dall'incendio - appena due mesi - sente già Zayn come parte di sé, parte della sua famiglia - finora composta esclusivamente da Harry, Louis e Niall - e questa situazione gli piace da matti. Tutti i giorni si sveglia con il corpo di Zayn accoccolato sul suo in un groviglio di corpi e lenzuola ed è felicissimo. Pian piano comincia a provare qualcosa di sempre più forte per il moro e, anche se sa di non avere alcuna speranza con lui, non riesce a dispiacersene, perché Zayn è stato un raggio di sole nella sua vita completamente buia e triste. È per questo motivo che lo ringrazia tutti i giorni, per poi abbracciarlo e lasciargli un bacio sul petto, proprio sopra al cuore. E, Liam questo può giurarlo, ogni volta sente quel cuore battere forte contro le sue labbra.



È una sera in cui sono ubriachi che succede. Harry e Louis avevano organizzato una festa a casa loro, invitando un po' di gente e riempiendo la casa di alcolici.
A Liam quella sera piace il fatto di poter bere in libertà, lui che in passato ha sempre dovuto controllarsi perché uno dei suoi reni non funzionava (recentemente, grazie alle cure di Harry e Louis il suo rene ha ripreso a funzionare), e quindi beve parecchio, finendo per ubriacarsi. Solitamente non arriva mai a quel punto, ma quella sera ha davvero voglia di sentirsi un ragazzino.
Anche Zayn si ubriaca, assieme a Niall che ha insistito per far inserire tra gli alcolici anche della birra irlandese, poi lascia da solo il biondo - alla ricerca di qualcuno con cui divertirsi - e va da Liam, trascinandolo a ballare, il quale non è mai stato bravo ma, un po' perché è ubriaco, un po' perché a Zayn non sa dire di no, si lascia trasportare dalla musica e dalle mani del moro strette sui suoi fianchi e balla con lui.
La folla li pressa, facendoli ballare così vicini che il bacino di Zayn si struscia in continuazione su quello di Liam e viceversa; i loro petti sono vicini, ognuno può sentire il cuore dell'altro battere anche attraverso il proprio petto; i loro visi sono fusi insieme così come i loro sguardi e, mentre ballano un lento più tardi - Liam con la testa appoggiata sul petto di Zayn mentre entrambi si muovono lentamente sul posto, in sincrono - il moro comincia a dargli piccoli baci prima sui capelli, poi su una tempia, scendendo sempre più giù fino al collo. Arrivato lì, risale, impaziente, fino al suo mento, salta le labbra e gli lascia un altro bacio sulla punta del naso, facendolo sorridere. Poi si stacca, lo guarda negli occhi e lo bacia sulle labbra. È così felice mentre le loro lingue quasi si fondono insieme, che non si accorge delle persone intorno a sé, della musica che nel frattempo è cambiata, di respirare. È Liam il suo ossigeno, perché dovrebbe respirare aria?
Poi, appena si staccano, Zayn prende Liam per mano e lo trascina via dalla festa.
‘Scusa Harry, scusa Lou, scusa Niall, scusatemi tutti, ma io ho bisogno di sentire Liam dentro di me, ho bisogno di urlargli che lo amo, ho bisogno di lui. Scusate.’
E fare l'amore con Liam è la cosa più bella che Zayn abbia mai provato.

