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Autore: Eliessa    25/05/2013    6 recensioni
Anna ed Emiliano.
Marco e Maria.
Riusciranno le due sorelle e Marco a far capire a Lele che Emiliano ha solo la “colpa” di essere innamorato della sua Scricciolo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Marco Levi, Maria Martini
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Controvento.
Anna era troppo innamorata di Emiliano.
Forse un sentimento così non l’aveva provato neanche per Colla, il suo primo fidanzato ufficiale.
Ogni volta che t’innamori pensi sempre che quello sia il ragazzo perfetto, quello giusto, quello con cui passare il resto della tua vita, anche se hai solo 16-17 anni.
Sono pochi? Sono Troppi? Difficili da dire.
Beh, quando si tratta di presentare un fidanzato in casa si ha sempre quel timore del giudizio del genitore ed Anna sapeva che il padre non vedeva di buon occhio Emiliano. Sapeva che se sarebbe riuscita a conquistare il suo cuore, conquistare di nuovo la fiducia da parte del padre sarebbe stato ancora più difficile.
 
Anna era sdraiata sul suo letto, abbracciata alla felpa di quel ragazzo che per un pomeriggio l’aveva fatta sentire sicura, bella, protetta, innamorata e nelle orecchie aveva le cuffie del suo I-Pod con la playlist dei No One Nows che andavano a palla.
Aveva un solo pensiero fisso e questo pensiero si chiamava Emiliano. Lo desiderava ad ogni costo, e non si sarebbe arresa ad un primo rifiuto. Sapeva bene che Emi voleva allontanarla per il suo passato burrascoso e non voleva che anche lei finisse in quel tipo di vita dove per sapersi farsi rispettare si conosce solo la violenza e non la diplomazia; ma Anna aveva preso dal padre, avevano entrambi la testa dura, nessuno l’avrebbe fermata nel suo intento.
Intanto, mentre Anna era assorta nei suoi pensieri, Maria bussò alla porta chiedendo il permesso di entrare e non sentendo alcuna risposta decise di andare, in fondo lei era l’unica che poteva entrare in quella stanza come e quando voleva.
 
