Biscotto
al cioccolato
A Emi,
che con le sue
follie
ha ispirato
questa
storia.
Forse
se l’era meritata quella punizione,
dopotutto. Finire per fare a botte in classe non era esattamente nella
lista
delle regole del buon comportamento. Però c’era
anche da dire che non era stata
tutta colpa sua, insomma, lei aveva
solamente usato un cancellino per la lavagna come arma, mentre invece lui aveva fatto tutto il resto.
E, ovviamente, per non smentirsi mai, quel lui
stava entrando nell’aula di Detenzione, con un
sorriso beato che le faceva
venire voglia di prendere di nuovo in mano quel cancellino.
«Amy!»
Si sedette nel banco accanto al suo, facendo un fracasso esagerato
nello
spostare la sedia. «Che bello rivederti! Come te la
passi?» domandò, come se
fossero amici di vecchia data che si ritrovavano per caso, in un bar
del
centro. Adesso lo uccido, pensò
la
ragazza, guardandosi intorno in cerca di un oggetto che potesse
trasformarsi in
arma.
«Embry
Call.»
Embry
Call. Un
nome, una garanzia. Focoso indigeno dagli occhi caldi, che sembrava
essersi
autoproclamato Imperatore di La Push, o forse era stata la massa di
pecore che
lo adorava a renderlo sovrano. Qualunque fosse stata la risposta, Amy
Roman avrebbe
volentieri guidato una rivolta popolare con l’intento di
lanciarlo dal suo
trono, facendolo cadere a faccia in giù sulla morbida
scogliera della spiaggia.
«Per
gli amici sono Em, cara.»
«E per
quelli che godrebbero nel vederti coperto di merda, invece?»
Se
c’era una cosa che si poteva dire di Amy era il suo essere
schietta ed
immediata; non era una che ti mandava le cose a dire o, ancor peggio,
spettegolava con l’intera Forks – dopotutto, quel
ruolo spettava già a Jessica
Stanley.
La
risata di Embry Call non migliorò sicuramente la situazione,
ma la ragazza lo
ignorò, cercando di concentrarsi sul compito di matematica
che il professore gli
aveva assegnato – x è
un’incognita,
quindi devo ricavare il suo valore. Di fianco a lei, Call
stava disegnando
figure geometriche sul suo foglio, senza neanche accennare ad iniziare
il
lavoro. Cretino, pensò
Amy, scuotendo
la testa.
«Posso
fidarmi a lasciarvi da soli, voi due?» Amy si accorse
dell’insegnante a cui era
stato affidato il loro controllo, seduto dietro la scrivania, con fare
annoiato. «Devo interrogare una ragazzina del secondo anno e
ho solo quest’ora
di buco.»
Certo,
vada pure, così è la volta buona che
riesco a farlo fuori. Ma
sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori,
Amy, tentando di apparire come una studentessa modella, ligia al suo
dovere e
alle regole severe della scuola. Ovviamente l’operazione non
ebbe alcun
risultato ed il professore preferì fidarsi dello sguardo
complice che Embry
Call gli stava lanciando.
Dannato
Call! Come diavolo può farsi amare
da chiunque?
«Non
si
preoccupi, Signor Parker. Siamo ragazzi maturi, abbiamo sbagliato e
rispetteremo la punizione.» Poi, come se non avesse alcuna
paura di farsi
vedere dal professore, l’Idiota le fece
l’occhiolino, in segno di un’intesa
che, evidentemente, non avevano. Per
quale motivo sei così bacato, Call? Parker,
però, sembrava soddisfatto, così si
accomiatò con un semplice saluto ed una
raccomandazione al non lasciare l’aula prima della scadenza.
Non
appena rimasero da soli nella classe, Amy prese ad applaudire,
guardando il suo
compagno con un’aria di sfida. «Splendida
interpretazione, Embry, davvero. Sei
da Oscar.»
Il ragazzo, che ovviamente aveva colto l’allusione di Amy,
sorrise
spudoratamente avvicinando la sedia al banco della ragazza, che, per
contro, si
allontanò. Si fermò, Call, fissandola con fare
interrogativo e, a dirla tutta,
anche un po’ offeso.
«Ti
faccio così schifo, Miss Roman?»