***



Sono le due di notte quando Harry prende la sua decisione. Ha appena finito di fare l'amore con Louis e ora lo sta accarezzando lentamente, mentre lo percepisce ancora dentro di sé, sentendosi completo, quando capisce che è giunto il momento di parlare seriamente con il suo ragazzo .
« Lou » la voce di Harry è ancora più roca del solito, a causa dell'orgasmo appena provato: sembra un ringhio sommesso, addolcito.
« Dimmi, piccolo » perfino la voce di Louis suona più roca del solito.
« Lou, io ci ho pensato un sacco. Voglio dire, al fatto della bambina, no? » il maggiore annuisce con foga mentre pian piano esce dal compagno, per poi posizionarsi sotto di lui. « Allora? » chiede, impaziente. Anche lui ci ha pensato parecchio a quella storia e spera vivamente che Harry metta per un secondo tutte le sue paure da parte e arrivi alla stessa sua conclusione.
« Io... Lou, io... Cazzo, da un lato sento che dovremmo prenderla con noi quella bambina, voglio dire, stiamo bene io e te insieme, no? Potremmo crescerla sicuramente meglio di tante altre persone, credo. E poi i soldi non ci mancano, col lavoro che facciamo, quindi... » pausa, respiro, una mano che, alla cieca, va a cercare quella dell'altro e, trovatala, la stringe più forte che può « ... Eppure, dall'altra parte, penso che forse è un po' presto per fare i genitori, non credi anche tu? Insomma, prendi mia mamma e mio padre, no? Loro avevano più o meno la nostra età, quando... Quando mi abbandonarono, no? Forse... Forse è troppo presto, Lou, che ne dici? »
Louis lo sente, Harry, stringersi sul suo petto, rannicchiarsi lì con l'orecchio sul suo cuore, alla disperata ricerca di certezze, mentre ha paura, tra le sue braccia, quando dovrebbe essere felice. Louis si ripropone di trovare i genitori di Harry e ammazzarli, lentamente, in modo tale da far provare loro almeno un millesimo del dolore che hanno fatto provare ad Harry, i maledetti.
« Piccolo, sai cosa ti dico? » i ricci del diretto interessato fanno il solletico sulla pancia di Lou mentre il più piccolo scuote il capo.
« Io non ho paura. Se mi prometti che non scapperai, che non mi lascerai, io sono pronto a prendermi cura di quella bambina come se fosse nostra figlia, finché non ne sarai capace anche tu e lo faremo insieme, okay? » il riccio annuisce, si stringe di più a Louis, lo bacia, sospira, poi finalmente dice « Si, Boo, non ti lascerò. Ce la faremo, insieme, sono sicuro. »
Ed entrambi quasi sentono il fruscio dei pezzi caduti di Harry che tornano velocemente al loro posto, impazienti: Louis sta ricostruendo Harry, e lo sta facendo anche molto bene.

***



Quando Liam si sveglia, trova le sue gambe intrecciate a quelle di Zayn. È una sensazione stupenda che Liam ha già provato milioni di volte, ma questa è come se fosse la prima.
Quando Zayn si sveglia, lo fa perché sente un respiro caldo addosso. Spera che non sia una di quelle ragazzine con cui lui scopa soltanto ma che loro, invece, gli si affezionano, sognando matrimoni e vagonate di figli.
Ma il profumo che sente non è quello di una ragazzina, no: è quello di un uomo.
È il profumo di Liam.

Zayn apre gli occhi, trovandosi nello stesso letto delle notti precedenti, quello che Liam ha gentilmente condiviso con lui nonostante fosse uno sconosciuto. Ma quella volta è diverso, lo sanno entrambi.
« Buongiorno » mormora Zayn tra i capelli di Liam che si è poggiato col capo sul suo petto.
Quello alza un po' la testa, per poi guardarlo con aria colpevole, gli occhi castani spalancati, un espressione mezza sorpresa e mezza spaventata in viso, in una perfetta interpretazione di un cucciolo sorpreso a fare qualcosa che non dovrebbe.
« Scusa » dice, spaventato, come una lepre che ha appena visto visto un cacciatore e tenta inutilmente di scappare, pur sapendo che non riuscirà a salvarsi. Ha gli occhi spalancati ed impauriti, i tratti del volto modificati dal terrore per essere stato scoperto, e Zayn non può fare a meno di chiedersi se sia normale spaventare così tanto una persona. Che gli è preso, a Liam?!
« Lee » mormora, quasi deluso dal suo comportamento, mettendogli una mano tra i capelli, accarezzandolo, con gli occhi ancora pieni di sonno e un sorrisino timido che è spuntato sulle sue labbra e non vuole più andare via.
« Perché ti faccio paura? » chiede, sfinito, ributtando la testa sul cuscino, ma comunque non abbandonando i capelli di Liam.
« P-Pensavo che non mi volessi... » mormorò il biondino, triste. Lui stesso si chiedeva dove fosse finito il suo proverbiale coraggio.
« Ma se ti amo, Liam, siamo seri! »
« C-cosa...? »
La faccia di Liam è bellissima, questa è l'unica cosa che Zayn riesce a pensare: ha gli occhi spalancati per la sorpresa, la bocca semiaperta in un sorriso e le mani sul suo petto.
Entrambi si siedono meglio sul letto, poi il moro ripete ciò che ha detto poco prima. « Liam, io ti amo ».
Vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime di felicità è la cosa più bella che Zayn abbia mai visto.