-Ehi!-esclamò Anna appena la vide.
-No, devo dire che avevo bussato, ma inutilmente visto che stai sentendo la musica con l’I-Pod.-
-Dimmi cosa c’è di più bello al mondo: letto, pensieri e musica. La combinazione perfetta.-
-Pensieri… Del tipo? Colla?-
-No.-rispose tentennando Anna. –Con Colla ormai è finita.-
-Senti, ti va di uscire questa sera a cena così senza famiglia tra i piedi ne parliamo un pò?-
-Si, esco con te a patto che non fai la dottoressa, non sono una tua piccola paziente. Ho bisogno di mia sorella questa sera.-
-E allora fatti trovare pronta. Tra un’ora all’ingresso ti sta bene?-Anna annuì e Maria prima di andarsene accarezzò il volto della sorella. Una volta arrivata all’uscio della porta, la sorella la richiamò.
-Ma tu non dovevi uscire con Marco questa sera?-
-Marco può aspettare, tu no.-
-Ti voglio bene sorellona.-
-Anche io.- rispose Maria per poi dirigersi in camera sua.
Che sorella, pensò Anna. Sempre pronta a prendersi cura di lei, rinunciando ad un pezzo della sua vita per lei. Maria era più di una sorella, più di un’amica, più di una madre. Maria era capace di racchiudere in se stessa queste tre figure, ma Anna non riusciva a comprendere quale di queste usciva fuori quando erano insieme. Una cosa era certa: senza Maria la sua vita non sarebbe la stessa.
Dopo 10 minuti Anna andò in salone e vide Marco intento ad andare al piano superiore con due recipienti pieni di popcorn e un dvd sotto il braccio “Il Re Leone”, uno dei classici cartoni animati, ma sempre ben apprezzato.
-Ehi, già pronta?-
-Si.-rispose Anna.–Marco, posso palarti due secondi?-
-Si certo.- rispose lui con uno dei suoi più belli sorrisi.–Ah Melina, meno male sei arrivata. Puoi portare questi sopra e stare con i bambini? Arrivo subito io.-
-Va bene.-
-Allora, che devi dirmi?-chiese Marco invitandola a sedersi sul divano insieme a lui, ma prima di sedersi Anna strinse forte a se l’uomo che aveva davanti.
-Mia sorella è veramente fortunata ad averti incontrato.-
-Non per dire, ma sono ancora bello.-
-E di bello non hai solo il fisico, ma anche la testa, che è molto più importante. Sai, spero che un giorno io possa avere una storia simile alla vostra.-
-Sai che hai appena detto una cosa bellissima!- esclamò Marco sedendosi. –E poi io non ho fatto niente per meritarmi queste parole.-
-E invece si. Io ora ho bisogno di mia sorella e tu nonostante la serata andata persa e che avevate organizzato da giorni non hai battuto ciglio. Sei solo da ammirare.-Ad un tratto Maria e Lele stavano per raggiungerli ma i loro sguardi s’incrociarono ed aspettarono che i due finissero di parlare prima di farsi notare.
-Sai cosa mi piace di voi Martini? Che conoscete affondo il significato della parola famiglia. A me non importa se questa sera non sto con Maria, a me importa che la sua famiglia, anzi forse potrei dire nostra, stia bene e come lei farei di tutto per farla stare sempre bene, anche a costo di fare l’impossibile.-
-E perché allora non vieni con noi?-
-Perché ho già preso appuntamento con Palù e Jonhatan, e poi scommetto che vorrai parlarle di Emiliano, quindi fra donne è più facile confidarsi.-
-Guarda che anche tu come confidente non sei male. Ricordi l’altra notte?-
-Si. Sai, da quella note ho riflettuto molto e dapprima pensavo che tuo padre avesse fatto bene a farti tutta quella ramanzina, pensavo che aveva ragione quando diceva che tu eri una delusione, invece ora capisco che se solo ti avesse ascoltato da ragazzo, anzi no da uomo maturo che ancora sa cos’è l’amore visto che è sposato con una donna più giovane di lui, sarebbe orgoglioso di avere una figlia come te.-Anna abbracciò forte a sé Marco.
Prima che Anna si staccasse dall’abbraccio, Lele con il viso rigato dalle lacrime decise di ritornare in camera sua, mentre Maria raggiunse la sorella.
-Beh, vedo che sei in anticipo.-
-Si, di un po’.-
-Allora andiamo, così magari troviamo anche parcheggio.-
-D’accordo.-rispose Anna.
-Amore, mi raccomando i bambini tu.-
-Tranquilla baby, come me sono al sicuro.-
-Immagino.-rispose Maria baciandolo.
-Ciao bellezze.-disse Marco salendo su per le scale.
-Vado da papà a dirgli che andiamo.-
-Ci ho già pensato io, andiamo.-
-Ok.-Rispose Anna.
 
E così, mentre Maria ed Anna si dirigevano in centro, Lele era seduto sul suo letto in lacrime e per a prima volta Bianca lo trovò piangendo.
 
-Amore, cos’hai?-
-Ho sbagliato tutto, non sono un buon padre.-
-Ma che stai dicendo?-
-Ho sentito prima Anna parlare con Marco. Bianca, dov’è che sbaglio?-
-Tu sei un padre eccezionale, hai una famiglia meravigliosa che ti appoggia, si fida di te.-
-A quanto pare Anna no.-
-Hai mai pensato che lei per quanto possa volerti bene è ancora arrabbiata con te? Pensaci bene: è cresciuta senza madre, o meglio il suo ruolo l’ha ricoperto Alice che le faceva da madre e da zia in contemporaneo, poi si è ritrovata a vivere da sola con i fratelli ed i nonni, e quando Maria ha deciso di partire per l’Africa il suo punto di riferimento non c’era più, quindi si è sentita abbandonata. Abbandonata dal padre, dalla zia, dalla sorella.-
-E siccome si sente abbandonata si mette con un tatuatore che fa le risse?-
-Ma tu hai parlato con lei?-
-Certo, mentre tornavamo a casa quella sera, non hai idea di quanto ho resistito per non farle nessuna scenata, ma alla fine non ci sono riuscito e le ho detto che per me lei è stata una delusione.-
-E magari per Anna la sua delusione sei tu. Dovresti parlarci di nuovo con lei, fatti raccontare di più di questo ragazzo, magari non è come tu lo dipingi. Avere due tatuaggi non significa che sei un poco di buono. Essere ferito al braccio con un coltello non vuol dire essere un assassino. A tutto c’è un perché.-
-No Bianca, io l’ho visto…-
-Martini, parliamoci chiaro: qui c’è in gioco tua figlia, che vuoi fare? L’abbandoni un’altra volta o cerchi di parlarle con il cuore in mano andandovi in contro? Se non l’hai capito lei cerca di parlarti, ma sei tu che non vuoi capirla, e mi dispiace, ma qui tu hai torto marcio.-
-Domani ci parlo.-
-Buona fortuna Martini.-
 
Intanto per le vie di Roma, le sue sorelle erano arrivate in pizzeria, dopo aver passato una buona mezz’ora a cercare parcheggio in quella città incasinata ma da loro amata.
 
