Mi sentivo ansiosa e il fatto che non ne sapevo il motivo mi dava i nervi. Ero agitata, avevo la strana sensazione di non poter restare in quella casa un secondo di più. Volevo prendere aria. Quel giorno avevo bisogno di
stare
sola, di pensare, e camminare mi aiutava molto. Per avere solo diciassette anni ero parecchio problematica.
Decisi di uscire per fare una passeggiata, dovevo
riflettere, su cosa neanche lo sapevo… su tutto e su niente, volevo
ricordare, dimenticare tutto e tutti!
Erano le nove di sera, l'aria era fresca e profumata, il sole estivo era tramontato da poco e a sostituirlo ora c'era un'immenso cielo stellanto, sentivo in lontananza il rumore del mare e mi venne voglia di vederlo alla luce della Luna. Così uscii di casa e cominciai a
passeggiare dirigendomi
verso la spiaggia.
Era buio e
il buio stimolava la mia mente nell’elaborazione dei ricordi, di ogni tipo di
ricordo.
Camminavo lungo la riva del mare dove riuscivo a sentire il suono delle
onde
che si scagliavano contro gli scogli, dove potevo percepire
l’odore dell’acqua
salata che mi penetrava nelle narici, adoravo quel profumo, dove
potevo vedere
la schiuma bianca del mare che velocemente saliva e lentamente scendeva
e allo
stesso tempo ammiravo quel cielo stellato che era a dir poco stupendo,
illuminato da milioni di stelle e da una luna piena magnifica!
Chissà, pensai, si dice che
durante la notte di luna piena accada qualcosa di
insolito, di magico. Magari anche stanotte
succederà qualcosa! Risi tra me e
me per lo sciocco pensiero che avevo appena fatto e continuai a
camminare fino
a quando non decisi di fermarmi e sedermi sulle pietre fredde.
Portai le
ginocchia al petto e avvolsi le mie braccia intorno ad esse e infine ci
poggiai
il mento sopra.
Stetti in quella posizione per una buona manciata di minuti fino a
quando non
notai che la marea aveva appena portato sulla riva della spiaggia
qualcosa,
qualcosa che luccicava; così, curiosa, mi alzai e mi
incamminai verso quella
luce, mi inginocchiai e raccolsi quell’oggetto che a prima
vista sembrava una
catena ma dopo averlo ripulito dalla sabbia ne uscì fuori
una catenina d’argento
con uno di quei piccoli aeroplanini di carta sempre
d’argento.
Era davvero
bella e così, senza pensarci su due volte, me la misi al
collo.
La sentivo una parte di me, avvertivo qualcosa quando la toccavo, ma
soprattutto quando la indossavo; mi sentivo
completa, come se quel qualcosa che mi incasinava, che mi bloccava, che mi mancava, che mi perseguitava angosciandomi, era scomparso.Che cosa
strana!
Decisi poi
di stendermi sulla sabbia umida e fredda e guardare il cielo che
sembrava la
porta dell’infinito. Era davvero invidiabile la sua bellezza, a volte desideravo di trovarmi lì, in mezzo a tutte quelle stelle, sola ma allo stesso tempo in compagnia di qualcuno che non aveva bisogno di parole per farmi capire che era accanto a me.
Con quel pensiero nella mente caddi tra le braccia di Morfeo.
Aprii gli
occhi lentamente, mi pizzicavano e automaticamente li strofinai per mettere a fuoco il mondo. Era l’alba e avevo praticamente
passato l’intera
nottata a dormire sulla spiaggia. Avevo la schiena a pezzi e le scarpe sporche e bagnate. Mossi lentamente il collo che emise piccoli scrocchi. Non osavo immaginare come fossero i miei capelli. Dovevo sembrare un leone dalla criniera cotonata.
Mi guardavo intorno sbadigliando, chissà se mi aveva vista qualcuno. Guardai le mani piene di piccoli pezzetti di roccia e sabbia. Le pulii e nel farlo mi resi conto che mancava qualcosa di molto importante al mio polso.
Il mio braccialetto. No, era troppo importante per me, tutto ma non quello. Non aveva alcun valore monetario, ma ero legata a quell'oggetto. Mi ero sempre ripromessa che un giorno, lontano o vicino, lo avrei regalato ad un ragazzo, all'uomo della mia vita. Poteva sembrare una sciocchezza, ma per me aveva un senso. Quel gesto che un giorno avrei fatto poteva apparire una grossa stupidaggine, ma era come se io stessi dando via una parte di me, quella più bella, quella più buona, quella più innamorata, quella ricca di fiducia e speranza. Era da anni che avevo progettato una cosa del genere e ora ero troppo delusa. Lo avevo perso.
