Libri > La piramide rossa
Ricorda la storia  |      
Autore: Ginevra Gwen White    30/05/2013    4 recensioni
BastxApophis: 'Our forbidden love will destroy us'
Perché non ucciderla nel momento in cui era più vulnerabile? Perché non darsi da fare con tutto se stesso per annientare l'essere che si frapponeva fra lui e il dominio?
La verità era che c'era qualcosa che lo bloccava. Una barriera a cui Apophis non era in grado di dare un nome.
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bast
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: I personaggi sotto citati non mi appartengono, non scrivo a scopo li lucro, sia fatta lode al grande Ra, eccetera, eccetera.

We'll meet again. Soon.

 

 

Bast ansimò, sotto lo sguardo penetrante dell'enorme serpente. 
Un'eterna lotta, una guerra incessante... era forse questo il suo destino?
Artigli contro denti, corpo contro corpo e uno scontro, tinto di giallo e rosso, esattamente come i loro occhi che si incontravano sempre fugacemente.
Non c'era sosta ad una battaglia che era destinata a non avere mai fine.
Apophis ringhiò e si avventò nuovamente contro di lei, con le forze allo stremo, per azzannarle una spalla. La dea gatto schivò il colpo con movimenti goffi, costringendo il serpente a indietreggiare in seguito ad una debole scarica di fuoco.
 
Schiva, schiva, colpisci! Attacca, difendi, non fermarti!
 
Il dio tentò un nuovo attacco, ma la prontezza felina di Bast lo bloccò una nuova volta. 
Dopo secoli e secoli di combattimento incessante, conoscevano a memoria ogni loro punto debole, ogni loro abilità e ogni strategia. Le mosse dell'avversario si proiettavano in mente automaticamente, come un film visto ormai troppe volte. Era inutile cercare di battersi. La loro danza sfrenata li aveva resi entrambi partecipi delle loro capacità, il loro vortice battagliero li aveva trascinati a prevedere la reciproca prossima mossa, proprio come una partita di scacchi fra vecchi amici.
Apophis si ritirò in un angolo, stanco. E Bast fece altrettanto, abbandonando temporaneamente le spoglie di gatto che le sottraevano considerevoli energie.
Con un incantesimo sussurrato a mezza voce, la dea si passò una mano per tutto il corpo, provando a guarire le ferite più gravi che la puntellavano.
Il dio la guardava con sospetto, chiedendosi come potesse qualcosa di così innocente lottare per tanto tempo. Doveva ammettere che da lontano la ammirava, era innegabile che fosse un'avversaria all'altezza, una dea piena di risorse che aveva votato la propria esistenza alla sopravvivenza di Ra.
Ra.
Un moto di rabbia lo scosse dal capo alla coda. 
 
Non cessare di combattere! Affonda, mordi, scalcia!
 
Perché non ucciderla nel momento in cui era più vulnerabile? Perché non darsi da fare con tutto se stesso per annientare l'essere che si frapponeva fra lui e il dominio?
La verità era che c'era qualcosa che lo bloccava. Una barriera a cui Apophis non era in grado di dare un nome.
Con le ultime forze rimanenti, il dio del Caos mutò anch'egli il proprio corpo, trasformandosi in un uomo.
Bast lo guardò di sottecchi. Non era la prima volta che accadeva. Quando entrambi sembravano sul punto di scoppiare, si rintanavano ognuno in un angolo, instaurando una tregua, destinata a non durare a lungo. Così come l'aspetto umano di Apophis, che provocava nel dio stesso repulsione.
L'uomo dalla pelle bianca, dai capelli corti e neri e dallo sguardo verde e serpentino si accasciò sul duro pavimento della loro prigione condivisa.
Quando sarebbe finito tutto ciò?
 
Vai così! Un incantesimo, un calcio, un pugno!
 