-Allora, che mi dici di Emiliano?-
-Emiliano? Guarda papà sicuramente ti racconterà tutto meglio di me.-
-Io sto parlando con te, non m’interessa di papà.-
-E vabbeh. Emiliano l’ho conosciuto per caso. Ero in un posto isolato, non so neanche io dove, con il motorino di Gianfi, avevo finito la benzina e dei ragazzi mi avevano avvicinato e lui li ha allontanati. Insieme siamo andati a fare benzina, mi ha semplicemente aiutato, abbiamo scambiato quattro chiacchiere e me ne sono innamorata. Non è una cotta quella che provo per lui, non avrei lasciato Gianfi se così non fosse. Un giorno l’ho incontrato per caso e l’ho seguito. Volevo parlarci e con la scusa della felpa che tra l’altro mi aveva regalato, sono andata da lui. Quel giorno abbiamo parlato per ore, mi ha raccontato del suo passato turbolento ed io del mio. Veniamo da due realtà diverse, ma vediamo il mondo con gli stessi occhi. Ci siamo baciati. È stato bellissimo, stava andando tutto bene, fino a quando gli ho confessato di quanto mi sarebbe piaciuto avere un delfino tatuato sul polso. Quanto ti ho rotto da piccola con questa storia, non ricordi?-
-Come dimenticarlo.-rispose Maria.
-Lui non voleva farmelo perché rispetta la legge, ma io lo volevo a tutti i costi così sono andata da un altro che le leggi non sa neanche dove stanno di casa. Dopodichè sono tornata da Emiliano e vedendo la schifezza che mi ha fatto quel Sasha ha pensato bene solo di aggiustarlo, niente di più. Ho passato mezz’ora con lui e mi ha detto di non farmi più vedere. Io ovviamente non l’ho ascoltato. Il giorno dopo sono andata da lui, ho visto i due aggressori e quando sono usciti da negozio io sono entrata e l’ho trovato disteso a terra tra il sangue ed i vetri. Mi ha urlato contro, dicendomi di andare via e poi la sera sono ritornata con papà e lui pensa che se ho il tatuaggio è colpa sua, che è stato ferito perché non è un ragazzo per bene ed io sono sempre la colpevole di tutto. Questo è quello che è successo. Sei la seconda persona che sa come sono andate in realtà le cose.-
-La prima è Marco, vero?-
-Ti scoccia che l’abbia detto a lui?-
-No perché vuol dire che se riesci a confidarti è riuscito a conquistare la tua fiducia e non sai come mi rende felice.-
-Già come Guido.-A quel nome Maria sussultò.
-Perdonami. Mi dimentico sempre che per te è un tasto doloroso. Scusa.-
-No, tranquilla. Forse è arrivato il momento di pensare a Guido come un bel ricordo e non per fare un dispetto a Marco, ma lui è stato il mio primo vero amore, e ancora mi manca.-
-È normale. Sai, io credo che anche a papà manchi la mamma, nonostante siano passati 15 anni. E se a lui manca la mamma perché a te non dovrebbe mancare Guido?-
-Giusta osservazione.- Maria alzò il suo bicchiere con dentro della coca-cola. –A Guido.-
-A Guido.-rispose la sorella.
-Senti.- disse Maria dopo aver bevuto.- Perché non andiamo da Emiliano?-
-No dai, siamo uscite per stare insieme, perché andare da lui?-
-Lo confesso: volevo vederlo.-
-Non sai io.- rispose ridendo Anna. -Se un giorno staremo insieme, tu sarai la prima a saperlo, promesso.-
-Mi accontento anche di saperlo per ultima, l’importante è che tu sia veramente felice.-
-Dai, opra mangiamo perché ho fame.-
 
