Rescue Tenten!
Ciaooo! Sono Sakurina e questa è
la mia prima storia dedicata interamente a Neji e Tenten. In realtà mi sono
sempre chiesta perché si sapessero vita morte e miracoli di Neji e famiglia
Hyuga, mentre della povera Tenten non si conosce nemmeno il cognome! Così mi
sono permessa di immaginare un passato misterioso per la nostra bella kunoichi,
un passato mai rivelato a nessuno! Ma presto Neji e i suoi compagni ne verranno
a conoscenza... cosa succederà? Cosa nasconde in realtà Tenten nella sua
sospetta anonimità? Leggete e fatemi sapere se vi piace! Bacione Sakurina
Capitolo 1
Tenten appoggiò lentamente la
fronte contro il tronco dell'albero, chiudendo gli occhi. Sentiva che la testa
le sarebbe esplosa da un momento all'altro. Un forte dolore le trafiggeva le
tempie, una terribile pesantezza la opprimeva: no, quel giorno non stava per
niente bene.
"Sarei dovuta rimanere a
casa..." pensò, scocciata, strofinandosi gli occhi pesanti.
-"Tenten! Vieni giù con
noi, avanti!"- la chiamò a gran voce Rock Lee, avvicinandosi ai piedi
dell'albero.
La bella ragazza stava seduta
sul Suo ramo (praticamente era diventato di sua proprietà a furia di starci
seduta), sull'albero che si trovava nel solito luogo di ritrovo del Team Gai.
Tenten si sporse leggermente, in
modo da incontrare gli occhi dell'amico, sforzando un sorrisino.
-"No, preferisco rimanere
quassù per oggi!"- rispose, mostrando la sua solita aria solare e allegra.
-"Suvvia Tenten, non fare
l'asociale! Vieni giù ad allenarti, approfitta della tua giovinezza!"-
aggiunse il maestro Gai, avvicinandosi a Lee e mostrando il suo solito sorriso
smagliante alla ragazza.
Tenten sospirò, scuotendo leggermente
la testa in segno di rassegnazione.
-"Se ha detto che
preferisce rimanere lì, non è il caso di sforzarla."- asserì seriamente
Neji, fermo nel centro del piazzale. I suoi occhi cristallini scrutavano la
compagna scrupolosamente. Fin da quando l'aveva vista quella mattina, il
ragazzo aveva notato qualcosa di strano in lei: ma adesso stava cominciando a
preoccuparsi.
-"In realtà mi sembri
pallida Tenten... sei sicura di sentirti bene?"- aggiunse Neji, inarcando
un sopracciglio, poco convinto.
Tenten sentì una specie di fitta
al cuore, le guance infuocarsi... Neji aveva capito che non si sentiva bene?
Forse... si preoccupava per lei?
"Beh... è ovvio, Tenten...
è inutile che ti emozioni tanto... Neji è sempre stato un tipo attento ai
particolari, non ti devi stupire... che stupida che sono..." pensò la
kunoichi, facendo svanire l'imbarazzo dal suo viso e ritornando padrona di se
stessa.
-"Tranquillo, Neji! E'
tutto okay! Sono solo un po' stanca!"- gli urlò Tenten, sfoderando il suo
solito sorriso rassicurante.
-"Eeeeh... queste donne...
purtroppo hanno sempre bisogno di trovare dei momenti da dedicare unicamente a
se stesse... se ne stanno lì, in disparte, a contemplare l'infinito e a pensare
le loro cose tipicamente femminili... come sono profonde! Il pensiero alle
donne e l'azione agli uomini, l'ho sempre detto io!"- affermò convinto
Gai, raggiungendo Neji al centro del piazzale, attirando un'occhiataccia
discordante da parte della ragazza.
-"Sì, ha ragione lei,
Gai-sensei! Tenten, tu continua pure a contemplare i tuoi pensieri da femmina
tranquillamente! Noi ci alleniamo!"- assentì Lee, allontanandosi
dall'albero insieme all'adorato maestro.
