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Autore: Mala Mela    10/12/2007    13 recensioni
Gli ordini erano chiari, semplici e concisi: sopravvivere, difendere il villaggio e mai, in alcun modo, tentare di colpire il demone.
Per loro era facile parlare.
Loro non avevano mai conosciuto Naruto, nelle loro menti albergava solo il Jinchuriki, accompagnato dal triste ricordo del sacrificio del Quarto Hokage. Soltanto la forza portante, soltanto una minaccia, soltanto uno spiacevole effetto collaterale.
Hinata non riusciva ad ignorare tutto questo, era incapace di cancellare il volto di Naruto dalla sua mente, di scindere la figura di Kyuubi dalla sua.
Si, ci aveva provato, ma si era rivelato terribilmente difficile.
[One-Shot]
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.Il tramonto degli stupidi.

 

 

 

 

 

Che buia sei

Dea dell’universo

Però ormai

Ti concederò il lusso di colpirmi

Colpirmi qui

 

[Il tramonto degli stupidi - Verdena]

 

 

 

 

 

 

 

L’atmosfera di quella notte era pervasa dal bruciante chakra rosso di Kyuubi, mentre sette delle sue nove code sferzavano l’aria seminando indicibile terrore e devastazione al loro passaggio. Hinata si assicurò l’astuccio dei kunai alla gamba destra, attivò il byakkugan e, dopo aver fatto un profondo sospiro e cercato di riportare alla normalità il battito del suo cuore, uscì dal nascondiglio per meglio controllare la situazione.

Aveva sentito gli anziani paragonare quella scena agli avvenimenti di diciotto anni prima: l’ultima volta che, a memoria d’uomo, Kyuubi aveva attaccato Konoha. In quell’occasione il Villaggio della Foglia era stato salvato dal provvidenziale intervento del Quarto Hokage, il quale -prima di perire sotto il peso della propria tecnica- aveva sigillato il demone all’interno di un neonato. Naruto.

Ma quella notte, riconosceva Hinata, non ci sarebbero stati shinobi leggendari mandati dal fato, né tanto meno eroi dalla forza prodigiosa in grado di fermare quello sterminio. Non c’era alcuna speranza che ciò che era accaduto in passato potesse ripetersi. Non che fosse del tutto impossibile, ma lo considerava altamente improbabile. Quella notte, quando era comparsa la quarta coda -seguita dalla quinta, dalla sesta e, infine, dalla settima- nessuno era riuscito a porre un freno alla devastante potenza del Jinchuriki.

Non più Naruto, non più il ninja  imprevedibile, non più lui. Ora era solo e soltanto Kyuubi. La ragione l’aveva abbandonato, così come il senno, e lei si era completamente impadronita della sua mente e del suo corpo.

Cosa aveva scatenato quell’infernale reazione a catena, Hinata non lo ricordava più, il corpo le doleva e ogni rumore le rimbalzava nella testa, contribuendo a farla sentire ancora peggio. Se solo questo fosse stato possibile.

Gli ordini erano chiari, semplici e concisi: sopravvivere, difendere il villaggio e mai, in alcun modo, tentare di colpire il demone. Per loro era facile parlare. Loro non avevano mai conosciuto Naruto, nelle loro menti albergava solo il Jinchuriki, accompagnato dal triste ricordo del sacrificio del Quarto Hokage. Soltanto la forza portante, soltanto una minaccia, soltanto uno spiacevole effetto collaterale. Hinata non riusciva ad ignorare tutto questo, era incapace di cancellare il volto di Naruto dalla sua mente, di scindere la figura di Kyuubi dalla sua. Si, ci aveva provato, ma si era rivelato terribilmente difficile.

Fece vagare lo sguardo in cerca di Shino e Kiba, li trovò intenti ad aiutare degli shinobi feriti, poco distante.

Attese un attimo, per essere certa che la loro attenzione non fosse più catalizzata su di lei, e con un movimento fulmineo sparì tra le fronde degli alberi, diretta alla fonte di quel chakra inquietante.

Credevano forse che fosse stupida? Aveva capito perfettamente che, da quando era iniziata la battaglia, cercavano in tutti i modi di tenerla lontana cuore dello scontro, che cercavano -a modo loro- di proteggerla.

Ma Hinata sapeva di non essere più la spaventata ragazzina di un tempo, sperava di essere cambiata e sperava che anche loro, i suoi compagni di squadra, riconoscessero lo riconoscessero. Anche se così non fosse stato, anche se fosse stata sempre la solita Hinata, non avrebbe esitato ad agire altrimenti. Avrebbe salvato Naruto ad ogni costo, certa che lui avrebbe fatto altrettanto.

