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Autore: Elpis Aldebaran    15/12/2007    3 recensioni
Quel vento che ti passa accanto, che ti accarezza il corpo, che porta sollievo.
Ti coccola, ti abbraccia e poi ti abbandona.
T’illude con la sua brezza, ti mormora, ti sfiora e se ne va.
Ma poi ritorna.
E tutto ricomincia da capo.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Naruto © Masashi Kishimoto

 

Basata sulla canzone “Angels” dei Within Temptation

 

 

 

 

 

 

 

I l l u s i o n i   d i   V e n t o

 

 

 

 

La sabbia che penetra dentro i vestiti, il sole che picchia su quella città desertica, il dolce rumore dei mormorii delle persone.

Il vento che soffia, entra nelle cavità più nascose di quel villaggio fatto di sabbia, portando la sua voce a chi può sentirla. Racconta storie mai narrate, porta pensieri mia espressi, sogni mai realizzati, promesse mai mantenute.

Parla di vite, di momenti di solitudine, attimi allegri o mai vissuti.

Quel vento che ti passa accanto, che ti accarezza il corpo, che porta sollievo.

Ti coccola, ti abbraccia e poi ti abbandona.

T’illude con la sua brezza, ti mormora, ti sfiora e se ne va.

Ma poi ritorna.

E tutto ricomincia da capo.

Una sofferenza continua, un circolo vizioso che ti fa male.

Ti entra nelle ossa, fino al midollo.

E tu cerchi disperatamente di riprenderti, di alzarti di nuovo in piedi con le tue gambe, e provare a camminare.

La Sofferenza rimarrà sempre nel tuo cuore abbandonato, vagherà nelle tue memorie, si nasconderà, a volte farà finta di non esistere. Ma tornerà. Questa è l’unica certezza che hai, l’unica verità che ti è data sapere. E ti deve bastare, se vuoi andare avanti. Non cercare di scacciarla, non cercare ti distruggerla, perché è tutto inutile.

Devi Amarla quella Sofferenza, perché ti accompagnerà per tutta la vita, a dispetto della Felicità.

 

Il tuo Angelo biondo ti aveva fatto scoprire cose che il tuo cuore ignorava, ti aveva mostrato un mondo che credevi non potesse esistere. Ti era stato accanto quando tutti ti scansavano, ti ripudiavano, ti davano della bestia, del mostro.

Aveva accolto ogni tua lacrima, ogni tuo respiro, ogni tuo lamento.

Ti sorrideva e tu ti sentivi fuori luogo: nessuno te ne aveva mai rivolto uno, così limpido e sincero.

Ti amava e ti capiva, comprendeva il tuo dolore di abbandono, cercava di renderti una persona migliore, cercava di insegnarti a vivere.

E tu pendevi dalle sue labbra, ti eri perso in quegli occhi azzurri così chiari e profondi, così dannatamente ingenui e innocenti. Eri rapito dalle sue parole di conforto, dal suono della sua voce angelico, dalle sue movenze infantili.

Amavi stare in sua compagnia, perché con lui i tuoi problemi diventavano polvere inutile e fastidiosa, le tue preoccupazioni venivano abbandonate come foglie cadute, il tuo dolore diveniva pura malinconia passeggera; la tua mente si chiudeva, come per non far passare nient’altro che non fossero le sue parole dolci, i mormorii delle persone venivano sopraffatti dall’ululare del vento fra le gallerie di sabbia del villaggio. Tutto ti sembrava così semplice e perfetto in compagnia del tuo Angelo, che anche vivere era facile.

Credevi, avevi la speranza che quell’essere perfetto che ti stava accanto non ti avrebbe mai abbandonato, avevi l’illusione che il tuo piccolo mondo, creato solo da parole sussurrate da un Angelo Dannato, non si sarebbe mai rotto, non sarebbe mai caduto.

Ma le tue speranze, fragili come le dune di sabbia tra le quali sei nato,  sono crollate alla prima folata di vento freddo, cancellando ogni cosa.

L’Angelo ti aveva voltato le spalle.

