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Autore: mikeychan    03/06/2013    1 recensioni
Quattro Pokémon scorrazzano nelle fogne... che succede se le TMNT le scoprono?
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Vai, Klunk! Attacca Raphie-boy con una Super-zampata!- incitò Michelangelo, in posa trionfale.
Aveva il piede destro poggiato sul tavolino portariviste fra il divano e il televisore, una mano sul fianco e l'altra protesa verso un Raphael annoiato. L'altro, infatti, era seduto a gambe divaricate e un braccio penzolante sul bordo del divano. Stava cercando di seguire un programma di wrestling e con Mikey davanti, aveva già perso tutta l'azione.
Sulla tempia stava pulsando una vena di furia omicida. 
-Togliti... dalla... tv...- sillabò a bassa voce, con uno sguardo di fuoco.
Michelangelo finse di non capire e continuò a parlare al micio, impegnato a leccarsi la zampa.
-Perché non vuoi usare i tuoi super-poteri? Ti prego!- piagnucolò.
Incrociò le mani dinanzi al gatto, inginocchiandosi come fosse all'altare.
-Mikey, smettila! Klunk è un semplice micio randagio. Non ha super poteri!- ridacchiò Donnie.
Con i numerosi progetti su bristol arrotolati nelle sue mani, si sedette al banco da lavoro, non molto distante dal punto dove c'erano i suoi fratelli. Aprì lo schermo del suo notebook, concentrandosi sui suoi vari progetti da portare a termine. 
-Lo dici solo perché Klunk ama me anziché te!- brontolò il minore, mettendo il broncio.
Per tutta risposta, il micio miagolò infastidito e saltò giù dallo stesso tavolino portariviste. Sgattaiolò sino a raggiungere la sua cesta, nell'ombra delle ventuno, sotto la coperta arancione. Si acciambellò e iniziò a ronfare subito.
Raphael rise alla delusione del fratellino e gli lanciò in pieno viso un cuscino.
-Ben fatto, Lamebrain!- ghignò: -Il tuo gatto ha il super-sonno!- e si adagiò la testa sulle mani, incrociate dietro la nuca.
-Non è vero!- protestò fiammante l'altro: -Klunk è solo...- ma si arrese.
Sospirò e lasciando perdere, si decise a togliersi dinanzi agli schermi, proprio quando il programma di wrestling era finito con la vittoria dal nemico, odiato da Raph. Ignorando le imprecazioni del secondo, l'arancione si diresse in cucina, pronto per affondare la sua delusione in un sacchetto di patatine light.
Iniziando a sgranocchiare rumorosamente, appoggiato al bordo del top del piano cottura, la sua mente viaggiò al discorsetto di Donnie. 
Klunk era un semplice micio come gli altri, senza super-poteri... come del resto Mikey. Malgrado si considerasse l'eroico Tarta-Titan, non era "super" come i membri della Justice Force... e con il morale letteralmente sotto i piedi, la sua mano toccò di già, il fondo vuoto del sacchetto.
-E' già finito?- si domandò la tartaruga, agitando il sacchetto a mezz'aria.
Quello che ne ricavò, furono solo minuscole briciole, che avrebbero sfamato solo delle formiche.

Leonardo aveva appena finito di praticare i soliti katà serali e avendo esaurito le energie, pensò a un po' di meritato riposo. Strofinò le sue katana con un panno imbevuto di una sostanza anti-ruggine e le risistemò nei foderi. Amava le sue armi alla follia, anche se al primo posto veniva la sua famiglia. Si stiracchiò sorridente e prese posto accanto a Raphael, il quale annegava la rabbia nella perdita del match, con un po' di zapping.
-Che è successo?- domandò morbidamente.
Raphie si limitò a girare la testa, esibendo lo sguardo più indifferente possibile. Notando la titubanza dell'altro, ritornò agli schermi, totalmente incurante della domanda.
Prima che Leo potesse ribattere con ragione e scatenare il serale putiferio, Donnie si offrì a sciogliere il quesito.
-Nulla di cui preoccuparsi, Leo. Mikey si è fissato con la storia di un super-Klunk!- e rise.
Leonardo inarcò un sopracciglio, ma prima che potesse dire una parola, venne interrotto da un borbottante Michelangelo, pronto a uscire dalla tana, per una passeggiatina.
-Ehi, dove vai?- stoppò accigliato Donatello, rimanendo con un file da salvare.
