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Autore: Eryca    31/05/2013    6 recensioni
Embry Call. Un nome, una garanzia. Focoso indigeno dagli occhi caldi, che sembrava essersi autoproclamato Imperatore di La Push, o forse era stata la massa di pecore che lo adorava a renderlo sovrano. Qualunque fosse stata la risposta, Amy Roman avrebbe volentieri guidato una rivolta popolare con l’intento di lanciarlo dal suo trono, facendolo cadere a faccia in giù sulla morbida scogliera della spiaggia.
***
Amy odia Embry Call.
Lo odia per il suo atteggiarsi in continuazione, per il suo credersi il migliore di tutti e anche perché è solamente per colpa sua se lei è finita in punizione.
Ma è risaputo che l'odio è la più grande forma di passione.
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Embry Call, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Di pelo e di zanne - Storie di Lupi '
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Biscotto al cioccolato

 

 

 

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A Emi,

che con le sue follie

ha ispirato questa storia.

 

 

 

 

 Forse se l’era meritata quella punizione, dopotutto. Finire per fare a botte in classe non era esattamente nella lista delle regole del buon comportamento. Però c’era anche da dire che non era stata tutta colpa sua, insomma, lei aveva solamente usato un cancellino per la lavagna come arma, mentre invece lui aveva fatto tutto il resto.
E, ovviamente, per non smentirsi mai, quel lui stava entrando nell’aula di Detenzione, con un sorriso beato che le faceva venire voglia di prendere di nuovo in mano quel cancellino.

«Amy!» Si sedette nel banco accanto al suo, facendo un fracasso esagerato nello spostare la sedia. «Che bello rivederti! Come te la passi?» domandò, come se fossero amici di vecchia data che si ritrovavano per caso, in un bar del centro. Adesso lo uccido, pensò la ragazza, guardandosi intorno in cerca di un oggetto che potesse trasformarsi in arma.

«Embry Call.»

Embry Call. Un nome, una garanzia. Focoso indigeno dagli occhi caldi, che sembrava essersi autoproclamato Imperatore di La Push, o forse era stata la massa di pecore che lo adorava a renderlo sovrano. Qualunque fosse stata la risposta, Amy Roman avrebbe volentieri guidato una rivolta popolare con l’intento di lanciarlo dal suo trono, facendolo cadere a faccia in giù sulla morbida scogliera della spiaggia.

«Per gli amici sono Em, cara.»

«E per quelli che godrebbero nel vederti coperto di merda, invece?»

Se c’era una cosa che si poteva dire di Amy era il suo essere schietta ed immediata; non era una che ti mandava le cose a dire o, ancor peggio, spettegolava con l’intera Forks – dopotutto, quel ruolo spettava già a Jessica Stanley.

La risata di Embry Call non migliorò sicuramente la situazione, ma la ragazza lo ignorò, cercando di concentrarsi sul compito di matematica che il professore gli aveva assegnato – x è un’incognita, quindi devo ricavare il suo valore. Di fianco a lei, Call stava disegnando figure geometriche sul suo foglio, senza neanche accennare ad iniziare il lavoro. Cretino, pensò Amy, scuotendo la testa.

«Posso fidarmi a lasciarvi da soli, voi due?» Amy si accorse dell’insegnante a cui era stato affidato il loro controllo, seduto dietro la scrivania, con fare annoiato. «Devo interrogare una ragazzina del secondo anno e ho solo quest’ora di buco.»

Certo, vada pure, così è la volta buona che riesco a farlo fuori. Ma sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori, Amy, tentando di apparire come una studentessa modella, ligia al suo dovere e alle regole severe della scuola. Ovviamente l’operazione non ebbe alcun risultato ed il professore preferì fidarsi dello sguardo complice che Embry Call gli stava lanciando.

Dannato Call! Come diavolo può farsi amare da chiunque?

«Non si preoccupi, Signor Parker. Siamo ragazzi maturi, abbiamo sbagliato e rispetteremo la punizione.» Poi, come se non avesse alcuna paura di farsi vedere dal professore, l’Idiota le fece l’occhiolino, in segno di un’intesa che, evidentemente, non avevano. Per quale motivo sei così bacato, Call?  Parker, però, sembrava soddisfatto, così si accomiatò con un semplice saluto ed una raccomandazione al non lasciare l’aula prima della scadenza.

