Ireland
Capitolo Unico
Hush,
child, darkness rise from the deep,
And carry
you down into sleep, child;
Child,
darkness rise from the deep,
And carry
you down into sleep.
Gli occhi smeraldini,
grandi e ricchi di curiosità della piccola Irlanda del Nord guardavano le
gigantesche ombre che danzavano con il piccolo e tremante lume della candela.
Nella sua sfrenata fantasia erano mostri, demoni che tentavano di assalire la
piccola principessa. Nella realtà erano solo proiezioni oblunghe di oggetti
inanimati.
Aveva paura, ma al
contempo provava una forte attrazione verso quel mondo fondato sul timore,
sulla notte, sulle favole che si raccontavano ai bambini per farli
addormentare.
Non ci credeva, ma
al contempo era certa che esistesse qualcosa, qualcosa di misterioso e nascosto
in quell’oscurità danzante.
Dal cassetto del
piccolo comodino in legno scuro, intarsiato, estrasse un libro di favole.
Iniziò a sfogliarne le pagine, sfiorando le illustrazioni, soffermandosi poi ad
osservarne una in particolare: le sorellastre di Cenerentola rantolanti per il
dolore, mentre dei corvi neri divoravano i loro bulbi oculari.
Accarezzò la
figura del volatile e per un attimo le parve di toccare un morbido piumaggio.
Le iridi vivaci si illuminarono ancor di più di interesse, mentre con l’indice
sinistro sfiorò il capo dell’animale.
Questo però,
seccato, le beccò il dito, facendolo addirittura sanguinare.
Per la paura, la
bambina fece cadere il tomo, che piombò a terra con un gran fracasso, essendo
tutta la casa immersa nel silenzio più totale.
And
you’ll always know that your father’s a thief;
And you
won’t understand the cause of your grief;
But
you’ll always follow the voices beneath.
Irlanda del Nord sentiva
unicamente il suo piccolo cuore rimbombarle nel petto, mentre nascondeva il
viso sotto le coperte. Era spaventata per ciò che stava per accadere.
Era spaventata per
chi stava per aprire la porta.
Con un leggero
soffio spense la luce della candela, poi finse di dormire, mentre dei passi
rimbombavano nella sua testa, come quando sentiva le centinaia di voci di
creature fatate nei pressi delle foreste, una volta ritenute sacre per i
Druidi.
Ecco, qualcuno
irruppe nella sua stanza, con una lampada ad olio in mano.
<< Eilis,
tutto bene?>>
<<
Sì...>> rispose lei, riemergendo dalle lenzuola << non è successo
niente, non ti devi...>>
<< Stai
ancora fantasticando sulla magia? Ti ho ripetuto mille volte che spiriti,
folletti e incantesimi non esistono>>
<< Eppure...
il tuo signore... quel signore ha moltiplicato il pane e il pesce per
distribuirlo. Questa non è magia? Somiglia proprio a quelle che ci sono nei
miei libri, dove la strega moltiplica...>>
<< Non è quel
signore. È il Nostro Signore. Tu, essendo mia sorella,
devi crederci quasi quanto me e non parlarne come se fosse un estraneo, capito?
Comunque i suoi sono miracoli, quelli dei tuoi libri invece sono solo fantasticherie.
E visto che ti ostini a credere il contrario, per un po’ non leggerai più
questi tomi, ma piuttosto inizierai un’interessante lettura approfondita della
Bibbia>>
Detto ciò, il
fratello le accarezzò i capelli rosso vivo, simili all’incendio di una
foresta per la loro indomabilità, poi raccolse quei pochi libri bambineschi che
le erano rimasti, rimpiazzandoli con Vangeli e Bibbie in diverse lingue.
Gli occhi della
bambina divennero lucidi mentre guardava le sue adorate storie svanire
nell’oscurità.
Lei temeva e amava
l’oscurità, così come temeva e amava suo fratello.
