MASCHERA DI
VETRO
***
Nobody wants to be lonely
Nobody wants to cry
***
Capitolo I: Alone - Qualcosa inizia
a distruggersi
Queste
pagine sono diventate così gialle…dopo tutto questo tempo in cui neanche una penna
le ha sfiorate, credo sia ora di riempirne qualcuna. Del resto, ora che è tutto
finito, non avrò molto da fare grazie alla rinnovata pace che adesso regna su Gaya. …La tanto sospirata pace che noi
siamo riusciti a guadagnare. Eppure….No, non ho
voglia di parlarne.
…
mi
manca. Mi manca troppo.
…
non è
facile…niente nella mia vita è mai stato facile…
…
uff, e dire che non avrei voluto parlare di tutto questo…e
neanche pensarlo…sono scema lo so…
---------
Le mie
giornate sono così vuote…ogni giorno che passa non
faccio altro che ripetere gli stessi identici gesti di sempre.
Dove sono
finiti quei bei tempi in cui non avrei avuto neanche
la certezza di dormire sotto una coperta? Quando
ancora giravo il mondo in compagnia dei miei amici…mi sembrano così lontani dal
presente. Quanto è passato in realtà? 7 mesi. Eppure…
---------
Che
bello, ho perso addirittura la mia abilità nello scrivere epistole! infatti ho ripetuto due volte eppure…con questa tre.
E lo
faccio notare nel mio diario personale. Sono davvero sola se mi metto a parlare
con un pezzo di carta. Anzi, diciamo che questo piccolo libro mi funge da
specchio. Parlo a me stessa. Sarebbe più naturale mettersi davanti a un vetro e conversare con una immagine che assomiglia a
chi sta proferendo parola o piuttosto che perdermi in queste frasi scritte da
me medesima. Ma se fossi libera di manifestare questo mio desiderio
qualcuno potrebbe vedermi e dire che la regina è impazzita. Ho
un popolo da gestire non posso permettermi di avere queste debolezze
umane. E già, una regina non può essere una semplice
persona come tutte le altre. Deve essere qualcosa il più simile a un saggia, o addirittura a un dio: deve sapere esattamente
cosa fare, il momento in cui lo deve fare, come lo deve fare. Tutto questo
senza esitazioni. E naturalmente deve vincere. Perché colei che ha questa corona sul capo deve essere una sorta di
protettore del popolo. Il popolo conta su di lei. E
tu non puoi deluderlo.
…
Qualcuno….vuole
fare cambio?
---------
Mi sento davvero
una macchina programmata per fare solo quello che altre persone vogliono. Tanto, una macchina non ha sentimenti giusto? Perché preoccuparsi di quello che può pensare, sentire
dentro di sé? E’ un ammasso di ferraglia che funziona a comando, un comando che
però, in cuor suo, non potrà mai non accettare. Perché la tastiera ce l’hanno gli altri, non lei. Gli altri possono farle fare
qualunque cosa essi vogliano, tanto basta fare una
leggere pressione su uno dei tanti bottoni che spuntano dal quadro comandi.
Pulsante A e la macchina lavora. Pulsante B e la
macchina si ferma.
Oh, ma che
divertente….sarebbe bello comandare quella macchinetta così carina, ha
tantissime opzioni. Si inchina,
balla, sa parlare come un libro stampato, ha un portamento elegante ed in più
ha una voce soave. Ma che bel giocattolo…di raffinata
bellezza…
però
il giocattolo non è felice. Perché anche lui ha qualcosa
dentro, che gli dice che tutto questo è ingiusto, che nessuno al mondo può
permettersi di trattarlo come un passatempo. Perché
lui non è un giocattolo, ma una persona. Quella persona sono io. Sono io
quella che siede sul quella scomoda sedia che tutti
chiamano trono, sono io quella che indossa sul capo un gioiello d’oro bianco
che mi contraddistingue dagli altri. Sono una figura che tutti amano chiamare
Regina. Ma in fondo solo un simbolo, un’effige dietro cui
si nascondono persone mosse a loro volte da altri fini, per lo più economici…
che
schifo….
---------
Comincia
la primavera.
