Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: Feel Good Inc    25/12/2007    8 recensioni
"Ed io non ho mai pensato che mi sarei sentito così / e per quanto mi riguarda / sono felice di avere la possibilità di dire / che credo proprio di amarti..." [tradotto dalla canzone]
Per chi non ha visto com'è andata a finire, per chi ne ha un'idea, per chi crede che amore e amicizia siano due mondi molto più vicini tra loro di quanto si possa immaginare...
Sulle note di una pietra miliare della musica nel mondo, l'omonima canzone di Dionne Warwick.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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That’s what friends are for

That’s what friends are for

 

 

«Sakura…»

Mosse un passo incerto verso di lei. La ragazza si voltò a guardarlo. Incontrando i suoi grandi e puri occhi verdi, Li capì che finalmente ce l’avrebbe fatta. Le avrebbe parlato.

«Cosa c’è, Li?»

Le avrebbe rivelato ciò che provava per lei.

La fatica che gli era rimasta addosso dopo lo scontro finale con Clow Reed si fece improvvisamente risentire, e il ragazzo si accasciò con un gemito. Posò un ginocchio a terra e riprese fiato. Sakura gli si avvicinò e lo sorresse.

«Non riesci a camminare?»

Sentire le sue mani sulle braccia fu per Li come un toccasana. Si sforzò di non balbettare o manifestare il turbamento che lei gli provocava.

«No, no, sto bene…» Portò una mano al suo braccio. «Ascolta, io…»

«Dimmi.» Sakura sorrise, in attesa.

Li sentì un tuffo al cuore. Com’era bella.

«Io volevo…» S’interruppe, improvvisamente senza parole.

No, no, accidenti. Doveva dirglielo. Doveva. Doveva. Doveva.

«Eh?», fece Sakura, incerta.

Li si fece coraggio. Era l’occasione che aspettava da mesi. Non poteva permettersi di sprecarla.

«Io voglio…»

Gemette e abbassò lo sguardo. Era così maledettamente difficile. Ma doveva dirglielo.

Rialzò la testa con aria decisa. La guardò seriamente nei begli occhi perplessi.

«Voglio dirti che io ti amo, Sakura

La ragazza si ritrasse un poco e lo fissò.

Li sostenne il suo sguardo.

Finalmente era riuscito a dirglielo… Finalmente…

 

 

And I never thought I’d feel this way

And as far as I’m concerned

I’m glad I got the chance to say

That I do believe I love you

 

 

Sakura guardò nel profondo degli occhi bruni del suo migliore amico senza capire.

Non poteva essere. Era impossibile. Era assurdo.

Eppure era vero. Guardando Li negli occhi, vi vedeva solo sincerità.

Sakura rimase interdetta ancora per un istante. Poi, quando si rese pienamente conto delle parole del ragazzo, si ritrasse ulteriormente e distolse precipitosamente lo sguardo.

Accidenti, questo non se l’aspettava.

E adesso, cosa diavolo doveva fare? Cosa doveva dire?

Si soffermò sul terreno asfaltato e sciolse le briglie dei pensieri.

Era sempre stata bene con Li. Anche se all’inizio non si sopportavano, Sakura aveva imparato a conoscerlo e aveva trovato in lui una rara sensibilità e un amico fidato. Era diventato così dolce con lei. Si preoccupava di qualsiasi piccola cosa. Le era sempre accanto, pronto a sostenerla e ad aiutarla. Se avevano vinto contro Clow Reed, era anche e soprattutto merito di Li. C’era sempre, sempre con quella sua aria forzatamente distaccata, eppure sempre tanto vicino.

Ora capiva perché. Adesso molte cose si chiarivano.

Ma lei cosa provava?

Sakura non capiva cosa si agitasse dentro di lei. Sentiva uno strano e profondo turbamento, ma non avrebbe saputo dire da cosa fosse dato. Provava solo una totale confusione.