Per troppe volte
aveva visto i suoi giochi, le sue fantasie di fanciulla svanire oltre la scura
porta per poi non più ritornare. Dove finivano?
Loyalty,
loyalty, loyalty only to me.
<< Fratellone,
perché mi fai questo?>> chiese la bimba con una voce calma, fredda, priva
di ogni sentimento.
<< Perché tu
devi aver fede in me. Quando ti dico che le tue piccole fantasie sono male, è
perché lo sono. Mi devi credere, mia piccola sorellina, soltanto così
diventerai una ragazza colta e raffinata>>
Hush,
child, darkness rise from the deep,
And carry
you down into sleep, child;
Child,
darkness rise from the deep,
And carry
you down into sleep.
Erano passati
diversi anni da quel giorno. La piccola Irlanda del Nord era cresciuta,
diventando una bellissima signorina di alta società.
La sua lunga
chioma, una volta ribelle, ora era in perfetto ordine, liscia, lunga fino alle
spalle con una perfetta frangetta che le copriva appena le sopracciglia; gli
occhi invece, un tempo carichi di interesse, ora erano vitrei e cupi, stanchi
di ascoltar sempre i soliti pettegolezzi, sempre i soliti problemi, sempre le
solite voci gracchianti delle nobildonne.
In quel giorno
soleggiato, si era presentata nella reggia di Inghilterra insieme alle altre
nazioni per un ritrovo amichevole.
Lei avrebbe preferito di gran lunga starsene in camera a leggere per la
centesima volta un testo evangelico, ma visto che suo fratello non voleva partecipare,
a causa del profondo odio che serbava verso Inghilterra , la ragazza pensò che
sarebbe stato interessante provare il famoso thè dell’altrettanto famoso Arthur
Kirkland.
La casa di
campagna dove era stata accolta era enorme e aveva un altrettanto grande
giardino dove, oltre a trovarsi anche un piccolo laghetto e un scenografico
labirinto, avveniva il ricevimento. Erano stati però i maggiordomi a darle il
benvenuto e a scortarla nel luogo del rinfresco.
Del padrone di
casa, neanche l’ombra.
La prima cosa che
lei fece, oltre a rifiutare gentilmente le avance di Francia, fu quella di cercare
di conquistarsi una sedia. Ma appena ne vide una libera, qualcosa fra i
cespugli si mosse.
Era lontano da
dove si trovavano, eppure qualcosa la spingeva a far rinascere la sua fantasia
repressa. Si guardò intorno, ritenendo che nessuno si sarebbe accorto della sua
assenza se si fosse allontanata per un paio di minuti.
Così, di
soppiatto, diventando lei stessa come un’ombra, svoltò l’angolo e si avvicinò
all’alta siepe che componeva il labirinto. Avrebbe preferito indossare un
vestito un po’ più comodo, invece di un sontuoso abito verde scuro con dettagli
dorati e uno strettissimo bustino, il quale serviva a toglierle la capacità di
respirare correttamente.
Si chinò appena,
per riuscire a vedere nell’oscurità.
Quell’oscurità che
amava e temeva.
Quell’oscurità che
le aveva donato e strappato via la fantasia.
Loyalty,
loyalty, loyalty, loyalty,
Loyalty,
loyalty, loyalty only to me.
Fu in quel momento
che le ritornò in mente la voce di suo fratello. Forse il suo gesto, in un
futuro, poteva rivelarsi infantile. Forse una nobildonna non doveva comportarsi
in quel modo, ma doveva restare sempre composta.
Ma l’ombra la
chiamava, come una voce suadente, come un profumo invitante.
Guileless
son, each day you’ll grow older,
Each
moment I’m watching my vengeance unfold.
The child
of my body, the flesh of my soul,
Will die
in returning the birthright he stole.
