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Autore: _Lakshmi_    08/06/2013    1 recensioni
Aveva paura, ma al contempo provava una forte attrazione verso quel mondo fondato sul timore, sulla notte, sulle favole che si raccontavano ai bambini per farli addormentare.
Non ci credeva, ma al contempo era certa che esistesse qualcosa, qualcosa di misterioso e di nascosto in quell'oscurità danzante

Irlanda del Nord è una bambina cresciuta con un fratello piuttosto severo nei suoi confronti, ma ciò non le ha mai frenato la fantasia. Sarà proprio questa sua immaginazione a farle conoscere Arthur Kirkland e a condurla al bivio tra un destino nefasto e un lieto fine.
Genere: Romantico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Irlanda, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ireland

Ireland

Capitolo Unico

 

Hush, child, darkness rise from the deep,

And carry you down into sleep, child;

Child, darkness rise from the deep,

And carry you down into sleep.

 
Gli occhi smeraldini, grandi e ricchi di curiosità della piccola Irlanda del Nord guardavano le gigantesche ombre che danzavano con il piccolo e tremante lume della candela. Nella sua sfrenata fantasia erano mostri, demoni che tentavano di assalire la piccola principessa. Nella realtà erano solo proiezioni oblunghe di oggetti inanimati.
Aveva paura, ma al contempo provava una forte attrazione verso quel mondo fondato sul timore, sulla notte, sulle favole che si raccontavano ai bambini per farli addormentare.
Non ci credeva, ma al contempo era certa che esistesse qualcosa, qualcosa di misterioso e nascosto in quell’oscurità danzante.
Dal cassetto del piccolo comodino in legno scuro, intarsiato, estrasse un libro di favole. Iniziò a sfogliarne le pagine, sfiorando le illustrazioni, soffermandosi poi ad osservarne una in particolare: le sorellastre di Cenerentola rantolanti per il dolore, mentre dei corvi neri divoravano i loro bulbi oculari.
Accarezzò la figura del volatile e per un attimo le parve di toccare un morbido piumaggio. Le iridi vivaci si illuminarono ancor di più di interesse, mentre con l’indice sinistro sfiorò il capo dell’animale.
Questo però, seccato, le beccò il dito, facendolo addirittura sanguinare.
Per la paura, la bambina fece cadere il tomo, che piombò a terra con un gran fracasso, essendo tutta la casa immersa nel silenzio più totale.

Guileless son, I’ll shape your belief;

And you’ll always know that your father’s a thief;

And you won’t understand the cause of your grief;

But you’ll always follow the voices beneath.

Silenzio.
Irlanda del Nord sentiva unicamente il suo piccolo cuore rimbombarle nel petto, mentre nascondeva il viso sotto le coperte. Era spaventata per ciò che stava per accadere.
Era spaventata per chi stava per aprire la porta.
Con un leggero soffio spense la luce della candela, poi finse di dormire, mentre dei passi rimbombavano nella sua testa, come quando sentiva le centinaia di voci di creature fatate nei pressi delle foreste, una volta ritenute sacre per i Druidi.
Ecco, qualcuno irruppe nella sua stanza, con una lampada ad olio in mano.

<< Eilis, tutto bene?>>

<< Sì...>> rispose lei, riemergendo dalle lenzuola << non è successo niente, non ti devi...>>

<< Stai ancora fantasticando sulla magia? Ti ho ripetuto mille volte che spiriti, folletti e incantesimi non esistono>>

<< Eppure... il tuo signore... quel signore ha moltiplicato il pane e il pesce per distribuirlo. Questa non è magia? Somiglia proprio a quelle che ci sono nei miei libri, dove la strega moltiplica...>>

<< Non è quel signore. È il Nostro Signore. Tu, essendo mia sorella, devi crederci quasi quanto me e non parlarne come se fosse un estraneo, capito? Comunque i suoi sono miracoli, quelli dei tuoi libri invece sono solo fantasticherie. E visto che ti ostini a credere il contrario, per un po’ non leggerai più questi tomi, ma piuttosto inizierai un’interessante lettura approfondita della Bibbia>>