Non aveva idea di come comportarsi.

D’istinto, avrebbe voluto dire che tra loro c’era solo una fortissima amicizia. Però… Non aveva mai pensato a lui in quei termini, perciò non era in grado di dire semplicemente che non provava gli stessi sentimenti di Li. Non si era mai posta una domanda del genere, e ora non poteva tirar fuori così facilmente una risposta dal nulla.

Sospirò profondamente e tornò a guardare Li.

Il ragazzo non si era mosso, e continuava a fissarla con i suoi grandi occhi marrone chiaro da sotto la frangia di capelli scuri scomposti. Era così deciso. E… Sì, era carino.

Sakura dischiuse appena le labbra, ma senza sapere cosa dire.

«Ragazzi!»

Con un sussulto, la giovane si voltò. Kero-chan, Yue e Tomoyo tornavano nella loro direzione. Kero-chan aveva perso l’aspetto da tigre alata per riprendere quello di piccolo peluche dorato.

«Eriol è sparito», spiegò volando verso Sakura. «Temo che non avremo mai le risposte che cerchiamo. Clow Reed se n’è andato di nuovo.» Guardò dalla ragazza a Li e viceversa. «Ehi, ma cos’avete, tutti e due? Perché siete qui impalati?»

Sakura non disse nulla, ma sentì il batticuore fino in gola. Vide Li arrossire furiosamente e alzarsi di scatto.

«Niente. Proprio niente. Coraggio, andiamo via.»

 

 

Stava calando la sera.

Yue aveva preso Toy sulle spalle e si era di nuovo trasformato in Yuki per portarlo a casa. Kero-chan era immobile sulla spalla di Sakura, gli occhi chiusi, la mente certamente rivolta a Clow Reed.

Li camminava lentamente dietro Sakura, al fianco di Tomoyo. In quel momento aveva altro per la mente che chiedersi dove fosse finito Eriol Hiragizawa.

Sakura osservava apprensiva Toy, ancora addormentato sulle spalle di Yuki. Li si chiedeva se davvero stesse pensando solo a suo fratello.

Come al solito, erano stati interrotti, ma almeno stavolta aveva potuto dirle la verità.

«Le hai parlato, non è vero?»

Il bisbiglio di Tomoyo lo fece sussultare. Si voltò a guardare la ragazza, che camminava con gli occhi fissi su Sakura.

Li sospirò.

«Sì», confessò in un sussurro, distogliendo lo sguardo dall’amica.

«E allora? Com’è andata?»

Li ci pensò su. Già, com’era andata? Non se n’era reso conto. Sakura non gli aveva detto nulla. Non ne aveva nemmeno avuto il tempo.

Eppure, qualcosa gli diceva che, prima che Kero-chan li interrompesse, lei stava per dirgli qualcosa.

Probabilmente che non lo ricambiava.

«Ti ha detto cosa prova?», continuò Tomoyo a mezza voce.

«No. Ma non credo che si senta come me.»

Li osservò la nuca di Sakura e si chiese cosa stesse pensando, quali sensazioni turbinassero in lei. Avrebbe tanto voluto conoscere i suoi sentimenti… Eppure ne aveva paura.

Prima di accorgersene, Li si ritrovò insieme agli altri sotto casa di Sakura. Tomoyo li salutò e si diresse verso casa. Yuki portò Toy nella sua stanza. Kero-chan entrò insieme a loro.

Era di nuovo solo con lei.

La ragazza evitava il suo sguardo. Quando, alla fine, sollevò gli occhi e lo guardò in viso, Li ebbe paura di ciò che stava per dirgli. Non era sicuro di poterlo affrontare.

«Ci vediamo domani a scuola, Sakura

Con queste parole, le voltò le spalle e corse via.

«Aspetta, Li!»

