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Autore: Aching heart    02/06/2013    3 recensioni
"Malefica non sa nulla dell'amore, della gentilezza, della gioia di aiutare il prossimo. Sapete, a volte penso che in fondo non sia molto felice." [citazione dal film Disney "La Bella Addormentata nel Bosco"]
Carabosse è una principessa, e ha solo dieci anni quando il cavaliere Uberto ed il figlio Stefano cambiano completamente la sua vita e quella dei suoi genitori, rubando loro il trono e relegandoli sulla Montagna Proibita. Come se non bastasse, un altro tragico evento segnerà la vita della bambina, un evento che la porterà, quattordici anni dopo, a ritornare nella sua città ed intrecciare uno strano rapporto di amore/odio con Stefano. Ma le loro strade si divideranno, portando ciascuno verso il proprio destino: Stefano a diventare re, Carabosse a diventare la strega Malefica. Da lì, la nascita della principessa Aurora sarà l'inizio del conto alla rovescia per il compimento della vendetta della strega: saranno le sue forze oscure a prevalere alla fine, o quelle "benefiche" delle sette fate madrine della principessa?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4. Long live the new King

Gli ambasciatori degli Orchi erano inginocchiati e imprigionati dalle gogne allestite su un carro condotto lentamente per le vie della città, e lo sarebbero stati per altri tre giorni, sorvegliati dalle guardie mentre la gente li bersagliava con frutta marcia e altri cibi andati a male. Quegli esseri erano decisamente impopolari, tanto più adesso che avevano commesso tre orrendi omicidi, quelli del Re, della Regina e della principessina, senza contare quelli delle loro guardie.
Uberto rise della stupidità abissale della povera gente. Quella mattina tutto il castello era già in suo possesso, e nessuno ne sapeva niente. Dopo aver ricevuto la notizia che il rapimento era andato a buon fine, nel cuore della notte, si era seduto sul trono e aveva fatto portare al suo cospetto tutti i più influenti uomini di corte perché riconoscessero la sua autorità.  Gli insoddisfatti del governo di Re Thomas gli avevano subito giurato fedeltà, mentre coloro che si erano rifiutati di farlo erano stati passati a fil di spada, e così ora a corte tutti quelli che contavano erano ormai dalla sua parte. All’alba aveva quindi fatto diffondere dai suoi uomini la notizia che il Re, la Regina e la principessa insieme alle loro guardie e ad alcuni nobiluomini erano stati brutalmente uccisi dagli Orchi, e dal momento che ormai il castello era sotto il suo comando chi avrebbe potuto mettere in dubbio quella notizia, una volta diffusa in città?  Tutto il popolo ci aveva creduto, e gli Orchi, ignari di tutto, erano stati prelevati dalle loro stanze nelle, legati e gettati in una cella senza sapere perché.
I funerali dei sovrani si erano svolti quel giorno stesso, organizzati da Uberto. La città e il castello erano stati bardati a lutto con una velocità impressionante, e i funerali si erano tenuti in Piazza del Popolo, alla presenza di nobili e gente comune, in pompa magna. Uberto era in prima fila, vestito completamente di nero e con uno sguardo straziato mentre dentro di sé gioiva, col figlio accanto. Fino a quel momento aveva fatto un ottimo lavoro, ma il vero colpo da maestro era quello che stava per mettere a segno: lui era ufficiosamente il Re ora, perché aveva conquistato con la forza il favore dei nobili, ma adesso avrebbe conquistato senza sforzo alcuno il favore del popolo e sarebbe stato esso stesso a volerlo come nuovo sovrano. Aveva fatto portare nella piazza anche il carro con gli Orchi, che stavano lì, indolenziti e umiliati ancora senza sapere nulla. La gente aveva sfogato il suo rancore e ancora aveva voglia di farlo, ma adesso era giunto il momento del suo discorso. A funerale terminato, andò al centro della piazza, sul palco sopraelevato sul quale si erano svolti i riti funebri. Tutti bisbigliavano, mormoravano, inveivano contro gli Orchi presenti, ma ad un suo cenno ammutolirono.
- Amatissimi sudditi di un Re altrettanto amato e compianto, – esordì Uberto – vi ho visti, vi vedo oggi afflitti e pieni di rancore per la morte di un sovrano giusto e grande, che ha sempre messo il benessere del suo popolo prima di ogni altra cosa. Questo triste giorno sarebbe dovuto venire fra molti e lunghi anni, e gli dei mi siano testimoni del fatto che avrei preferito essere morto piuttosto che assistervi.
- Eppure siamo qui, col cuore gonfio di tristezza e amarezza, e non a causa dell’ineluttabilità della vecchiaia o della malattia, ma a causa di mostri orribili, che hanno assassinato a sangue freddo non solo una donna e una bambina innocenti, ma soprattutto un uomo che aveva mostrato loro compassione, che li aveva accolti nel suo castello e li aveva trattati come amici!
 La tensione crescente della folla esplose in un boato indirizzato verso gli Orchi che si agitavano invano, immobilizzati. Uberto alzò le mani e riportò la calma.
- E’ giusto il grido che sento levarsi da voi, che si leva dal mio stesso cuore, e che chiede giustizia. E giustizia sarà fatta! Fra tre giorni, durante i quali rimarranno alla gogna, questi indegni esseri verranno decapitati qui nella Piazza del Popolo, alla presenza di tutti. Ma ora dobbiamo piangere i nostri amati sovrani e rispettare quelle che sono certo sarebbero state le loro ultime volontà: oggi verranno distribuiti cibo e denaro ad ogni suddito, come Re Thomas, la sua anima riposi in pace, avrebbe sicuramente voluto. – Uberto fece una pausa per godersi l’effetto che le sue parole stavano facendo alla folla. Poi riprese – Ma  c’è ancora un’altra cosa di cui dovete essere informati. Il Re aveva riposto molta fiducia nella mia persona, e dal momento che sia la Regina che la principessa sono morte ed il trono è vuoto, toccherebbe a me occuparlo. Riconosco tuttavia che questa è una responsabilità troppo grande, nel Regno ci sono molti altri nobiluomini più meritevoli di me, e io non so se sarei all’altezza di questo ruolo. In ogni caso il Re amava il suo popolo più di ogni altra cosa, perciò lascio la scelta a voi. Io vi chiedo: è vostro volere che io salga al trono? Posso succedere all’amato Re Thomas con il consenso degli dei e del popolo?
Grida ed applausi favorevoli si levarono frastornanti dalla folla, conquistata dal discorso del cavaliere.
Ormai era fatta.

