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Autore: Friedrike    02/06/2013    2 recensioni
"Posso vedere quanto sei bella, puoi sentire i miei occhi su di te?"
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU | Avvertimenti: PWP
- Questa storia fa parte della serie 'Dovunque sarai, ti amerò per sempre.'
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SHY.
Sonata Arctica. 



"I Can see how you are beautifull,
can you feel my eyes on you,
I'm shy and turn my head away
Working late in diner Citylite,
I see that you get home alright
Make sure that you can't see me,
hoping you will see me."
 
"Posso vedere quanto sei bella, puoi
sentire i miei occhi su di te?
Sono timido e giro la testa altrove 
Lavori fino a tardi a Citylite,
vedo che arrivi a casa e stai bene
Mi assicuro che tu non mi veda,
sperando che tu mi vedrai."
 
 
 
Il ragazzo continuò a guadarla fino ad incontrare i suoi occhi, quindi abbassò i propri arrossendo appena sulle gote. 
La ragazza aveva forse notato quegl'occhi azzurri che si specchiavano sul suo viso dolce appena uscito dall'età della fanciullezza? 
Lei sorrise, e forse questo era un sì. O forse un no; lei sorrideva sempre. 
Lui iniziò a giocherellare nervosamente con un tovagliolino di carta. Sapeva bene che tra poco avrebbe terminato il suo turno e lui sarebbe uscito appena dieci minuti prima. Non l'avrebbe seguita, ma voleva assicurarsi che nessuno le desse rogne nel parcheggio isolato e buio. Così faceva sempre: e s'infilava in macchina dopo averla visto fare lo stesso e tornava a casa propria, rimproverandosi di non averle parlato nemmeno quella sera.
Ma lei era così bella, e lui si sentiva così inutile e brutto, a confronto. 
La prima volta che le parlò iniziò a balbettare frasi sconnesse, parole senza senso, fino a farla ridere. La sua risata era ancora più bella del suo sorriso. Sorrise, il ragazzo, quella volta, e sorrise ogni volta che pensò a lei da quel momento in poi. 
Era ormai un anno che si recava lì per vederla, senza che gli importasse quanti  soldi spendesse. Magari a volte prendeva solo un caffè.
Prima o poi avrebbe avuto il coraggio di invitarla ad uscire, dopo il turno di lavoro? 
Si chiedeva spesso com'era lei al di fuori del lavoro. Chissà come si vestiva, come pettinava i lunghi capelli castani che le ricadevano spesso sciolti sulle spalle esili. 
Non voleva essere visto, ma non riusciva a staccare gli occhi da lei.
Si chiedeva spesso cosa sarebbe accaduto se lei avesse incontrato quegl'occhi tanto insistenti. Li incontrò spesso ed accennò dei sorriso, ma non fece molto altro. 
Lui non voleva spaventarla. 
 
 
"Obsessed by you, your looks, well, anyway
"I would any day die for you",
I write on paper & erased away
Still I sit in diner Citylite,
Drinking coffee and reading lies
Turn my head and I can see you, could that really be you."
 
"Ossessionato da te, dai tuoi sguardi, beh, comunque
"Vorrei ogni giorno morire per te"
Scrivo sulla carta e lo cancello via
Siedo ancora nel ristorante di Citylite,
Bevendo caffé o leggendo bugie
Giro la testa e posso vederti, potresti essere davvero tu."
 
 
Se li sognava di notte, quegl'occhi così dolci, quelle labbra così baciabili, quella schiena e quel corpo. 
Pensò di scriverle un biglietto. 
Lo fece. Ne scrisse un paio. 
"Ti amo."
"Ciao, mi chiamo..."
"Sei bellissima."
"Vorrei ogni giorno morire per te." 
Li scrisse su dei fazzolettini di carta, ma poi "Che idea stupida" pensò, e li gettò via.
Si passò una mano sul viso, guardando fuori dalla finestra. 
La ragazza col suo bellissimo sorriso lo servì di un caffè caldo, e lui non poté che mugugnare imbarazzato Danke, ricambiando quel sorriso. Aveva imparato a sorriderle. 
Anche il suo era un bel sorriso, ogni tanto gli lasciava scoperti i denti bianchissimi e diritti. 
Prese dunque un giornale e lesse qualche parola; le bugie del governo, le bugie di condannati e di chi condanna, le bugie dei truffati e dei truffatori, le bugie di chi è solo e di chi finge di esserlo, le bugie dell'amore. 
 
 
"Talk to me, show some pity
You touch me in many, many ways
But I'm shy can't you see."
 
"Parlami, mostrami un po' di pietà
Mi emozioni in molti, molti modi
Ma sono timido e non puoi vedere."
 
 
Vorrebbe lei parlasse con lui, si sedesse al suo tavolo e gli raccontasse di lei.
Vorrebbe scostare quel ciuffetto castano che di tanto in tanto le copre gli occhi, vorrebbe leccare quelle labbra e fare l'amore con lei. Vorrebbe lei lo stringesse a sé. 
Ma lui era timido e lei non poteva vedere cosa c'era in realtà nel suo cuore, che batte, quasi scoppiava dal suo petto ogni volta che lei gli rivolgeva un minimo d'attenzione. 
Vorrebbe lei capisse il tornado che ha dentro a sentir pronunciare il suo nome.
 
 
"I see, can't have you, can't leave you there
'cos I must sometimes see you
But I don't understand how you can keep me in chains
And every waken hour, I feel your taking power From me
And I can't leave
Repeating the scener over again."
 
"Lo so, non posso averti, non posso lasciarti
perché devo qualche volta vederti
Ma non capisco come riesci a tenermi in catene
E ogni ora trascorsa sveglio, sento che stai prendendo la forza da me
E non posso andarmene
Ripetendo lo scenario ancora ed ancora."
 
Ma ogni ora che lui passava sveglio, pensava a lei. 
All'università cercava ovunque quegl'occhi nocciola e non li trovava che a fine giornata, quando abbandonava la sua borsa a tracolla nera accanto a sé ed attendeva la sua cena, sognando un dopocena che non ci sarebbe stato.
Non poteva permettere qualcuno l'avesse per sé, allo stesso modo non poteva mettere da parte la paura, perché di coraggio pareva esser privo. 
E lei si sentiva più bella ogni giorno per le attenzioni ricevute. 
Non le aveva mai amate dagli estranei, ma quel ragazzo la guardava ogni sera e non le aveva mai dato fastidio. Non l'avrebbe sfiorata contro la sua volontà e lei lo capiva dai suoi sorrisi timidi.
Anche quel giorno aspettò l'ordinazione del ragazzo, ma lui non si fece vedere. 
Passò una settimana e finalmente lo rivide. Fu felice quando si presentò davanti a lei. 
-Arrosto e patate al forno- disse lei con un sorriso.
Lui, serio di natura, si lasciò scappare una mezza risata annuendo appena. -Sì, esatto- rispose guardando quegl'occhi. 
Lui si sedette al solito tavolo e l'attese e lei, quella sera, si sedette con lui. Gli mise davanti il piatto e rubò da esso una patatina. Guardò negli occhi il ragazzo, aspettando che lui dicesse qualcosa.
Ma la tavola calda era gremita e lei non poté attendere molto. Gli fece l'occhiolino e andò via. 
Si ritrovarono due ore dopo al parcheggio buio e isolato. Lui la stava aspettando. 
Le prese il viso tra le mani ed avvicinò le labbra alle sue, in un bacio dolce, poi più passionale. 
E lei lo ricambiò, perché sì, lo aveva visto. 



  
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