 

- Dove vai, Naruto-kun?-

- Torno a casa, Gaara. Torno a casa mia.-

- E perché sorridi?-

- E perché tu non lo fai mai?-

 

Ti sentivi imprigionato in una gabbia fatta si sbarre invisibili, imprigionato in un luogo dal quale non riuscivi a far ritorno.

Ti sentivi spaesato e perso, nel labirinto di ricordi.

L’Angelo ti aveva usato, ti aveva fatto credere che vivere era una delle cose più belle, che amare era il pane di questo vivere.

Tutto sbagliato, tutto tradito.

Il tuo cuore sanguinava copioso e continuo, i tuoi occhi non versavano lacrime, lacrime amare, fatte per persone che sapevano amare. Tu amavi solo te stesso e il tuo Angelo Biondo.

Perché l’Angelo non poteva abbandonarti, era nato per starti accanto, per aiutarti nei momenti difficile, per tenderti una mano quando cadevi a terra, sfinito da tutto quel vivere.

Ti aveva risucchiato nel suo mondo, dove le persone ti sorridono calorose, ti abbracciano con gioia, ti apprezzano sinceramente; ti eri perso in quel mondo così diverso dal tuo, così freddo e ipocrita, falso e ingiusto.

Adesso volevi solo tornare indietro, volevi riprendere quell’Angelo Dannato che ti aveva lasciato solo, nuovamente.

Lo bramavi, lo desideravi, amavi tutto di quell’essere perfetto che ti aveva rubato l’anima.

Capriccioso ed egoista, volevi riprendertelo tutto per te, per non farlo più scappare, per farlo restare sempre al tuo fianco. Volevi ancora sentire la sua voce calda, che trasmetteva serenità, che ti incantava ad ogni suono.

Volevi ancora perderti nell’oceano delle sue iridi, che ti scrutavano interessate e felice, t’investivano come acqua ghiacciata sulla pelle nuda; rabbrividivi.

Non avresti mai permesso a nessun altro di poter beneficiare di tutto quello, lo volevi. Lo volevi.

Capriccioso e testardo.

Ti ricordavi del suo sorriso semplice quando ti aveva abbandonato, era lo stesso che avevi sul volto quando ti sei ritrovato le mani sporche del suo sangue.

Eri contento quel giorno, avevi sorriso per la prima volta. Ti eri preso tutto di quell’Angelo biondo, avevi preso la sua vita, avevi preso il suo cuore. Letteralmente.

Adesso avevi avuto la certezza che non se ne sarebbe mai andato, che sarebbe sempre rimasto insieme a te. Ora non avevi più paura, ora la tua prigione si era dissolta.

Finalmente potevi sorridere. Per la prima volta in tutta la tua vita provavi la vera gioia: amare se stessi è bello, ma amare gli altri è magnifico.

Ti sentivi completo, non eri più solo, il suo sangue ti aveva macchiato le mani, lasciandoti quel vago odore quasi ferroso.

Eri felice.

Pazzamente Felice.

Adesso vivevi in un mondo tuo, niente ti avrebbe più distratto, niente ti avrebbe più fatto soffrire.

 

- Gaara! Cosa hai fatto?!-

- Mi sono ripreso il mio Angelo, nee-san..-

- Co-cosa stai dicendo? L’hai.. l’hai ucciso..-

- No, cosa dici? Lui vivrà per sempre accanto a me.. è il mio Angelo!-

Occhi che si sgranano più di stupore che di terrore, il labbro tremante davanti a quella verità scomoda e crudele. Le mani di Temari si alzarono per accarezzare le guance del fratello, che sembrava non rendersi conto.

- Gaara.. come puoi anche solo pensarlo..-

- Lui è sempre con me. Sempre sorella, stai tranquilla.. mi sono ripreso quello che era mio..-

- Non potrà stare con te, Gaara.. i morti non stanno con i vivi..-

- Non dirlo! Non è così!-

- Gaara, lui  non c’è più.. non ci sarà mai più..-

- No! È una bugia.. lui è con me, nee-san!-

 

Ricordi il tuo sguardo perso?

Da allora è sempre rimasto uguale, inalterato.

Soffrire è poter dire di non essere morti, soffrire è poter ancora dire che siamo qua.

 

Ma lei, ha veramente mai vissuto, Kazekage?

 

 

 

 

 

   
 
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