Il grido di lei gli giunse molto lontano. Li non si voltò. Cercava di sfuggire a quegli occhi, a quel maledetto dubbio, a quella paura che lo opprimeva. Attraversò il quartiere, senza mai voltarsi indietro. Arrivò a casa, senza mai voltarsi indietro.

Non poteva sopportare tutto questo. Non poteva sostenere l’idea di un suo rifiuto.

C’era solo una cosa da fare, a quel punto.

 

 

And if I should ever go away

Well, then close your eyes and try

To feel the way we do today

 

 

Sakura si svegliò all’alba, con il ricordo della sera precedente stampato nella mente e nitido davanti ai suoi occhi.

Avevano sconfitto la minaccia di Eriol Hiragizawa, la reincarnazione di Clow Reed. Li le aveva dichiarato il suo amore.

Era strano pensare come tutto tornasse normale alla mattina, quando la prima priorità era la scuola e tutti gli eventi sovrannaturali passavano, almeno per un po’, in secondo piano. Quel giorno avrebbe dovuto comportarsi come se nulla di straordinario fosse accaduto il giorno precedente. Il difficile, però, sarebbe stato fingere davanti a Li.

Era troppo. Aveva solo quattordici anni. Era già abbastanza dura essere la nuova padrona delle Carte di Clow. Non poteva fronteggiare anche il fatto che il suo migliore amico si fosse innamorato di lei. Non sapeva come reagire a tutto ciò.

Sakura si vestì distrattamente e scese a fare colazione. il papà né Toy si erano alzati. Sbocconcellò di malavoglia una fetta biscottata e prima di uscire pensò di lasciare un biglietto.

Più tardi, nell’atrio, si assicurò alle caviglie i rollerblades, afferrò il berretto dell’uniforme scolastica e uscì.

L’aria fredda del primo mattino la fece pensare. Per quasi tutta la notte era rimasta sveglia a riflettere, prima di crollare e sprofondare in un sonno agitato. Solo un pensiero, che ormai la tormentava. Un pensiero con un nome ben definito.

Li Shaoran.

Quello che una volta era il suo migliore amico, mentre adesso…

Adesso tutto era cambiato.

Sakura varcò il cancello della scuola e fu sorpresa di constatare che c’era già qualcuno, seduto sui gradini dell’ingresso. Si sentì evaporare quando si accorse che si trattava di Li.

In quel momento, il ragazzo alzò lo sguardo e la vide.

Sakura ebbe quasi la sensazione che l’aria intorno a loro si fermasse, diventando qualcosa di solido e opprimente.

«Ciao», si sforzò di dire.

Li non rispose. La fissava, quasi ipnotizzato, senza muoversi.

Cadde un pesante silenzio.

«Questo pomeriggio torno a Hong Kong.»

Sakura batté le palpebre, confusa.

«Come hai detto?», mormorò.

«Torno in Cina», ripeté Li pianissimo.

La ragazza mosse un passo verso di lui, scivolando piano con i roller. Era completamente spiazzata.

«Ma… Perché? Te ne vai così, da un momento all’altro?» Sentiva uno strano nodo in gola. «Perché, Li?»

 

 

Li distolse lo sguardo. Non riusciva a parlarle della sua decisione guardandola negli occhi.

Avrebbe voluto dirle tante cose. La verità era che non poteva continuare così. Non poteva convivere un solo giorno di più con il timore di ciò che sarebbe successo tra loro. Ma non trovava le parole, non era in grado di farle capire, di mostrarle tutta la sua frustrazione e il suo disperato imbarazzo per ciò che aveva fatto.

Aveva compromesso la loro amicizia. E questo era inaccettabile.

Doveva allontanarsi da lei: era l’unico modo per evitare ad entrambi di soffrire.

Ma probabilmente lui avrebbe sofferto di più.

La notte precedente, appena tornato a casa, aveva telefonato a sua madre in Cina. Era deciso a partire subito.

«Perché?», ripeté ancora una volta Sakura.

Li si alzò, continuando a sfuggire ai suoi occhi.