***

La cerimonia dell’incoronazione si tenne tre giorni dopo. Uberto fu incoronato nella Sala del Trono alla presenza degli uomini a lui fedeli e dei nobili più potenti del Regno, che gli offrirono fedeltà e doni, certi che lui avrebbe saputo ben ripagarli, in futuro. Dopo la cerimonia il nuovo Re fu scortato insieme alla sua corte nella Piazza del Popolo, dove era stato allestito un palco per l’esecuzione degli Orchi. Uberto fu prima acclamato dalla folla, ancora più numerosa di quella accorsa al funerale, e poi tenne un breve discorso che infiammò ancora di più gli animi. A quel punto, ordinò che i mostri fossero giustiziati, e il boia li decapitò uno dopo l’altro con una rozza ascia da boscaiolo che rese quella morte estremamente dolorosa.
Poi, in tutte le città del regno, fu nuovamente distribuito del cibo al popolo perché festeggiasse l’incoronazione del nuovo Re, mentre al castello Uberto e i suoi ospiti parteciparono a festeggiamenti in grande stile che si tennero in quello stesso giardino dove si era celebrata la pace con gli Orchi. Uberto aveva anche voluto adottare un nuovo stemma reale: un leone accovacciato pronto a balzare, con una corona sul capo e sullo sfondo una torre in rovina. Il nuovo stemma reale era stato cucito con molta cura su tutte le bandiere, e ora sventolava sulla torre più alta del castello.
Aveva così inizio il regno di Uberto, con la protezione delle sette fate, e il fatto che il primo gesto del nuovo Re fosse stato l’ordine di una decapitazione avrebbe dovuto far intuire a molti che regno sarebbe stato.

