Ventagli
Hashirama
stava fissando il fiume
in modo più serioso del solito. Madara se ne rese conto immediatamente,
forse
perché nonostante non sembrasse di buon umore come al solito non c'era
la
solita atmosfera cupa che lo avvolgeva quando lo contraddiceva per le
sue idee
ridicole. Provò intimamente timore dei suoi occhi fissi e freddi come
il
ghiaccio, così diversi dal solito, e subito gli corse vicino con aria
tracotante, mostrando la sua presenza colpendogli la spalla con un
sasso che
aveva appena raccolto.
"Hashirama!"
Il bambino si voltò e lo salutò senza entusiasmo.
"Facciamo rimbalzare le pietre sull'acqua?" gli propose, ma lui
scosse la testa tristemente.
"Oggi non mi va."
"Eh? Allora cosa sei venuto a fare?" lo stuzzicò, spalancando le
braccia irritato.
Hashirama sospirò lievemente, il cuore gonfio di ansia, e confessò
sottovoce:
"Quello che facevi tu la prima volta che ci siamo incontrati."
Madara spalancò gli occhi in modo quasi impercettibile, turbato.
All'improvviso
le morti di tutti i suoi fratelli gli tornarono in testa,
rimescolandosi in
mille ricordi differenti, veri e falsi, aprendogli un buco nel petto
per ogni
fitta di dolore e di paura che provò. Cercò Hashirama con lo sguardo
senza
riflettere, una ricerca spasmodica di condivisione, e si accorse che
anche la
sua maschera di gravità si era incrinata rivelando i suoi veri
sentimenti.
Qualche giorno prima gli aveva detto di aver perso un fratello, si era
comportato i modo strano durante tutto il tempo che avevano trascorso a
far
rimbalzare i sassi sull'acqua, poi era scomparso per alcuni giorni.
Madara era
andato al fiume ogni giorno, ma l'altro bambino non era più tornato,
lasciandolo nella solitudine e in un vortice violento di pensieri
disillusi per
via di quel tradimento. Invece si erano avvicinati ancora di più, la
distanza
tra di loro diventava sempre più invisibile e si sentivano più simili
che mai
di due semplici ragazzini compagni di giochi. Madara capì
immediatamente che,
se non avesse detto nulla, sarebbero rimasti in silenzio per tutto il
tempo che
avrebbero trascorso insieme e poi non si sarebbero più visti, allora
guardò
l'altra sponda del fiume e chiese controvoglia: "Come é successo?"
Già sapeva che avrebbe odiato ogni
singola parola di quel racconto. Attese la sua risposta per un po’, ma
non
sentì nulla. Inquieto, si voltò e vide che Hashirama stava piangendo in
silenzio, le labbra tirate per non farsi sentire e il naso sporco di
muco.
Sembrava una di quelle orribili maschere da battaglia che a volte suo
padre gli
aveva fatto indossare per non farsi riconoscere. Furibondo con lui e
con se
stesso per essersi preoccupato inutilmente, esclamò spalancando un
braccio:
"E adesso perché piangi? Un ninja non deve piangere!"
Hashirama lo guardò smettendo di singhiozzare per un attimo, ammirato,
poi
ricominciò più rumorosamente. Ormai il muco gli colava anche sui
vestiti.
"Io... Io non sono riuscito a proteggerlo! É colpa mia... Mio padre
voleva
insegnarmi come combattere con i ventagli, ma io ho rifiutato, perché
credevo
fosse una cosa ridicola! Se avessi-"
"Cosa hai detto?" lo interruppe Madara con la bocca spalancata,
sconvolto.
"Che mio padre voleva-"
"Come fai a dire che l'arte dei ventagli é inutile? Non capisci
niente!"
Madara lo attaccò con una violenza che Hashirama non riuscì a
spiegarsi.
"Ma sono soltanto ventagli, come vuoi che siano utili?" tentò di
farlo ragionare, ma lui gli lanciò uno sguardo ancora più astioso,
urlando:
"Avevo ragione quella volta, sei ridicolo!"
Hashirama non capiva, non poteva capire, perché non era un Uchiha come
lui.
Generazioni di uomini erano sopravvissuti nei secoli precedenti grazie
all'arte
dei ventagli, usandoli come spade e come scudi e tramandando quelle
tecniche
fino a loro, il clan Uchiha, il clan più temuto per la sua potenza e
per il suo
misterioso Sharingan. Come osava Madara parlare dei ventagli come se
fossero
qualcosa per uomini deboli? Se avesse avuto un ventaglio a portata di
mano,
gliel'avrebbe sbattuto in testa per dimostrargli quanto avrebbe potuto
fargli
male, urlando che era un Uchiha, e che non doveva parlare a vanvera dei
ventagli che davano il nome al suo clan. Ma non poteva tradirsi, ne
andava
della sicurezza sua e di quelli a cui voleva bene. Di
suo fratello. Mentre cercava di riprendere il controllo di se
stesso, si accorse di stare tremando di rabbia. Hashirama lo stava
fissando
come se avesse appena visto un matto e fosse preoccupato per la sua
salute
mentale, ma l'unico pazzo tra di loro era soltanto lui.