Però
piove. Si sa, marzo è pazzerello. Comunque,
non è un bel modo per cominciare la nuova stagione. Mi sono rifugiata nei miei
appartamenti fingendo di stare male. Oggi non ho proprio voglia di recitare la
mia parte da sovrana. Si arrangino….tanto per loro sono solo una bambola.
Potrei anche scomparire da un momento all’altro….tanto, a nessuno importerebbe.
---------
Eiko è
venuta a trovarmi. Un po’ di luce in questi giorni così bui.
Finalmente
ha cominciato a mettere su qualche kiletto. Da quanto
mi ha detto la rimpinzano tutto il giorno con la scusa che deve crescere. Ma lei ha paura di ingrassare. Se a sei anni tiene così in considerazione la sua linea figuriamoci che futuro aspetta Hilda e Cid. Ma
loro sono contenti che abbia deciso di rimanere con loro. Li vedo veramente
sereni.
Eppure
(eheh altra ripetizione) basta tornare solo a qualche
anno fa per vederli sotto una luce completamente diversa. A quel tempo avevo
appena 13 anni e ancora non sapevo cosa volesse dire non avere la possibilità
di avere figli per una regina. Sì, ero dispiaciuta per la zia (così la
chiamavo), ma il problema non era solo l’impossibilità di provare l’emozione di
avere una creatura da chiamare figlio o figlia davanti
agli occhi. C’era il difficile problema della successione. Tutto il regno ha
vissuto con dolore la scoperta infertilità di Hilda,
e alla sola idea che il regno di Lindblum non avesse potuto avere un reggente…ogni volta nascono sempre
conflitti per divenire il nuovo sovrano, e il più delle volte sono più
sanguinose di quelli tra regni vicini.
Quando
sono venuta a Lindblum dopo la morte di mio padre
adottivo non ho bevuto per niente la storia del
tradimento di Cid. Sapevo che lui era un dongiovanni
ma non avrebbe mai tradito la sua moglie. C’era
sicuramente qualcos’altro dietro. Non dissi niente ma probabilmente si trattò
anche di questo. Hilda non avrebbe sopportato l’idea
di essere un ostacolo a suo marito e di poter diventare la causa di una futura
guerra civile. Il suo senso del dovere è così forte che l’ha spinta
a prendere addirittura la decisione di lasciare la persona che amava per il
bene del popolo. Una regina ha tante responsabilità. Anche questo l’ho capito solo dopo che quella corona che mi incuteva
rispetto e devozione è passata dal capo di mia madre al mio. In questo momento
è proprio di fronte a me.
…
Vorrei
prenderla tra le mani e gettarla fuori dalla
finestra…ma tanto so che non ci riuscirei. Che regina sarei
senza più corona? Eh, probabilmente non sarei più regina.
Fosse
così semplice
Fosse così
facile disfarsi dei propri doveri, delle proprie
paure. Ma scappare, lo so, è da vigliacchi. A che
serve? L’ho già fatto una volta e quale è stato il
risultato? Non ho fatto altro che peggiorare la situazione. Fu solo colpa mia
se tutto cominciò a trasformarsi in un incubo. Forse…forse restando al suo
fianco avrei potuto evitare a mia madre di compiere una strage a Burmesia e di distruggere Cleyra
e Lindblum. E se anche non fossi riuscita a guarirla
da quella malattia di possedere e di distruggere, avrei potuto uccidermi e evitare di essere catturata per farmi prelevare gli
spiriti. O forse…se avessi avuto più coraggio non
sarei tornata a casa, per cadere un’altra volta in trappola. Kuja non mi avrebbe tolto i poteri. Mia madre non avrebbe
avuto modo di uccidere gente innocente. Sì, i maghi neri c’erano, ma almeno
avremmo avuto qualche speranza di vincerli. Ma no. Perché? Perché la stupida di turno ha
deciso di fare di testa sua di abbandonare tutti e di “salvare da sola” la
situazione. Doveva far vedere che non era una bambina, che aveva le
carte in regola per diventare regina, che era soprattutto “superiore” a quella
banda di ladri che avrebbe voluto rapirla, a “quel” ragazzino che solo perché
era carino si credeva un dio. E come è finita? Che per
un’altra volta ho dovuto contare su altre persone, ho dovuto “farmi” salvare,
ho dovuto fuggire, ho dovuto lasciare il mio paese senza aver concluso niente. E chi mi ha
portato svenuta fra le sue braccia fino all’uscita? Chi mi ha sorretto mentre
guardavo impotente Lindblum cadere tra i colpi di Atomos? Chi è stato sempre
pronto a darmi una mano e a credere in me? Proprio quel
ragazzino che avrei voluto odiare ma al quale in realtà volevo già bene.
