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Autore: Nymeria90    04/06/2013    3 recensioni
Nel 2183 un nave non identificata attacca e distrugge la Normady SR1. Il comandante Shepard, eroe della Cittadella, muore nello scontro e il suo corpo si perde nello spazio. I superstiti della Normady, dopo aver sepolto una bara vuota, voltano pagina e cercano di ricostruirsi una vita, ma due anni dopo Alexander Shepard ritorna dal mondo dei morti. La sua missione: salvare la galassia, un'altra volta. Ma scoprirà ben presto che il prezzo da pagare è la sua anima, un prezzo che forse è troppo alto, persino per lui.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Uomo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alexander Andrej Shepard'
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http://www.youtube.com/watch?v=jhdFe3evXpk

Akuze, 2183

 
Akuze non era un pianeta ospitale, più di dieci anni prima l’Alleanza aveva tentato di trasformarlo in una sua colonia e aveva inviato diverse squadre di esplorazione sul pianeta. Cinquanta marines in tutto, cinque squadre, di cui una comandata dall’allora sergente Shepard; la sfortuna, il caso o la malvagità umana avevano deciso che proprio quel pianeta e quegli uomini divenissero l’atroce esperimento di un gruppo di folli che pretendevano di combattere per il bene dell’umanità. Per curiosità o per gioco si erano messi in testa di testare la resistenza umana di fronte all’imponderabilità aliena. Loro sapevano cosa si celava nel sottosuolo di quel pianeta, ed erano rimasti a guardare, davanti ai loro schermi, con un datapad in mano, i mostri vermiformi di Akuze sbranare i soldati dell’Alleanza.*
Sei anni dopo quell’indicibile massacro una nuova tomba era stata aperta nel piccolo cimitero di Akuze, una tomba destinata anch’essa ad ospitare una bara vuota. Era stata la madre di Shepard, il capitano Hannah Shepard, a volere che il figlio venisse seppellito in quel luogo, a fianco dei compagni che non era riuscito a salvare. Quella richiesta era stata la sua unica reazione alla notizia della morte del figlio, poi si era trincerata dietro un muro di gelida indifferenza, comportandosi come se la cosa non la riguardasse.
Quel giorno, al funerale, lei non c’era.
Le esequie del comandante Shepard si erano tenute in gran segreto, lontano dai riflettori, per timore di trasformare l’eroe in martire e spingere la galassia a interrogarsi sulle circostanze della sua morte. Shepard era morto e forse era meglio così per tutti; l’Alleanza e il Consiglio potevano tornare a nascondere la testa sotto la sabbia, fingendo che andava tutto bene, senza che uno Spettro un po’ troppo onesto e testardo continuasse ad urlargli contro che le cose, bene, non andavano.
Gli alti papaveri dell’Alleanza avevano pronunciato parole sontuose, ricordando il coraggio, la generosità e la grandezza del defunto comandante, il Consigliere Udina, unico rappresentante del Consiglio, era persino riuscito a commuoversi, ma tutti quei discorsi e le lacrime erano vuoti come la bara che era stata calata nella tomba. L’Alleanza e il Consiglio non avevano trovato il tempo e il denaro per cercare i resti dell’uomo che aveva salvato la galassia solo pochi mesi prima; l’uomo che aveva sacrificato intere flotte per salvare anche loro.
Quando la terra aveva ricoperto la tomba vuota e tutti gli ipocriti se ne erano andati, sollevati per aver compiuto quell’ennesima formalità, erano rimasti solo loro, gli unici che piangevano davvero il comandante scomparso: i superstiti della Normandy.
Ashley Williams strinse i pugni contro i fianchi mentre osservava il gruppo di persone che, a capo chino, si allontanava dal piccolo cimitero: Shepard valeva soltanto quello? Una bara vuota e poche, banali, parole pronunciate da un uomo che disprezzava?
Ma, d’altronde, di che si stupiva?
Shepard era sempre stato un personaggio scomodo, un soldato duro e puro che mal tollerava i giochetti dei politici; diceva quello che voleva, quando voleva e a chi voleva, senza preoccuparsi di gerarchie, protocolli o quant’altro. Con la nomina a Spettro la patata bollente era passata al Consiglio e adesso che era morto …
Ashley non dubitava che molti avessero tirato un sospiro di sollievo a quella notizia. Avevano fatto lo stesso con suo nonno, un uomo che aveva preferito salvare i suoi uomini a scapito del suo onore, e che per questo era stato riportato sulla Terra in catene.
- Che cosa stiamo facendo?- Ashley stentò a riconoscere la voce di Liara, la giovane Asari non aveva mai avuto un tono così duro e aspro. C’era dolore in quella voce, ma soprattutto rabbia.
- Stiamo dicendo addio al comandante, dottoressa.- replicò Ashley, gelida.
Avevano combattuto per l’amore di Shepard e, se anche alla fine Ashley ne era uscita vincente, provava ancora astio e gelosia nei confronti dell’Asari.
- Ma non sappiamo nemmeno se è morto!- sbottò Liara, furiosa – Shepard potrebbe essere ancora vivo! Potrebbe avere bisogno di noi!-
Una cortina di gelo calò sul cimitero, i membri della Normandy s’irrigidirono, tesi come prima di una grande battaglia.
Ashley alzò lentamente lo sguardo sull’Asari; Liara era visibilmente sconvolta, i grandi occhi azzurri spalancati, il respiro affannoso; in altre circostanze l’avrebbe capita, forse addirittura consolata, ma in quel momento sentì solo il sangue salirle alla testa.
- Lo abbiamo sentito morire, Liara! Di cos’altro hai bisogno?-
Le labbra dell’Asari tremarono – Del suo corpo … voglio un corpo da seppellire, Ashley. Noi …- Liara si coprì il volto con le mani, il corpo scosso dai singhiozzi, incapace di trattenere un dolore troppo grande - … noi lo abbiamo abbandonato.-
