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Autore: Touma    24/12/2007    3 recensioni
Com'è difficile farsi capire a volte, e com'è facile essere fraintesi invece... Le paure di Hinata, le parole di Kiba e Naruto. Trovare il proprio senso... e qualcuno che ci vuole bene.
Fanfic incentrata sulla figura di Hinata... e sui sentimenti di Kiba e Naruto nei suoi confronti.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki, Shizune
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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To the moon and back
To the moon and back
She's taking her time making up
the reasons
To justify all the hurt inside…

“Se-sei pronto?”
“Quando vuoi!”
“Eccomi!”
In una fredda mattina primaverile, Hinata Hyuga si avventò sul suo avversario, ma non fece in tempo a lanciarsi all’attacco, che venne sorpresa alle spalle e trattenuta dal collo.
“Ma… come…”
“Wof!” In una nuvola di polvere, la ragazza vide sbucare Akamaru, il cagnone di Kiba.
“Un doppio canino!” il ragazzo aveva barato, attuando la tecnica prima ancora che cominciassero l’allenamento.
“Siamo ninja o karateka? La nostra specialità è dissimulare, ti ricordo…” c’era arroganza nella voce di Kiba, un po’ troppa rispetto al solito… ma se aveva alzato la voce era per un motivo ben preciso, voleva dissimulare una strana emozione del momento. Emozione che da un po’ lo prendeva spesso.
Hinata… quanto sei cresciuta. Quando eravamo genin eri solo una bambina timorosa, e ora… a tenerti stretta così… Ahi!
Una gomitata nel punto di pressione giusto fece sobbalzare il ragazzo, dando modo alla moretta di liberarsi.
“Ti sei distratto!” Con un colpo di palmo lo lanciò lontano, per poi corrergli incontro e colpirlo nuovamente.“Hiia!”
“Ouch…”
Prima di andare a sbattere contro un albero, il volo di Kiba fu bloccato da Akamaru, che con un balzo provvidenziale si frappose fra l’ostacolo e il ragazzo.
Mentre vedeva il suo compagno rialzarsi, Hinata non potè fare a meno di ripensare a quanto aveva sentito quella mattina, mentre si stava recando all’allenamento.

Era uscita di casa presto, e si era avviata di gran carriera, volenterosamente allegra, al boschetto dove aveva ripreso ad allenarsi ultimamente. Non vedeva l’ora di tornare al lavoro, ora che aveva passato il periodo di convalescenza per quella brutta polmonite che si era beccata pur di poter continuare ad esercitarsi sotto la cascata.
Sembrava una mattina come tante: Hayabusa, il postino, saltava tra un traliccio e l’altro e lanciava le missive nelle cassette della posta come fossero shuriken; Ryuzaki, il pescivendolo, trascinava il suo carretto pieno di pesce freschissimo fra le strade, svegliando con le sue grida da grande venditore coloro che erano ancora tra le braccia di Morfeo (e ai quali magari di merluzzi e calamari non interessava niente in quel momento, ma che, ancora pieni di sonno, si affacciavano per acquistare qualcosa pur di toglierselo di torno); le massaie, come le signore Kotobuki e Minami, erano già al lavoro da un pezzo.
Sulla sua strada, la giovane erede degli Hyuga incontrò Shizune, la zelante assistente di Tsunade.
“Oh, Hinata! Ciao! Fantastico, ti incontro proprio al momento giusto!”
“Si-signorina Shizune, buongiorno…”
“Come stai? Mi avevano detto che eri stata male…”
“Oh, è passato tutto, a qu-quanto pare…”
“Mi fa davvero piacere!” Un sorriso sincero le si stampò in viso, e sembrò pensare a qualcosa di divertente.
“E’ incredibile eh? Da quando Naruto è tornato al villaggio, sembra che le cose girino meglio per tutti! E’ come un portafortuna per tutta Konoha, forse…”
Hinata si sentì smarrire per un attimo, e dopo aver chinato il capo in seguito al sentirsi colorire le guance, quasi fosse incolpata di qualcosa, si limitò ad articolare un “S…ì…”
Shizune si accorse subito dell’imbarazzo della ragazza, e si limitò a cambiare discorso. “Ma veniamo a noi: devo consegnare questo pacchetto a tuo padre, si tratta di dispacci ufficiali, ma come al solito la signorina Tsunade ha calcolato male i tempi e non si è resa conto che a venire da voi ed usare il protocollo ufficiale non farei mai in tempo poi a presenziare a quell’asta di beneficenza dall’altro lato della città che chiude fra…” diede un’occhiata furtiva al proprio orologio. “Oddio! Dieci minuti! Se non mi aggiudico quel tavolo da gioco che desidera tanto, saranno guai! Quindi… per favore, scusa l’irruenza, se non hai missioni da fare potresti consegnarli tu?” E senza aspettare risposta, Shizune mise il rotolo tra le mani di Hinata. “Grazie mille eh!? A presto!” e corse via.
La ragazza rimase così, imbambolata, senza riuscire a rispondere, o almeno a salutare.
Non amava certo gli imprevisti, né che la gente la ‘sfruttasse’ perché tanto lei non sapeva reagire.
Ma si rese conto che Shizune non aveva sfruttato lei per quello. Era capitato. Se fosse passato Neji al posto suo, avrebbe avuto la stessa faccia tosta.
Ma la sostanza non cambiava: ora era costretta a tornare a casa. Per far prima decise di tornare passando dai tetti, ma qualcosa le fece decidere di fermarsi un attimo, qualcosa che le arrivò alle orecchie, una conversazione già in corso…