 
Bast chiuse gli occhi per pochi secondi, giusto il tempo di riprendersi. Poi spalancò le braccia, mormorando quasi inconsapevolmente: 'Per Ra!'
In quel momento, la rabbia di Apophis non fece che crescere, al punto che fu impossibile reprimerla. Con l'agilità che soltanto un uomo serpente era in grado di avere, si mosse verso Bast, sorprendendola mentre aveva abbassato la guardia, e le strinse le mani attorno al collo, impedendole di respirare.
 
Stringi, stringi! Uccidi!
 
Le mani attorno al suo collo si fecero bianche dallo sforzo, così come il suo viso pallido. Bast arrancò per respirare, ma la stretta di Apophis era come quella delle spire di un serpente.
Appena Bast fu al punto di non farcela più, il dio staccò le mani di scatto, sorprendendosi egli stesso della sua reazione.
Cosa gli stava succedendo?
La dea gatto tossì innumerevoli volte, con il corpo in avanti e le mani ancorate fermamente sul pavimento di pietra. Il colore cominciò lentamente a ritornare nel suo viso e a quel punto, la sua mente sembrò recepire ciò che era appena successo.
Cosa gli stava succedendo?
Apophis si guardò le mani con disdegno e stupore. Aveva avuto l'occasione di eliminarla, una volta per tutte. Aveva avuto la possibilità di ucciderla e forse di uscire da quella dannata prigione.
Cosa gli aveva impedito di toglierle la vita?
'Hai bisogno di lei...' gli sussurrò una voce all'interno della sua testa.
No, quello era impossibile.
'Non ti sei sempre trattenuto dall'ucciderla, da quando siete rinchiusi in questa prigione?'
No, non era vero. 
No.
 
Bast si massaggiò il collo e si portò adiacente alla parete. Non capiva cosa avesse in mente Apophis. Forse era il momento di provare una paura diversa da quella che aveva provato fino a quel momento. 
'Cosa... cosa stai facendo?' domandò la dea, con la voce roca, rimasta inutilizzata per secoli.
Apophis rivolse il suo sguardo alla dea, confuso. Non lo sapeva neanche lui.
Approfittando di quel suo momento di distrazione, Bast fece comparire un coltello e lo scagliò contro il petto del dio, che lo respinse con brutalità.
Ad un secondo affondo, Apophis perse il controllo e spinse la dea supina, bloccandole le braccia armate. 
Mentre le era al di sopra, il dio serpente si stupì del rossore che invase le guance della dea. Vi erano state volte in cui il loro contatto fisico, durante la lotta, era stato maggiore di quello.
Non staccando lo sguardo dagli occhi gialli e sfuggenti di Bast, Apophis unì la propria fronte con quella della donna, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare a quei assolutamente nuovi, quanto bizzarri istinti.
Bast reagì debolmente, chiudendo anch'essa gli occhi e ripudiando la voce mentale che la induceva a dimenarsi. Era confusa. 
Le mani di Apophis scesero fino a sfiorare le mani della donna, che abbandonò il coltello sul pavimento.
Entrambi si sentivano strani. C'era qualcosa di sbagliato, ma nello stesso tempo di inebriante nel stare l'uno sopra l'altro, con le mani intente ad accarezzarsi reciprocamente.
Un gatto e un serpente non potevano essere amici, o qualunque altra cosa un rapporto implicasse. Il loro destino era combattere - entrambi erano stati votati a ciò - e non stare su un pavimento di una prigione a... dare e ricevere effusioni. La faccenda aveva dell'incredibile. 
Il cervello strategico di Apophis sembrava annientato. La vicinanza alla dea gli aveva fatto perdere la percezione della realtà. 
Una piccola parte di lui gli disse che quello era il suo nemico e il suo dovere era combatterlo. L'altra parte di lui lo indusse a spingere il viso verso quello di Bast, premendo le labbra verso le sue e inducendole a schiudersi. 
La dea gatto era in preda allo shock, ma il suo subconscio agì per lei, facendole ricambiare il bacio, anzi, trasformandolo in qualcosa di più violento e passionale.
Il dio la assecondò, spingendola contro il muro e staccando per un attimo le labbra, in modo da riprendere fiato, per poi continuare a baciarla, in un intenso turbine di emozioni che li imprigionava in qualcosa di ben più grande del posto in cui erano rinchiusi.
Iniziarono una danza diversa da quella che avevano intrapreso finora, qualcosa che nessuno dei due seppe definire, una fame che era rimasta sopita per innumerevoli anni.
Apophis si chinò verso il collo della dea, baciandolo con trasporto, mentre con le due mani le accarezzava la schiena, soffermandosi sui punti in cui l'aveva ferita. 
La dea ansimò di rimando, gli accarezzò i capelli con una mano, saggiandone per la prima volta la morbidezza e spinse il torace verso il petto marmoreo dell'uomo, come a voler annullare ogni distanza che li separava.
Dopo un secondo o un altro secolo, Bast si staccò di colpo e rimase a guardarlo a lungo negli occhi come mai prima d'ora.
'Non... non possiamo.'
Apophis la fissò sbigottito, avvertendo la mancanza di lei fra le sue braccia. 'Perch...' la voce gli si impigliò in gola 'Perché? Ho bisogno di te' ribadì rocamente. Era strano parlare dopo tutti quegli anni.
'Non possiamo' ripeté la dea, alzandosi e interrompendo, così facendo, la vicinanza che li aveva tenuti stretti in quei momenti e che li aveva illusi che il loro destino non era scritto. 'È questo che porterà entrambi alla distruzione.'
 