***

Era passata a stento una settimana dal giorno dell’incoronazione, che già Uberto annunciò la sua partenza. Aveva lasciato come reggente suo figlio Stefano – ovviamente con l’aiuto del suo fidato nano Marbetto – ed era partito con il seguito di dieci uomini armati verso la Montagna Proibita. A fare visita agli esiliati. Il viaggio era durato giorni attraverso le montagne ripide e pericolose, sulle quali gli animali che le popolavano erano gli unici sovrani, e alla fine erano giunti davanti al portone del castello.
Una guardia del Re scese da cavallo e bussò forte all’imponente portone e, dopo un po’ di tempo, Thomas riuscì ad aprire uno dei pesanti battenti di quercia. Dietro di lui, si vedevano le figure di Elsa e Carabosse, tutte vestite con pesanti abiti di lana grigia. Uberto non ci fece caso, ma dall’alto del cavallo si rivolse all’ormai deposto Re e alla sua faccia felice.
- Uberto, finalmente ci avete trovati! – esclamò ingenuamente.
Il nuovo Re si limitò a smontare da cavallo e a chiedere di poter entrare. Thomas, confuso, lo accompagnò all’interno, senza chiudere il portone, e lo condusse alla presenza delle due donne. Aveva notato il vestito nero ma molto ricco di quello che credeva ancora il suo cavaliere e anche la corona, e non se li spiegava.
Indicandoli, chiese:- Uberto, cosa…?
- Sono successe molte cose dalla vostra scomparsa, Vostra Maestà – iniziò lui con tono grave.
- Come ci avete trovati?
- Molto semplice: io sapevo dove eravate diretti, io sapevo tutto. Sono stato io ad organizzare il vostro rapimento e a far costruire questo castello.
- Cosa? Siete forse impazzito? – Thomas non riusciva a crederci, ma Elsa e Carabosse sì. Erano sempre state molto più diffidenti di lui nei suoi confronti.
Io credevo che voi lo foste, quando avete preso in moglie la figlia di un mugnaio, quando avete tolto privilegi ai nobili, quando avete avvantaggiato la plebe, quando avete stretto un’alleanza con gli Orchi! Eppure eravate stato consigliato dai vostri lord di fare diversamente, e adesso potete vedere le conseguenze delle vostre scelte sconsiderate, adesso che gli Orchi hanno assassinato voi e la vostra famiglia.
- Assassinato? Cosa diamine volete dire, Uberto?
- Una settimana fa sono stato incoronato Re per volere del popolo perché la famiglia reale era stata assassinata brutalmente dagli Orchi, Orchi che ho provveduto a far giustiziare. Sapete, la povera gente è talmente credulona…
- Voi! Voi siete un bugiardo traditore! – ruggì Thomas in preda alla furia.
- Ne sono consapevole, ma non potevo lasciare che qualcuno di così indegno regnasse mentre io, che avevo tutte le qualità di un vero sovrano, restavo in disparte... Ad ogni modo dovreste ringraziarmi: non vi ho uccisi né ho intenzione di farlo, vi ho solamente esiliati.
- E possiamo sapere a cosa dobbiamo la vostra magnanimità? – disse sarcastica Elsa, che nel frattempo si era avvicinata al marito.
- Diciamo che… una fatina buona mi ha convinto a lasciarvi vivere, vi basti questo. Quel che importa, mio caro Thomas, è che ora io ho il trono che mi merito, e voi avete l’indigenza a cui eravate così affezionato e a cui siete sicuramente più adatto, viste le attenzioni che riservavate alla plebe. E ora, se volete scusarmi, ho un castello a cui devo fare ritorno.
 Detto questo lanciò loro un’ultima occhiata trionfante, poi voltò loro le spalle e in pochi passi uscì dal castello, rimontò in sella al suo destriero e accompagnato dalla sua scorta si allontanò rapidamente da quel luogo.