Era diventata una
donna di alta società. Sapeva che suo fratello Irlanda presto l’avrebbe fatta
sposare con qualche nobile o qualche potenza del tempo, così da rafforzare il
suo potere e, perché no, attuare la giustizia (come la chiamava lui) o vendetta
di un torto subito (come credeva lei) contro Inghilterra. Ed in quel momento,
quando avrebbe indossato l’abito bianco, era certa che la sua vita di sogni e
speranze sarebbe definitivamente deceduta.
Non sapeva perché
aveva in odio quella nazione. Irlanda non serbava mai rancore verso alcuno e,
anche se patito della religione e amante della birra, era dopotutto una persona
solare, seppur a primo impatto non possa sembrare. Però era anche vero che
presto sarebbe stato la lama o la bilancia che avrebbe fatto soccombere la
parte infantile della ragazza.
Quindi, anche se sciocco,
anche se fuori luogo, Irlanda del Nord non poteva farsi sfuggire quella piccola
avventura.
La giovane si
chinò per vedere che animaletto si nascondeva nel buio, ma vide unicamente, per
un brevissimo istante, degli occhietti rossi. Poi il fruscio si spostò ed lei
si mosse con lui.
Correva veloce
come il vento, con una vivacità pari a quella del fuoco. Le scappò anche un
sorriso durante il folle inseguimento e una risata, soprattutto quando inciampò,
sgualcendo il vestito fatto su misura.
Si rialzò in
brevissimo tempo, ma voltato l’angolo si ritrovò di nuovo a terra, perché si
era scontrata con qualcosa.
O per meglio dire,
qualcuno.
<< Si può
sapere che cos’hai al posto del cervello?>> bofonchiò l’investito,
rialzandosi. Aveva mille parole nella testa, ma appena sprofondò nelle sue
iridi verdi smeraldo, ogni suo pensiero negativo si dissolse.
Ai suoi occhi la
ragazza sembrava una di quelle bambole in porcellana esposte nelle vetrine dei
negozi a Londra: era di una bellezza apparentemente immutabile.
<< Io?! Sei
tu che mi sei venuto addosso, brutto...>> esclamò lei, ma poi a fatica
chinò il capo e sputò un scusate,
come le avevano insegnato... più o meno.
<< Chi
sei?>> domandò il ragazzo, non riuscendo a comprendere il proprio improvviso
rossore in volto. Era soltanto una ragazza, una delle tante.
O forse no.
<< Sono
Irlanda del Nord, o Eilis O’ Connel se preferisci. Tu piuttosto... come ti
chiami?>>
<<
Inghilterra o...>>
Lei gli mise una
mano contro la bocca e come un felino che cerca di acchiappare la preda, si
acquattò a terra e aspettò il momento giusto. Infine fece uno scatto
improvviso, rotolando contro la siepe.
Riemerse pochi
attimi dopo dal cespuglio con un coniglio verde brillante, alato e con una
faccia da fumato.
Irlanda del Nord
iniziò a coccolare il bizzarro animale, il quale apprezzava sempre di più, fino
a spingere il suo tenero musetto contro il petto della giovane.
Soltanto a quel
punto lei lo allontanò, guardandolo con aria glaciale.
<< Coniglio
pervertito>> brontolò.
<< Aspetta,
tu riesci a vederlo?>> chiese stupito Inghilterra, convinto ormai che
fosse l’unico a vedere creature fantastiche perlopiù inesistenti.
Anche la fanciulla
sembrò sorpresa, ma non negò nulla, anzi annuì, poiché era felice di aver
incontrato qualcuno che la capisse.
Così iniziarono a
parlare per parecchio tempo di argomenti tra i più bizzarri. In quel lasso di
tempo era come se nessuno dei due rappresentasse qualcosa, era un momento in
cui non avevano nome, erano soltanto due persone che conversavano
tranquillamente.
Finché non arrivò
Francia, mandato in missione per recuperarli.
Allora il coniglio
svanì e la freddura iniziale ritornò, anche se alla fine del ricevimento i due
giovani si promisero di tenersi in contatto.