Guess she knows from the smiles
and the look in their eyes
Everyone's got a theory about the
bitter one
They're saying, "Mama never loved her much"
And, "Daddy never keeps in touch.
That's why she shies away from human affection"

“…l’erede degli Hyuga poco fa? Ma andava ad allenarsi anche stamani?”
“Di sicuro, è cocciuta quella…”
Le signore Kotobuki e Minami, mentre davano l’acqua alle piante, ne approfittavano per la loro dose quotidiana di saccenza.
Hinata, accucciata sul tetto di casa della Kotobuki, ascoltava la conversazione, senza curarsi di nascondersi. Le mani le tremavano.
“Ma chi glielo fa fare? Si sforza tanto poverina, ma rimane senza speranze”
“Già, e dire che di passi in avanti ne ha fatti parecchi eh? Ma resterà sempre e comunque al di sotto delle potenzialità della famiglia.”
“Tanto può sforzarsi quanto le pare, il massimo che può raggiungere se continua così è ammalarsi di nuovo…”
“La sorella minore presto potrebbe spodestarla, anzi sono sicura che è già stato deciso… Magari troveranno una scusa e la piccola Hinata la daranno in sposa a qualche signore feudale per togliersela di torno in modo rispettabile”
“Certo che la vita è proprio ingiusta eh? Guarda quel povero Neji del ramo cadetto… così giovane ed è già jonin! Fosse nato nel ramo principale… Ma si sa, chi ha il pane…”
L’acqua traboccò dal vaso di gerani dal colorito spento della signora Minami, segno che non era tanto la cura dei fiori a spingerla ad innaffiare le piante ogni mattina.
“E poi, chi crede di essere con quell’aria di superiorità quella ragazzina?”
“Sempre chiusa, taciturna… Mai che la si vedesse sorridere, e sì che le fortune le ha avute tutte lei! Non fosse nata per prima… che ingrata!”
“Fa tanto la principessina, ma vedrà, alla prova dei fatti! Quella rischia di diventare una disadattata…”
Ad un certo punto, il singhiozzare di Hinata divenne perfettamente udibile, e la signora Minami alzò la testa per vedere che razza di gatto stesse disturbando i suoi sacrosanti sermoni con i suoi inutili versacci.
Fece appena in tempo a intravedere la protagonista dei loro discorsi di quella mattina fuggire via.
“Ma che!!?”
“Ma… Ci stava spiando?”
“Che vergogna, pensavo almeno fosse una ragazza seria…”
“A me è parso che piangesse…”
“Si vede che si è sentita colta sul vivo. Le servirà da lezione, almeno…”

Hinata era scappata via in tutta fretta.
Pensano tutti di conoscermi… Tutti mi giudicano… Ma di me, cosa ne sanno?
Ricacciandosi dentro tutti i brutti pensieri, corse a recapitare al padre il plico consegnatole da Shizune e poi all’appuntamento con Kiba.
Era ormai una settimana che si allenavano insieme, e non voleva tardare proprio quel giorno.
Quel giorno in cui sentiva il bisogno di sfogarsi.