Cominciai a
cercarlo ovunque, sotto le pietre, tra gli scoglia, nella sabbia, lungo la riva del mare. Tutto inutile. Il sole era caldo e brillava, adoravo quella spiaggia, Malibu aveva sempre avuto qualcosa di speciale, era il mio posto preferito.
Non volevo fermarmi ma delle voci mi portarono a farlo. Era una melodia, un suono magnifico. Quelle voci
cantavano, ed era un canto bellissimo. Mi vennero i brividi e non per il vento. Erano così ben assemblate e mescolate, intonate e avrei osato dire, celestiali.
Mi voltai e notai cinque ragazzi che avanzavano verso di me mentre
cantavano e
guardavano l’orizzonte. A primo impatto con le loro figure persi un battito. Deglutii, mai visto niente del genere.
C’era da dire che oltre a saper cantare erano davvero
stupendi, troppa perfezione in una volta sola. Erano angeli?
Mi accorsi che trattenevo il respiro, erano vicini. Mi avrebbero notata? Si sarebbero avvicinati? E a quel punto cosa avrei fatto io? Non mi sarebbe uscita una parola probabilmente.
Decisi di
far finta di nulla, altrimenti era figura di merda assicurata. Tornai a cercare il braccialetto, ma quelle voci non mi facevano concentrare. Poi smisero. Quella canzone, non l'avevo mai sentita prima di all'ora. Ma già l'amavo. Ero troppo immersa nei miei pensieri dato che c'era qualcuno che mi picchiettava sulla spalla da diversi secondi. Scossi piano le testa e mi voltai per incontrare cinque paia di occhi, tutti diversi. Era un arcobaleno? Azzurri, verdi, castani... Dio se erano belli. Uno di loro si posizionò di fronte a me, interrompendo la mia attenta osservazione.
Lui era alto, ben formato, con qualche tatuaggio qua e là,
due fossette che gli
spuntavano ai lati della bocca, una capigliatura riccia, un paio di
occhi verdi che al sol vederli mi accecavano.
Mi sorrise leggermente.
-Ciao io sono Harry e loro sono dei miei
amici!- che voce profonda e roca. Ascoltai senza dire una parola gli altri che si presentavano.
-Io sono Zayn- mi si
presentò davanti un
ragazzo dalla pelle ambrata davvero niente male, con un ciuffo nero, un
sorriso
bellissimo, fisico asciutto e pieno di tatuaggi, un paio di
occhi
marroni che erano davvero profondi. Quel giorno qualcuno dall'Aldilà mi voleva morta!
Niall un ragazzo che all’apparenza
sembrava il più
dolce e timido, aveva degli occhi azzurri magnifici, assomigliavano
tanto
al colore del mare di Malibu, Irlandese, ci avrei giurato, il suo accento era tanto carino, estremamente bello anche lui; Liam, sembrava più serio ma aveva una faccia simpatica, si vedeva lontano un miglio che era un bravo ragazzo, adoravo la sua voglia al collo, era una delle prime cose che avevo notato in lui, oltre la bellezza devastante; Louis, lui si era definito il 'Peter Pan' della banda, due secondi con lui e già morivo dalle risate, ma la sua, limpida e cristallina, era impagabile, non avrei voluto essere in altro posto in quel momento, erano la perfezione, cavolo!
Dopo le
varie presentazioni Harry
con un sorrisetto stampato in viso, un sorrisetto snervante a mio parere, mi disse...
-Volevamo
chiederti se potevi accompagnarci in questa via- cominciò gesticolando ed indicandomi su un pezzo di carta la via interessata. Poi ammiccò con fare malizioso.
Lui era convinto di essere bello, perfetto, la cosa mi infastidiva, ma quello che di più mi faceva saltare i nevi, era che non gli si poteva dare torto.
Annuii semplicemente, presentandomi velocemente e facendo loro segno di seguirmi.
Erano
davvero tutti, stranamente anche Harry, davvero dolci e simpatici. Era stato un continuo di risa e battute.
Arrivati
a destinazione mi voltai raggiante verso di loro, ma anche un po' triste perché probabilmente avrei dovuto salutarli.
-Eccoci qua! Allora che cosa dovete fare
qui?- mi guardai intorno aspettando una loro risposta.
-Niente!- risero fino allo sfinimento ed io ero allibita.
Cioè, ero arrivata fin lì per
niente?!
-Adesso vi uccido!- urlai facendomi scappare un risolino.
Cominciai a rincorrerli dappertutto.
Ne avevo
persi un paio per la strada, ma una cosa era certa, avrei preso Harry.
Lo rincorsi ed
arrivammo al parco dove, appena ne ebbi la possibilità, gli
saltai addosso e
così facendo, cademmo entrambi sul verde del prato; ci
guardammo negli occhi e
insieme scoppiammo a ridere come due scemi.
Eccolo!