«Perché è così.»

La oltrepassò per andare ad appoggiarsi con la schiena al muro dell’edificio, evitando ostinatamente di guardarla.

Sakura gli si parò di fronte, a pochissima distanza da lui. Li avvertì il caratteristico vuoto allo stomaco dato dalla sua vicinanza.

«E credi di potertela cavare così?», sbottò lei. «Non puoi comportarti in questo modo. Non puoi continuare a tirarti indietro. Perché lo fai, Li? Voglio che tu sia sincero. Proprio come…» Arrossì lievemente. «Proprio come lo sei stato ieri.»

Li arrossì più di lei. Non riusciva più ad uscire da quei due profondi laghi verdi che erano i suoi occhi.

«Non chiedermi questo, Sakura.»

Non poteva dirle che aveva paura. Non poteva ammettere di aver reso le cose ancor più difficili. Non riusciva ad ammetterlo nemmeno con se stesso, figurarsi con lei.

Si allontanò bruscamente.

I primi studenti cominciavano ad arrivare.

 

 

And then, if you can remember

Keep smiling, keep shining

Knowing you can always count on me

For sure, that’s what friends are for

 

 

La mattinata passò lentissima. Seduta nel banco davanti a quello di Li, Sakura si sentiva esposta e indifesa.

La verità era che non ci capiva più niente.

Li disse agli altri compagni che quello era il suo ultimo giorno in quella scuola. Tutti si mostrarono molto dispiaciuti. Sakura si accorse che Tomoyo continuava a sbirciare di sottecchi sia lei che il ragazzo, e per un istante si chiese se l’amica sapesse qualcosa di quella strana storia per lei così confusa.

L’orario d’uscita finalmente arrivò. Li uscì dalla classe prima che qualcuno potesse fermarlo per salutarlo adeguatamente. Sempre più angosciata e ignara di ciò che le stesse succedendo, Sakura provava un senso di impotenza.

«Devi andare da lui.»

Tomoyo le rivolse quelle parole mentre uscivano insieme dall’aula. Sakura la fissò, sorpresa.

«Come?»

«Hai capito benissimo, SakuraTomoyo era estremamente seria: non l’aveva mai vista così. «Devi chiarire le cose prima che se ne vada. Li ha paura dei suoi stessi sentimenti, ma ti ama sinceramente e profondamente.»

Sakura trattenne il fiato. Allora era vero: Tomoyo sapeva.

Ma le sue parole erano servite. Ora era in grado prendere una decisione.

«Hai ragione, Tomoyo. Devo andare a parlargli.»

 

 

L’orologio dell’aeroporto segnava le 16:07.

Non c’era quasi nessuno in attesa del volo per Hong Kong, che sarebbe partito di lì a venti minuti.

Li controllò ancora una volta il passaporto, riflettendo. Non aveva chiesto a nessuno, nemmeno al fidato maggiordomo, di accompagnarlo e salutarlo.

Chissà se lei…

Le porte a vetri si spalancarono di botto. Una ragazza si scagliò all’interno dell’aeroporto, piegandosi su se stessa per riprendere fiato. Si scostò i corti capelli castani dagli occhi, guardandosi intorno.

Sakura.

Lei lo vide e gli si avvicinò lentamente, con passi esitanti.

«Li…»

Il ragazzo la fissò interdetto. Era venuta a salutarlo. Nonostante l’imbarazzo tra loro, era venuta a salutarlo.

Sakura respirava affannosamente. Si fermò a pochi passi da lui.

«Volevi… andartene… senza salutare?» Sorrise, ma nei suoi occhi vi era un turbamento percepibile. «Allora… Quando hai intenzione di tornare?»

Li si morse il labbro. In quei momenti si odiava. Disprezzava se stesso ogni volta che la guardava negli occhi e non riusciva ad esprimerle ciò che pensava, ciò che provava, ciò che lei gli procurava. Si odiava perché l’amava. In modo irrealizzabile.