Amy,
allora, come se fosse la cosa più normale del mondo, prese a
guardarlo: due
grossi occhi scuri, del colore del cioccolato, spalle larghe, quelle
che
sembrano essere fatte apposta per essere abbracciate, torace largo e
muscoloso.
E le labbra. Labbra carnose, quelle che anche se non le hai mai toccate
lo sai
che sono morbide, lo sai e basta, perché non potrebbe essere
altrimenti. Cazzo. Iniziava a
comprendere perché le
ragazzine della Riserva sostenevano che Embry Call fosse Adone. Ma lei
non era
d’accordo.
Embry
era più sexy.
Ed era,
inoltre, un concentrato di attrazione e ripugnanza, cosa che la
confondeva al
punto di non capire più cosa stesse succedendo, forse anche
per il fatto che
ora, il suddetto ragazzo, le stava così vicino che, se si
fosse sporta di un
solo centimetro, avrebbe potuto baciarlo. Baciare
Embry Call, l’Idiota.
«Chi
ti
ha dato tutta questa confidenza?» La voce uscì
debole, priva di quel tono aspro
e tagliente che tanto la caratterizzava. Il fatto era che non riusciva
a
staccare gli occhi da quella bocca, che se ne stava lì,
proprio lì, alla sua portata. Come si poteva non bramare quelle labbra? Nemmeno con tutto
l’autocontrollo dell’universo, Amy avrebbe potuto
ritrovare la lucidità e
ricordarsi quanto odiava quel seducente,
affascinante, eccitante...
Ok,
Amy. Diamoci un contegno.
«Me
l’hai data tu, questa confidenza, con quel tuo guardarmi come
se fossi un
biscotto al cioccolato in tempi di dieta.»
Troppo
imbarazzata per poter dire anche solo una parola, Amy si
limitò a spalancare la
bocca in un’espressione attonita, mentre si rimproverava di
essere così
facilmente leggibile, soprattutto quando faceva simili pensieri.
Biscotto
al cioccolato.
In
effetti, Call rappresentava alla perfezione un frollino al cacao: la
carnagione
della pelle era dello stesso colore, così come gli occhi e i
capelli.
Embry Call era un biscotto al
cioccolato.
Quel
sorriso di sfida sul suo viso, le faceva venire voglia di prenderlo e
schiaffeggiarlo. E poi baciarlo. E poi schiaffeggiarlo. E poi baciarlo
ancora,
ancora e ancora. Di più.
«Lo
stai facendo di nuovo, Roman.»
«Che
co-cosa?» domandò, la voce ormai del tutto
spezzata, i pensieri che andavano
svanendo, non appena vedeva il guizzo di uno dei numerosi muscoli del
ragazzo.
Possibile
che io sia esattamente come una
di quelle galline che sbavano per un bel fisico? Sì,
è possibile, dannazione.
«Mi
stai di nuovo guardando in modo affamato.»
L’aria
nella stanza era inspiegabilmente cambiata: dalla tensione rabbiosa
alla
tensione sessuale, che ormai si era creata tra i due ragazzi, intenti a
osservarsi dritto negli occhi.
Amy
passava dal ripetersi quanto quell’essere fosse egocentrico,
noioso, scontato,
al bramare disperatamente che le sue labbra si poggiassero sulle sue,
senza
pietà. Non gli importava neanche più di essersi
nuovamente resa ridicola
dinanzi a lui, per il suo fissarlo come un cane guarda il suo osso,
perché era
troppo occupata ad osservare la sua bocca.
E poi,
in un attimo impercettibile, Amy mandò a farsi fottere
l’idea che si era fatta
su quel ragazzo e, come se niente fosse, si costrinse a dichiararsi
malata di Perdita di memoria a breve termine,
per
poter così giustificare ciò che stava per fare
con l’essersi dimenticata
dell’odio che provava nei suoi confronti.
Lo
baciò.
No, in
effetti, lo assalì. Le sue labbra premettero così
forte su quelle del ragazzo
che egli si ritrovò per un momento scombussolato, totalmente
sconvolto dal
gesto inaspettato; dopo aver elaborato la situazione e aver compreso
ciò che
stava accadendo, Embry confermò le voci popolari che lo
classificavano come un
baciatore straordinario: penetrò la bocca di Amy con la
lingua, esplorandola in
ogni sua parte, con una foga e una passione che non potevano farti
rimanere
impassibile. Poi, senza un due e senza un tre, il ragazzo si sporse,
prendendo
ad accarezzare le cosce di Amy, che era ormai totalmente invasa dalla
passione,
mentre la razionalità si rinchiudeva in un angolo remoto del
suo cervello.