-A fare una passeggiata!- sbottò l'altro con voce talmente isterica, da scatenare le risate esplicite di Raphael e quelle più morbide di Leo.
Donatello, notando l'indifferenza dei primi due, sbatté innervosito i suoi bristol sul banco, per seguire il suo fratellino ed evitargli i sicuri guai. Si strinse meglio la cintura sullo stomaco piatto e si strofinò la nuca, facendo la linguaccia a Raph per le labbra strette in un buffo bacio.
-Smettila! Lo faccio perché non mi piace vederlo depresso con i richiami del maestro!- ribatté, uscendo dalla porta principale della tana, quella con apertura a flip.
Notando un certo dispiacere sul volto di Leonardo, Raphael pensò di rassicurarlo, senza guardarlo negli occhi.
-Non ti mettere in testa chissà quali idee strane. Donnie baderà a Mikey-.
Leonardo si sentì così riscaldato da quelle parole, che gli si risvegliò un certo languorino; si alzò raggiante e gli venne in mente un'idea.
-Grazie, Raph! Che ne dici di due pop-corn?- propose, con le mani sui fianchi.
-Per pop corn intendi dire che li fai tu?- chiese l'altro, inarcando un sopracciglio.
-Sì, certo!- ridacchiò l'altro.
Pensando o a come saltare in aria o subire una lavanda gastrica, Raph pensò bene di fermarlo.
-Ehm... ripensandoci, meglio di no...- disse: -Meglio se aspettiamo Mikey. Non mi va di morire per mano tua!- ghignò.
-Oh, andiamo!- sospirò Leo: -Solo perché l'altra volta ho confuso il detersivo con il miele, non significa che sono negato per il campo culinario!-.
-Certo che non sei negato! Sei semplicemente un disastro!- urlò l'altro giocosamente.
Capita la certa preoccupazione, Leonardo decise di andarsi a fare almeno un panino: si diresse in cucina e trattenne una risata alla faccia buffa di Raphael.
"I miei fratelli... come farei senza di loro?", pensò, mentre divideva un panino in due.
Afferrò una fetta di prosciutto dal frigorifero e una foglia d'insalata; si sedette al tavolo e iniziò a masticare lentamente, perso nei suoi pensieri.

Mikey scalciava i sassolini nelle fogne, mentre ripensava alla pessima figura fatta con i suoi fratelli. Sapeva che avevano ragione: Klunk non era un super-gatto! Perché si ostinava a ribadire il contrario? Lievemente depresso per la situazione, ebbe quasi un infarto a una mano che gli si appoggiò sulla spalla. In preda al puro terrore, si scrollò con uno strattone e si appiattì contro una parete, brandendo i suoi nunchaku. I suoi occhi sgranati mostravano chiaramente terrore puro.
-Calmati, fratellino! Non era mia intenzione spaventarti!- ridacchiò Donatello.
Michelangelo, ancora con la guardia al massimo, si appoggiò una mano sulla testa e sospirò di sollievo; ripose le armi nella cintura e s'imbronciò teneramente.
Era pur sempre un quattordicenne, a differenza dei suoi tre fratelli, sedicenni. 
-Mi hai spaventato, lo sai?- borbottò l'arancione, messosi a braccia conserte.
-Lo so, ma il punto era che ho provato a chiamarti, ma tu non mi hai sentito!-.
A questa esclamazione, Mikey annuì e tolse il broncio; si girò di spalle e incrociò le dita delle mani dietro la nuca. Alzò le gambe, marciando allegramente, provocando nel fratello un sospiro di sollievo.
Era impossibile che Michelangelo mantenesse un'aria cupa per più di cinque minuti: non era proprio nel suo DNA.
Improvvisamente, i due vennero zittiti all'istante da uno strano rumore... qualcosa che si muoveva goffamente, assieme a piccoli versi, quasi infantili, ma non umani e non animali. I due si scambiarono un'occhiata preoccupata e assunsero un'espressione perplessa: se fossero stati i Foot Ninja, avrebbero dovuto combattere! In fretta, brandirono le armi e si misero in posizione.
Donnie e il Bo, Mikey e i suoi nunchaku... i loro cuori battevano all'impazzata e le ombre che precedettero gli strani rumori erano grosse e minacciose, temibili...
Tutto tacque, però. Donnie e Mikey rimasero ancora più all'erta: se si trattava di un attacco a sorpresa? Ultimamente, le fogne non erano più un posto tanto sicuro dove rintanarsi.