Loyalty,
loyalty, loyalty, loyalty,
Loyalty, loyalty,
loyalty only to me.
Erano passati
molti mesi e oltre a scrivere innumerevoli lettere, Irlanda del Nord visitava
sempre più spesso Londra, all’insaputa del fratello.
Una sera, quando
stava leggendo la risposta di Inghilterra, la porta della camera si spalancò ed
entrò Irlanda, il quale aveva un umore piuttosto cupo. Si sedette sul letto
della sorella sbuffando.
La fanciulla
prontamente nascose il messaggio in un Vangelo, poi si voltò verso il giovane,
osservandolo per un lungo istante, in silenzio.
Dentro di sé
sprizzava di gioia, ma esternamente doveva mostrarsi calma e composta, come al
solito.
<< Fratello,
come mai sei così...>>
<< è per
quel maledetto di Inghilterra. Ma sai cosa ti dico? D’ora in avanti non mi farò
più comandare da lui>>
<< Davvero?
Cosa intendi fare?>>
<<
Un’insurrezione, una rivolta>>
Lei ebbe un tuffo
al cuore. Sarebbe caduta per terra se non si fosse trovata seduta sulla sedia.
Non riusciva a capire il suo disappunto verso Arthur, dopotutto non era così
terribile come lo descriveva.
Ma dentro di sé
sapeva che quella dannata frase non era finita, non poteva essere finita.
Infatti suo fratello aveva fatto una breve pausa soltanto per riuscire a capire
il motivo dello sconvolgimento della fanciulla.
<< E tu mi
aiuterai, perché tu sei la persona più leale che conosca>> concluse, poi
fece un sorriso gentile e le scompigliò la frangia << Allora, ti va una
Guinness?>>
Lei mosse appena
il capo e mentre lui usciva dalla stanza, sentiva una dolorosa fitta allo
stomaco. Nemmeno una decina di Guinness potevano quietare il suo stato d’animo.
Hush,
child, darkness rise from the deep,
And carry
you down into sleep, child;
Child,
darkness rise from the deep,
And carry
you down into sleep.
Le stagioni trascorsero,
giungendo infine al gelido inverno. Riguardo alla rivolta non si era più
parlato, però Irlanda del Nord sapeva, in cuor suo, che era soltanto questione
di tempo.
Si sedette sulla
comoda poltrona verde dall’alto schienale, volgendo l’attenzione verso il caminetto
che le scaldava le membra. Osservava come ipnotizzata quella danza lenta,
ripetitiva di un fuoco ormai morente, che consumava gli ultimi pezzi di legno.
Era come se la stesse supplicando di nutrirlo, ma il porta legna era vuoto,
così com’era vuoto lo stomaco della fanciulla.
Non aveva mangiato
niente durante la festa di fine anno, aveva soltanto bevuto qualche litro di
birra tedesca di Ludwig, un bicchiere o due di champagne di Francis e qualche
bottiglia di vino portata da Feliciano. Forse era per tutto quell’alcol che non
riusciva distogliere lo sguardo dalle braci, immedesimandosi in quella debole
fiamma, immersa nella sempre più crescente oscurità del caminetto.
<< Sai
reggere bene l’alcol>> disse Arthur sedendosi sulla poltrona di fronte a
Eilis.
<< Sono
cresciuta a Guinness e Beef in Guinness, grazie a mio fratello>>
<< Era un
testa a testa tra te, Ludwig e Ivan, ma alla fine sembra che abbia vinto
tu>>
<< Non farti
ingannare dalle apparenze, in realtà sono ubriaca marcia. Potrei fare qualcosa di
scemo da un momento all’altro... come ridere all’improvviso senza un motivo...
o osservare il caminetto per lunghi ed eterni minuti... o...>>
Inghilterra si
alzò e le si fermò davanti. Inspirò profondamente, poi avvicinò con il viso a
quello della ragazza, la quale diventò sempre più rossa, diventando un tutt’uno
con i capelli.