Man mano che si avvicinava alla zona di pericolo, sentiva la forza di Kyuubi crescere d’intensità, riscaldando l’ambiente come fiamme infernali.

Infine lo vide. Il volto trasfigurato dal demone: le pupille ridotte a due fessure avevano un che di felino e i familiari segni sulle guance erano diventati marcati graffi. Ma la cosa che suscitò maggiore interesse nello sguardo della ragazza erano i sette lembi di chakra che si agitavano incessantemente alle spalle di Naruto. Le code.

Mentre si avvicinava a lui udì numerose voci che le intimavano attenzione o le gridavano si scansarsi, ma le ignorò e continuò ad avanzare nel suo mondo reso trasparente ed ovattato dal byakkugan. Era una kunoichi addestrata, non più sensibile agli stimoli esterni, decisa a perseguire il suo obbiettivo fino alla morte.

Il calore sprigionato dal corpo del Jinchuriki si fece improvvisamente insopportabile e i suoi occhi felini si fissarono in quelli bianchi della ragazza.

Un attimo, un istante, il tempo di un semplice battito di ciglia.

Le code erano diventate otto.

Hinata procedette, silenziosa ed agile, con lo sguardo di Naruto puntato su di lei, pronto a spazzarla via come un fuscello. Un ostacolo come un altro da cancellare dalla faccia della terra.

La ragazza si preparò ad usare il Junken, mentre il resto del mondo, muto, le chiedeva di fermarsi. Quello che accadeva intorno a loro non aveva più importanza, non un suono di quel mondo estraneo giungeva alla sue orecchie. C’erano soltanto lei e Naruto.

Il suo pugno gentile e lo sfrigolante chakra di Kyuubi.

Trattenne il respiro, i loro sguardi si intrecciarono nuovamente e in un fuggevole istante accadde tutto: lo sguardo felino di Naruto aveva indugiato troppo a lungo in quegli ingannevoli occhi bianchi, fu allora che Hinata colse quel momento  di distrazione, di inaspettata umanità, per balzare verso di lui e colpirlo, mirando al cuore. Dopo la collisione con la volpe, Hinata, chiuse gli occhi, come se questo gesto potesse difenderla dai pericoli del mondo, e aspettò.

Capì di essere viva soltanto quando, finalmente, un suono la raggiunse.

Il suono di un corpo che -esanime- cadeva a terra.

Tum

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

È finita. Conclusa. Terminata.

Scrivere questa One Shot è stato peggio di un parto gemellare senza epidurale. Letteralmente.

Il travaglio è durato più del previsto, ma alla fine, alle 15 e 55 di questo pomeriggio, “Il tramonto degli stupidi” ha visto la luce. Cosa posso dire riguardo alla mia creatura?

Prima di tutto è stata ispirata dall’omonima canzone dei Verdena e, in parte, dalla mia ossessione di uccidere almeno un personaggio in ogni racconto.

Ringrazio, come sempre, Aya che mi ha fatto da beta reader <3 e che mi lancia sempre dei VELATISSIMI (…) messaggi subliminali affinché io aggiorni o pubblichi certe storie.

Quindi, se volete picchiare qualcuno, quel qualcuno è lei!

 

Come vedete mi sto disintossicando dalle Drabble, enjoy!

 

 

Ringrazio chi ha letto “Ogni Evenienza”, “Inutili gigli bianchi” e “Cronaca di una morte”, e in particolare chi ha recensito:

 

_ayachan_ (sempre!)

Princess of sayan

Arwen5786

Kaho_Chan

Ragazza_innamorata

LalyBlackangel

Lucy 369

Nihal

Queen_of_Sharingan_91

Nidaime_93

Dionea

Hypatia

Mimi18

Bambi88

 

Volevo scrivere un ringraziamento mirato ad ognuna, ma i miei neuroni hanno minacciato di suicidarsi. Domando perdono xD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ATTENTION PLEASE

Se siete anche voi scrittori sapete bene come è frustrate vedere 200 letture e solo 5 recensioni ç___ç Se ho smosso anche solo minimamente il vostro animo, lasciatemi un commentino.

Grazie ç___ç ß faccina supplicosa

[Partecipate anche voi alla campagna “Perché le recensioni non ci fanno schifo, anzi!”]

 

   
 
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