Ma a sua
insaputa quel ragazzo, con i suoi aiuti, i suoi tentativi di tirarmi su di
morale, non faceva altro che sottolineare la mia
condizione e farmi sprofondare in essa ancora di più. Una buona
a nulla. Ecco cos’ero. Una buona
a nulla. Un soggetto adatto a diventare lo strumento
attraverso cui gli altri avrebbero potuto raggiungere i loro scopi. Qual
migliore opportunità? Una regina inutile, vuota, senza nessun pregio, debole,
facile da manovrare, quale miglior partito per la meschina classe nobiliare? Se
non mi fossi ribellata a mia madre sai quante domande
di matrimonio sarebbero arrivate da ogni parte del mondo?
Eh eh
che
bello
---------
Sono
stanca. Sono stanca di continuare a alzarmi alla
mattina e vivere una vita così inutile e insignificante. Vorrei andare a Dali. Lì ho solo bei ricordi. Ma naturalmente
sono troppo impegnata. Troppo impegnata per avere tempo di vivere.
---------
Sapevo che
doveva succedere. Non mi ero illusa che questo non sarebbe potuto accadere. Però….oddio…
---------
Ecco
adesso sto un po’ sto meglio. Il diario è tutto
bagnato. Uff, devo smettere. Sapevo che Vivi sarebbe dovuto mo…
Non riesco
a scriverlo. Incredibile. La mia mente ristretta e infantile non riesce ad
accettare nemmeno l’idea della morte. Fino a adesso ho sempre cercato di tenere
quella grande tristezza che mi mangia il cuore dentro
di me. Ma ora è troppo. E’ veramente la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Non
bastavano i miei genitori, mio padre, mia madre
Gidan
No adesso
anche Vivi
Ma
perché? PERCHE’ CAZZO PERCHE’???!!!
--------
La mia
prima parolaccia. Uao. Che bambina che sono.
-------
Il
funerale è stato abbastanza lungo. Non so dove ho trovato la forza di non
piangere tutto il tempo. Ogni volta che posavo gli occhi su quella piccola bara
bianca sentivo un bruciore fortissimo sotto la palpebra
ed ero costretta a distogliere lo sguardo. Detesto piangere,
anche se, pensandoci, Vivi se le meritava le mie lacrime. Ho deciso di
non piangere più da quando Gidan mi ha lasciato.
Piangere non serve a nulla. E’ solo una perdita di tempo. Lo so….eppure le lacrime dovranno servire a qualcosa. Altrimenti
perché Dio ce le ha date?
--------
Non c’è un
aggettivo per definirlo. Vivi…
Durante la
celebrazione ho semplicemente ascoltato quello che gli
altri hanno detto su di lui. Sembrava che Freija volesse
far cedere con tutte le sue forze le mie barriere. Mi
ha fatto ricordare tutti i momenti belli che avevo passato con il nostro “maghetto”, e di conseguenza i tempi della mia libertà.
Nostalgia, rimpianto, tristezza, angoscia, rimorsi. Non so quale di questi mi abbia preso più di tutti. So solo che ho sospirato di
sollievo quando il discorso è finito. Ma intanto nella
mia testa cominciavano ad accavallarsi i ricordi. Quella
volta a teatro che senza volerlo aveva incendiato il mio travestimento, dove ci
siamo conosciuti la prima volta. Quando ci
siamo diretti a Dali e lui era rimasto sconvolto alla
vista dei suoi “cloni”. Povero amico mio. L’unica cosa che ho potuto fare è
stata quella di starti vicino. Anche quando avevi
paura o serbavi qualche pensiero tu non ti facevi notare. Stavi a guardarci un
po’ lontano e forse cercavi sia di rispondere ai tuoi quesiti che ad ascoltare
i nostri discorsi. Le poche volte che ti sei imposto su qualche decisione era solo per aiutare i tuoi amichetti….Vivi ma
come ha fatto un mago ossessionato dalla morte a creare un essere come te?
Me lo dici
Vivi?