E così Anna e Maria iniziarono a gustare la loro cena a base di pizza e patatine.
Anna desiderava questo momento da troppo tempo, e nonostante avesse con la sorella un rapporto bellissimo, da quando aveva perso Guido si occupava a tempo pieno della bambina, dei suoi piccoli pazienti e del suo rapporto con Marco, che quasi aveva paura a chiederle di passare una serata con lei.
Intanto fuori casa Martini, un ragazzo alto, magro, tatuato e vestito di nero si nascondeva per non essere visto, in attesa che Anna si sarebbe perlomeno affacciata da una qualsiasi finestra, non sapendo che fosse uscita; ma lui avrebbe aspettato anche tutta la notte, voleva vederla. […]
Ore 23.49, Maria ed Anna tornarono a casa.
Emiliano riconobbe Anna, e cercando di non fare rumore si nascose per non farsi scoprire.
Com’è bella! Mi sono proprio innamorato, inutile nasconderlo ancora.Pensò Emiliano. Caparbia, bella, coraggiosa, capace di sfidare tutto e tutti per fare quello che vuole.
 
-Allora io vado in camera, entro da qui.- disseAnna alla sorella.
-Ti accompagno?-
-Se ci tieni si.-
-E allora andiamo, dai.-rispose Maria abbracciando Anna. Emiliano, invece, si gustava tutta la scena. Dovevano essere proprio una bella famiglia unita, il contrario della sua.
-Mi raccomando.-disse Maria entrando nel garage con Anna -Domani mattina devi essere pronta prima del solito, se salti la scuola chi lo sente nostro padre?-
-Tranquilla. Grazie per la serata. Buonanotte sorellona.-
-Notte, Anna.-
 
Neanche una manciata di minuti dall’uscita di Maria da quella stanza, che qualcuno molto delicatamente bussò. Anna sussultò ma non aprì. Emiliano però non si arrese, bussò in continuazione e solo quando iniziò a parlare Anna riconobbe la voce ed aprì.
-Ehi scricciolo, se continuo a bussare mi scoprono, che vogliamo fare?-Anna sorrise e lo lasciò entrare.
-Che ci fai qui?-chiese la ragazza a bassa voce.
-Sono venuto per fare questo.- Emiliano baciò Anna. –Non sono bravo a far uscire i miei sentimenti, né tanto meno a parlarne, però con te è diverso.-
-Parla piano. E quindi tu…-
-Anna ti amo e se per averti dovrò lottare, beh sono pronto ad iniziare la mia guerra.-
-Partendo in svantaggio con quel braccio.-risero insieme.
Si sdraiarono sul letto ed iniziarono a parlare di loro, del loro futuro, delle certezze che avevano ma anche delle incertezze.
-E così il lupo s’innamorò dell’agnello?!-sussurrò Emiliano.
-Quest’agnello è entrato nella tana del lupo ed ha capito che dietro un aspetto misterioso si nasconde un cuore tenero capace di amare e che come diceva Pirandello, indossiamo delle maschere, non rivelando agli altri la nostra identità.-
-Ma l’agnello ha lottato per togliere questa maschera.-
-E ci è riuscita?-chiese Anna.
-Beh, a questo punto direi di si.-Emiliano baciò Anna, ma quel bacio aveva qualcosa in più perché non si fermarono, ma continuarono a baciarsi sempre più intensamente perdendo il controllo dei loro corpi: quella notte per loro fu la loro prima volta.
-Ricordati che se mi scoprono io sono un uomo morto e tu una futura suora, quindi ricordati di pregare anche per me.- sussurrò Emiliano all’orecchio di Anna.
-Ti amo.-rispose semplicemente la ragazza sorridendogli.
 