Detto ciò, il fratello le accarezzò i capelli rosso vivo, simili all’incendio di una foresta per la loro indomabilità, poi raccolse quei pochi libri bambineschi che le erano rimasti, rimpiazzandoli con Vangeli e Bibbie in diverse lingue.
Gli occhi della bambina divennero lucidi mentre guardava le sue adorate storie svanire nell’oscurità.
Lei temeva e amava l’oscurità, così come temeva e amava suo fratello.
Per troppe volte aveva visto i suoi giochi, le sue fantasie di fanciulla svanire oltre la scura porta per poi non più ritornare.
Dove finivano?

Loyalty, loyalty, loyalty, loyalty,

Loyalty, loyalty, loyalty only to me.

                                                                                                                                       
<< Fratellone, perché mi fai questo?>> chiese la bimba con una voce calma, fredda, priva di ogni sentimento.

<< Perché tu devi aver fede in me. Quando ti dico che le tue piccole fantasie sono male, è perché lo sono. Mi devi credere, mia piccola sorellina, soltanto così diventerai una ragazza colta e raffinata>>
 

Hush, child, darkness rise from the deep,

And carry you down into sleep, child;

Child, darkness rise from the deep,

And carry you down into sleep.

 
Erano passati diversi anni da quel giorno. La piccola Irlanda del Nord era cresciuta, diventando una bellissima signorina di alta società.
La sua lunga chioma, una volta ribelle, ora era in perfetto ordine, liscia, lunga fino alle spalle con una perfetta frangetta che le copriva appena le sopracciglia; gli occhi invece, un tempo carichi di interesse, ora erano vitrei e cupi, stanchi di ascoltar sempre i soliti pettegolezzi, sempre i soliti problemi, sempre le solite voci gracchianti delle nobildonne.
In quel giorno soleggiato, si era presentata nella reggia di Inghilterra insieme alle altre nazioni per un ritrovo amichevole. Lei avrebbe preferito di gran lunga starsene in camera a leggere per la centesima volta un testo evangelico, ma visto che suo fratello non voleva partecipare, a causa del profondo odio che serbava verso Inghilterra , la ragazza pensò che sarebbe stato interessante provare il famoso thè dell’altrettanto famoso Arthur Kirkland.
La casa di campagna dove era stata accolta era enorme e aveva un altrettanto grande giardino dove, oltre a trovarsi anche un piccolo laghetto e un scenografico labirinto, avveniva il ricevimento. Erano stati però i maggiordomi a darle il benvenuto e a scortarla nel luogo del rinfresco.
Del padrone di casa, neanche l’ombra.
La prima cosa che lei fece, oltre a rifiutare gentilmente le avance di Francia, fu quella di cercare di conquistarsi una sedia. Ma appena ne vide una libera, qualcosa fra i cespugli si mosse.
Era lontano da dove si trovavano, eppure qualcosa la spingeva a far rinascere la sua fantasia repressa. Si guardò intorno, ritenendo che nessuno si sarebbe accorto della sua assenza se si fosse allontanata per un paio di minuti.
Così, di soppiatto, diventando lei stessa come un’ombra, svoltò l’angolo e si avvicinò all’alta siepe che componeva il labirinto. Avrebbe preferito indossare un vestito un po’ più comodo, invece di un sontuoso abito verde scuro con dettagli dorati e uno strettissimo bustino, il quale serviva a toglierle la capacità di respirare correttamente.
Si chinò appena, per riuscire a vedere nell’oscurità.
Quell’oscurità che amava e temeva.
Quell’oscurità che le aveva donato e strappato via la fantasia.

 
Loyalty, loyalty, loyalty, loyalty,

Loyalty, loyalty, loyalty only to me.