Tali le fu subito accanto, le passò un braccio dietro le spalle, stringendo forte la giovane Asari; Ashley digrignò i denti cercando di reprimere i singhiozzi che le salivano al petto: non avrebbe pianto. Lui non avrebbe voluto che lo facesse.
Fu allora che Anderson intervenne per la prima volta e la sua voce profonda s’insinuò nei loro cuori, obbligando ognuno di loro ad ascoltare, anche se non volevano farlo:  - Shepard è morto, Liara. Non c’è niente che tu possa fare. Ovunque sia, Alexander Shepard può finalmente riposare in pace. -
Come la 212, come Kaidan e Pressly
Liara alzò il viso striato di lacrime, la sua bocca assunse una piega ostinata, l’energia oscura vorticava attorno ai suoi pugni serrati – Io lo troverò e lo seppellirò, solo allora Shepard riposerà in pace. -
Voltò loro le spalle e se ne andò.
- Liara …- Tali esitò, stropicciandosi nervosamente le mani; dietro il vetro oscurato del casco Ashley poteva immaginare i suoi occhi spostarsi confusi dall’una all’altra.
- Andate.- mormorò Ashley – Non ha più senso rimanere qui.-
Uno dopo l’altro i membri della Normandy si allontanarono, in silenzio; Joker le lanciò un’occhiata vuota, spenta e zoppicò via, Garrus le si avvicinò – Ash io …-
Lo zittì con un cenno – Lo so, Garrus. Lo so …-
Il Turian sospirò, guardò Wrex che scosse il suo grosso testone da rettile e si allontanarono insieme, come vecchi amici. Shepard aveva compiuto grandi cose, salvato molte vite, ma la sua vera grandezza si palesava nella semplicità con cui aveva cambiato le loro vite: Garrus e Wrex ne erano l’esempio lampante. Il Turian e il Krogan, il vigilante e il mercenario, la storia dei loro popoli, gli ideali che li guidavano, ogni loro singola cellula li costringeva ad odiarsi eppure, sulla Normandy, sotto il comando di Shepard, non solo avevano combattuto insieme come alleati, ma avevano imparato a rispettarsi, a fidarsi ed infine a prendersi cura l’uno dell’altro.
- Quando sono salita sulla Normandy non mi fidava degli alieni, li consideravo come animali. Eravamo soldati, venivamo da mondi diversi, lottavamo per motivi diversi, eravamo divisi, diffidenti, impauriti.- confidò all’unica persona rimasta: Anderson – Shepard mi ha mostrato quanto mi sbagliavo. Ora li considero parte della mia famiglia, morirei per loro, per ognuno di loro.- si strinse le braccia intorno al corpo, improvvisamente infreddolita – Ma perderò anche loro, ognuno se ne andrà per la sua strada e alla fine sarà come se non ci fossimo mai incontrati, come se la Normandy e Shepard non fossero mai esistiti.-
Lasciò vagare lo sguardo sulla desolazione che li circondava: Akuze era un luogo terribile in cui vivere e morire. Improvvisamente fu felice che il corpo di Shepard non si trovasse lì, il suo comandante non meritava una tomba come quella.
Ovunque tu sia, amore mio, mi auguro che tu possa vedere le stelle e vagare tra di esse …
- Io credo che Shepard e la Normandy abbiano cambiato le nostre vite per sempre, e nessuno dimenticherà mai il tempo trascorso insieme.- Anderson le strinse delicatamente la spalla, fingendo di non vedere le lacrime che, non più trattenute, le scivolavano silenziose lungo le guance – Ma è tempo di guardare avanti, capo. Sei un soldato eccezionale, una superstite: l’Alleanza ha bisogno di te e tu di lei.-
“I Williams hanno l’Alleanza nel sangue, signore.”
Shepard aveva sorriso a quelle parole e le aveva rivolto un sguardo strano che all’epoca non aveva saputo interpretare: “Un tempo ce l’avevo anch’io.”
Guardando Akuze e la lunga fila di tombe davanti a lei, Ashley capì che quello sguardo e quelle parole erano intrise di amarezza. Shepard aveva dato tutto all’Alleanza, e alla fine lo avevano lasciato solo, come aveva fatto il Consiglio, come stava per fare lei.
Sfiorò con le dita il nome di Shepard inciso nella pietra; era una vera incisione, non un ologramma digitalizzato che si sarebbe spento quando loro se ne fossero andati: era reale, esisteva.
Anderson si accucciò accanto a lei – Sono delle belle parole.-
- Sono i versi di una canzone.- rispose – Dopo Virmire, dopo che Kaidan era morto, eravamo tutti sconvolti, svuotati. Ricordo che Shepard ci redarguì duramente: “Le lacrime non fermeranno Saren ” ci disse “Kaidan è morto per darci una possibilità: non sprechiamola”.- scosse il capo, sorridendo con amarezza – Pensai che fosse un vero stronzo: come poteva essere così freddo, così cinico? –
- Doveva mantenervi lucidi.- mormorò Anderson – Non poteva permettere che la disperazione vi portasse via. Ma ti posso assicurare che anche lui avrebbe voluto piangere.-
Ash evitò d’incrociare il suo sguardo, sapeva che avrebbe visto lacrime negli occhi dell’ammiraglio – Lo so. Quella notte non riuscivo a dormire così andai nella mensa e lo trovai lì, dove sedeva Kaidan di solito. C’era una piccola radiolina appoggiata sul bancone che suonava quella canzone: fu l’unica volta che lo vidi piangere. – strinse i pugni per fermare il tremito delle mani
– Tornai nel mio alloggio senza farmi vedere, ma non dimenticai le parole di quella canzone.-
Anderson si alzò e le strinse lievemente la spalle - È perfetta.- mormorò con voce roca prima di andarsene, lasciandola sola.
Ashley sospirò ed estrasse dalla tasca una fotografia in una cornicetta metallica. L’aveva fatta sviluppare alla vecchia maniera, su carta. Sapeva che Shepard avrebbe preferito così.
Il tenente Alenko, il capo Williams e il Comandante Shepard sorridevano davanti alla Normandy nell’hangar della Cittadella. “Lo zoccolo duro dell’Alleanza.” li aveva presi in giro Garrus scattando quella fotografia.
E alla fine era rimasta solo lei. L’unica superstite. Ancora una volta.
Si alzò, voltando le spalle alla lapide e alla fotografia, accompagnata dalle parole di un’antica canzone che sembrava essere stata scritta apposta per loro.
 