Maria invece, dopo aver controllato i bambini, andò in camera sua dove trovò Marco addormentato con un libro tra le mani. “La depressione infantile. Terapia cognitivo-comportamentale con bambini e adolescenti”.
-Cos’è, il mio uomo non sa più chi è?-chiese Maria baciando delicatamente Marco.
-Ah, dici per questo?-Maria annuì. –Beh, era la lettura più interessante che c’era in camera.-
-Allora dimmi, cos’hai capito?-
-Beh, potrei recitarti a memoria quello che ho letto: i primi due righi.-
-Ah beh.-rispose la donna sorridendogli.
-Allora, com’è andata con tua sorella?-chiese Marco tornando serio.
-Forse anche io avevo bisogno di stare con lei.-
-Allora scommetto che non ti ha parlato di Emiliano.-
-Invece si, mi ha raccontato come e perché l’ha conosciuto.-
-E del…-
-Tatuaggio?- lo interruppe Maria e Marco annuì.
-Si, mi ha detto anche di quello.-
-Ora hai capito perché ho cambiato idea su tuo padre?-
-Beh, non sei l’unico. Adesso però ti spiace se dormiamo, sono stanca.-
-Se le serate con tua sorella ti fanno quest’effetto allora uscite spesso, così tu ti addormenti subito e non mi racconti le patologie dei tuoi piccoli pazienti. Dovrebbero darmi la laurea ad Honorem.-
-Cretino!- disse con tono affettuoso la donna.
-Grazie eh. Comunque quando finisci spegni la luce.-
-D’accordo, buonanotte.-
-Notte.-
Appena Maria finì di cambiarsi s’infilo nel letto, ma quella per lei fu una lunga notte perché dopo un lungo anno Maria tornò a sognare quel maledetto incidente che quattro anni prima gli aveva portato via il marito.
-No, no. Non farlo. Guido aspetta.- Ansimava Maria, fino a quando non urlò.–No!-
-Ehi Maria.- disse Marco cercando di calmarla.
-Guido.-esclamò lei, senza rendersi conto che davanti aveva Marco. Appena si rese conto dell’errore cambiò espressione. -Scusami!-
-Hai sognato Guido, vero?- lei annuì piangendo.
-Scusa, ora mi passa e non piango.-
-Forse non l’hai pianto abbastanza. Guido ancora vive con te, vive in Palù ed io non ne sono geloso. Se vuoi possiamo parlare insieme di lui, e di come tu sia stata felice al suo fianco, oppure posso andare a dormire sul divano e rimani da sola a ricordarlo.-
-Io non voglio farti soffrire per una persona che non c’è più.-
-Maria, Guido è stato tuo marito, ed è normale che ti manchi.-
-Ma ora ci sei tu.-
-E cosa vuoi che faccia ora io?-
-Abbracciami forte Marco.-e senza dire nulla l’uomo ubbidì.
-Vuoi parlarne?-
-Non è giusto farlo con te.-
-Se ti fa stare bene, allora è giusto. Dai, siediti e raccontami di lui. Così almeno potrò conoscerlo anche io.-La donna annuì.
-Come vi siete conosciuti?- chiese spontaneamente Marco.
-All’università. Io stavo andando ad iscrivermi insieme a Reby ed ho visto lui che attaccava un foglio in bacheca per cercare una stanza in affitto. Era arrivato quella mattina da Milano…- Mariacontinuò con il suo racconto per u paio d’ore, fino a quando entrambi si addormentarono l’uno sull’altro.
Le sette di mattina. In cucina mancavano solo Maria, Marco ed Anna.
-Amore, ma gli altri?-chiese Bianca.
-È strano che ancora non siano scesi. Vado a svegliare prima Anna.-Maria che arrivò in quel momento disse -Ci penso io.-
-Vengo con te.-aggiunse Marco.
Appena i due aprirono la porta della stanza di Anna, videro i due ragazzi insieme.
Marco chiuse la porta a chiave per fare in modo che nessuno entrasse, mentre Maria svegliava la sorella.
-Anna! Anna svegliati, presto.-
-Si, ancora un attimo.-rispose la ragazza; mentre Emiliano appena aprì gli occhi sobbalzò dal letto facendo svegliare Anna. -Ma che succede?-
-Succede che c’hanno beccato.-rispose il ragazzo un po’ imbarazzato.
-Maria!-esclamò Anna.
-Con papà…-
-Con papà acqua in bocca, ma muovetevi.-