***

Carabosse dormiva nella sua stanza. Era rimasta molto tempo a rimuginare su quello che aveva detto Uberto; era scioccata dalle motivazioni che lo avevano spinto a relegarli sulla Montagna Proibita. Non pensava che si potessero odiare a tal punto le persone solo perché non si comportavano esattamente come gli altri volevano, perché le loro origini non erano nobili e perché erano buone con chi era meno fortunato di loro. Quell’individuo era più marcio di quanto pensasse.
Anche Elsa e Thomas erano a letto, ma non riuscivano a dormire. Ognuno dei due si riteneva responsabile di ciò che era capitato: Elsa malediceva le proprie umili origini, Thomas la sua ingenuità e poca accortezza.  
Ad un tratto, il loro grave silenzio fu rotto da Thomas.
- Devo andare a parlare con il capotribù degli Orchi – disse voltandosi verso sua moglie. Lei si tirò immediatamente su  e lo guardò come se avesse perso il senno.
- Cosa?! No, non puoi farlo!
- Elsa, è l’unica possibilità che ci è rimasta per riportare le cose com’erano. Avevamo un patto, mi aveva promesso aiuto. Loro sono vittime tanto quanto noi, ci aiuteranno.
- Thomas, pensaci bene, loro hanno stipulato un accordo con te solo perché eri un Re che poteva annientarli in guerra, ti vedevano come una minaccia troppo grande da affrontare. Ora non hai più una corona o un esercito che possa far loro paura…
- Non c’è bisogno di ricordarmi che sono una nullità, Elsa – ribattè suo marito, ferito, distogliendo lo sguardo da lei.
Lei si rese conto di avergli fatto del male con le sue parole e, addolcita, gli si avvicino e lo abbracciò, stendendosi con la testa sul suo petto.
- Amore, non intendevo dire questo. Tu sei il Re perché lo sei fin dalla nascita, e soprattutto perché hai una nobiltà d’animo che nessuno avrà mai. Non hai bisogno di una corona per essere re, ma non puoi aspettarti che gli Orchi la pensino allo stesso modo. Sono creature ottuse e violente, e potrebbero essere più interessati a fare un favore ad Uberto che a rispettare un patto con te. Io voglio solo che tu stia attento.
- Lo sarò. Ma ti prometto che ci tirerò fuori da questa situazione; lo devo non solo a te, ma anche al mio popolo, non posso lasciarlo nelle mani di quel traditore, e soprattutto lo devo a nostra figlia.
- Ne sei proprio sicuro? Non c’è modo di farti cambiare idea?
- No, amore mio. Dormi ora – e con un bacio le diede la buonanotte.

Il mattino dopo Elsa si svegliò con gli stessi pensieri cupi con cui si era addormentata, angosciata ancora di più dagli incubi che aveva avuto per tutta la notte. Incubi in cui vedeva suo marito soffrire a causa di quei mostri, in cui lo uccidevano, lo portavano via da lei. Stava sognando che gli Orchi torturavano anche sua figlia quando si era svegliata. Doveva mancare poco all’alba.
 Nella penombra della stanza vide Thomas che si stava vestendo. Era dimagrito moltissimo e la sua pelle era troppo bianca. Sapeva di non essere in condizioni migliori, ma fra i due quella più abituata a sopportare patimenti e privazioni era proprio lei. Era assurdo, ma Elsa sentiva il bisogno di proteggere il marito da nemici oscuri e invisibili, quando sapeva che in realtà non poteva fare nulla.
Thomas finì di prepararsi e solo quando si voltò verso il letto ai accorse che sua moglie era già sveglia.
- Stai per partire – gli disse lei. Non era una domanda.
- Sì. Da qui alla caverna del capotribù degli Orchi ci sono molti giorni di cammino. Devo fare il più in fretta possibile.
- Ma sei troppo debole… aspetta almeno di rimetterti in forze, ti prego.
- Sono abbastanza in forze per questo. Non ti devi preoccupare, andrà tutto bene, ma ora devo andare.
- Allora promettimi che tornerai presto da me, mio Re – gli disse lei disperata, sull’orlo delle lacrime.
- Te lo prometto.


*Angolo Autrice*
Salve! So che vi starete meravigliando per un aggiornamento così veloce per i miei standard, ma sentivo il bisogno di festeggiare visto che ormai per me la scuola è finita e, non ce la faccio a non dirlo, all'ultimo compito di letteratura sono riuscita a prendere un bel 10!!! Lo so che non ve ne può fregare di meno, ma sopportatemi, vi prego!
Comunque non credo che questo capitolo sia un granché, ma le cose si stanno evolvendo... Uberto ha realizzato il suo piano e ora Thomas vuole addirittura andare da solo a parlare con il capotribù degli Orchi... beh, a qualcuno di voi l'avevo detto di non affezionarsi troppo alla bella famigliola felice, no? *risata malefica*
Non so esattamente quando riuscirò ad aggiornare di nuovo, forse il prossimo sabato. In ogni caso adesso avrò molto più tempo perché non ho più la zavorra della scuola e forse
riuscirò perfino a combinare qualcosa con l'altra mia storia, Lady and the Tramp in Storybrooke.
Ringrazio tutti quelli che hanno inserito fra le ricordate/seguite/preferite questa storia, i lettori silenziosi e Dora93 e  capibaras93 per aver recensito.
Bene, ora vi saluto, e buon 2 giugno a tutti!


   
 
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