Embry scese a baciarle il collo, senza che le sue mani smettessero di
toccarle
le gambe, scendendo a salendo, facendo presagire qual era la sua meta
finale. Dio, cosa sto facendo? Ancora
una volta,
però, l’irrazionalità ebbe la meglio ed
Amy non si mostrò restia, quando Call
la fece sedere cavalcioni su di lui, mettendole le mani sul
fondoschiena in un
modo che non aveva nulla di gentile né di romantico. Perché non c’era nulla di
gentile e romantico, in tutto quello.
Ispirata dall’impetuosità del ragazzo, Amy prese a
baciargli la mascella – un bacio,
due baci, tre baci – per poi
scendere al collo, mentre le mani vagavano sulla sua schiena muscolosa.
Questo ragazzo è un armadio a due
ante.
E ormai era chiaro per Amy, quale fosse il vero nocciolo della
questione Embry
Call: lo aveva sempre detestato, in quella maniera così
intollerante, perché ne
era sempre stata attratta e la consapevolezza che non
l’avrebbe mai potuto
avere, l’aveva spinta all’odio.
Non
potevano esserci altre spiegazioni, altrimenti non si sarebbe arresa
alle sue
mani, che ora stavano alzando il bordo della sua maglietta, toccandole
la pelle
nuda del ventre, così rapidamente. E ancora le sue labbra
sulle sue, in una
morsa senza pietà. Amy si lasciò andare
completamente alla dolce colpevolezza
del peccato, mentre Embry la penetrava con le dita, lasciandola priva
di fiato
a boccheggiare, stroncata dal piacere.
La sua bocca sul suo collo.
Le
sue dita dentro di lei.
Senza
ulteriori indugi, Embry le slacciò i bottoni dei jeans, con
una ardore che la
faceva sentire impreparata ed inesperta, perché se guardava
in quegli occhi
appannati dal piacere, poteva vedere l’esperienza sessuale
che lei possedeva
solo in parte. Non era vergine, ma non poteva di certo gareggiare
contro Embry
Call, il Dio del Sesso di La Push.
E poi,
così. Fu un attimo. Un solo attimo che le tolse il respiro.
Embry
la penetrò, senza nemmeno toglierle i vestiti, mentre lei
stava a cavalcioni su
di lui, seduti su una sedia di legno malridotta: poteva essere lo
scenario più
squallido dell’universo, eppure Amy era assolutamente
elettrizzata, poiché era
la cosa più eccitante che avesse mai provato in tutta la sua
vita. Proibito.
Si
abbandonò al corpo del ragazzo, che aveva preso a spingere
dentro di lei con
un’impeto violento, portandola a conoscere punti di lei che
nemmeno sapeva
esistessero.
Labbra,
pelle.
Carne,
mani.
Embry
dentro di lei.
Infine,
in un modo selvaggio che la lasciò completamente senza
fiato, toccò l’apice,
ritrovandosi ad urlare come mai aveva fatto prima di allora. Il ragazzo
la
seguì quasi subito, esplodendo con versi gutturali, che la
fecero pensare ad un
lupo. Strano paragone, avrei potuto
pensare ad un leone, invece è proprio un lupo, quello che ho
immaginato.
«Porca
puttana, Roman...» sputò fuori Call, con la testa
appoggiata alla sua spalla,
ancora dentro di lei, nella stessa posizione. Amy, ancora troppo
affannata per
parlare, si limitò ad esibirsi in una risatina isterica.
Aveva
appena fatto sesso con Embry Call.
No,
anzi. Aveva appena scopato con
Embry
Call. Ecco, così rendeva più l’idea.
Il
ragazzo uscì da lei, lasciandole una strana sensazione di
vuoto, e prese a
riabbottonarsi i jeans con occhi assenti, come se fosse ancora nel
mondo
parallelo che avevano scoperto insieme. Amy si alzò e si
diede una sistemata,
cercando di darsi un aspetto quanto più decoroso.
