“I don’t see
myself ten years from now.”
— Jeff Buckley,
interviewed in 1995
River Man
La tua esistenza scorre placidamente da un bel po’ di
lune, ma non potresti –e non vuoi- affatto lamentarti della tua condizione.
Ogni tanto capita qualcosa d’improvviso, un imprevisto
o una fortuna, come preferisci
chiamarlo tu, in grado di scuoterti dal torpore che ti avvolge quotidianamente.
Questo è quel che succede oggi, senza alcun preavviso,
ma ti bastano le prime note che escono dall’autoradio di una vettura poco
distante per capire che questo ventinove maggio ha in serbo per te una sorpresa
indimenticabile.
Dapprima puoi solo scorgere un puntino lontano ma, man
mano che la figura si avvicina correndo entusiasticamente, riesci a catturare
ulteriori particolari: è un ragazzo, un giovane uomo, avvolto in una di quelle
camicione a quadri che hai visto un po’ di volte addosso ad alcuni ragazzi che
bighellonavano qui in giro e intento a girare su se stesso, le braccia tese
quasi fossero ali.
Quando è ormai a pochi passi da te puoi finalmente
studiarlo con più attenzione, ed è in questo momento che ringrazi il cielo di
non averti concesso il dono del saper arrossire.
È bello, bello da star male, di quella bellezza che si
può trovare nei libri di storia dell’arte o in un bacio che un ragazzo lascia
sulla tempia della propria amata… non hai mai visto niente di così nobile e
puro, nemmeno il cielo stellato che in questo momento si staglia su di voi è
lontanamente paragonabile, e un po’ ti vergogni di aver anche solo pensato
questa blasfemia.
Ma è la verità, e il veder scintillare i suoi occhi di
una dolce euforia e il poter assistere alla nascita di un sorriso su quelle
labbra disegnate dal volere divino non possono far altro che confermare le tue
precedenti riflessioni.
Senti gli stivali iniziare a farsi spazio tra i flutti
e tremi, tremi perché da quella bocca perfetta ha iniziato ad uscire una voce
ancor più meravigliosa, e ti viene istintivo chiederti se sia questo il
famigerato canto degli angeli, se sia questa l’estasi profonda tanto decantata
nella letteratura di tutti i tempi.
Ma decidi di non far nulla, se non lasciarti andare a
questa sensazione a te completamente sconosciuta, perché sai bene che potresti
pentirti di questi tuoi improvvisi quesiti, potresti pentirti di questi tuoi
eventuali ripensamenti.
Lo fai scivolare tra le tue pieghe, lasciandolo libero
di farsi spazio tra le tue viscere e accarezzandone piano i lineamenti
d’angelo, quasi avessi paura di sciuparli.
Infine lo stringi a te con delicata fermezza, perché è
il tuo uomo, l’uomo del fiume, e
siete destinati a stare insieme.
Per sempre.
Ah,
the calm below that poisoned river wild,
You and I.
Note autrice
Sedici anni fa ci lasciava una delle stelle più pure e geniali che abbiano
avuto il privilegio di solcare il firmamento del mondo musicale.
Sedici anni fa Jeff Buckley si lanciava euforicamente nel Wolf River con i vestiti addosso, cantando a squarciagola Whole Lotta Love e beandosi di quel
semplice momento di pace con il mondo e con se stesso, come solo le anime più
innocenti e meravigliose riescono a fare.
Chiunque abbia ascoltato almeno una delle sue canzoni non può che essere
rimasto completamente rapito e affascinato dalla sua voce d’angelo, che ben
s’accompagnava al suo volto altrettanto bello e raffinato.
Jeff Buckley era –è- uno dei doni
più grandi che l’umanità abbia mai ricevuto, e sono certa che al mondo esista
più di una persona che, come me, ringrazia ogni giorno il poter avere la
fortuna di essere entrati in contatto con la sua musica, il suo universo… il
suo essere semplicemente un artista dalla grandezza immensa.
La citazione iniziale è tratta da quest’intervista,
tenutasi il 9 gennaio 1995, mentre il titolo della storia è lo stesso di questo brano meraviglioso di Nick Drake.
Altre piccole precisazioni da fare sono:
-
Un’involontaria citazione (“dolce euforia”) della canzone Sweet Euphoria,
tratta dall’album Euphoria Morning di
Chris Cornell, album che contiene un bellissimo
omaggio a Jeff: scriverò molto presto una storia su lui e Jeff, dato che erano
ottimi amici.
-
Nella storia ho fatto credere che per Jeff fosse il primo bagno nel Wolf River, dato che il fiume non lo ha mai visto prima di
quel giorno; in realtà Jeff si fermava spesso a nuotare lì.
-
La citazione finale è tratta dalla meravigliosa You & I,
canzone contenuta nell’album postumo Sketches for My Sweetheart the Drunk: credo
sia il brano di Jeff che più amo, e lo reputo una conclusione perfetta per
questo mio scritto.
Concludo queste note lasciandovi due omaggi a Jeff che io, personalmente,
adoro da pazzi, e che mi sono stati di grande aiuto e ispirazione per la
stesura di questa storia: la prima è la canzone a cui accennavo qualche riga
sopra, ovvero Wave Goodbye; Chris
Cornell è uno dei cantanti che amo di più e che sa
perfettamente rendere giustizia al suo amico, cimentandosi anche in
un’imitazione del fantastico falsetto di Jeff. Da brividi.
Il secondo brano, invece, è Memphis Skyline di Rufus Wainwright: non ho altro da aggiungere, direi che questa
canzone stupenda parla da sé.
Ringrazio infinitamente chi si prenderà la briga di leggere questa cosuccia
insignificante e, perché no?, magari mi lascerà un paio di righe, giusto per
farmi sapere se fa tanta pena o se si salva :’D
Io adesso filo a continuare ad ascoltarmi le canzoni di Jeff: questa
giornata è dedicata a lui, e lui soltanto.
Dazed;