«Li… Lo so che hai paura.» Sakura non sorrideva più. «Ho paura anch’io.»

Il cuore gli saltò fino in gola. Non poteva sentirsi così. Non voleva.

La ragazza gli si avvicinò ancora, finché fu vicinissima e Li, teso e senza fiato, poté sentire il suo respiro che tornava regolare. Gli occhi di Sakura erano pieni di lacrime.

Improvvisamente, la ragazza abbandonò il viso contro la sua spalla.

«Ho paura anch’io…», ripeté pianissimo.

Li sentì il calore delle sue lacrime scorrergli sulla spalla, mentre Sakura cedeva a poco a poco al pianto. La circondò con le braccia, sentendo l’improvviso desiderio di proteggerla, di non lasciarla andare mai.

In un attimo rivisse una situazione simile.

Si ricordò di quando l’aveva consolata per il rifiuto di Yuki. L’aveva stretta a sé, aveva cercato di farla stare meglio. “L’amore non è lontano”, le aveva detto, già consapevole dei propri sentimenti per lei. “Lo incontrerai presto.” A Sakura erano servite molto le sue parole, tanto che per ringraziarlo gli aveva regalato una sciarpa fatta a mano, perdendo il sonno per un’intera settimana.

Li la strinse più forte, scosso dai suoi singhiozzi, respirando il profumo dei suoi capelli. Quanto l’amava. Troppo. Non poteva farci nulla. Il suo cuore apparteneva solo e soltanto a Sakura Kinomoto.

Avrebbe voluto dirle tante cose. Di smetterla di piangere. Di continuare a sorridere. Di non perdere quel suo irrefrenabile e contagioso ottimismo, che lui tanto amava. Avrebbe voluto dirle che avrebbe sempre potuto contare su di lui, perché in realtà non l’avrebbe mai lasciata. Ma, come sempre, gli mancavano le parole.

«Io… Sarò sempre con te, Sakura. Non dimenticarlo.»

 

 

For good times and bad times

I’ll be on your side forever more

That’s what friends are for

 

 

Sakura si scostò lentamente da Li e si asciugò le lacrime, abbassando lo sguardo.

«Non so cosa fare.» Si sforzò di sorridere. «È così complicato. Tu… Insomma…»

Non sapeva nemmeno lei cosa stesse cercando di dire. Sapeva solo che l’idea che lui le avesse dichiarato i propri sentimenti e che ora stesse per partire la disorientava completamente.

«Capisco come ti senti.»

Sakura sollevò il capo e incontrò lo sguardo di Li. Sembrava esausto. E confuso quanto lei.

«Tu vuoi scappare, Li. Non è vero? Vuoi scappare da tutto questo.» “Da me. Dalla mia reazione.”

Li distolse gli occhi.

«Non me ne andrò davvero», mormorò. «Il mio posto è qui, nel bene e nel male.»

«Allora non andartene.»

Li sospirò e si passò una mano tra i folti capelli castani. Continuava a non guardarla. Sakura parlò con esitazione, temendo di dire qualcosa di sbagliato, ma convinta delle proprie parole.

«Io e te siamo amici, Li. Allora, perché dividersi? D’accordo, c’è qualcosa in sospeso. Ma perché dividersi? Solo per questo? Non posso sopportare che tu torni in Cina adesso che ho capito quanto tengo alla tua amicizia.»

 

 

Alle sue parole, Li ebbe voglia di sprofondare.

Amicizia. Aveva creduto di poterla accettare. Aveva creduto che gli sarebbe bastata, che ne avrebbe fatto tesoro. Ma non era così. Non poteva accontentarsi della sua amicizia.

Per questo doveva andarsene.