"Sei uno stupido!" tuonò senza riuscire a trattenersi dallo
scoppiare, e corse via senza mai guardarsi indietro. Hashirama lo vide
scomparire tra gli alberi del boschetto che circondava il letto del
fiume e si
sentì di nuovo tristissimo, senza una via d'uscita: la distanza tra di
loro si
era nuovamente acuita proprio quando aveva creduto di essere riuscito a
distruggerla per sempre, anche se conoscevano soltanto i loro nomi,
anche se
non potevano fidarsi completamente l'uno dell'altro. Proprio quando si
era
convinto di aver finalmente trovato la sua risposta a tutte quelle
morti vane.
Aveva voglia di piangere ancora.
Quando
vide Madara stargli di
fronte a capo di tutto il suo clan, si sentì completamente diverso
rispetto a
tutte le volte passate in cui avevano lottato: quella posizione,
davanti a
tutti e seguito da ognuno, lo convinse davvero che le cose erano
scivolate
verso il peggio. Ormai erano i capi dei loro rispettivi clan e non
facevano
altro che trascinarne ogni singolo membro verso una battaglia di cui
loro due
soli conoscevano il motivo. Era deplorevole.
“Sei di nuovo qui per quello che
penso?” gli chiese piuttosto cupamente. Madara non riuscì a
risparmiarsi un
sorriso di scherno più tagliente del solito.
“Tu che dici? Mettiamo fine ai
convenevoli e cominciamo subito.”
Strinse forte nel palmo il
ventaglio gunbai che aveva in mano e glielo puntò contro come una
spada. I suoi
occhi erano già rossi per lo Sharingan. Hashirama lo guardò, deluso e
rassegnato, senza riuscire a capirlo. Perché voleva continuamente
lottare
contro di lui, far morire uomini e bambini, pur sapendo che il suo clan
era
nettamente inferiore al clan Senju? Perché era pronto a pagare con il
sangue il
desiderio di cancellarlo dal mondo? Uccidere una persona non era facile
come
scacciare il calore con un ventaglio, e lui, essendo un Uchiha, doveva
saperlo
bene. Non bastava colpirlo con un gunbai per ucciderlo, non bastava
essere
certi di farlo perché Uchiha e Senju erano destinati a combattersi l’un
l’altro
per distruggersi. Per ucciderlo avrebbe dovuto cancellare ogni suo
ricordo,
ogni sasso che avevano lanciato in riva al fiume, ogni sogno che si
erano
confessati. Sarebbe servita una tempesta di ventagli, tutti quelli che
erano
disegnati sugli abiti di ciascun Uchiha che lo stava fissando con
rabbia e con
odio in attesa di una sua risposta.
Se anni prima avesse accettato di
imparare l’arte di combattere con i ventagli da suo padre, forse
sarebbe stato
in grado di capire almeno un poco coloro che lo esibivano con orgoglio
sulla
schiena, forse suo fratello non sarebbe morto bambino, forse avrebbe
ricordato quel fiume
senza malinconia. Se pentiva di quella decisione ogni giorno in cui si
risvegliava
vivo e la sentiva pesare sulle sue spalle come un destino nefasto e
infelice
sempre di più con il passare del tempo.
“Se è questo che vuoi, va bene.”
acconsentì con un sospiro amaro. Madara annuì in silenzio,
l’espressione
contratta, e abbassò di scatto il gunbai vicino alla gamba, portando
l’altra
mano sull’elsa della spada. Non sarebbe bastato un ventaglio per
sbaragliare
Hashirama, ma essere un Uchiha era fondamentale. Non avrebbe perso
contro un
Senju, non si sarebbe sottomesso al capo del clan che aveva ucciso i
suoi
fratelli.
Accecato dalla rabbia, sguainò la
spada e si lanciò verso di lui.
Note:
Ah, ce l’ho fatta. Ho scritto su Madara e Hashirama. Non credevo che ne sarei stata mai in grado! *___* L’idea iniziale per questa fic era un po’ diversa, avrei voluto indugiare di più sul momento in cui sono ancora bambini, dato che nel manga mi è piaciuto davvero molto, però, poi, scrivendo mi sono accorta che c’era molto più da dire sulle loro diverse ideologie in età adulta, ma, soprattutto, sul conflitto ragione/amicizia, specialmente per quanto riguarda Hashirama. Ho cercato di evidenziare molto questo punto soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, cercando di sottolineare “il cambiamento” di Madara anche nella sua fanciullezza, il suo attaccamento al nome degli Uchiha e di tutto ciò che li riguarda per spiegare come sia giunto a decidere di eliminare Hashirama, con cui era stato amico, dalla scena. Per quanto riguarda Hashirama, mi sono accorta, durante la stesura della fic, di vederlo come una sorta di personaggio manzoniano diviso tra la “ragion di Stato” e i suoi sentimenti, soprattutto perché non riesce capire a fondo le motivazioni di Madara, che ha completamente accettato su di sé la causa che gli Uchiha perpetrano contro i Senju.