“Hey Hinata, ora sei tu la distratta! Affondo di zanne!”
Scuotendosi dai propri pensieri, la ragazza parò appena in tempo, ma si ritrovò sbilanciata e vulnerabile ad un attacco che non tardò ad arrivare. Nell’atterrare dall’affondo, Kiba si esibì infatti in un calcio diagonale che colpì Hinata sulla spalla.
Ripresisi entrambi, l’uno dalla capriola e l’altra dal colpo, si rimisero in posizione di difesa, incerti sulla mossa successiva.
Vedendo che la ragazza non aveva intenzione di lanciarsi all’attacco, provò a scuoterla accucciandosi e imitando, con la gamba sinistra, il classico gesto canino del grattarsi.
Chissà quanto esercizio solo per imparare quel contorsionismo inutile.
Niente, nessuna reazione. Di solito, davanti a quel suo ‘numero’ il suo avversario si spazientiva e, che decidesse per l’attacco o la difesa, aveva comunque già dato ampio margine alla successiva mossa di Kiba. Beh, forse allora tanto inutile quel contorsionismo non era.
La reazione di Hinata invece di solito era quella di mettersi a ridere di fronte a quella buffa imitazione.
E in quel momento, più che sfidarla nelle arti ninja, voleva rallegrarla, visto che si era accorto che vederla sorridente era fonte di allegria anche per lui.
Ma niente, Hinata rimase impassibile quella volta, perfettamente in posizione.
Peccato… si disse, vorrà dire che bisogna continuare a combattere per stavolta… balzò in aria, e Akamaru insieme a lui.
Con un movimento fulmineo, prese una crocchetta per cani dalla bisaccia e la lanciò al suo ‘animaletto’…
" Konbi Henge! "
Nel giro di un paio di secondi, giusto il tempo di ridiscendere in picchiata verso la ragazza, la bestiola e il suo padrone si erano trasformati in due minacciose torpedini.
Hinata non si lasciò intimorire.
“Byakugan!”
“Dai Hinata, sorridimi!” disse scherzosamente Kiba mentre portava a compimento il suo attacco, un po’ sottogamba.
Non prendeva quegli allenamenti molto seriamente, a quanto pare.
Ma se il ragazzo aveva voglia di scherzare, lei invece non era per niente dell’umore per farlo. Quel ‘sorridimi’ riportò malamente alla mente la conversazione a cui aveva assistito per sbaglio poco più di un’ora prima…
Mai che la si vedesse sorridere, e sì che le fortune le ha avute tutte lei!
“ Hakke Rokujūyon Shō! “
Due colpi ben assestati, e PUF! Kiba e Akamaru si ritrovarono gambe all’aria diversi metri più in là.
“Aaah! Ma cosa ho fatto!” All’attacco senza convinzione dell’amico lei aveva risposto, senza volerlo, sfogando la propria rabbia repressa.
“Scusa Kiba, scusa!” rossa in viso come un pomodoro maturo, la ragazza non sapeva come scusarsi mentre aiutava il suo sparring partner ad alzarsi.
“Tra-tranquilla, Hinata, è solo che non me l’aspettavo… Sei diventata forte però, eh? La prossima volta farò sul serio!” furono le parole, accompagnate da un sorriso, con cui Kiba pensò di farla star meglio.
La vedeva preoccupata e, sebbene lo lusingasse un po’, gli dava anche fastidio, lui aveva proposto di allenarsi insieme proprio per risollevarle il morale fin dall’inizio.
E aveva il sospetto che lei fosse particolarmente giù quella mattina, e per quello aveva cercato di strapparle un sorriso facendo il buffone.
Peccato che le parole appena pronunciate furono male interpretate dalla ragazza, che naturalmente non ebbe il coraggio di chiedere ulteriori spiegazioni, e si richiuse a guscio.
Se lui intendeva dire non mi aspettavo che al mio colpo poco convinto tu mi rispondessi così seriamente, colpa mia, scusa, so che ti vuoi allenare per davvero, mi impegnerò di più… lei aveva capito non credevo potessi arrivare a colpirmi, io con te ci gioco, mica posso fare sul serio!
“Hinata? Hinata! Tutto ok?” Ora sembrava dover essere lui a risollevare lei, ma in senso figurato.
“Ti senti male? O ho forse detto qualcosa che non va?”
“No no, è… tutto a posto. Possiamo ricominciare…” Niente era a posto, in verità, ma non le andava di fare storie...
dopo tutto era stato gentile lui in primo luogo ad offrirsi per allenarsi insieme, e anche se non la prendeva sul serio, era comunque l’unico su cui potesse contare…
“Mh, ok… purtroppo però, mi sa che è meglio finire qui, devo andare alla clinica veterinaria di mia sorella a dare una mano, oggi è il mio turno…
domani però se vuoi ci alleniamo il doppio! Facciamo anche a gara con i kunai, che ne dici?”
“Ah… Va bene…” fu l’unica cosa che seppe rispondere la ragazza, un po’ delusa. Ma certo, ha ben altro da fare che star qui a perder tempo con me, lo capisco… lui ha un’utilità all’interno della propria famiglia…
“Prima che me ne vada però, volevo dirti…” e fece una lunga pausa, non sapendo bene come esprimersi.
“S-sì?”
“Se c’è qualcosa che ti preoccupa, puoi parlarmene tranquillamente, eh? Sono un po’ ottuso, e non credo ti sarò di grande aiuto, però ti sono vicino, ok?”
Hinata non si aspettava una frase del genere. Si sentiva molto confusa ultimamente, e non riusciva a focalizzare bene le persone, ad avere punti di riferimento certi. Si limitava a tirare dritta per la sua strada, aspettando il giorno in cui avrebbe potuto fare il suo salto di qualità.
“…” Le si spezzarono le parole in gola. Non sapeva bene neanche quali, in realtà, si rese solo conto di non riuscire a parlare. Finì per sforzarsi a dire solo “G-grazie, Kiba…”
Lui le sorrise e si incamminò per la sua strada. Ma non fece in tempo a voltarsi che sembrò ricordarsi di una cosa particolare che voleva chiederle, e sulla quale si era in effetti scervellato nei giorni precedenti.
“Ah, un’ultima cosa! Mi dici perché vuoi allenarti proprio qui, quando i nostri dojo sono decisamente meglio attrezzati? Vuoi fare esercitazione sul campo in vista di qualche missione particolare?”
Che domanda, per Hinata. La risposta dentro di sé era semplice, in realtà, ma non lo era altrettanto il farla uscire.
“E’ un posto… importante per me, sento che mi dà forza” disse tutto d’un fiato la ragazza, forse anche per autoconvincersi e vincere per un attimo l’imbarazzo. Ma di certo non sarebbe riuscita a dire una sola parola in più a tal proposito.