 
Fu in quel momento che le ritornò in mente la voce di suo fratello. Forse il suo gesto, in un futuro, poteva rivelarsi infantile. Forse una nobildonna non doveva comportarsi in quel modo, ma doveva restare sempre composta.
Ma l’ombra la chiamava, come una voce suadente, come un profumo invitante.

 
Guileless son, each day you’ll grow older,

Each moment I’m watching my vengeance unfold.

The child of my body, the flesh of my soul,

Will die in returning the birthright he stole.

 
Era diventata una donna di alta società. Sapeva che suo fratello Irlanda presto l’avrebbe fatta sposare con qualche nobile o qualche potenza del tempo, così da rafforzare il suo potere e, perché no, attuare la giustizia (come la chiamava lui) o vendetta di un torto subito (come credeva lei) contro Inghilterra. Ed in quel momento, quando avrebbe indossato l’abito bianco, era certa che la sua vita di sogni e speranze sarebbe definitivamente deceduta.
Non sapeva perché aveva in odio quella nazione. Irlanda non serbava mai rancore verso alcuno e, anche se patito della religione e amante della birra, era dopotutto una persona solare, seppur a primo impatto non possa sembrare. Però era anche vero che presto sarebbe stato la lama o la bilancia che avrebbe fatto soccombere la parte infantile della ragazza.
Quindi, anche se sciocco, anche se fuori luogo, Irlanda del Nord non poteva farsi sfuggire quella piccola avventura.
La giovane si chinò per vedere che animaletto si nascondeva nel buio, ma vide unicamente, per un brevissimo istante, degli occhietti rossi. Poi il fruscio si spostò ed lei si mosse con lui.
Correva veloce come il vento, con una vivacità pari a quella del fuoco. Le scappò anche un sorriso durante il folle inseguimento e una risata, soprattutto quando inciampò, sgualcendo il vestito fatto su misura.
Si rialzò in brevissimo tempo, ma voltato l’angolo si ritrovò di nuovo a terra, perché si era scontrata con qualcosa.
O per meglio dire, qualcuno.

<< Si può sapere che cos’hai al posto del cervello?>> bofonchiò l’investito, rialzandosi. Aveva mille parole nella testa, ma appena sprofondò nelle sue iridi verdi smeraldo, ogni suo pensiero negativo si dissolse.

Ai suoi occhi la ragazza sembrava una di quelle bambole in porcellana esposte nelle vetrine dei negozi a Londra: era di una bellezza apparentemente immutabile.

<< Io?! Sei tu che mi sei venuto addosso, brutto...>> esclamò lei, ma poi a fatica chinò il capo e sputò un scusate, come le avevano insegnato... più o meno.

<< Chi sei?>> domandò il ragazzo, non riuscendo a comprendere il proprio improvviso rossore in volto. Era soltanto una ragazza, una delle tante.

O forse no.

<< Sono Irlanda del Nord, o Eilis O’ Connel se preferisci. Tu piuttosto... come ti chiami?>>

<< Inghilterra o...>>

Lei gli mise una mano contro la bocca e come un felino che cerca di acchiappare la preda, si acquattò a terra e aspettò il momento giusto. Infine fece uno scatto improvviso, rotolando contro la siepe.
Riemerse pochi attimi dopo dal cespuglio con un coniglio verde brillante, alato e con una faccia da fumato.
Irlanda del Nord iniziò a coccolare il bizzarro animale, il quale apprezzava sempre di più, fino a spingere il suo tenero musetto contro il petto della giovane.
Soltanto a quel punto lei lo allontanò, guardandolo con aria glaciale.

<< Coniglio pervertito>> brontolò.

<< Aspetta, tu riesci a vederlo?>> chiese stupito Inghilterra, convinto ormai che fosse l’unico a vedere creature fantastiche perlopiù inesistenti.