Spero
che, nonostante questo, la fic non risulti noiosa da
leggere per via delle introspezioni. ^^ Questa fic avrebbe dovuto
partecipare al contest di scraphead-sama "La Valle dell'Epilogo" su
Madara e Hashirama, appunto, ma sono stata l'unica a consegnare, per
cui non è partito. Mi dispiace molto, perché era un bellissimo contest,
e su due splendidi personaggi. Spero vivamente che la prossima volta
saremo più fortunate. ^^
Per quanto riguarda l’idea
totale della fic, mi incuriosiva
molto l’arte del combattimento con i ventagli, per cui
rimando a Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Tessenjutsu),
e mi è piaciuto immaginare che, in tempi remoti, gli Uchiha avessero
potuto
coltivare quest’arte e da essa prendere il nome, un po’ come è accaduto
per i
cognomi. ^^ Mi è sempre piaciuto il gunbai che Madara si porta dietro,
anche
che ho letto che non è proprio un ventaglio da battaglia, perché viene
usato
per comunicare gli ordini ai sottoposti, insomma, è perfetto per un
capoclan!
Allora perché non approfittarne? Ho preso subito i prompt "ventaglio e
Uchiha (da uchiwa,
ventaglio)" e mi sono
buttata! XD Spero di aver fatto un lavoro quantomeno decente. Fatemi
sapere, se vi va!
Alla prossima!
Edit di settembre 2013: in estate
avevo iscritto questa fic al contest “Provaci ancora!” indetto da M4RT1
per
alcune categorie di fic edite, e si è classificata dodicesima con dei
punteggi
che mi hanno reso orgogliosa! Riporto il giudizio del contest più
sotto, e ne
approfitto per ringraziare di cuore la giudicia
per il suo duro lavoro e per le splendide parole che ha dedicato a
tutti noi
partecipanti! ^^
DODICESIMO POSTO (PARIMERITO): VENTAGLI -
AYUMI YOSHIDA [44.50]
-Grammatica e
punteggiatura: 10/10
Grammatica e punteggiatura eccellenti! Complimenti, sei riuscita a
comporre una
storia mediamente lunga senza dimenticare nemmeno una virgola ^_^
-Stile e lessico: 8.5/10
Qui il punteggio è leggermente più basso, e ti spiego subito il perché:
ho
notato che in alcuni punti non è ben chiaro chi stia compiendo una
certa azione
o dicendo una certa frase. Capisco che si può incorrere in questo
problema se i
due protagonisti, come nel tuo caso, sono entrambi dello stesso sesso e
della
stessa età, ma credo che, magari, avresti potuto usare dei tratti
distintivi
per descriverli (tipo: “Il ragazzo dai capelli scuri”, oppure “Il più
alto”,
cose così). Per il resto rinnovo i miei complimenti: lo stile è
scorrevole, non
appesantito da inutili descrizioni, eppure riesci a far immaginare la
scena al
lettore descrivendone quei pochi particolari in maniera vivida, come se
fossimo
davanti a un film. Complimenti J
-IC (per i fandom che non conosco, valuterò la descrizione psicologica
dei
personaggi e se sono stati ben approfonditi): 9/10
Pur non conoscendo il fandom, sono riuscita a capire il carattere dei
due
personaggi e, grazie all’ultima parte, anche un po’ della loro
ideologia.
Essendo una storia abbastanza breve, quel che ho potuto vedere è solo
uno
scorcio della loro personalità, ma è stato sufficiente ad aiutarmi a
comprendere meglio le loro ragioni e le vicende che hai descritto. Mi
sarebbe
piaciuto conoscere più dettagli della scena di quando erano bambini, ma
va
benissimo così J
-Originalità: 4/5
Non conoscendo il fandom, prima di assegnarti un punteggio sono andata
su EFP,
ho inserito i tuoi protagonisti nella tendina dei personaggi e ho
scoperto che
c’erano un paio di pagine di storie su di loro. Ne ho aperta qualcuna a
caso, e
sono giunta alla conclusione che la tua storia è abbastanza originale,
anche se
tratta di una coppia abbastanza popolare, a quanto ho potuto capire.
Tuttavia,
ho apprezzato particolarmente il flashback e il suo collegamento con il
presente: l’ho trovata una cosa originale e, purtroppo, poco usata in
quasi
tutti i fandom…
-Rispetto delle regole: 5/5
La lunghezza della storia è giusta e, con gran gioia della
sottoscritta, non
hai dimenticato nemmeno una regola.
-Eventuali punti bonus: 0/5
-Gradimento personale: 8/10
Nonostante non conosca il fandom, ho apprezzato la tua storia. Come già
detto,
la scena di quando erano bambini mi ha colpito particolarmente, sia per
la
detrizione di parole e gesti, assolutamente appropriati a dei
ragazzini, sia
per la “spiegazione” che quelle righe nascondevano e che aiuta a capire
meglio
il loro atteggiamento nell’ultima parte, quella che narra le loro
vicende da
adulti. Complimenti!