But somewhere in a private place
She packs her bags for outer space
And now she's waiting for the right
kind of pilot to come…

Rimasta sola, Hinata continuò il suo allenamento ripassando tutti i kata della sua scuola. Non che ne avesse bisogno, di sicuro… Ma le serviva un esercizio che la impegnasse senza dover pensare a niente, o sentiva che quel giorno la testa le sarebbe esplosa.
Beh, aveva sbagliato esercizio, si vede, perchè, involontariamente, la mente le tornò alla domanda finale di Kiba. Lei sapeva benissimo perché quel posto le dava forza. E’ lo stesso dove lei e Naruto, tre anni prima, avevano scambiato qualche parola prima dell’incontro di lui contro il cugino, alle finali del torneo dei chunin.
Naruto-kun… Io… ho cominciato a sentirmi meglio proprio dopo il tuo ritorno. Ammalandomi avevo cominciato a deprimermi, vedevo che per quanto mi impegnavo, restavo comunque dietro a Neji. Ma non volevo farmi vedere da te in quello stato, non era giusto nei tuoi confronti. E quindi ho ripreso ad allenarmi. Ma hai visto? Le cose non cambiano, per quanto mi sforzi. Come fai tu ad affrontare sempre tutto con un sorriso? tu… io… vorrei tanto poterti dire che sei importante per me…

And she'll say to him
She's saying…
I would fly to the moon & back
if you'll be...
If you'll be… my baby
Got a ticket for the world
where we real belong
So would you be my baby?

Davvero… anche se hai sofferto tanto in passato, sei sempre accorso per chi ne aveva bisogno, e hai aiutato tutti, col sorriso stampato in viso. Io non ne sono mai stata capace… nessuno me l’ha nemmeno chiesto, se è per questo. Sono l’erede, eppure nessuno mi dice mai niente. Però la pressione su di me la sento lo stesso, raddoppiata. Tante volte ho pensato che forse hanno ragione, io me la sono sempre cavata solo perché sono l’erede intoccabile… Però tu…quante volte mi hai dimostrato che si può combattere per la propria felicità, per cambiare la propria vita? Neji grazie a te è cambiato, e anche il kazekage. Vorrei avere questa tua bravura nell’infondere forza nelle persone… Ma a chi la do a bere, sono la prima ad avere bisogno di sicurezza, non posso darla agli altri, no? Ma sono così confusa a volte… Mi sento davvero una bambina certi giorni, non so come reagire con gli altri… e soprattutto con te. Che direzione devo prendere? Vorrei tanto vederti… ma poi sono sicura che sbaglierei tutto. Che direzione…

She can't remember a time
when she felt needed
If love was red then she was colour blind
She's saying, "Love is like a barren place,
And reaching out for human faith, is…
Is like a journey I just don't have a map for"