Ormai si
conoscevano da molto tempo e Arthur desiderava spingersi a un gradino superiore
del loro rapporto. Vederla soltanto come amica ormai non gli bastava più, da
molti mesi ormai. E anche se gli rodeva il fatto di dar il suo primo bacio alla
ragazza in Francia, nella casa di Francis, ormai non riusciva più a
trattenersi, forse anche per colpa dell’alcol.
Ma Eilis, forse
non era sulla stessa linea di pensiero, infatti gli diede un pugno nello
stomaco, tanto forte da farlo indietreggiare, troppo debole per tramortirlo.
<< Non sono
così ubriaca. E lo sono troppo per non rispondere delle mie azioni future, nel
caso che il tuo colpo fosse andato a segno>> poi sorrise e aggiunse
<< Tra l’altro, come ti ho detto, sono ubriaca. E un momento simile
vorrei ricordarlo>>
Infine Irlanda del
Nord si diresse pericolosamente barcollante verso la stanza degli ospiti che
gli aveva dato il francese maniaco della bellezza. Prima di salirle però, diede
uno sguardo al caminetto, vedendo il fuoco completamente inghiottito
dall’oscurità.
La giovane non
riuscì a raggiungere la stanza, infatti crollò addormentata a metà delle
scalinate. Fu Inghilterra che la sollevò da terra, anche se poi si domandò dove
dovesse portarla. Alla fine decise di dividere la camera con lei, pensando bene
di lasciarle il letto, mentre lui avrebbe dormito sul divano, per evitare
imbarazzanti equivoci in futuro.
Loyalty,
loyalty, loyalty, loyalty,
Loyalty,
loyalty, loyalty...
Pioveva.
L’acqua pura si
univa al sangue di quelli che erano stati giustiziati dopo la rivolta. Irlanda
osservava con occhi di fuoco quei corpi senz’anima, morti per una causa che
condivideva pienamente.
Della semplice
pioggia non avrebbe mai lavato via quell’onta.
Così il ragazzo
decise di agire e di affrontare una volta per tutte Inghilterra.
Nell’incontro
aveva deciso di portare con sé anche la sua amata sorella, la persona a cui era
più legato. Seppur avesse notato la sua avversione, i suoi innumerevoli
tentativi di persuasione per convincerlo a cambiare idea, lui pensò che fosse
soltanto per non vedere altro cremisi sull’Isola di Smeraldo.
Ed ecco il cupo
sipario piovoso dove come protagonisti si trovavano Irlanda, Inghilterra e la
piccola Irlanda del Nord, al fianco di suo fratello.
<< Ti prego,
cambia idea>> singhiozzò Eilis.
<< Il sangue
va placato soltanto con altro sangue>> le rispose freddamente il
fratello, sguainando la spada.
Non si combatteva
con pistole o armi più moderne, ma bensì con le semplici, ma letali lame di
metallo.
Il giovane
irlandese non attese nemmeno la risposta dell’avversario, si scagliò subito
all’attacco come un proiettile veloce e mortale.
Gli occhi
smeraldini della fanciulla guardavano con orrore il combattimento, volgendo lo
sguardo altrove.
Nella testa le
rimbombavano ancora le parole che suo fratello le aveva detto durante il
viaggio: << Se mi dovessi trovare
in difficoltà o addirittura morire, tu pugnalalo con questa spada. Con il tuo gesto renderai finalmente libera l’Irlanda>>
Non sarebbe mai
riuscita a compiere un simile atto. Non riusciva nemmeno a guardare lo scontro.
Strinse in un
pugno il ciondolo a crocefisso che Irlanda le aveva regalato, cercando di
pensare il modo migliore per placare i due fuochi. E fu allora che le parve di
intravedere il coniglietto verde brillante, nascosto in un cespuglio.