These mist covered mountains                   Queste montagne coperte di nebbia
Are home now for me                                    Sono una casa ora per me
But my home is the lowlands                      Ma la mia casa è la pianura
And always will be                                       E sempre lo sarà
 
Some day you’ll return to                           Un giorno tornerete
Your valleys and your farms                      Alle vostre valli e alle fattorie
And you? I no longer burn                         E tu? Io non brucerò più
To be brothers in arms                               Per essere fratelli d’armi
 
Through these field of destruction          Attraverso questi campi di distruzione
Baptisme of fire                                          Battesimi di fuoco
I’ve witnessed your soffering                  Ho visto la vostra sofferenza
As the battles raged higher                    Mentre le battaglie si facevano più dure
 
And though we were hurt so bad          E anche se abbiamo sofferto molto
In the fear and alarm                               Nella paura e nell’ansia
You did not desert me                            Non mi avete mai abbandonato
My brothers in arms                                Miei fratelli d’armi
 
 
There’s so many different worlds         Ci sono così tanti mondi diversi
So many different suns                          Così tanti soli diversi
And we have just one world                 E abbiamo un solo mondo
But we live in different ones                 Ma ognuno vive in uno diverso
 
Now the sun’s gone to hell                 Ora il sole è andato all’inferno
And moon’s riding high                       E la luna sta salendo alta
Let me bid you farwel                          Lasciate che vi dica addio
Every man has to die                          Ogni uomo deve morire
 
But it’s written in the star light          Ma è scritto nelle stelle
And every line on your palm           E in ogni linea del vostro palmo
We’re fools to make war                  Siamo folli a fare la guerra
On our brothers in arms.*                Ai nostri fratelli d’arme.

 


* Non ho trovato da nessuna parte una descrizione dettagliata della battaglia di Akuze, perciò il numero di soldati coinvolti e il grado di Shepard, così come il suo ruolo, sono stati aggiunti a mia totale discrezione. Se qualcuno dovesse avere informazioni più precise non esiti a segnalarmelo.
*Dire Straits “Brothers in Arms”
  
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