E venne infine il vento freddo della sera a ricordarle, insieme ad un roseo tramonto, che era ora di tornare a casa.
Si ritrovò a passare davanti al chiosco dei ramen preferito da Naruto, e quasi volle cambiare strada, per paura che lui fosse lì. Ma poi pensò che, se voleva cominciare ad acquisire sicurezza, doveva smetterla di pensare a quel modo, ed avere paura di cose del genere.
E poi, si fece coraggio proprio stasera e a quest’ora dovrebbe stare lì a mangiare?
E attraversò la strada ostentando una sicurezza che sarebbe parsa a chiunque palesemente autoimposta.
“Hinata-chan!”
Non ci poteva credere… Naruto. Non sapeva se essere contenta o meno. Ma di sicuro la sua maschera di sicurezza le si sgretolò dal viso in un tempo minore di quello che lui impiegò per correre verso di lei per salutarla, lasciando a metà il suo adorato pasto.
“Che fai qui? Tornavi a casa? Hai cenato? Mi fai compagnia?”
Troppe domande tutte in una volta. Domande banali. Risposte difficili. Passava di qui tornando a casa, per l’appunto. No, che non aveva cenato. Neanche pranzato, in verità. E per quanto riguardava la compagnia… Aveva forse possibilità di scelta? Senza quasi che se ne rendesse conto, si ritrovò seduta su uno sgabello del chiosco con un piatto fumante di udon sotto al naso.
“Dai, mangia, è buonissimo e fa bene quando fa così freddo! Tu poi non sei stata bene, ti devi riguardare!”
Hinata impugnò le bacchette, e cominciò a rimestare nella ciotola, come alla ricerca delle parole che le servivano. “Naruto-kun…” stavolta non le usciva di bocca neanche quel ‘grazie’ che era solita sforzarsi a tirar fuori quando non riusciva a dire altro per esprimere riconoscenza.
Si sentiva fuori posto, semplicemente.
Aveva passato la giornata a pensarlo, e ora che ce l’aveva a fianco, tutto per sé, non aveva la più pallida idea di cosa dire, cosa fare. Pensò che era solo la seconda volta che restava da solo con lui, così. Anzi, a vederla tutta quello sembrava quasi un tet-a-tet, a cena, tranquilli, al tramonto…
Il gestore dell’ichiraku tra l’altro si era eclissato nel retrobottega non appena aveva servito la ragazza, con una fretta insolita. Erano soli, e lui era stato così carino ad invitarla, non appena la aveva vista…
E lei si sentiva così male.
Non era semplice timidezza, aveva paura di essere inadeguata.
Certo, era solo un incontro fortuito, un’occasione come un’altra per una semplice, informale scodella di pasta in brodo, ma per lei era importante.
Tremendamente, dannatamente, assolutamente.
All’improvviso, pensò ai suoi vestiti sporchi di terra, sudati.
Ai suoi capelli, che dovevano essere un disastro.
A come doveva sembrare stanca e giù di tono, dopo essersi allenata tutto il giorno.
Non era certo un tipo vanitoso, ma crescendo, aveva cominciato a rendersi conto che gli affanni delle sue coetanee riguardo al proprio aspetto fisico le stavano diventando familiari, soprattutto se pensava che, non riuscendo a comunicare con Naruto a parole, intimamente le sarebbe piaciuto affascinarlo col proprio aspetto fisico.
Ma riuscì a mettere in pratica solo pochi dei consigli che aveva chiesto, con molta titubanza, a Ino.
Tra il dire e il fare, dopotutto…
“Allora, per prima cosa, via quel caschetto da suora. Non ti fa certo apparire più spigliata. Lasciati crescere i capelli, i maschi rimangono sempre affascinati dalle chiome lunge e fluenti”
“S-sì…” Questo era fattibile.
“E via anche quella frangia! Falli vedere i tuoi occhi, i ragazzi ci si devono perdere dentro” Già questo era decisamente audace per Hinata.
“Che ne dici di mandare in pensione i sandali di ordinanza? Ti accompagno a vederne un paio alla moda, con un tacco leggero…”
Il cambio di calzature non la mandava troppo in confusione. I suoi piedi non la imbarazzavano, in fondo.
“Ma soprattutto, quando le butti queste felpone? Mostra-i-tuoi-punti-di-forza è il motto, ricordalo. E mi sembra che tu abbia molto da mostrare, sotto questa felpa orrenda.”
Non l’avesse mai detto. Questo sì che la imbarazzava. Cambiare l’aveva cambiata, ma semplicemente con un altro modello.
Un modello di due taglie più grandi.
Curioso voler dimostrare di essere più femminili, ma voler contemporaneamente nasconderne uno dei tratti principali in questo modo.
La reazione di Ino fu sconsolata, ma si rese conto che molto di più, al momento, non si poteva fare.
“Beh, andiamo comunque già meglio di prima. Ma ricordati, non devi avere paura dei ragazzi, sono loro che devono restare atterriti e timorosi a rivolgerti la parola. Fatti valere, mi raccomando!”
Parlava facile, la bionda. Snella, slanciata, proporzioni perfette, aveva frotte di ammiratori e quell’atteggiamento sembrava venirle naturale. Hinata non sapeva se invidiarle di più le forme o il modo di fare.

