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Autore: benzodiazepunk    08/06/2013    3 recensioni
Il giglio fuxia, nel dizionario dei fiori, significa 'cambio vita', e per Annika Dowson sta cambiando davvero tutto; nuova città, nuova casa, nuova realtà scolastica, per la prima volta separata dall'inseparabile gemello, un nuovo, difficile fratellino adottato, e soprattutto, un passato doloroso che non riesce a dimenticare...
Come potrà sopravvivere una ragazza riservata e tranquilla come lei a tutti questi sconvolgimenti? Per non parlare dei nuovi compagni di scuola..
Beh, forse seguendo il consiglio del fratellino, e decidendo di rivoluzionare completamente il suo Io.
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Dal cap. 3: "[...]sono arcistufa di essere sempre Annika, la brava ragazza studiosa e silenziosa, che sottostà a tutte le regole senza lamentarsi e senza fiatare; mi sento piena di energia, ribelle!” “Forse io lo so, cosa ti ci vuole” mi voltai a guardare il ragazzo, e lo trovai che mi fissava sorridendo furbescamente “Ma ti devi fidare di me”
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Non è la solita storia sulle dolcette, non è la solita fic mielosa tutta sole cuore amore, anche gli incontri con i vari ragazzi sono mescolati, modificati, e decisamente originali.
Ho messo Castiel specificato come personaggio, perchè avrà un ruolo particolarmente importante...
Leggere per credere!
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apparenza

Per me il primo giorno di scuola era sempre stato il giorno più brutto dell'anno; significava dover iniziare a svegliarsi presto, perdere la libertà dell'estate, iniziare una serie infinita di compiti da fare, ma soprattutto significava tornare tra i miei coetanei e le loro prese in giro. E quell'anno sarebbe stato se possibile ancora peggio, perché oltre ai già numerosi drammi legati all'inizio dell'anno scolastico si sarebbero aggiunti quelli familiari.
Già, perché quell'anno ci saremmo trasferiti, e come se non bastasse ci saremmo trasferiti per poter adottare un bambino. I miei avevano sempre voluto adottare un figlio e nell'ultimo anno avevano diretto forze ed energie nella ricerca di qualche bambino in stato d'adozione nella zona di Quantico, dove avrebbero voluto andare a vivere, trovando alla fine una casa famiglia che aveva da poco dichiarato adottabile un bimbo di dieci anni: Michael Dennis. Saremmo andati a prendere il bambino il due settembre, così la mattina del primo io e mio fratello Erik salutammo per l'ultima volta la stanza che era stato il nostro rifugio per tutta la vita, la nostra casa e tutto ciò conoscevamo.
"Annie, sbrigati o non arriveremo prima di stanotte." Sbottò mia madre, già in agitazione.
"Volevo solo salutare casa..." mormorai a disagio. "Io in quella città non ci volevo andare"
"Dai gem" Erik mi batté una mano sulla spalla con fare comprensivo. "Magari Quantico non è così male come pensi. Oltretutto non eri tu che odiavi la nostra scuola?"
"Non odiavo la scuola. Odiavo la gente a scuola"
"Il che è più o meno uguale" sorrise il mio gemello precedendomi fuori dalla porta. "Dai, muoviti!"
Sospirando lo seguii sul pianerottolo e poi in macchina, dove rimasi a guardare la mia via scomparire dietro di noi. In poco più di tre ore le luci di Quantico si stagliarono all'orizzonte, e per l'ora di cena stavamo già sistemando le nostre cose nella nuova casa.
"E così il nanetto avrà una camera tutta per lui..."
"E tu e tua sorella pure, quindi vedi di non lamentarti troppo, ragazzo!" Ridacchiò mio padre scompigliando i capelli a mio fratello.
"Non vedo l'ora di rivedere Michael. A che ora ci andiamo?"
"Alle nove abbiamo appuntamento, tesoro."
"E lo portiamo subito con noi vero?"
"Sì" mi sorrise mia madre. "Proprio per questo dovete andare a letto. È mezzanotte meno un quarto, dovete riposare. Soprattutto perché dopodomani iniziate la scuola, tutti e due."
"Mi dovete ancora spiegare perché io e Annika siamo in classi separate, poi" borbottò Erik accigliato.
"Te l'hanno già detto venti volte" risposi io. "Così saremo... come hanno detto? Più indipendenti e maggiormente stimolati a migliorare! Mi sembra un'ottima motivazione" scimmiottai mia madre, guadagnandomi un'occhiataccia da quest'ultima e un mezzo sorriso dal mio gemello.
"È che siamo sempre stati in classe insieme, in palestra insieme, sull'autobus insieme... abbiamo sempre fatto tutto insieme."
"Proprio per questo è il momento di rompere la tradizione. Vi farà bene frequentare gente diversa, fare attività diverse... e ora basta discutere. A letto, tutti e due!"
E così dicendo inaugurammo la nostra nuova casa. La mia stanza mi sembrava troppo grande da riempire, io sola soletta, ma dovetti ammettere che era un bel passo avanti. Condividere la camera con mio fratello era bello, certo; avere sempre qualcuno che ti capisce con cui poter parlare era fantastico ma arrivati a sedici anni avevamo iniziato ad avvertire la mancanza di intimità se non come un problema senz'altro come una seccatura, ogni tanto.
E avere finalmente uno spazio tutto per me era meraviglioso.