-Sta arrivando qualcuno. Veloci.-disse Marco, mentre Maria apriva sulla scrivania della sorella un libro di latino con accanto al dizionario ed Anna ed Emiliano si rivestivano. -Anna, posso?- chiese Lele. Cercò di aprire, ma trovò la porta chiusa a chiave.
-Si, ti apro.-rispose Marco.
-Ci penso io, calma.- disse Maria sottovoce.
-Che ci fa questo ragazzo qui?-
-Stavano studiando latino.-rispose Maria. –Li abbiamo trovati addormentati sui libri. La versione doveva essere proprio noiosa.-
-Seneca.- rispose Anna –Non lo sopporto.-
-Si vabbeh, dimmi quale versione ti piace a te.-rispose Emiliano.
-E quando sarebbe arrivato lui?-
-Quando siamo tornate ieri sera.- rispose Maria. –Anzi, una parte di versione l’ho fatta anche io, poi però sono andata in camera ed hanno continuato soli.-
-E secondo voi me la sono bevuta?-chiese Lele.
-Che tu ci creda o meno sai quanto me ne importa. Ora scusa, ma devo andare a scuola. E speriamo di prendere 8 a questa versione.-
-Anche 10, in latino ero bravo. Nelle altre materie un pò meno.-rispose Emiliano.
-Vabbeh, ti accompagno io a scuola.-disse Lele.
-No grazie. Ciao.-
-Ciao Anna.-ripose Marco.
-Signor Martini.-continuò Emiliano e prima che potesse aiutare anche Maria e Marco, Anna lo prese dalla mano e lo trascinò fuori.
-Ora si che tuo padre non mi potrà vedere per il resto della vita.-
-Cambierà idea prima o poi.-
-Spero prima che poi.-risero insieme.
-Che fai, mi accompagni a scuola o vai al negozio?-
-Dovrei lavorare ma ho ancora un’oretta libera.-
-Perfetto, andiamo.-
-Si scricciolo, ma fa piano perché il braccio fa ancora male.-
-Scusami.-disse Anna.
-Dai, andiamo. Non vorrei facessi tardi per colpa mia.-
E mentre Anna ed Emiliano si dirigevano verso la fermata del bus Marco, Maria e Lele iniziarono a parlare.
-Marì almeno tu mi dici se è successo quello che penso?-
-Perché hai ancora dubbi?-rispose la figlia.
-Anna è un adolescente è posso comprenderla, ma tutto ha un limite e lei l’ha superato di un bel po’.-
-E se invece di giudicare senza sapere, ti raccontassimo la verità?-
-Che verità?-
-Quella su Anna ed Emiliano.-rispose Marco.
-So già tutto.-ripose Lele.
-No, tu sai quello che vuoi vedere, quello che ti fa comodo credere, ma hai provato a metterti nei panni di Anna?-Lele non rispose.
-Allora.-iniziò Maria. –Io adesso ti racconto tutto, e tu prima di dire qualsiasi cosa aspetti che finisca di raccontarti.- Il padre annuì.
Mentre Maria parlava, Lele non poteva credere alle sue parole.
Anna era sempre stata sincera ed Emiliano non era il classico teppistello di quartiere, nonostante desse l’impressione di avere quell’aria.
Anzi, era tutt’altra persona. Fare il tatuatore non era sinonimo di criminale.
-Beh, ora sai tutto.-
-Rimane in ogni modo il fatto che questa notte tua sorella ed Emiliano…-
-Sai cosa c’è? Lei sarebbe stata pronta anche a parlartene, è vero anche il fatto che non pensava di farlo, visto che non ne ha parlato neanche con me, ma non puoi impedirglielo. Papà lei è grande, sta crescendo.-
-Ed io non me ne sono reso conto. Forse ha ragione Bianca. L’ho trascurata durante l’infanzia ed ora anche nell’adolescenza.-
-Io almeno un padre l’ho avuto e anche se solo per poco più di dieci anni, ho avuto anche una madre. Anna ha avuto solo me.-
-Perdonami Maria.-disse Lele abbracciando la figlia.
-Forse non è a lei che dovresti chiedere perdono.-disse Marco.- Ma ad Anna.-
-Ha ragione.-rispose Maria.
-Che ora è?-Lele guardò l’orologio. –Si posso ancora raggiungerla. Sentite, ci pensate voi ad accompagnare gli altri a scuola.-
-Si, ci pensiamo noi.-
-A dopo.-rispose Lele, per poi andare in macchina e dirigersi verso la scuola di Anna aspettando che l’autobus arrivasse.
Appena la vide notò che era compagnia di Emiliano. In fondo erano una bella coppia. Appena Emiliano andò via, Lele scese dall’auto e si avvicinò alla figlia.
