E così… Sarebbe finito tutto lì. In quella grotta, con quel silenzio…
Nella solitudine…
E senza la sua ghianda.
Scrat si era avvicinato così tante volte alla morte che non ci aveva mai pensato seriamente. Non avrebbe mai creduto di poter… morire, un giorno.
Senza aver mai potuto raggiungere VERAMENTE la sua ghianda.
Si era così tante volte avvicinato anche a quella che ormai le sue fattezze erano stampate nella sua mente così nitidamente da sembrare una vecchia foto.
Forse un po’ ingiallita dal tempo, ma sempre presente lì, vicino a lui, vicino a quel letto di pietra dove ora sarebbe morto.
La sua bellissima ghianda…
La amava. La amava con tutto sé stesso. La amava sempre più, più era lontana più gli sembrava vicina.
Era sempre lì con lui, e sarebbe sempre rimasta con lui.
Erano passati due anni dall’ultima volta che l’aveva vista.
Gli sembrava ieri il giorno dell’incidente.
Quello in cui l’aveva persa per sempre.
L’aveva portata da tutti i dottori che conosceva, tutti quelli che potevano sapere come curarla, anche da quegli strani animali che incontrava sempre nei suoi pellegrinaggi. Ma da quando c’era quella pazza nevrotica di una vecchia era diventato molto più difficile provare a parlare con loro.
Alla fine si era rassegnato e l’aveva affidata a quegli scoiattoli “esperti” di Scratlandide. Ai pochi che si erano salvati, insomma. Sperava che potessero salvarla, che gliel’avrebbero riportata e che sarebbero tornati a giocare a quel gioco a cui giocavano ormai da… Da…
Da tanto, tanto tempo.
Ma era successo il peggio. Quello che avrebbe dovuto aspettarsi: quei mostri gliel’avevano rubata. Non sapeva se per vendetta, se per fame o per che cosa.
Non sapeva neanche se la sua amata era ancora viva.
Aveva promesso loro tutto, gli aveva offerto molti soldi, ma loro non volevano.
Non volevano soldi: volevano solo che lui morisse solo e abbandonato come loro sarebbero morti. Per colpa sua.
Era tutta colpa sua. Se l’era cercata.
Un respiro echeggiò in tutta la grotta.
E così… Finirò tutto qui. In questa grotta, con questo silenzio…
Nella solitudine…
E senza la mia ghianda.
Un turbinio di vento gli scompigliò leggermente la barba.
Nelle sue narici riconobbe forte e penetrante l’odore che per tanti anni aveva anelato come il respiro.
Era lei. Era vicina.
I suoi piedi vacillarono, rifiutandosi di alzare. Non sarebbero partiti per correre come le altre volte dietro a un’ illusione.
Ma sentiva il bisogno di quell’illusione ora come non mai. Ora che stava morendo voleva vicino a sé la persona che amava di più al mondo.
Afferrò con una zampa il ritratto che aveva fatto vicino al letto. I suoi occhi si illuminarono e le sue gambe sembrarono riprendere improvvisamente vigore.
Quando abbassò il ritratto, nel volto di Scrat non c’era più la triste rassegnazione di chi sta andando alla tomba.
Nei suoi occhi scintillava la determinazione e la forza di un tempo.
Quella che gli avrebbe riportato la sua ghianda.
 
NOTE DI UNA RAGAZZINA 
Avevo iniziato a scrivere "L'era Glaciale 5" prima di "I will protect you" e prima di essere su EFP, ma l'ho sospesa per dedicarmi, appunto, a IWPY. Forse la riprenderò dopo averlo finto oppure mi dedicherò a qualche storia originale. 
(Naturalmente, avrete notato che, anche se con stralci di comicità, questa mia versione dell'Era Glaciale è molto diversa da quella briosa e infantile che tutti conosciamo. Questo perchè sono fan del primo film  e, anche se i sequel sono assolutamente belli e godibili, non rendono giustizia all'originale. Probabilmente se alla Blue Sky facessero questo film andrebbero in bancarotta, ma credo che comunque avrebbero fatto uno dei più bei film di animazione mai fatti XDXD La mia autostima grandiosa....)