Solo il tintinnio di gocce d'acqua, gocciolanti da tubi di scarico in condensa.
-Donnie- sussurrò Michelangelo: -Pensi sia stato un falso allarme?-.
Con evidente disagio alla mancanza di risposte, Don fece le spallucce e tremò quando vide una stranissima "cosa" gialla e nera a forma di saetta, agitarsi, nascosta per bene da una parete di grigia pietra.
Michelangelo inarcò le sopracciglia e indicò in silenzio l'oggetto misterioso al fratello, il quale non seppe identificarlo.
-Ci avviciniamo?- domandò nuovamente l'arancione, più curioso che impaurito.
-Ok, ma... vai avanti prima tu!- mormorò l'altro, spingendo il guscio del fratello con l'estremità del Bo.
-Ok, ok...! Vado, vado! Non c'è bisogno di spingere!- protestò Michelangelo, dirigendosi verso la cosa.

"Coraggio, Michelangelo! Non c'è nulla da aver paura! Tu sei Tarta-Titan e non conosci la paura!", pensò, cercando di auto-convincersi a mostrare una faccia impassibile.
Era ormai arrivato lentamente alla fine della parete sinistra e il suo modo a rallentatore aveva infastidito moltissimo Donatello, il quale, si batté una mano sulla fronte e sbatté il bastone in terra.
-TI DAI UNA MOSSA? A CASA C'E' IL CAFFE' CHE MI ASPETTA!- urlò arrabbiato.
-Ehi!- gridò l'altro di rimando: -Pensi sia facile scoprire un... mio... Dio...!- e le sue parole si spensero in contemporanea agli occhi che sgranavano senza sosta.
Tremando, cadde con il guscio in terra, scappando senza gridare, dietro al guscio di Donatello.
-Che ti prende?!- chiese nervosamente il viola, odiando come le mani del fratellino stringessero il suo stomaco, quasi sino al basso ventro: -Ehi! Togli queste mani!-.
-Donnie!- piagnucolò l'altro con occhi da cucciolo: -Non andare lì! Non sai che ho visto!-.
Donatello rivolse gli occhi al cielo e si scrollò il fratello da dosso, di nuovo: si armò di Bo e di coraggio e decise di andare a vedere di che si trattava. Inspirò profondamente e controllò il prossimo condotto, parallelo alla 40esima. 
Tranne l'acqua stagnante, dei topolini e della sporcizia, non c'era nulla di strano. Arrabbiandosi alla paura per niente, Donatello pensò che una ramanzina con i fiocchi occorreva senz'altro. Il suo fratellino doveva imparare a contenersi!
-Michelangelo!- iniziò, fermandosi quando qualcosa si aggrappò alla sua caviglia.
Sentendo un naso umidiccio strusciare contro il suo polpaccio, rabbrividì e deglutì, ricredendosi all'istante.
-E lui, non è vero?- sussurrò atterrito, senza guardare il sicuro mostro velenoso.
Michelangelo annuì con occhi impauriti e trattenne le grida.
Donnie controllò l'animale lo afferrò per il collo, portandolo dinanzi ai suoi occhi. Inizialmente non guardò, poi, trasportato dalla curiosità, schiuse un occhio e poi l'altro, meravigliando alla strana palletta che lo guardava quasi infuriato.
-E questo... che diavolo è?- chiese, guardandolo.
Era uno strano animale, un incrocio tra un leprotto e un topolino. Era totalmente giallo; aveva delle orecchie lunghe, rivolte verso l'altro, con la punta nera. Corvini erano i suoi occhi e il naso. 
Era dotato di due braccine, con quattro piccolissime dita a punta e dei piedini con tre dita. Sulla schiena capeggiavano delle strie castane e sulle guance, due cerchietti rosso fuoco. Aveva una media coda a saetta, con una stria castana, proprio da dove sbucava dal fondo schiena.
Era grazioso e tenero. Malgrado una piccola caratteristica...

-Mmh... mai visto nulla del genere!- mormorò il viola.
Al poveretto gli controllò ogni singola parte del corpo, bocca e denti compresi, fino a quando non lo strinse un tantino fortemente al petto, intento a portarselo a casa.
-Non capisco perché tu ti sia spaventato tanto. In fondo il cucciolo è carino!- sorrise.
-Non era per quello! E che ne avevo visti altri tre, oltre al questo!- brontolò Michelangelo.