Non appena rimasero da soli nella classe, Amy prese ad applaudire, guardando il suo compagno con un’aria di sfida. «Splendida interpretazione, Embry, davvero. Sei da Oscar.»
Il ragazzo, che ovviamente aveva colto l’allusione di Amy, sorrise spudoratamente avvicinando la sedia al banco della ragazza, che, per contro, si allontanò. Si fermò, Call, fissandola con fare interrogativo e, a dirla tutta, anche un po’ offeso.

«Ti faccio così schifo, Miss Roman?»

Amy, allora, come se fosse la cosa più normale del mondo, prese a guardarlo: due grossi occhi scuri, del colore del cioccolato, spalle larghe, quelle che sembrano essere fatte apposta per essere abbracciate, torace largo e muscoloso. E le labbra. Labbra carnose, quelle che anche se non le hai mai toccate lo sai che sono morbide, lo sai e basta, perché non potrebbe essere altrimenti. Cazzo. Iniziava a comprendere perché le ragazzine della Riserva sostenevano che Embry Call fosse Adone. Ma lei non era d’accordo.

Embry era più sexy.

Ed era, inoltre, un concentrato di attrazione e ripugnanza, cosa che la confondeva al punto di non capire più cosa stesse succedendo, forse anche per il fatto che ora, il suddetto ragazzo, le stava così vicino che, se si fosse sporta di un solo centimetro, avrebbe potuto baciarlo. Baciare Embry Call, l’Idiota.

«Chi ti ha dato tutta questa confidenza?» La voce uscì debole, priva di quel tono aspro e tagliente che tanto la caratterizzava. Il fatto era che non riusciva a staccare gli occhi da quella bocca, che se ne stava , proprio lì, alla sua portata. Come si poteva non bramare quelle labbra? Nemmeno con tutto l’autocontrollo dell’universo, Amy avrebbe potuto ritrovare la lucidità e ricordarsi quanto odiava quel seducente, affascinante, eccitante...

Ok, Amy. Diamoci un contegno.

«Me l’hai data tu, questa confidenza, con quel tuo guardarmi come se fossi un biscotto al cioccolato in tempi di dieta.»  

Troppo imbarazzata per poter dire anche solo una parola, Amy si limitò a spalancare la bocca in un’espressione attonita, mentre si rimproverava di essere così facilmente leggibile, soprattutto quando faceva simili pensieri.

Biscotto al cioccolato.

In effetti, Call rappresentava alla perfezione un frollino al cacao: la carnagione della pelle era dello stesso colore, così come gli occhi e i capelli.
Embry Call era un biscotto al cioccolato.

Quel sorriso di sfida sul suo viso, le faceva venire voglia di prenderlo e schiaffeggiarlo. E poi baciarlo. E poi schiaffeggiarlo. E poi baciarlo ancora, ancora e ancora. Di più.

«Lo stai facendo di nuovo, Roman.»

«Che co-cosa?» domandò, la voce ormai del tutto spezzata, i pensieri che andavano svanendo, non appena vedeva il guizzo di uno dei numerosi muscoli del ragazzo.

Possibile che io sia esattamente come una di quelle galline che sbavano per un bel fisico? Sì, è possibile, dannazione.

«Mi stai di nuovo guardando in modo affamato.»

L’aria nella stanza era inspiegabilmente cambiata: dalla tensione rabbiosa alla tensione sessuale, che ormai si era creata tra i due ragazzi, intenti a osservarsi dritto negli occhi.

Amy passava dal ripetersi quanto quell’essere fosse egocentrico, noioso, scontato, al bramare disperatamente che le sue labbra si poggiassero sulle sue, senza pietà. Non gli importava neanche più di essersi nuovamente resa ridicola dinanzi a lui, per il suo fissarlo come un cane guarda il suo osso, perché era troppo occupata ad osservare la sua bocca.

E poi, in un attimo impercettibile, Amy mandò a farsi fottere l’idea che si era fatta su quel ragazzo e, come se niente fosse, si costrinse a dichiararsi malata di Perdita di memoria a breve termine, per poter così giustificare ciò che stava per fare con l’essersi dimenticata dell’odio che provava nei suoi confronti.