La mattina seguente mi svegliai riposata ma con quel senso di vago stordimento che porta il dormire in un letto estraneo.
Stranamente non ero così disperata dal recente trasloco; sarà perché nella nostra vecchia città non avevo tanti amici, sarà perché mi avevo troppi brutti ricordi legati a quel posto, fatto sta che mi sentivo bene. Dalla finestra filtravano i primi raggi di sole ed io rimasi ancora qualche minuto a godermi la calma del risveglio prima di alzarmi e andare in cucina a cercare qualcosa con cui fare colazione.
Mezz’ora più tardi eravamo tutti pronti per uscire e andare a prendere Michael.
Michael era un bambino molto carino, aveva lunghe ciglia nere, la pelle molto chiara e un paio di occhi profondi e magnetici; era molto affascinante per avere solo dieci anni. Aveva avuto un passato molto difficile, preso in affidamento e riportato indietro a orfanatrofi e case famiglia a causa del suo carattere difficile e come se non bastasse l’anno prima sua madre aveva cercato nuovamente di avvicinarlo, violando l’interdizione nei suoi confronti e costringendo il bambino ad assistere al suo brutale arresto.
Michael però aveva subito legato con mio fratello, e alla fine si era abituato alla nostra presenza tanto da comportarsi in modo quasi normale con noi.
Avevamo già passato con lui vari fine settimana perciò non era una novità portarlo a casa; l’unica cosa strana era pensare che d’ora in poi ci sarebbe rimasto per sempre.
Quando arrivammo la signora Evers ci venne incontro sorridendo. “Buongiorno signori Dowson, avete fatto buon viaggio? Prego da questa parte. Michael vi sta aspettando”
Il bambino quel giorno era più agitato del solito; potevo capirlo, alla vigilia di un nuovo trasloco e con la paura che l’avremmo rifiutato anche noi così come avevano fatto così tante famiglie prima. Sentimmo le sue urla fin dall’inizio del corridoio e contemporaneamente aumentò anche l’agitazione della signora Evers.
Mio fratello, ignorando la tensione palpabile nell’aria, andò incontro a Michael sorridendo e lo abbracciò, dandogli conforto e nello stesso tempo bloccando parzialmente la sua furia.
“Mike! Da quanto tempo che non ci vediamo, mi sei mancato!” esclamò scompigliandogli i capelli; il bambino si liberò dall’abbraccio sbuffando ma si lasciò scappare in un borbottio appena accennato “Anche tu”.
Appena i miei genitori finirono di compilare gli ultimi moduli uscimmo per l’ultima volta dal cortile dell’istituto e ci dirigemmo verso l’automobile.
Stavo vivendo un po’ troppe ‘ultime volte’ in quel periodo, per i miei gusti, non ero mai stata una che ama i cambiamenti.
Beh, mi sarei dovuta abituare.
Appena saliti in vettura Michael inaspettatamente si sporse oltre Erik e mi chiamò scuotendomi un ginocchio.
“Dimmi!” gli sorrisi, piacevolmente stupita.
Il bambino mi allungò un giglio fuxia, grande poco più del mio pugno chiuso, leggermente stropicciato ma di un colore straordinario. Lo presi sempre più sconcertata e lui spiegò: “Un cambio di vita.”
In risposta al mio sguardo interrogativo aggiunse con fare leggermente seccato: “Massì, un cambio di vita. Tutti e due noi stiamo cambiando vita ma a nessuno dei due vanno a genio i cambiamenti. Forse allora dovremmo cercare di cambiare tutto radicalmente o come si dice…”
Immediatamente mi resi conto che aveva ragione.
E nello stesso tempo, mi chiesi come poteva già conoscermi così bene, quel nuovo fratellino così scostante all’apparenza.
  
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