Anche la fanciulla sembrò sorpresa, ma non negò nulla, anzi annuì, poiché era felice di aver incontrato qualcuno che la capisse.
Così iniziarono a parlare per parecchio tempo di argomenti tra i più bizzarri. In quel lasso di tempo era come se nessuno dei due rappresentasse qualcosa, era un momento in cui non avevano nome, erano soltanto due persone che conversavano tranquillamente.
Finché non arrivò Francia, mandato in missione per recuperarli.
Allora il coniglio svanì e la freddura iniziale ritornò, anche se alla fine del ricevimento i due giovani si promisero di tenersi in contatto.
 

Loyalty, loyalty, loyalty, loyalty,

Loyalty, loyalty, loyalty only to me.

 
Erano passati molti mesi e oltre a scrivere innumerevoli lettere, Irlanda del Nord visitava sempre più spesso Londra, all’insaputa del fratello.
Una sera, quando stava leggendo la risposta di Inghilterra, la porta della camera si spalancò ed entrò Irlanda, il quale aveva un umore piuttosto cupo. Si sedette sul letto della sorella sbuffando.
La fanciulla prontamente nascose il messaggio in un Vangelo, poi si voltò verso il giovane, osservandolo per un lungo istante, in silenzio.
Dentro di sé sprizzava di gioia, ma esternamente doveva mostrarsi calma e composta, come al solito.

<< Fratello, come mai sei così...>>

<< è per quel maledetto di Inghilterra. Ma sai cosa ti dico? D’ora in avanti non mi farò più comandare da lui>>

<< Davvero? Cosa intendi fare?>>

<< Un’insurrezione, una rivolta>>

Lei ebbe un tuffo al cuore. Sarebbe caduta per terra se non si fosse trovata seduta sulla sedia. Non riusciva a capire il suo disappunto verso Arthur, dopotutto non era così terribile come lo descriveva.
Ma dentro di sé sapeva che quella dannata frase non era finita, non poteva essere finita. Infatti suo fratello aveva fatto una breve pausa soltanto per riuscire a capire il motivo dello sconvolgimento della fanciulla.

<< E tu mi aiuterai, perché tu sei la persona più leale che conosca>> concluse, poi fece un sorriso gentile e le scompigliò la frangia << Allora, ti va una Guinness?>>

Lei mosse appena il capo e mentre lui usciva dalla stanza, sentiva una dolorosa fitta allo stomaco. Nemmeno una decina di Guinness potevano quietare il suo stato d’animo.

 
Hush, child, darkness rise from the deep,

And carry you down into sleep, child;

Child, darkness rise from the deep,

And carry you down into sleep.

 
Le stagioni trascorsero, giungendo infine al gelido inverno. Riguardo alla rivolta non si era più parlato, però Irlanda del Nord sapeva, in cuor suo, che era soltanto questione di tempo.
Si sedette sulla comoda poltrona verde dall’alto schienale, volgendo l’attenzione verso il caminetto che le scaldava le membra. Osservava come ipnotizzata quella danza lenta, ripetitiva di un fuoco ormai morente, che consumava gli ultimi pezzi di legno. Era come se la stesse supplicando di nutrirlo, ma il porta legna era vuoto, così com’era vuoto lo stomaco della fanciulla.
Non aveva mangiato niente durante la festa di fine anno, aveva soltanto bevuto qualche litro di birra tedesca di Ludwig, un bicchiere o due di champagne di Francis e qualche bottiglia di vino portata da Feliciano. Forse era per tutto quell’alcol che non riusciva distogliere lo sguardo dalle braci, immedesimandosi in quella debole fiamma, immersa nella sempre più crescente oscurità del caminetto.

<< Sai reggere bene l’alcol>> disse Arthur sedendosi sulla poltrona di fronte a Eilis.