Notando una certa irrequietezza nell'animaletto giallo, Michelangelo tentò di mettere in guardia il fratello.
-Non ti conviene strapazzarlo così! Sembra arrabbiato, poveretto! Dallo a me, voglio tenerlo io!- e si lanciò su di lui, per prenderlo.
Fra i due si creò un certo coro di grida, fatte di sballottamenti vari per il poverino, che non sapendo come appianare quell'infantile duello, chiuse gli occhi e si raggomitolò a pallina. 
Dalle gote rosse, si materializzarono delle scosse elettriche e in breve un fascio dorato di vari volt, avvolse il corpo del piccolo e, sfortunatamente, anche di Donatello.
Un urlo echeggiò nelle fogne e il cucciolo, riuscì a scappare via, sistemandosi in terra, a debita distanza.
-Pika! Pikachu! Chu! Pika!- squittì con la sua vocina, come protestasse.
Michelangelo inclinò la testa e lasciando il fratello stordito ancora in terra, si avvicinò nuovamente al piccolo e gli proteste le braccia, sperando di abbracciarlo.
-Pika?- chiese il giallo, alzando l'orecchio sinistro e muovendo la coda.
-Non temere, piccolo! Non voglio farti del male, perché sei troppo puccioso!- ribatté sorridente l'altro, conquistandolo con il suo sorriso.
Pikachu sembrò rilassarsi e saltò agilmente verso la tartaruga.
Appena lo strinse dolcemente al petto, Mikey gli stampò un bacio sulla testolina e comprendendo dal verso, decise di chiamarlo... Pikachu.

-Parla per te!- gemette il viola, aiutandosi con la parete da sostegno: -Quel coso è tremendo! Non sai che scarica mi ha dato!- piagnucolò.
-Tutte storie! Tu lo avrai fatto male e lui si è vendicato, vero? Piccolino, ma che tenero che sei!- lo coccolò l'altro.
Offeso per non essere stato aiutato a rimettersi in piedi, Donnie sbuffò sonoramente, dando un'odiosa occhiata al suo fratellino. L'altro, al contrario, non se ne curò minimamente e accarezzò il tenero Pikachu.
-Possiamo tenerlo?- squittì Michelangelo, al settimo cielo.
Donnie aggrottò la fronte: -Stai scherzando? Certo che no!- tuonò a braccia conserte.
Il volto raggiante dell'arancione mutò espressione, si scurì e mise il broncio.
-Sei cattivo!- sbuffò, voltandosi di spalle.
Ecco che Pikachu, scattò di lato la testa e rizzò le orecchie; saltando dal comodo giaciglio tra le braccia di Michelangelo, sgattaiolò sino allo sbocco del condotto sulla 40esima, lo stesso che Donnie aveva esplorato.
-Pikachu! Torna qui!- chiamò l'arancione, correndo verso di lui.
-Ma chi me lo ha fatto fare!- imprecò Donnie, ormai stufo: -Lascia qui quel coso e andiamo via!-.
Mikey non lo volle stare a sentire ed ecco che un paio di misteriose liane, sbucate dall'oscurità del condotto, strinsero come un serpente, il braccio destro di Michelangelo, terrorizzandolo.
-DONNIE! AIUTAMI!- gridò, mentre un piccolo ringhio si stava avvicinando, riverberato.
Il cuore dei due mutanti iniziò a battere freneticamente, finché Pikachu non inarcò la schiena, pronto per difenderli dal pericolo. Con gli occhietti socchiusi e piccole scariche provenienti dalle sue gote, il pokémon attendeva ordini di vari attacchi da eseguire.
-Che facciamo? Che facciamo? Che facciamo?!- strillò l'arancione, come una ragazzina.
Donnie, che cercava di allentare quelle misteriose corde verdi sul braccio del fratellino, s'innervosì e gli dette uno schiaffo dietro la nuca, almeno per un po' di quiete per pensare. Ignorando bellamente le proteste dell'altro, infilò l'indice e il pollice nella sua cintura, estraendone un affilato kunai metallico. L'intenzione era quella di tagliarle.
-PIKA! PIKACHU!- gridò il pokémon, cercando di ottenere un po' di attenzioni.
-Che cosa sta cercando di dirci?- chiese Michelangelo, guardando il fratello basito.
-E io che ne so?!- sbottò l'altro, nervoso per non aver, per la terza volta, risposte decenti.