Doveva agire come
quella volta: non doveva temere l’ombra, non doveva pensare alle possibili
conseguenze, doveva agire con ciò che le dicevano le emozioni.
Infradiciata, con
i vestiti che pesavano quasi più di lei, prese coraggio e guardò per l’ultima
volta, per pochi secondi il duello. E appena vide Arthur in difficoltà, si mise
in mezzo tra la lama del fratello e il bersaglio, serrando gli occhi.
Per un attimo le
parve quasi che il proprio battito cardiaco cessasse definitivamente di
pulsare. Eppure, seppur debole, come quella fiamma del caminetto, cercava
disperatamente di sopravvivere. Sentì una fitta al ventre talmente intensa che
la fece crollare in ginocchio.
Il sangue impregnò
il suolo.
L’affondo del
fratello le aveva lacerato l’abito, aprendole una profonda ferita poco sotto il
diaframma. Il giovane infatti non era stato abbastanza lesto nel fermare la sua
offensiva, ma fu abbastanza veloce a far cadere la spada nel fango e prendere
il gracile corpo della sorella tra le braccia tremanti.
Lui ambiva alla
libertà, a diventare una nazione indipendente, ma non voleva che la libertà gli
costasse così tanto.
<< Perché?
Che ti è saltato in mente?!>> singhiozzò.
Anche Inghilterra
era rimasto sconvolto per l’azione dell’amica e lasciò cadere la arma per
avvicinarsi a lei.
<< L’hai
detto tu: il sangue va placato soltanto con altro sangue. Ed io vi sono troppo
legata per permettere che il sangue versato sia di uno di voi due. È stato un
gesto avventato, stupido... però...>> il sangue le risalì la gola,
facendola tossire per qualche attimo il liquido cremisi, poi concluse <<
Spero che almeno così l’Irlanda diventerà un paese libero, come mi hai sempre
raccontato>>
Detto ciò, come il
fuoco che lottava nel caminetto, anche Eilis si spense. L’oscurità l’aveva
inghiottita, seppur continuasse a respirare a fatica, come se l’aria
attorno a lei si fosse rarefatta.
Ma alla fine tutto
cessò e il buio imperò su di lei.
Loyalty,
loyalty, loyalty, loyalty,
Loyalty, loyalty, loyalty only to me.
Era rimasto per
giorni e giorni ad osservare la pioggia che picchiettava contro il vetro,
incapace di intendere e di volere.
Era come un corpo
senz’anima.
<< Come
sto?>> domandò con voce allegra Irlanda del Nord, spalancando la porta.
Irlanda si voltò
lentamente ed osservò il bellissimo abito bianco luccicante, dall’ampia gonna
in tulle e dal bustino a cuore, in pizzo trasparente sui fianchi.
Diede una sonora
testata allo stipite della finestra.
<<
Diventerò... cognato... di... Inghilterra...>> mormorò con una voce da
funerale, ancora incredulo, prima di trangugiare, per la disperazione, un
bicchiere di Guinness << Così diventerai un membro del Regno Unito... ne
sei sicura?>>
<< Ci ho
pensato a lungo e... sì. Credo che alla fine sia la scelta giusta>> disse
sorridendo, mentre abbracciava il suo consanguineo << e poi, forse, in
futuro, potrai diventare zio Irlanda>>
<< Prega per
te che sia un futuro molto, molto, molto remoto>> bofonchiò Irlanda,
mentre abbracciava la sorella.
Fine!
Spazio di _Lakshmi_: Ciao a tutti! Innanzitutto volevo ringraziarvi per aver letto la fanfiction e mi scuso se vi ha causato attacchi di vomito o cose varie. Comunque... la canzone con cui mi sono drog... ehm, ispirata è Mordred's Lullaby. Perché l'ho scelta? Boh... diciamo che è stato il caso (sì, anche perché è piuttosto raro che metta in ordine la cartella della musica). Ecco... detto ciò... grazie ancora!