<< Sono cresciuta a Guinness e Beef in Guinness, grazie a mio fratello>>

<< Era un testa a testa tra te, Ludwig e Ivan, ma alla fine sembra che abbia vinto tu>>

<< Non farti ingannare dalle apparenze, in realtà sono ubriaca marcia. Potrei fare qualcosa di scemo da un momento all’altro... come ridere all’improvviso senza un motivo... o osservare il caminetto per lunghi ed eterni minuti... o...>>

Inghilterra si alzò e le si fermò davanti. Inspirò profondamente, poi avvicinò con il viso a quello della ragazza, la quale diventò sempre più rossa, diventando un tutt’uno con i capelli.
Ormai si conoscevano da molto tempo e Arthur desiderava spingersi a un gradino superiore del loro rapporto. Vederla soltanto come amica ormai non gli bastava più, da molti mesi ormai. E anche se gli rodeva il fatto di dar il suo primo bacio alla ragazza in Francia, nella casa di Francis, ormai non riusciva più a trattenersi, forse anche per colpa dell’alcol.

Ma Eilis, forse non era sulla stessa linea di pensiero, infatti gli diede un pugno nello stomaco, tanto forte da farlo indietreggiare, troppo debole per tramortirlo.

<< Non sono così ubriaca. E lo sono troppo per non rispondere delle mie azioni future, nel caso che il tuo colpo fosse andato a segno>> poi sorrise e aggiunse << Tra l’altro, come ti ho detto, sono ubriaca. E un momento simile vorrei ricordarlo>>

Infine Irlanda del Nord si diresse pericolosamente barcollante verso la stanza degli ospiti che gli aveva dato il francese maniaco della bellezza. Prima di salirle però, diede uno sguardo al caminetto, vedendo il fuoco completamente inghiottito dall’oscurità.
La giovane non riuscì a raggiungere la stanza, infatti crollò addormentata a metà delle scalinate. Fu Inghilterra che la sollevò da terra, anche se poi si domandò dove dovesse portarla. Alla fine decise di dividere la camera con lei, pensando bene di lasciarle il letto, mentre lui avrebbe dormito sul divano, per evitare imbarazzanti equivoci in futuro.
 

Loyalty, loyalty, loyalty, loyalty,

Loyalty, loyalty, loyalty...

 
Pioveva.
L’acqua pura si univa al sangue di quelli che erano stati giustiziati dopo la rivolta. Irlanda osservava con occhi di fuoco quei corpi senz’anima, morti per una causa che condivideva pienamente.
Della semplice pioggia non avrebbe mai lavato via quell’onta.
Così il ragazzo decise di agire e di affrontare una volta per tutte Inghilterra.
Nell’incontro aveva deciso di portare con sé anche la sua amata sorella, la persona a cui era più legato. Seppur avesse notato la sua avversione, i suoi innumerevoli tentativi di persuasione per convincerlo a cambiare idea, lui pensò che fosse soltanto per non vedere altro cremisi sull’Isola di Smeraldo.
Ed ecco il cupo sipario piovoso dove come protagonisti si trovavano Irlanda, Inghilterra e la piccola Irlanda del Nord, al fianco di suo fratello.

<< Ti prego, cambia idea>> singhiozzò Eilis.

<< Il sangue va placato soltanto con altro sangue>> le rispose freddamente il fratello, sguainando la spada.