-Forse avrà fame!- ironizzò l'arancione, sollevando l'indice della mano sinistra.
Volgendo gli occhi al soffitto in penombra, Donatello sentì i suoi nervi a pezzi: se c'era una caratteristica importante di Michelangelo, era che poteva esasperare anche il "re della pazienza". Aveva quasi mandato in bestia il maestro Splinter più volte!
-Vuoi chiudere quella boccaccia?- rimproverò il genio: -Sto cercando di pensare!-.
-E allora muoviti, perché sono io quello sotto tiro e non tu!- gridò l'altro.
-Sì, però sono io ad aver preso quella SCOSSA ELETTRICA!- urlò il viola, mentre accadde qualcosa.
Pikachu spiccò un agile balzo, sollevandosi a mezz'aria: quasi con un ghigno, si raggomitolò nuovamente a pallina, scintillando di fulmini d'oro; rilasciando un'enorme quantità d'energia, la scarica elettrica, per l'appunto, bucò le tenebre, fulminando il nemico, che guaì di dolore.

-Pika!- gridò il pokémon elettro, indicando con i musetto di andare a controllare.
Avvertendo le corde allentarsi, con conseguenti anelli rossi sul braccio, Michelangelo poté liberarsi e seguire il giallo, con suo fratello. Lasciarono il tunnel della 39esima, dirigendosi nel prossimo, sconcertati da una forza tanto dirompente per una piccola pallina gialla. 
Con una miriade di pensieri vorticanti nella mente, Donatello fu il primo a rendersi conto di una strana macchia verde sbiadito, galleggiante nel canale di scolo del fiumiciattolo nauseabondo. Accelerò sino a inginocchiarsi accanto allo strano essere; lo prese fra le braccia, studiandone i strani tratti corporei.
A prima vista, sembrava che l'esserino, non molto grande fosse dotato di una grossa foglia verde, penzolante dal centro della testa; una serie di piccoli rigonfiamenti verdi attorno al collo, una piccola coda triangolare e un'unica grossa unghia conica alle quattro zampe. 
-Cos'è?- chiese Michelangelo, accovacciandosi accanto al fratello.
Donatello fece le spallucce e ridusse gli occhi a due fessure; Pikachu, al contrario, sembrò rattristarsi e poggiò le sue zampe su quello che pareva essere un suo amico. Stava, infatti, tentando di risvegliarlo e con una piccola scossa, ci riuscì.
Il pokémon schiuse all'istante i grandi occhioni dalle iridi rosse e scosse il capo, risvegliandosi.
-Chika?- domandò come suo verso, simile a quello di Pikachu, sollevato.
-E quest'altro cosa dovrebbe essere? Somiglia a un... boh...- rinunciò Donatello.
Poggiò in terra quella che era proprio Chikorita e sospirò, passandosi una mano sul volto. Fece per andarsene, quando il pokémon d'erba gli strinse due liane al polpaccio. Eh, sì: liane. Esse non erano che quei rigonfiamenti sul collo del verdino... voleva restare con lui.
Inutile dire che Donnie si lasciò conquistare da quegli occhioni luccicanti di lacrime e ridacchiò; guardò Michelangelo che giocava con Pikachu, solleticandogli il pancino e pensò seriamente che non era il caso di lasciare quei piccolini nelle fogne.
-Sai una cosa, Mikey?- iniziò, prendendo Chikorita in braccio: -Credo tu avessi ragione quando volevi portarti a casa Pikachu- sorrise.
-Allora un cuore c'è l'hai anche tu?!- ironizzò l'arancione, ridendo alla saggia decisione.
-Che nome possiamo dargli?- chiese ancora il viola, alzando in alto il pokémon grazioso.
-Ascolta il suo verso... mi pare fosse Chika...- rispose pensieroso l'altro.
-Chika! Chiko! Rita!- squittì il piccolo, strofinando il musetto sulla guancia del genio.
-Chika...? Chiko... rita...? Chikorita?- farfugliò Mikey: 
-CHIKORITA!- urlò gioioso.
-Chikorita?- rise Donnie, alle continue coccole che mostrava il pokémon: -Credo tu abbia indovinato, fratellino! Andiamo, però! Gli altri si staranno preoccupando!-.
-Ok!- concluse Michelangelo, orgoglioso di aver trovato Pikachu e Chikorita...