***



Le pratiche per l'adozione costituiscono un percorso lungo e difficile. Ogni mattina devono andare dall'avvocato, dal giudice, dal notaio, dall'assistente sociale... Eppure farebbero di tutto pur di adottare quella bambina.
È ormai parecchio che Harry non ha più incubi né paure, i suoi mostri vengono lentamente sconfitti uno ad uno da Louis che, prontamente, cura ogni sua ferita con pazienza e amore infiniti.
Ogni giorno si ripete che tutto quello che gli sta succedendo non è uno sbaglio, un errore, ma che è tutto giusto, splendido, perché Louis è lì con lui. Niente che riguardi Louis può essere sbagliato.
Il suo passato è ormai, appunto, solo passato e, in quanto tale, non fa più parte della sua vita con Louis.
Ogni giorno lo ringrazia, per questo.

***



Epilogo



Appena la musica parte, una splendida bambina cammina verso l'altare percorrendo lentamente tutta la navata centrale spargendo petali di rose davanti a sé. Arrivata più o meno a metà percorso, si gira verso destra, scorgendo i suoi genitori che la guardano, sorridendo nella sua direzione e incoraggiandola. La bambina, felice, si volta e prosegue il suo cammino.
I suoi genitori, due medici di successo, si guardano negli occhi e, innamorati come il primo giorno, si abbracciano, commossi.
L'attenzione di tutti è però catturata dal rumore dei passi provenienti dal fondo della Chiesa: due ragazzi si stanno incamminando verso l'altare, lentamente. Uno guarda dritto davanti a sé, nervoso, l'altro; invece, cerca di rassicurarlo accarezzandogli un braccio, mentre lo accompagna alla meta.
Arrivati all'altare, Niall prende la mano di Liam e la poggia sul palmo aperto di Zayn, in attesa. Una volta eseguito il suo compito, l'irlandese si sposta di lato: è lì anche in qualità di testimone.
È passato un po' di tempo da quando hanno salvato Zayn: lui è stato un punto di svolta nelle loro vite, ha fatto la differenza. E ha reso felice Liam, sopratutto.



La festa è cominciata da parecchio, Liam e Zayn si sono scambiati abbastanza effusioni per una vita intera ed Harry e Louis stanno seriamente prendendo in considerazione l'idea di andarsene in anticipo, perché la loro piccola è stanca e ora devono pensare prima di tutto a lei.

Harry mette la bambina nel seggiolino, chiudendo poi dolcemente la portiera dell'auto. Louis è già al posto di guida che lo guarda, intenerito.
« Come stai, piccolo? » gli chiede, abbracciandolo.
« Le tue braccia sono diventate la mia casa, così come il tuo cuore. Il tuo amore mi nutre e mi tiene al sicuro dalle brutte cose. Sono sposato da una settimana con l'uomo della mia vita, sono padre di una bambina splendida e mi sento amato come non mai. Inoltre, non ho più paura dei miei mostri perché qualcuno li ha sconfitti tutti » risponde Harry, baciandolo con trasporto.
« Chissà chi è stato questo eroe » dice Louis, stupito, non appena hanno finito di baciarsi. Poi mette in moto e parte: non è mai stato più felice di così.



« Come stai, amore? » chiede Liam a Zayn rannicchiato sul suo petto. Quella è la loro prima notte di nozze.
« Ti amo, mi fai sentire completo. Le tue braccia sono diventate la mia casa. Il tuo amore ha sconfitto il mio dolore e penso che sia vero anche il contrario. Potrei mai stare meglio? » chiede Zayn, alzandosi per guardarlo negli occhi e poi baciandolo subito dopo.
« Anche tu, amore, anche tu » risponde Liam, riprendendo il bacio di poco prima: non è mai stato più felice di così.




« Ti amo, ti amo, ti amo. »



Corneeeeeeeer!
Ta-daaaaaaaaaan! La mia nuova OS *applausi*
Prometto che prima o poi aggiornerò la long, lo giuro!
Perdonate gli eventuali errori, sono di corsa!
Un bacio a tutti/e!
La vostra - non - amata F.

  
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