L’amava e le doveva tutto. Le doveva la sua forza, la sua volontà, tutto se stesso. Prima di conoscerla, era rinchiuso in un mondo lontano dalla realtà circostante, che osservava con freddezza e indifferenza, quasi con passività. Sakura gli aveva mostrato il suo mondo, di colori e di risate, e da allora tutto era cambiato per Li.

L’amava. Era la sua migliore amica, ma l’amava. E le due cose, purtroppo, non sembravano andare d’accordo.

 

 

Well, you came and opened me

And now there’s so much more I see

And so, by the way, I thank you

 

 

Sakura sedette su una delle panche nella sala dell’aeroporto, prendendosi la testa tra le mani. Sentiva di non avere usato esattamente le parole più adatte, ma proprio non sapeva come comportarsi con Li.

Non aveva ancora capito cosa provava.

Perché non poteva essere tutto come prima? Perché non poteva tornare al giorno precedente, quando ancora non viveva in quella confusione spiazzante?

«Scusami.»

Sakura tornò a guardarlo, perplessa.

«Ti chiedo scusa, Sakura», ripeté Li, il viso in fiamme, gli occhi nascosti a quelli di lei. «Ho rovinato tutto. Se adesso devo allontanarmi da te, è tutta colpa mia. Non ho saputo accontentarmi di quello che avevo, e l’ho messo in pericolo. Tu mi hai dato tanto, e io ho rischiato di perdere tutto. Mi dispiace, Sakura. Ti chiedo scusa.»

Oh, no. Non poteva sentirlo parlare in quel modo.

Sakura si alzò di scatto e lo abbracciò di nuovo.

Lo sentì trattenere il fiato e irrigidirsi contro di lei. Non lo lasciò. Continuò a stringerlo per un tempo che le parve interminabile.

Quanto teneva a lui. Già, gli era troppo legata. Ma solo da un legame di amicizia?

Allora perché ci stava così male?

La voce femminile dall’altoparlante annunciò il volo per la Cina.

Li si scostò lentamente da lei e la guardò seriamente. Per un istante, Sakura ebbe l’impressione che stesse per aggiungere qualcosa; ma il ragazzo distolse presto lo sguardo e si allontanò.

Prima di rendersene conto, Sakura si ritrovò a seguirlo con lo sguardo, mentre saliva sull’aereo che lo avrebbe riportato a casa. E allora avvertì una sensazione di vuoto incolmabile.

 

 

Le ruote del carrello dell’aereo si distaccarono dal suolo.

Guardando dal finestrino, Li intravide la ragione della sua partenza, del suo viaggio, della sua fuga. Se ne stava lì, ai margini della pista, ad osservare l’aereo che si allontanava, i bei capelli biondo scuro mossi dal vento, le mani alla bocca in un grido che lui non riusciva a sentire.

Distolse gli occhi da Sakura. Ormai, non era più accanto a lui. Non sarebbe mai stata sua. Non lo era mai stata.

Quando si era sciolto dal suo abbraccio, aveva provato l’impulso irrefrenabile di baciarla. Sarebbe stata l’occasione perfetta. Solo un bacio, il suo primo bacio, e poi le avrebbe detto addio. Ma aveva avuto paura. Aveva fatto un passo indietro ed era fuggito. Questa volta, per sempre.

Mentre l’aereo acquistava velocità, Li appoggiò la fronte scottante al vetro gelido del finestrino. Ora rimpiangeva di non aver saputo cogliere la possibilità.

Perché era sempre stato così, con Sakura. Aveva sempre avuto paura, si era sempre fatto indietro, e aveva sempre sprecato le occasioni. Un momento prima sarebbe stato capace di regalarle la luna. Il momento dopo stava fuggendo, sopraffatto dai suoi eterni fantasmi, dalle sue insistenti paure.

Ed era stata lei a renderlo così insicuro e vigliacco. Lei, bruciandogli il cuore, gli aveva scottato l’anima, lasciando quell’impronta incancellabile, che niente e nessuno avrebbe potuto tirar via da lui.