Quello era il suo vero sorriso. Era magnifico, la cosa più
bella che io avessi
mai visto. Avevo il fiato corto, le gambe mi tremavano forse per la corsa, forse no.
Mentre io sorridevo ancora, il suo viso assunse un’espressine strana.
-Dove l’hai presa quella
collana?- non capivo il motivo di quella domanda, ma probabilmente gli piaceva. La sfiorai leggermente, con delicatezza, come se fosse un cristallo. Sorrisi nel guardarla. Gli raccontai tutto quello che era successo la sera prima compresa la
scomparsa
del mio braccialetto, lui a quelle parole strabuzzò gli occhi.
-E’ per caso questo il tuo preziosissimo
braccialetto?- chiese alzando il polso destro. Spalancai gli occhi, ecco che ritornava il fastidio ma soprattutto la rabbia.
-Restituiscimelo subito!-imposi ferma.
-Voglio prima la collana, appartiene a me!- rispose lui in tono duro. Era strano come mi fossi affezionata a quella collana, era strano che appartenesse a lui e ora era al mio collo. Era strano che non volevo dargliela.
-Fottiti- mi alzai camminando a passo svelto verso il punto in cui c'eravamo separati dagli altri. Mi urlò qualcosa che però non riuscii a capire ma non mi importava. Che stavo facendo?
I ragazzi erano già lì
che aspettavano solo me ed
Harry, mi distrassi appena Lou aprì bocca ma al ritorno di Harry tornai cupa.
Improvvisamente
tutti, tranne Harry, mi chiesero di far fare loro un piccolo tour della
città.
Riuscirono a convincermi, come potevo dire di no?
Mangiammo di
tutto, la maggior parte schifezze, Niall le adorava e poi
scattammo tantissime
foto anche con il primo che capitava, la gente credeva fossimo pazzi, e forse avevano ragione ma cavolo ci stavamo divertendo.
Giunse la
sera e tutti insieme decidemmo di fare un falò in spiaggia;
cenammo e poi giocammo
al gioco della bottiglia. Io fui costretta da Harry a farmi il bagno
vestita,
con l’acqua gelida che mi congelava il sangue e lui che rideva come un pazzo seguito poi
dagli altri.
Ma non mi
persi d’animo e alla prima occasione obbligai Harry a
spogliarsi e rimanere in
boxer, così con l’aiuto dei ragazzi lo
seppellimmo sotto la sabbia. Una vera opera d'arte, ma era uno spreco non poter vedere il suo corpo, mi accontentavo del suo viso angelico. Non ci eravamo rivolti più la parola dopo che l'avevo mandato a quel paese, ma se l'era meritato.
Passammo il
resto della serata a divertirci e a cantare delle canzoni di ogni
genere,
a conoscerci meglio facendoci molte domande. Erano dei ragazzi fantastici, anche Harry, mi stavo pentendo per come gli avevo parlato.
Decidemmo di dormire e così ci stendemmo tutti sulle
pietre fredde e ci
addormentammo. Era bello sapere di aver incontrato persone tanto belle sia dentro che fuori. Era bello sapere che loro pensavano lo stesso di me, ma il riccio? Basta pensare a lui, dovevo dormire!
Quando stavo
anch’io per crollare nel mondo dei sogni arrivò
chi? Harry! Proprio la persona che non volevo vedere. Ma a chi pendevo in giro? Solo me stessa.
-Cosa vuoi?- gli chiesi
sottovoce
attenta a non svegliare gli altri.
-Ti volevo chiedere scusa per come ti ho
parlato prima- rimasi praticamente scioccata, ero stata io quella sgarbata.
Non me lo
aspettavo proprio.
-Non è colpa tua, o almeno non tutta, sono stata un'idiota, scusami- sussurrai un po' in imbarazzo. Cavolo dovevo essere diventata rossissima.
-Abbiamo sbagliato entrambi- sorrise probabilmente vedendomi imbarazzata. Fortuna che ripresi il mio contegno.
-Tieni, il tuo braccialetto- così
alzò
il polso e cominciò a sciogliersi il nodo ma io lo fermai.
-Puoi tenerlo se ti fa piacere-
dissi con un piccolo sorriso timido in volto. Che stavo facendo?
-Ma
è importante per te- sussurrò meravigliato.
-Ho sempre detto che questo bracciale sarebbe appartenuto ad una persona speciale per me e credo proprio di averla trovata-
mi sentii dire, cavolo che figura. Che stavo dicendo? Dio, ora mi avrebbe riso in faccia. Subito abbassai lo sguardo mordendomi la lingua.
Lui mi
alzò
il mento con l’indice per fa si che i nostri sguardi si
incontrassero e
lentamente si avvicinò fino a quando le nostre labbra non
arrivarono a
sfiorarsi.