Non si combatteva con pistole o armi più moderne, ma bensì con le semplici, ma letali lame di metallo.
Il giovane irlandese non attese nemmeno la risposta dell’avversario, si scagliò subito all’attacco come un proiettile veloce e mortale.
Gli occhi smeraldini della fanciulla guardavano con orrore il combattimento, volgendo lo sguardo altrove.
Nella testa le rimbombavano ancora le parole che suo fratello le aveva detto durante il viaggio: << Se mi dovessi trovare in difficoltà o addirittura morire, tu pugnalalo con   questa spada. Con il tuo gesto renderai finalmente libera l’Irlanda>>
Non sarebbe mai riuscita a compiere un simile atto. Non riusciva nemmeno a guardare lo scontro.
Strinse in un pugno il ciondolo a crocefisso che Irlanda le aveva regalato, cercando di pensare il modo migliore per placare i due fuochi. E fu allora che le parve di intravedere il coniglietto verde brillante, nascosto in un cespuglio.
Doveva agire come quella volta: non doveva temere l’ombra, non doveva pensare alle possibili conseguenze, doveva agire con ciò che le dicevano le emozioni.
Infradiciata, con i vestiti che pesavano quasi più di lei, prese coraggio e guardò per l’ultima volta, per pochi secondi il duello. E appena vide Arthur in difficoltà, si mise in mezzo tra la lama del fratello e il bersaglio, serrando gli occhi.
Per un attimo le parve quasi che il proprio battito cardiaco cessasse definitivamente di pulsare. Eppure, seppur debole, come quella fiamma del caminetto, cercava disperatamente di sopravvivere. Sentì una fitta al ventre talmente intensa che la fece crollare in ginocchio.
Il sangue impregnò il suolo.
L’affondo del fratello le aveva lacerato l’abito, aprendole una profonda ferita poco sotto il diaframma. Il giovane infatti non era stato abbastanza lesto nel fermare la sua offensiva, ma fu abbastanza veloce a far cadere la spada nel fango e prendere il gracile corpo della sorella tra le braccia tremanti.
Lui ambiva alla libertà, a diventare una nazione indipendente, ma non voleva che la libertà gli costasse così tanto.

<< Perché? Che ti è saltato in mente?!>> singhiozzò.

Anche Inghilterra era rimasto sconvolto per l’azione dell’amica e lasciò cadere la arma per avvicinarsi a lei.

<< L’hai detto tu: il sangue va placato soltanto con altro sangue. Ed io vi sono troppo legata per permettere che il sangue versato sia di uno di voi due. È stato un gesto avventato, stupido... però...>> il sangue le risalì la gola, facendola tossire per qualche attimo il liquido cremisi, poi concluse << Spero che almeno così l’Irlanda diventerà un paese libero, come mi hai sempre raccontato>>

Detto ciò, come il fuoco che lottava nel caminetto, anche Eilis si spense. L’oscurità l’aveva inghiottita, seppur continuasse a respirare a fatica, come se l’aria attorno a lei si fosse rarefatta.
Ma alla fine tutto cessò e il buio imperò su di lei.

 
Loyalty, loyalty, loyalty, loyalty,

Loyalty, loyalty, loyalty only to me.

Irlanda riuscì ad ottenere l’indipendenza dall’Inghilterra e anche se l’aveva agognata per lungo tempo, non era come se l’aveva immaginato. Non provava nessuna emozione, nessun stato d’animo allegro.
Era rimasto per giorni e giorni ad osservare la pioggia che picchiettava contro il vetro, incapace di intendere e di volere.
Era come un corpo senz’anima.

<< Come sto?>> domandò con voce allegra Irlanda del Nord, spalancando la porta.

Irlanda si voltò lentamente ed osservò il bellissimo abito bianco luccicante, dall’ampia gonna in tulle e dal bustino a cuore, in pizzo trasparente sui fianchi.
Diede una sonora testata allo stipite della finestra.

<< Diventerò... cognato... di... Inghilterra...>> mormorò con una voce da funerale, ancora incredulo, prima di trangugiare, per la disperazione, un bicchiere di Guinness << Così diventerai un membro del Regno Unito... ne sei sicura?>>

<< Ci ho pensato a lungo e... sì. Credo che alla fine sia la scelta giusta>> disse sorridendo, mentre abbracciava il suo consanguineo << e poi, forse, in futuro, potrai diventare zio Irlanda>>

<< Prega per te che sia un futuro molto, molto, molto remoto>> bofonchiò Irlanda, mentre abbracciava la sorella.

 

Fine!

Spazio di _Lakshmi_:  Ciao a tutti! Innanzitutto volevo ringraziarvi per aver letto la fanfiction e mi scuso se vi ha causato attacchi di vomito o cose varie. Comunque... la canzone con cui mi sono drog... ehm, ispirata è Mordred's Lullaby. Perché l'ho scelta? Boh... diciamo che è stato il caso (sì, anche perché è piuttosto raro che metta in ordine la cartella della musica). Ecco... detto ciò... grazie ancora!

  
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