***
 
Lei chiuse gli occhi. - Ricordo ancora le parole di Ra: << Il mio gatto leale. Questo è il tuo compito più grande>>. E sono stata fiera di adempierlo... per secoli. Poi millenni. Riuscite a immaginare cosa fosse? Coltelli contro zanne, colpi e fendenti, una guerra eterna combattuta nelle tenebre. Le nostre forze vitali si indebolirono, le mie e quelle del mio nemico, e cominciai a comprendere il piano di Ra. Io e il Serpente ci saremmo distrutti a vicenda e il mondo sarebbe stato al sicuro. Solo così Ra poteva ritirarsi in pace con se stesso,.sapendo che il caos non avrebbe sopraffatto il Maat. E io avrei fatto il mio dovere. Non avevo scelta. Finché i vostri genitori...
-... non ti hanno dato una via di fuga. E tu l'hai presa.
Bast alzò lo sguardo, affranta. Aveva svelato loro solo una parte della storia. 
Si congedò e si recò con gli occhi velati di tristezza sul ponte della nave. 
Aveva scelto di non distruggerlo e di non distruggersi. Aveva scelto di allontanarsi nella speranza che lui la dimenticasse. E che sopravvivesse.
Era colpa sua se adesso il Serpente sarebbe riaffiorato dalla prigione, pronto a distruggere tutti gli dei per vendetta e per il suo amore infranto.
Bast evocò il magazzino della Duat che non apriva da molti anni. 'Apophis...' sussurrò e dal nulla spuntò un coltello, lo stesso di quel giorno in cui si erano combattuti e poi amati.
Lo prese e lo buttò in mare, sotto lo sguardo curioso di Lama Insanguinata.
"Ci rivedremo" mormorò Bast "Presto."






Note dell'autrice: Salve! ...sempre che ci sia qualcuno! Sono felice di aver pubblicato una storia in questo fandom fantasma!
Cominciamo dalla storia: beh, dopo aver letto il libro la mia mente crack non poteva che mettere insieme una coppia del genere! Non ditemi che nessuno ci ha pensato!
...no?
Ah, okay.
Non so che senso abbia immaginare che il loro amore fosse così potente da distruggerli, ma mi piace pensare che si celino altre ragioni, oltre quelle che ha detto Bast nel primo libro (e che ho riportato fedelmente nella scritta corsiva).
Che dire... spero che possiate in qualche modo gradire!
Baci,
Gwen
 

 




 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > La piramide rossa / Vai alla pagina dell'autore: Ginevra Gwen White