Contemporaneamente, alla tana, Leonardo, Raphael e Splinter guardavano preoccupati l'orologio che batteva le ventitré e quaranta passate. Don e Mikey erano usciti alle ventuno... e non erano ancora rientrati... che fosse successo qualcosa?
Leonardo,annegava i suoi già martellanti sensi di colpa per non averli accompagnati, in vari katà complessi, fatti di precisi fendenti con le armi. Era troppo immerso nei pensieri, ma sapeva che avrebbe dovuto andarli a cercare, attendendo altri cinque minuti.
Aveva fiducia in Donatello: essendo il terzo della famiglia, con i suoi sedici anni compiuti da poco, sapeva che era molto responsabile ed era sempre lui a badare Michelangelo, il più giovane della famiglia. Raphael, per esempio, aveva sedici anni e mezzo, mentre Leonardo avrebbe festeggiato i diciassette tra non molto.
Splinter, infatti, aveva raccontato loro tre, che Mikey aveva avuto un processo di mutazione molto lento, rispetto agli altri. Così come i suoi anni... come un bambino più piccolo.
"Andrà tutto bene... Mikey è con Donnie... non può succedere nulla...", pensava, tentando di continuare a praticare il decimo katà: "Devo rilassarmi...".
Proprio quando Splinter stava per spedire i suoi due figli, ecco che, finalmente, la porta esagonale principale della tana, si aprì con uno sbuffo, lasciando spazio alle ultime due tartarughe, sporche di polvere e qualche livido.
-Ragazzi!- salutò sollevato Leonardo, correndo verso i due: -Finalmente!-.
Raphael spense la tv e gettò il telecomando sul divano, ghignando felice che i suoi due fratelli stavano fisicamente bene; si avvicinò loro con le mani sui fianchi.
-Scusate il ritardo, ragazzi... ma dovremmo mostrarvi una cosa!- ridacchiò Donatello.
Sia lui sia Mikey, mostrarono Pikachu e Chikorita, i quali sorrisero dolcemente.
-E questi, che cavolo sarebbero?- sbottò Raphael, inarcando un sopracciglio, indicandoli.
-Non lo sappiamo. Però, Mikey ha chiamato il suo amichetto Pikachu e io Chikorita- spiegò il viola.
-Tu? Vorrai dire, io ho indovinato il nome!- protestò adirato Michelangelo.
-E' uguale- sbuffò giocosamente Donatello, ridacchiando.
-Interessante. Però credevo che dopo Klunk, non ci sarebbero stati più animali da compagnia- aggiunse Raphael, messosi a braccia conserte.
-Non potevamo lasciarli lì!- ribatté Michelangelo, andando alla ricerca di Klunk.
Era orgoglioso di mostrargli il suo nuovo amico e appena vicino al micio, immediatamente gli fece fare le presentazioni. Pikachu sorrise e porse la zampetta al gatto, il quale miagolò felice.
-Klunk, questo è Pikachu. Pikachu, questo è Klunk!- presentò, accarezzandoli entrambi.
-Non immaginate nemmeno lontanamente cosa sono in grado di fare questi piccolini!- spiegò serio Donatello, mentre Chikorita volle aggiungersi al gruppetto con Klunk.
-Cioè?- incoraggiò Leonardo, sorridendo al suo fratellino che giocava con i suoi amici.
Donatello, a quel punto, pensò bene di narrare tutta la storia alla sua famiglia, notando come Splinter non avesse ancora obiettato nulla. Nelle sue parole, si percepiva la certa simpatia provata per i due pokémon e di tutti i dettagli specificati, anche gli altri Hamato poterono farsi un'idea e di conseguenza, proporre il da farsi.
-Non avete pensato che potrebbero appartenere a qualcuno?- formulò Leonardo, serio.
Il viso raggiante di Donatello si scurì tristemente: -Sì, lo so...-.
-Don, so che ti sei già affezionato... però, se c'è qualcuno che li sta cercando, dovrai restituirglieli, malgrado vorresti tenerli- proseguì il leader, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Mi chiedo se Lamebrain accetterà la proposta- indicò Raphael, dispiaciuto all'idea di vedere la luce solare del fratellino, congelarsi in una buia e triste.
-Dovrà farlo- ordinò Leonardo, con tono che non ammetteva repliche...