“Hey, che hai? Non hai fame? Guarda che si fredda!”
“Eh? Ah, no… ero… soprappensiero, Naruto-kun. Ora m-mangio, ho fame sì!” e abbozzò un sorriso, cominciando a mangiare di gusto.
“Non pensavo proprio di incontrarti stasera, sai? Però mi ha fatto piacere. Stavo tornando da casa di Sakura e…” il resto della frase si perse, nella mente di Hinata.
Veniva da casa Haruno? Cosa mai era andato a fare da lei?
In realtà non c’era assolutamente niente di strano, erano stati in squadra insieme per tanto tempo, e ora che era tornato, era naturale che tornassero a lavorare insieme.
Però sentiva dentro di sé un sentimento particolare, le dava fastidio che Sakura potesse vederlo ogni giorno, stargli accanto…
Si rese conto che in fondo del rapporto che quei due potessero avere non sapeva nulla, e la cosa le mise una strana ansia addosso.
“…e naturalmente ha finito per arrabbiarsi come al solito. Quasi quasi comincio a pensare che in effetti abbia ragione, ahah!”
Hinata non sapeva bene di cosa le stesse parlando, ma annuì a quel volto sorridente che non smetteva un attimo di mangiare e raccontarle aneddoti dei suoi anni passati lontano da casa.
Per la troppa foga nel raccontare senza prendere fiato se non tra un boccone e l’altro, un pezzetto di carne gli andò di traverso e divenne tutto paonazzo, non riuscendo neanche a tossire. Inizialmente impanicata, Hinata si decise a dargli un colpo ben indirizzato sulla schiena col palmo della mano.
“Hugh! Coff!…Anf…” dopo essersi ripreso dallo spavento, prendendo grosse boccate d’aria, Naruto volle tornare a sorriderle: “Grazie, Hinata-chan! Mi hai salvato la vita! Bella questa, non sono riusciti ad uccidermi né Gaara né Orochimaru, e stavo per morire per colpa di un piatto di ramen! Per fortuna che c’eri tu…”
Hinata, seppure con la testa bassa a guardare la sua ciotola, sorrise a quell’affermazione, la trovò divertente.
“E… e poi, cos’è successo, Naruto-kun?” gli chiese, per togliersi comunque dall’imbarazzo di quel ringraziamento così bello, sincero, allegro.
Ma anche perché voleva continuare a sentirlo parlare con enfasi dei viaggi, degli estenuanti allenamenti, delle piccole avventure che gli erano capitate insieme all’Eremita dei rospi.
“… e dovevi vedere che faccia ha fatto Jiraya quando ha scoperto che quelle due ragazze erano già sposate! E’ rimasto fisso come una statua, non riusciva a fare una faccia seria!”
Hinata lo ascoltava rapita, e una strana consapevolezza la stava come prendendo per mano, invitandola ad interromperlo nel suo racconto, per poter finalmente dire qualcosa anche lei…
“Naruto-kun…”

So baby's gonna take a dive and
Push the shift to overdrive
Send a signal that she's hanging
All her hopes on the stars…

“E’ da tanto che volevo dirti che… mi piace quando mi parli e mi sorridi!”

“Hinata-chan?”
“Uh?”
“Ti senti bene? Hai lo sguardo fisso nel vuoto… vuoi che ti riporti a casa?”