Lo baciò.

No, in effetti, lo assalì. Le sue labbra premettero così forte su quelle del ragazzo che egli si ritrovò per un momento scombussolato, totalmente sconvolto dal gesto inaspettato; dopo aver elaborato la situazione e aver compreso ciò che stava accadendo, Embry confermò le voci popolari che lo classificavano come un baciatore straordinario: penetrò la bocca di Amy con la lingua, esplorandola in ogni sua parte, con una foga e una passione che non potevano farti rimanere impassibile. Poi, senza un due e senza un tre, il ragazzo si sporse, prendendo ad accarezzare le cosce di Amy, che era ormai totalmente invasa dalla passione, mentre la razionalità si rinchiudeva in un angolo remoto del suo cervello. Embry scese a baciarle il collo, senza che le sue mani smettessero di toccarle le gambe, scendendo a salendo, facendo presagire qual era la sua meta finale. Dio, cosa sto facendo? Ancora una volta, però, l’irrazionalità ebbe la meglio ed Amy non si mostrò restia, quando Call la fece sedere cavalcioni su di lui, mettendole le mani sul fondoschiena in un modo che non aveva nulla di gentile né di romantico. Perché non c’era nulla di gentile e romantico, in tutto quello. Ispirata dall’impetuosità del ragazzo, Amy prese a baciargli la mascella – un bacio, due baci, tre baci – per poi scendere al collo, mentre le mani vagavano sulla sua schiena muscolosa. Questo ragazzo è un armadio a due ante.
E ormai era chiaro per Amy, quale fosse il vero nocciolo della questione Embry Call: lo aveva sempre detestato, in quella maniera così intollerante, perché ne era sempre stata attratta e la consapevolezza che non l’avrebbe mai potuto avere, l’aveva spinta all’odio.

Non potevano esserci altre spiegazioni, altrimenti non si sarebbe arresa alle sue mani, che ora stavano alzando il bordo della sua maglietta, toccandole la pelle nuda del ventre, così rapidamente. E ancora le sue labbra sulle sue, in una morsa senza pietà. Amy si lasciò andare completamente alla dolce colpevolezza del peccato, mentre Embry la penetrava con le dita, lasciandola priva di fiato a boccheggiare, stroncata dal piacere.
La sua bocca sul suo collo.

Le sue dita dentro di lei.

Senza ulteriori indugi, Embry le slacciò i bottoni dei jeans, con una ardore che la faceva sentire impreparata ed inesperta, perché se guardava in quegli occhi appannati dal piacere, poteva vedere l’esperienza sessuale che lei possedeva solo in parte. Non era vergine, ma non poteva di certo gareggiare contro Embry Call, il Dio del Sesso di La Push.  

E poi, così. Fu un attimo. Un solo attimo che le tolse il respiro.

Embry la penetrò, senza nemmeno toglierle i vestiti, mentre lei stava a cavalcioni su di lui, seduti su una sedia di legno malridotta: poteva essere lo scenario più squallido dell’universo, eppure Amy era assolutamente elettrizzata, poiché era la cosa più eccitante che avesse mai provato in tutta la sua vita. Proibito.

Si abbandonò al corpo del ragazzo, che aveva preso a spingere dentro di lei con un’impeto violento, portandola a conoscere punti di lei che nemmeno sapeva esistessero.

Labbra, pelle.

Carne, mani.

Embry dentro di lei.

Infine, in un modo selvaggio che la lasciò completamente senza fiato, toccò l’apice, ritrovandosi ad urlare come mai aveva fatto prima di allora. Il ragazzo la seguì quasi subito, esplodendo con versi gutturali, che la fecero pensare ad un lupo. Strano paragone, avrei potuto pensare ad un leone, invece è proprio un lupo, quello che ho immaginato.

«Porca puttana, Roman...» sputò fuori Call, con la testa appoggiata alla sua spalla, ancora dentro di lei, nella stessa posizione. Amy, ancora troppo affannata per parlare, si limitò ad esibirsi in una risatina isterica.

Aveva appena fatto sesso con Embry Call.

No, anzi. Aveva appena scopato con Embry Call. Ecco, così rendeva più l’idea.