Durante la notte, nel silenzio che regnava nella tana, qualcuno divenne testimone di un fatto davvero strano... intendo Leonardo. Il leader, infatti, beatamente addormentato nel suo letto, avvertì un'imbarazzante sensazione di bagnato, sulle lenzuola. Ormai abbastanza sveglio per rendersi conto di ciò, spalancò gli occhi e la sua mano raggiunse il lume, sul comodino, accanto al letto. Tremando e sudato, strinse in mille pieghe il lenzuolo candido sulle sue gambe e deglutendo, lo tolse selvaggiamente... una grossa macchia più scura, capeggiava sotto il suo guscio...
Con l'idea fissa di aver bagnato volontariamente il letto, il leader sentì la vergogna torcergli lo stomaco: aveva quasi diciassette anni e si era rilasciato a livello di liquidi? Questa era una vera tragedia... ma ben presto, un flebile rumore, seguito di una fugace ombra, catturò la sua attenzione. Ridusse gli occhi a due fessure e rimase fermo dov'era, allarmando i suoi sensi ninja. Qualcosa, saltando agli angoli dei muri portanti, si ritrovò proprio in una traiettoria che prevedeva il suo stomaco come bersaglio. 
Leonardo era pronto, ma prima che potesse rendersene conto, un'esplosione di gelida acqua si schiantò contro il suo viso, cancellandogli il respiro... nella disperata lotta di riempire d'ossigeno i suoi polmoni, il leader avvertì qualcosa strofinarsi contro il suo stomaco, affettuosamente.
Fremendo quasi di terrore, la tartaruga ninja si portò freneticamente la mano destra all'altezza dello stomaco, incontrando un familiare rigonfiamento duro. Sgranando gli occhi, la sua visione, ancora leggermente acquosa, mise a fuoco un paio di occhi ramati e un sorriso.
Una piccola testolina liscia azzurra, come le braccia, le gambe e la coda arrotolata in una "girella", un guscio ramato e uno spesso strato adiposo giallo sul davanti... 
-U... una... tarta... ruga?- balbettò il leader, quando l'esserino gli spruzzò giocosamente nuova acqua, con la bocca.
Leonardo, impaurito, cadde dal letto e con una capriola indietro, fissò sbalordito quel piccolo essere strano. 
-Squir? Squirtle! Squirtle!- esclamò raggiante, balzando nuovamente sullo stomaco di Leo.
E di nuovo, quello che parve essere un pokémon d'acqua, scambiò il leader per uno simile, solo più evoluto.
Tremando ancora, l'azzurro si trovò costretto a fare ciò che gli sembra più ovvio: chiedere spiegazioni alla sua famiglia. Aprì la porta della sua stanza, trattenendo fra le dita il pokémon divertito, irrompendo nella stanza di Donatello. 
Il genio, addormentato sui suoi pc, con Chikorita sul letto, ebbe quasi un infarto al grido di Leonardo; lo scosse sul braccio, facendolo scattare all'istante. 
-DON!- gridò.
-Leo? Cosa... AAAAAAAAAAAAAAAAAAA!- gridò alla visione del pokémon.
Inutile dire che le grida svegliarono all'istante anche gli altri membri della famiglia; infatti, gli altri tre mutanti, comparvero sull'uscio della porta della camera del genio, ancora spaventato.
-Che succede?!- gridò Raphael, già con i Sai nei pugni: -Dov'è Shredder? Eh? Parlate!-.
Pikachu, non ne potendo affatto di tutto quel gridare, optò per una bella scarica a basso voltaggio, calmandolo all'istante. Il rosso, stordito e con un forte capogiro, si appoggiò alla parete, cercando di non perdere conoscenza.
-Pikachu ci dovresti andare più leggero... me l'hai quasi ammazzato!- ridacchiò Mikey.
-Nessuno Shredder... ho esagerato... è solo che ho trovato questo...!- spiegò scosso Leo.
Alla vista di Squirtle, ovvero, il nome trovatogli da Michelangelo, i cinque mutanti iniziarono a discutere sugli strani esserini trovati...

-E' ovvio che devono appartenere a qualcuno!- iniziò Leonardo, mentre il volto gocciolava.
-Come mai sei tutto bagnato, Leo?- chiese Raphael: -Capisco che sei sudato, ma tu esageri!-.
Accettato un asciugamano violaceo di Donatello e costatando come alle tre del mattino tutto poteva accadere, Mikey iniziò a spiegare qualcosa.
-Se vi può interessare... questo è lo stesso animaletto che ho trovato assieme a Chikorita e Pikachu... ed erano in quattro, però-.