«Devo
ammettere che mi hai stupito, Miss Roman.» Sguardo malizioso,
quello che tante
volte le aveva fatto voglia di prenderlo a schiaffi, ma che ora le
faceva un
altro effetto.
Non
fece in tempo a rispondere alla provocazione, che la porta della stanza
venne
spalancata improvvisamente ed entrò il professor Parker.
Quell’apparizione
improvvisa fu un colpo allo stomaco per Amy, che si rese conto di
quanto
avessero rischiato: se il Signor Parker avesse aperto la porta qualche
minuto
prima, li avrebbe trovati intenti a fare sesso.
Dannazione!
«Avete
rispettato le regole scolastiche, voi due?»
L’insegnante lanciò loro
un’occhiata investigativa, come se stesse cercando di trovare
segni di
colpevolezza. Amy, quindi, dovette utilizzare tutta la concentrazione
che
possedeva per poter apparire tranquilla e rilassata, come se avessero
solamente
trascorso il tempo completando i loro compiti di punizioni.
Punizione.
Tutto
era partito da lì.
«Ne
abbiamo infranta solamente una, professore.» Questa
volta lo uccido, lo impicco e poi gli do fuoco con la benzina. Trattenne
il fiato Amy, sperando che quell’idiota di Call non avesse
intenzione di
confessare il misfatto, altrimenti, oltre che essere derisi
dall’intera Forks,
sarebbero anche stati espulsi.
«Ovvero?»
Tappati quella boccaccia.
«Abbiamo
mangiato in classe.» Mangiato? Noi?
Embry
le lanciò un’occhiata di intesa, mentre Amy
continuava a non capire ciò che
stava succedendo, cosa quell’idiota stesse dicendo o a cosa
stesse alludendo;
aveva solamente una paura tremenda di essere colta nel fatto.
«Che
cosa avete mangiato? Le inservienti potrebbero arrabbiarsi.»
«Non
si
preoccupi, professore.» Gli occhi di Call si puntarono in
quelli della ragazza,
con una malizia che la mise in soggezione, ricordandole ciò
che avevano appena
fatto.
Poi, lo disse.
«Abbiamo
mangiato solo un biscotto al cioccolato.»
Biscotto
al cioccolato.
Il
più
buono che avessi mai assaggiato.
L’angolo
di Eryca
Mesdames
et Messieurs,
sono
lieta di poter dire che questa storia
è stata un vero spasso da scrivere, una delle più
divertenti in assoluto!
Ovviamente non ha alcuna pretesa psicologico/morale, anche
perché si tratta di
una situazione assolutamente irreale.
Ma c’è di più! Questo racconto ha una
vera storia alle spalle. Inizia così:
C’era
una volta una giovane autrice, Eryca, che decise di scrivere sul gruppo
di
facebook di alcune Team Jacob un
post, dove chiedeva alle altre autrici di darle dei pairing e dei
prompt, in
modo che lei potesse scriverci a riguardo. La strega cattiva e
tentatrice
(soprattutto tentatrice), postergirl84,
le diede, così, un prompt: Embry Call/Nuovo
Personaggio – Punizione.
Ovviamente ciò che ha seguito questo prompt è
stato il vero delirio: foto di
Embry Call ovunque, discorsi malsani (in compagnia di LaViSvampita
e A Strange
Dreamcatcher) che hanno ispirato questo racconto.
In
poche parole, questa storia è nata dalle fantasia malate di
autrici
psicopatiche xD
La
leggerezza del testo si può notare sia dalla trama, che in
sé è anche un po’ insensata,
ma anche dallo stile che ho usato, molto semplice, senza strani giochi
linguistici o comunque particolarità nel metodo di
scrittura: ho preferito
tenermi pulita, vista la trama.
Ancora
una cosa, essenziale. Come potete
vedere la protagonista si chiama Amy Roman: questo non è
altro che un omaggio
spudorato alla mia di Emi, a cui
è
dedicata la storia.
Se
leggete lasciate un commentino, così saprò cosa
ne pensate – accetto anche
critiche costruttive. Per un autore non c’è niente
di più bello del leggere i
pareri dei suoi lettori. Una gioia senza paragoni.
Peace &
love,
la vostra Eryca.