Il ragazzo uscì da lei, lasciandole una strana sensazione di vuoto, e prese a riabbottonarsi i jeans con occhi assenti, come se fosse ancora nel mondo parallelo che avevano scoperto insieme. Amy si alzò e si diede una sistemata, cercando di darsi un aspetto quanto più decoroso.

«Devo ammettere che mi hai stupito, Miss Roman.» Sguardo malizioso, quello che tante volte le aveva fatto voglia di prenderlo a schiaffi, ma che ora le faceva un altro effetto.

Non fece in tempo a rispondere alla provocazione, che la porta della stanza venne spalancata improvvisamente ed entrò il professor Parker. Quell’apparizione improvvisa fu un colpo allo stomaco per Amy, che si rese conto di quanto avessero rischiato: se il Signor Parker avesse aperto la porta qualche minuto prima, li avrebbe trovati intenti a fare sesso.

Dannazione!

«Avete rispettato le regole scolastiche, voi due?» L’insegnante lanciò loro un’occhiata investigativa, come se stesse cercando di trovare segni di colpevolezza. Amy, quindi, dovette utilizzare tutta la concentrazione che possedeva per poter apparire tranquilla e rilassata, come se avessero solamente trascorso il tempo completando i loro compiti di punizioni.

Punizione. Tutto era partito da lì. 

«Ne abbiamo infranta solamente una, professore.» Questa volta lo uccido, lo impicco e poi gli do fuoco con la benzina. Trattenne il fiato Amy, sperando che quell’idiota di Call non avesse intenzione di confessare il misfatto, altrimenti, oltre che essere derisi dall’intera Forks, sarebbero anche stati espulsi.

«Ovvero?» Tappati quella boccaccia.

«Abbiamo mangiato in classe.» Mangiato? Noi?

Embry le lanciò un’occhiata di intesa, mentre Amy continuava a non capire ciò che stava succedendo, cosa quell’idiota stesse dicendo o a cosa stesse alludendo; aveva solamente una paura tremenda di essere colta nel fatto.

«Che cosa avete mangiato? Le inservienti potrebbero arrabbiarsi.»

«Non si preoccupi, professore.» Gli occhi di Call si puntarono in quelli della ragazza, con una malizia che la mise in soggezione, ricordandole ciò che avevano appena fatto.
Poi, lo disse.

«Abbiamo mangiato solo un biscotto al cioccolato.»

Biscotto al cioccolato.

Il più buono che avessi mai assaggiato.

 

 

 

 

 

 

 

L’angolo di Eryca

 

Mesdames et Messieurs,

sono lieta di poter dire che questa storia è stata un vero spasso da scrivere, una delle più divertenti in assoluto! Ovviamente non ha alcuna pretesa psicologico/morale, anche perché si tratta di una situazione assolutamente irreale.
Ma c’è di più! Questo racconto ha una vera storia alle spalle. Inizia così:

C’era una volta una giovane autrice, Eryca, che decise di scrivere sul gruppo di facebook di alcune Team Jacob un post, dove chiedeva alle altre autrici di darle dei pairing e dei prompt, in modo che lei potesse scriverci a riguardo. La strega cattiva e tentatrice (soprattutto tentatrice), postergirl84, le diede, così, un prompt: Embry Call/Nuovo Personaggio – Punizione. Ovviamente ciò che ha seguito questo prompt è stato il vero delirio: foto di Embry Call ovunque, discorsi malsani (in compagnia di LaViSvampita e A Strange Dreamcatcher) che hanno ispirato questo racconto.

In poche parole, questa storia è nata dalle fantasia malate di autrici psicopatiche xD

La leggerezza del testo si può notare sia dalla trama, che in sé è anche un po’ insensata, ma anche dallo stile che ho usato, molto semplice, senza strani giochi linguistici o comunque particolarità nel metodo di scrittura: ho preferito tenermi pulita, vista la trama.

Ancora una cosa, essenziale. Come potete vedere la protagonista si chiama Amy Roman: questo non è altro che un omaggio spudorato alla mia di Emi, a cui è dedicata la storia.

 

Se leggete lasciate un commentino, così saprò cosa ne pensate – accetto anche critiche costruttive. Per un autore non c’è niente di più bello del leggere i pareri dei suoi lettori. Una gioia senza paragoni.

 

Peace & love,

la vostra Eryca.

   
 
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