-Ora vieni a controllare anche se entro a scuola? Tranquillo, non la salto.-rispose un po’ incavolata Anna.
-No, sono venuto a chiederti scusa.-
-Come?-
-Senti, hai fatto colazione?-Anna fece cenno di no con il capo.-
-Allora andiamo al bar così parliamo.-Anna non stava capendo niente. Prima il padre la rimproverava e dopo le chiedeva scusa. Appena arrivati al bar la ragazza iniziò a parlargli.
-Hai fatto pace con il cervello?-
-Mi ci è voluto un po’ per capire, ma le persone giuste mi hanno fatto vedere meglio la realtà.- Entrambi non si erano accorti  che al bancone di quel bar, il ragazzo che stata prendendo i caffé. era Emiliano. Lui, riconoscendoli, decise di non intromettersi ma ascoltò il loro discorso.–Ti ho lasciato sola troppo tempo e ti capisco se ora sei arrabbiata con me.-
-Non mi fa rabbia il fatto che tu mi abbia lasciato sola, ma il fatto che tu non accetti Emiliano. Mi scoccia dirlo, ma finché era Gianfi andava tutto bene, ora che si tratta di Emiliano no. Cos’è che non ti piace di lui? I tatuaggi? Beh papà, ti facevo molto più intelligente.-
-No, lo sai che non giudico le persone dal loro aspetto.-
-Ma questa volta l’hai fatto.-
-Lo so e mi dispiace, ma quella sera che mi hai portato da lui ed ho visto quella ferita da coltello ho pensato che stando con lui tu fossi in pericolo e non potevo sopportarlo.-
-E tu però non hai neanche chiesto perché fosse stato ferito, hai preferito trarre le tue conclusioni da solo.-
-Anna, ti sto chiedendo scusa.-
-Solo delle scuse lo sai che non me ne faccio nulla.-
-La balla di prima non me la sono bevuta e dopo che sei andata via ho parlato con Maria e Marco.-
-Eh?!-
-Vuoi stare con Emiliano? A me sta bene, a patto che non ti lasci andare nello studio. Non pretendo che tu diventi Einstein, ne tanto meno un medico, ma ci tengo che tu vada bene a scuola.-
-Davvero? Davvero posso stare con Emiliano-
-Si!-
-E allora, ti dico io una cosa.-
-Che... siete stati insieme questo lo so.-
-Non riguarda noi, ma solamente me.-
-Sarebbe?-
-Dottoressa Martini Anna. Suona bene, vero?-
-Stai scherzando?-
-No! Papà tu mi hai insegnato molto, compreso aiutare gli altri e fare il medico secondo me è non è solamente un lavoro, ma una scelta di vita.-
-Sono fiero di te.- Emiliano, dopo aver sentito la conversazione padre-figlia si fece avanti.
-Io devo ringraziare il giorno che ti sei persa e sei rimasta a secco con la benzina perché quel giorno ho capito cos’è l’amore. Quel giorno ho scoperto di saper amare veramente.- Anna senza dire niente si alzò e lo baciò.
-Che fai, ci segui?-disse scherzando Lele.
-Veramente mentre prendevo il caffé vi ho visti entrare ed ho preferito lasciarvi soli.-
-Beh, ora puoi sederti.-
-Abbiamo il suo consenso?-chiese Emiliano
-Si, l’avete.-
-Visto, in fondo mio padre è buono.-
-Buono si, ma se vuoi pensare di prendere medicina, beh non sarò tanto clemente.-
-Mancano ancora due anni.-
-E quindi? Iniziamo a fare un po’ di biologia.-
-Così magari è la volta buona che la capisco veramente.- disse Anna sorridendo.
-Sono le otto e venti, papà sono in ritardassimo e la prof penserà che mi sono assentata per la versione.-
-E lasciamoglielo pensare. Oggi puoi non andare, ma non prenderci l’abitudine e tu se vuoi Emiliano puoi venire a pranzo da noi.-
-Allora andiamo a casa.-
-No, tu vai, io ti raggiungo dopo perché devo lavorare.-
-A proposito come va il braccio?-
-Fa un male da morire.-
-Lo stai sforzando?- Emiliano annuì. –Beh non puoi continuare a lavorare, anzi vieni con me così andiamo in clinica a controllarlo.- Emiliano annuì.
E così Emiliano in pochissimo tempo era riuscito ad entrare nella famiglia Martini, conquistandosi la fiducia di Lele, pur sapendo che alla minima sciocchezza l’avrebbe persa.
 


Fine.

   
 
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