C’erano al massimo tre millimetri di distanza tra le nostre
bocche e il mio cuore voleva trapassarmi il petto.
-Ti ringrazio e comunque anche tu puoi tenere
la collana- soffiò, non potevo reggere ancora per molto il suo sguardo, ma era come una droga per me.
-No, deve essere importante per te- gli risposi come aveva fatto lui con me pochi istanti prima.
-Tu sei importante per me. Tu... Tu mi completi- ammise sorridendo leggermente. Trattenni il fiato, cosa stava accadendo?
-E tu
completi me- finii io. Porca carota, glielo avevo appena detto. Ma sapevo che per lui era lo stesso.
I tre
millimetri erano diminuiti ma, forse ero pazza, mi allontanai.
'Stupida, stupida!' continuava a ripetere la mia coscienza.
-Penso sia arrivato il momento di
dormire- annunciai soffiando sulle sue labbra continuando a guardarle. Chiusi gli occhi per un istante.
-Già- disse lui in
tono dispiaciuto. Ma ero letteralmente cogliona.
Mi
invitò a
dormire poggiandomi sul suo petto.
Io accettai. Riuscivo a sentire il battito un
po’ accelerato del suo
cuore e il mio che era sincronizzato al suo.
-Ti batte forte il cuore- dissi. Ma perché certe cose non me le tenevo per me?
-Be' questo è l’effetto che mi
fai- risi
leggermente prima di chiudere gli occhi e addormentarmi felice.
Mi svegliai,
dovevano essere le sette del mattino più o meno, e quando aprii
gli occhi vidi che
lì vicino a me non c’era più Harry; i ragazzi erano scomparsi, non c'era più nessuno. Ero agitata. No, non poteva essere, tutto era stato solo un sogno. Mi misi le mani tra i capelli. Maledettissimo sogno, mi stavo innamorando di una persona che neanche esisteva. A quel pensiero qualcosa si ruppe dentro di me. Harry... lui, lui non c'era, non c'era mai stato. I suoi occhi, le sue labbra, il suo profumo, tutto un'illusione.
Portai le
mani al petto e lì c’era ancora la collana, che
presi tra la mani soffermandomi
a guardare l’aeroplanino; non volevo ricordare quel sogno ma neanche dimenticarlo. D'un tratto apparse un scritta, così, dal nulla e si incise velocemte sull'argento.
Harry. Era il suo nome. Il suo nome era inciso sulla collana e... nel mio cuore. Mi guardai il polso e vidi che non avevo il
braccialetto.
Che diamine succedeva?
Stavo diventando pazza? No, io ero lucida, dovevo solo tornare in me, buttarmi tutto alle spalle, era solo un sogno, nient'altro. Decisi di
non fare caso più a nulla, di non pensare, così mi
alzai e feci per andarmene,
quando andai a sbattere, come mio solito, contro qualcuno. Alzai lo
sguardo e
vidi la persona che mai nella vita mi sarei aspettata di vedere, o rivedere.
-Ma, ma tu sei...?- dissi a
bocca aperta, il cuore a mille, le mani che sudavano, gli occhi lucidi.
-E, e tu sei...?- continuò
lui con la bocca che formava
una ‘O’. Era così vicino, forse un altro sogno.
-Mio Dio!- esclamammo insieme.
Non ci toccavamo, era come essere in un deserto, avere davanti una brocca d'acqua ma non toccarla per paura che sparisse, ancora. Ci sedemmo
per terra ed io cominciai a raccontargli lo strano sogno che avevo
fatto, dove
c’era anche lui. Potevo sembrargli pazza ma dovevo dirlo.
Mi raccontò
di aver fatto lo stesso identico sogno.
Aggiunsi anche che il suo nome che si era inciso da solo sulla sua
collana e
lui continuò dicendo che gli era capitata la stessa cosa: il
mio nome si era
inciso da solo sul mio braccialetto, che però aveva lui. Ma... ero confusa.
-Puoi sempre tenere la collana se vuoi- disse dopo un periodo di silenzio. Il mio cuore galoppava.
-Anche
tu puoi tenere il
braccialetto- insieme
ridemmo senza un motivo preciso, ma felici per esserci rincontrati, quella volta non in un sogno, ma nella realtà. Più avanti c'erano anche gli altri, identici a come li ricordavo.
Dopo esserci alzati, ci ritrovammo
a pochissimi millimetri di distanza; io non mi mossi, lui
invece,
azzerò tutte le distanze e mi baciò, il bacio
più bello che io avessi mai
ricevuto e dato.
Era carico
di passione, di amore, di desiderio, era il bacio mancato nel sogno.
Quando ci
staccammo, sorridemmo e, mano nella mano, ci incamminammo, verso gli altri che ci salutavano da lontano, certi che niente e nessuno ci avrebbe mai separati.