 

 

And then, for the times when we’re apart

Well, then close your eyes and know

These words are coming from my heart

 

 

Solo quando l’aereo fu alto nel cielo, Sakura si accorse di avere il viso umido di lacrime.

Abbassò le braccia e smise di gridare al vento il nome di Li.

Nel cielo azzurro e intonso rimase solo un piccolo bagliore argentato con la sua candida scia. Se n’era andato. Le aveva parlato col cuore, aveva fatto crollare le sue barriere… E poi l’aveva lasciata.

Sakura voltò le spalle alla pista che le aveva strappato una persona tanto speciale. Si incamminò lentamente per uscire dall’aeroporto. Frammenti di ricordi, dolorosi come schegge di ghiaccio, le vorticavano nella mente.

Li che era rimasto con lei, anche se il suo compito era concluso, una volta che lei era diventata la padrona delle Carte.

Li che per la prima volta le aveva manifestato il suo affetto, con un dolce e rassicurante abbraccio, quando erano rimasti bloccati in un ascensore.

Li che l’aveva stretta e consolata, alleviando il suo dolore, la sua cocente delusione per un amore non corrisposto.

Li che era sempre stato con lei. Li che l’aveva guardata e le aveva dichiarato il suo amore per lei. Li che era fuggito dai suoi sentimenti e l’aveva lasciata.

Fulminei come erano apparsi, frantumandosi in schegge più piccole, i ricordi svanirono, lasciandola di nuovo persa con quel vuoto dentro. In quel momento, Sakura capì il vuoto. Capì se stessa.

Capì che non poteva e non voleva perderlo.

Si fermò, guardandosi intorno. Nell’aeroporto non era rimasto nessuno. Si volse di nuovo verso la pista di decollo. Via libera.

Concentrandosi intensamente, Sakura afferrò la Chiave del Sigillo e la trasformò nello Scettro della Stella. Poi, affondando le mani in tasca, recuperò due delle Carte di Clow, ora mutate in Carte di Sakura.

Il Tempo e il Passato.

Per un istante, la ragazza le soppesò davanti agli occhi, chiedendosi se era davvero certa di ciò che stava per fare. Era qualcosa che non aveva mai provato prima. Ma, soprattutto, era qualcosa che avrebbe potuto cambiare il suo presente… e il suo futuro.

Si decise. Scagliò le carte in aria, invocandone i nomi.

Lo Scettro vibrò di magia nelle sue mani, ma Sakura non mollò la presa. Era disposta a dar fondo a tutte le sue energie. Si concentrò ulteriormente, il pensiero fisso sull’obiettivo che voleva raggiungere.

Poi, all’improvviso, si rese conto che ce l’aveva fatta.

Stava tornando indietro.

 

 

«… Mi dispiace, Sakura. Ti chiedo scusa.»

Li batté le palpebre confusamente. Avvertiva una strana sensazione.

Era sicuro di aver già rivolto quelle parole a Sakura. Ed era anche certo di essersi già imbarcato su quel dannato aereo.

La ragazza era immobile davanti a lui, con un’espressione sfinita negli occhi e lo Scettro della Stella in mano.

Li si sentì raggelare.

«Hai… Hai usato la Carta del Passato?»

Del resto, aveva pur sempre delle facoltà extrasensoriali, anche se molto meno sviluppate rispetto a quelle dell’amica. Capiva chiaramente di essere tornato indietro nel tempo, a soli pochi minuti prima di essersi imbarcato.

Sakura annuì lentamente.

«Insieme a quella del Tempo.»

Li si guardò intorno e constatò con i suoi occhi le parole di lei. Intorno a loro, tutto e tutti si erano fermati. La Carta del Tempo aveva immunizzato lui e Sakura in un varco schermato, in cui lo scorrere dei secondi non esisteva.

Tornò a guardare Sakura e la vide vacillare pericolosamente. Scattò verso di lei e la sorresse.