What a pleasant dream…

Non ce l’aveva fatta. Era troppo per lei. Era stato troppo anche solo il sognarlo ad occhi aperti. E naturalmente aveva fatto una delle sue solite figuracce, imbambolata lì come una stupida…
“Dai, non ti preoccupare… Qualunque cosa ti impensierisca, sono sicuro che riuscirai a risolverla, tu sei una tipa in gamba! E se vuoi, ti darò una mano! Dattebayo!”
Eccola di nuovo, questa maledetta timidezza che mi blocca. Non riuscirò a dire un’altra parola, lo so. E gli sembrerò fredda, scorbutica.
“Mi è venuta in mente una cosa! L’anno scorso ci siamo fermati un mese in un paesino di frontiera, dove faceva un sacco freddo. Il locandiere aveva due figlie molto carine, e…”
Perché ora mi racconta questa storia? Due ragazze… carine? Ma…
“…in pratica, il lavoro lo facevano in gran parte loro due. Quella più grande era spigliata, sempre in movimento, accoglieva i clienti sorridendo e mostrando le stanze. Tutti in paese la adoravano, dicevano che era il sole di quel posto, che era destinata ad un raggiante futuro…”
Non parlarmi di altre ragazze, Naruto-kun, non mi piace…
“Però a me piaceva di più la sorella minore…”
Eeeeh? Hinata si stava quasi infastidendo.
“…e sai perché? Ti somigliava parecchio. E non intendo fisicamente, eh?”
Et voilà, nuovamente in preda alla confusione. Era un complimento? Cosa voleva dire?
La ragazza continuò a fissare il fondo della scodella, mentre la ruotava come se ci stesse cercando una predizione dentro.
“Sai, ho notato che alla maggior parte delle kunoichi piace fare la parte della dura, anche quando non lo sono. Si atteggiano, e strepitano, urlano, fanno le estroverse ma in realtà non lo sono affatto. Secondo me fanno solo finta perché siccome sono femmine hanno paura di non essere prese sul serio dai colleghi maschi.
Anche se sono buone dentro, lo fanno apposta ad apparire toste fuori. Sakura, nonna Tsunade, quasi tutte. Ma così la loro dolcezza non esce, ed è un peccato.
Delle due locandiere, quella spigliata spiccava perché trasmetteva allegria e sicurezza, ma alla fine quella che reggeva la baracca era la sorella minore, che quasi in ombra si dava da fare allo stesso modo, e forse più.
Per quel poco che ti conosco, tu mi sembri come lei, diversa dalla massa. Tiri fuori la grinta ogni volta che ce n’è bisogno, ma senza fare chiasso inutile.
Non hai bisogno di gridare per farti sentire.”
La mano destra di Naruto aveva nel frattempo abbandonato le bacchette a fianco alla sua ciotola vuota e raggiunto quella sinistra di Hinata, poggiata rigidamente sul bancone. Quella mano così calda, che poggiava delicatamente sulla propria, fece sussultare forte il cuore di Hinata, che per un attimo pensò di svenire.
Vedendola barcollare, il biondino si affrettò a sorreggerla.
Per fortuna gli sgabelli erano sistemati molto vicini fra loro, e se la ritrovò, ancora seduta, con la testa appoggiata al proprio petto.
“Naruto-kun… I-io… io… non grido perché t-tanto non mi ascolterebbe nessuno comunque… io s-sono sempre… fuori posto…” Balbettava, nascosta tra le braccia di Naruto.
Era imbarazzata come mai in vita sua, e già il fatto che non fosse svenuta era da considerarsi un miracolo. Eppure era riuscita anche a dire qualcosa, a gridare, a modo suo.
Cosa le aveva dato la forza per farlo, non sapeva ben dirlo… sapeva solo di provare un fortissimo calore che le scaldava il cuore, e di non volersi più muovere di lì… le si sarebbe perdonato questo piccolo capriccio?
“Hinata-chan… Io non mi so spiegare bene a parole… Tu credi che la gente non ti senta magari, ma non ti sente solo chi non sa apprezzare le cose belle…
Volevo dirti in pratica che secondo me sai essere forte e femminile al contempo.
Che se hai bisogno di un tempo tutto tuo per esprimere come ti senti, forse è perché hai molto più da dare di tanti altri falsi risoluti. Magari queste persone sono così decise proprio perché hanno poco da decidere.
Tu invece sei così sensibile, che è facile perdersi fra tutte le tue emozioni.
Sento che hai tanto dentro, e prima o poi lo tirerai fuori, al momento giusto, come hai sempre fatto, senza forzature.”
La voce di Naruto arrivava calda e soffusa nelle orecchie di Hinata, ed aveva un tono allegro e sincero. Mentre parlava, la stringeva dolcemente a sé per evitarle di scivolare.
’La maggior parte delle persone veste delle maschere’ mi disse una volta l’eremita dei rospi. ’Tanta gente ostenta una sicurezza che non ha’ ...Anch’io l’ho fatto spesso. Mi sono sentito un po’ falso a volte, ma è un atteggiamento naturale, difensivo, credo.
Tu invece, Hinata-chan, sei l’unica sincera fra tanti. Non ti sforzi di apparire come non sei. Ed è una cosa bellissima, ecco.
Continua così, e non desiderare di essere come gli altri solo perché si amalgamano bene fra loro, e tu ti senti fuori posto… se sei uno smeraldo fra tanti fondi di bottiglia, dovrebbero essere loro a sentirsi a disagio davanti a te.”
Naruto-kun… non sono così forte come pensi.
Però tento con tutte le mie forze di esserlo. E continuerò a farlo, e magari un giorno… un giorno…
No, non credo di meritarmi chissà cosa in fondo… ma mi basta qualche momento di felicità come quelli che sai darmi tu, senza neanche saperlo.
"N-naruto-kun… Gra…zie."
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Buenasalve a tutti, e benvenuti ^^
Questa è la terza fanfic che pubblico, non ci credo XD E ne ho ancora parecchie nel cassetto, per chi avrà la masochistica pazienza di aspettarle XDDD
Veniamo a noi e a questa storia: non è propriamente natalizia (ambientata poco dopo il ritorno di Naruto a Konoha, cos'era, primavera?) ma accontentatevi XP
Mi piacerebbe dire qualcosa in più sulla genesi di questa fanfic, ma ho pochissimo tempo a mia disposizione qui oggi, perciò rimando al prox aggiornamento di queste note (credo il 27 o 28) in cui tra l'altro risponderò finalmente ai vostri commenti (che sono sempre bellisssshimi, non mi pare vero ç_ç ).
Per ora mi limito a dire che se le ultime frasi (l'ultima in particolare) che pronuncia Naruto vi sembrano troppo articolate, beh, in effetti è perchè sono frasi uscite originariamente dalla mia bocca, e non da quella del biondino. Però a me sembra che sia cresciuto in Shippuden... sempre avventato, certo, ma se una frase del genere non gliela avrei fatta pronunciare ne "Il dono dell'ultimo dell'anno" (che era ambientato alla fine della prima serie), secondo me non è OOC in bocca al Naruto di Shippuden... e poi è una frase che mi piace, e per me ha un significato particolare, quindi resta lì, a meno che non cambi idea.
Aspetto i vostri commentini sul triangolo Kiba-Hinata-Naruto e su come ho tentato di renderli qui.

Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa fanfic e chi ha commentato (GRAZIE ^^ ): Sakura03, mart e LaTerrestreCrazyForVegeta.
All'inizio il personaggio di Kiba non era previsto, ma mi è piaciuto inserirlo per rendere più vivo l'intreccio con questo triangolo, e anche per rendere più "realistico" il personaggio di Hinata, in un certo senso. Kiba vuole essere gentile e far sorridere Hinata, ma lei non lo prende per il verso giusto, capita. Naruto alla fine non fa molto di più per lei, eppure Hinata la vive in modo diverso... ah, l'amour... tra l'altro Kiba, seppur ad uno stadio iniziale, le vuole bene davvero e non ha altre per la testa...
Naruto invece, rimane un pò ambiguo in questa storia... nel senso buono, eh! Non è che ci vuole provare sia con lei che con Sakura...
ma fino al momento in cui le prende la mano, le esprime i suoi sentimenti verso di lei per come sono, ma non è da intendere come una vera e propria dichiarazione d'amore (e anche dopo, credo, a meno che in quel momento non si renda conto di qualcos'altro, ma quello lo sa solo lui XP voi interpretatelo come preferite XP ) ma solo di quanto la ammira (che poi è il primo passo verso l'amare qualcuno, spesso, no?)
A dire il vero rileggendolo mi sono accorto che, come pensavo, Naruto mi è sfuggito di mano XD Nel senso che non doveva essere così "attivo" verso Hinata, ma tutto sommato mi piace com'è venuto alla fine, nonostante i miei dubbi sull'eventuale OOC finale, e sull'opportunità di inserire quell'ultima frase...
Per quanto riguarda Hinata... ho cercato di rifarmi il più possibile all'originale, ma darne una visione più sfaccettata, rendendola come una ragazza estremamente sensibile e buona, oltre che fragile. Ma anche una ragazza che crescendo impara a comportarsi, almeno in parte, come molte coetanee... con un tocco di intima vanità, involontariamente contraddittoria e gelosa, e nonostante tutto conscia di ciò che vuole (o vorrebbe). E... povero Kiba, frainteso a quel modo!
Devo ammettere poi che il pezzo in cui mi sono divertito di più è stato quello del dialogo fra le due casalinghe, forse è per quello che mi sembra abbastanza riuscito.
Dedico questa fanfic... a tutti coloro che si sentono un pò smarriti, perchè cercano le indicazioni stradali da tutte le parti, confusi da un mondo che una direzione precisa non ce l'ha.
Senza rendersi conto che le indicazioni più precise, infallibili, le possono trovare dentro di loro. Dentro al loro cuore certe persone hanno tutta la mappa dell'universo, altro che navigatore satellitare!
MILLEMILA AUGURI DI UN SERENO NATALE!!
Stay tuned!
Alla prox!
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[Naruto e tutti i suoi personaggi sono © Masashi Kishimoto/Kodansha/Tokyo TV/Panini Comics/ e ogni eventuale avente diritto, e sono usati al solo scopo didascalico e amatoriale, senza alcun fine di lucro.
"To the moon and back" ©Savage Garden (Darren Heyes - Daniel Jones )/Columbia - Sony BMG, 1997
Nessun Akamaru è stato maltrattato durante la realizzazione di questa fanfic, quello che ha preso le botte nella fanfic era un kagebushin. XD ]
  
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