-Cioè, stai forse dicendo che ce ne sarebbe un quarto?- sbottò il rosso, avvertendo il suo guscio sempre più caldo: -Don, perché hai  acceso i riscaldamenti in pieno giugno?- imprecò.
Alzandosi dalla sedia sulla quale si era addormentato, il viola, totalmente nudo, come gli altri (tranne Splinter, ovvio), iniziò ad elaborare tutte le varie informazioni ottenute. Innanzitutto, egli era fermamente convinto che non potessero appartenere a nessuno zoo, in quanto animali del tutto fuori dal comune. Sembravano degli ibridi: magari cavie di laboratori che trattavano la manipolazione del DNA. E se fossero appartenuti in un mondo diverso? Magari, erano degli Utrom... come Leadtheread.
-Accidenti che caldo!- interruppe Raphael, agitandosi la mano a mo di ventaglio.
-Ma che dici? La temperatura è freschetta!- protestò Leonardo, ormai di nuovo se stesso.
Da ciò che aveva intuito, fortunatamente, non era stato lui a bagnare il letto, ma solo Squirtle, anche se la dinamica dei fatti era sconosciuta. Aveva intenzione di mantenere il piccolo segreto per evitare futili prese in giro per il resto della sua vita.
-Io sto morendo di caldo!- gridò Raphael, mentre qualcosa gli saltò sulla testa.
I presenti sgranarono gli occhi... una scimmietta ramata, con un grazioso ciuffetto di peli sulla testa; il viso, le mani, i piedi, la pancia e le orecchie erano color crema, mentre possedeva un paio di occhi ambrati molto profondi. Nelle orecchie e sulle palpebre erano ben visibili sfumature magenta. Al posto della coda, però, capeggiava una costante fiamma di fuoco.
-Che cosa c'è...? Perché mi fissate inorriditi?!- sbottò il rosso, all'oscuro della scimmia. 
Quello che, secondo Michelangelo, si trattava del quarto Pokémon, strofinò il suo nasino su quello del rosso, la cui paura svanì all'istante, a tale dolcezza.
-Chim! Chimchar! Chimchar!- gridò felicemente, instaurandosi fra le sue braccia.
-A quanto pare, il suo nome è Chimchar!- ridacchiò Michelangelo, mentre Pikachu annuì.
-Possibile che ci sia un animaletto per ognuno di noi?- si chiese Leonardo, fissando Squirtle.
-Sicuramente vengono da un mondo parallelo- fu la risposta di Donatello.
Chikorita, come volesse rispondere in positivo all'esclamazione, saltò sulla spalla destra del genio, facendo le fusa il più teneramente possibile, avvolgendo le sue liane attorno al suo viso.
-Ok, ok! Sei dolce, ma così mi strangoli!- ridacchiò Braniac.
Michelangelo, guardando Pikachu, lasciò che il suo sorriso diventasse un'espressione di tristezza... sospirò e si strinse al petto il suo piccolo amico, mentre Klunk si strofinò al suo polpaccio, volendo far parte di quella tristezza improvvisa.
Una lacrima solitaria colò lungo la sua guancia, catturando l'attenzione di tutti. Splinter, infatti, fu il primo a rendersi conto che qualcosa non andava. Raphael, lasciato che Chimchar si adagiasse dolcemente sulla spalla sinistra, si portò dinanzi al suo fratellino, inclinando il capo, alla ricerca dei suoi occhi lucidi.

-Mikey?- chiamò morbidamente, sollevandogli il mento nella mano: -Che c'è che non va?-.
L'arancione negò con il capo, spostando lo sguardo al pavimento, troppo triste per piangere dinanzi a suo fratello maggiore. Pikachu inclinò il capo, preoccupato per il suo amico.
Perfino Leonardo e Donatello lo accerchiarono, sperando di essere partecipi al dolore del fratellino; da come fremeva, il leader comprese cosa lo preoccupava.
Gli poggiò dolcemente una mano sulla spalla, avvicinandogli le labbra all'orecchio...
-So che fa male, ma questi piccoli hanno bisogno di avere un posto tutto loro... e se noi vogliamo loro bene, dobbiamo aiutarli- gli sussurrò.
Michelangelo strinse le palpebre e le spalle, stringendosi il visino di Pikachu accanto al suo... gli baciò affettuosamente il nasino e gli sorrise.
-Torneranno a casa...- sussurrò lievemente, mentre il pokémon gli cancellò le lacrime...
 

  
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