«Che ti è saltato in mente?», mormorò, turbato. «L’uso di quelle due carte richiede un’energia praticamente illimitata. Figurarsi quando le si usa contemporaneamente. Avresti potuto essere sopraffatta dalla magia, lo sai?»

«Non me ne importa niente», sussurrò Sakura.

Li incontrò i suoi occhi e avvertì la nota sensazione di vertigine.

«Perché l’hai fatto?»

«Perché non posso sopportare che tu te ne vada. Se necessario, ti farò tornare indietro nel tempo altre mille volte, pur di convincerti a cambiare idea. Non… Non puoi andare via, Li. Non puoi lasciarmi sola.»

Li sentì il cuore martellargli furiosamente contro la pelle.

Sakura nascose il viso nel suo petto.

«Io… Io credo proprio che…» Sospirò profondamente. «Anch’io ti amo, Li Shaoran

Il mondo circostante tornò alla vita, ma Li quasi non se ne accorse.

Il suo mondo era lei.

Improvvisamente consapevole del significato delle sue parole, Li la strinse a sé, mentre lo smarrimento e l’incredulità lasciavano il posto alla gioia.

Questa volta non l’avrebbe lasciata al suono di un altoparlante di aeroporto. Questa volta, non l’avrebbe lasciata mai più.

«Il volo per Hong Kong è ora in partenza.»

Li sentì le dita di Sakura serrarsi più forte intorno al tessuto della sua felpa.

«Non andare…»

Sciolse l’abbraccio e le scostò i capelli dagli occhi. No, che non sarebbe andato. Le sfiorò il viso, asciugandolo dal pianto, e sentì che finalmente stava raggiungendo tutto ciò che desiderava nella vita.

Esitò per un istante; poi, finalmente, si chinò su di lei, sulle sue labbra.

 

 

And then, if you can remember

Keep smiling, keep shining

Knowing you can always count on me

For sure, that’s what friends are for

In good times and bad times

I’ll be on your side forever more

That’s what friends are for

 

 

Sakura rimase interdetta solo per un istante. Poi chiuse gli occhi e accolse il bacio di Li come il più bel dono del mondo.

Lo amava. Ormai aveva capito. Era il suo migliore amico, ma lo amava. E forse, anche se non se n’era mai accorta, lo aveva sempre amato.

Lo Scettro della Stella, di nuovo Chiave del Sigillo, le sfuggì dalle dita e cadde a terra, dimenticato.

Non desiderava altro che restare per sempre lì, immobile tra le braccia del ragazzo che amava, senza mai smettere di baciarlo e stringerlo a sé.

Quando, dopo un tempo eterno, si distaccò da lui e aprì gli occhi, la ragazza vide che Li era arrossito come il sole al tramonto. Scoppiò a ridere, sciogliendo finalmente la tensione che era calata su di loro già dal giorno precedente, e si rifugiò di nuovo contro di lui, che sorrise timidamente e l’abbracciò forte.

Ora Sakura ne era certa. Lo amava. Anche se era il suo migliore amico, anche se non lo avrebbe mai creduto.

Lo amava in un modo che non sembrava nemmeno possibile…

Un rumore assordante e un vento improvviso li investirono. Non c’era bisogno di voltarsi per capire che l’aereo stava decollando. Senza Li.

«Temevo che mi avresti lasciata davvero», mormorò Sakura.

Li la strinse più forte, sfiorandole i capelli con il viso. Le sue parole giunsero all’orecchio di Sakura in un bisbiglio appena percettibile, che si perse tra i suoi capelli e nel rumore dell’aereo in partenza.

«Non ti lascerò mai.»

Il rombo diminuì gradualmente. Una scia bianca apparve nel cielo. Sakura la osservò da sopra la spalla di Li, sorridendo. Questa volta, su quell’aereo non se ne sarebbe andata una parte del suo cuore.

«Mai?»

«Mai.»

   
 
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