Tenten li fulminò entrambi,
contrariata: da quando quei due erano così maschilisti? Se fosse stata in
forze, sarebbe andata di corsa a dar loro una bella lezione, di quelle che solo
lei sapeva infliggergli a dovere. Ma quel giorno... no, era troppo debole.
Mentre la ragazza richiudeva gli
occhi, sospirando, Neji non poteva fare a meno di scostare il suo sguardo da
lei: la conosceva fin troppo bene, ormai. Tenten non sapeva mentire. Quel
sorriso che gli aveva mostrato... sapeva fin troppo di finto. E forse ciò che
più lo scocciava era proprio il suo ostinato ottimismo, il vedere tutto sempre
da una prospettiva positiva anziché realistica. Per carità, Neji adorava, se
non addirittura amava, il sorriso di Tenten. Era una delle poche cose che
riuscisse ad alleggerirgli il cuore, a dargli un po' di sollievo, a rendere
migliori le sue giornate fin troppo spesso grigie. Ovviamente questo lei non lo
sapeva, e se fosse dipeso da lui, non l'avrebbe mai saputo. Ma ciò che lo
rendeva più nervoso, che non riusciva proprio a contemplare, era la sua
ostinazione a tener nascosto agli altri ciò che pensava o provava realmente.
Non che Neji fosse l'estroversione fatta persona, ma almeno era nella sua
indole l'essere distaccato con tutti e degli altri non è che gli importasse poi
più di tanto. Tenten, invece, nascondeva sempre ciò che provava non per se
stessa, ma per non far star male gli altri. Altruismo? Bontà? Neji non sapeva
come classificare quella caratteristica della compagna, ma a volte la rendeva
così sfuggente e distante che avrebbe davvero voluto sapere cosa ci fosse
dietro. A volte... sentiva di non conoscere realmente Tenten.
E anche in questa situazione,
Tenten non si era smentita: no, lei non stava male, figuriamoci! Lei
semplicemente era stanca. Anche se era pallida come un lenzuolo, l'aveva
rigirata in modo che suonasse come una sciocchezza o comunque come qualcosa di
non grave, perché far preoccupare inutilmente i suoi amici?
Negli ultimi due mesi erano
corsi da una parte all'altra della Terra del Fuoco per portare a termine una
missione dopo l'altra senza mai fermarsi. Per Tenten era stato strenuante. E
adesso tutta la stanchezza e lo stress si stavano sfogando sul suo fisico
indebolito. Del resto, oltre ai suoi compagni, nessuno poteva sapere quanto lei
stesse male, nessuno ad aspettarla a casa una volta rientrata dalle missioni,
nessuno che appoggiasse dolcemente la mano sulla sua fronte per sentire se
avesse la febbre, nessuno che le sussurrasse dolci parole di congratulazione
per le missioni riuscite... anche se fosse rimasta a casa, quel giorno, Tenten
sarebbe stata peggio che non lì. La compagnia dei suoi amici era la medicina
migliore per lei, anche solo sentirli ridere o bisticciare la faceva sentire
meglio. La solitudine della sua casa era opprimente.
Ma purtroppo, stare seduta su
quel ramo non le faceva bene comunque. Cominciava a sentire freddo, un gran
freddo. Gli occhi non riuscivano più a stare aperti. I suoni diventavano pian
piano sempre più confusi, le voci sempre più indistinguibili. E si sentiva così
stanca... debole... sola...
Improvvisamente, i sensi la
abbandonarono completamente, lasciandola scivolare di peso in avanti, cadendo
giù dal ramo.
Fortunatamente, Neji se ne
accorse e scattò prontamente verso di lei, prendendola al volo per miracolo,
stringendola saldamente tra le sue forti braccia. Il ragazzo fissò allarmato
l'amica: adesso, il volto della ragazza pareva leggermente arrossato sulle
guance, il respiro affannoso, il corpo bollente tremava dal freddo in quella
calda giornata di fine agosto.
-"Tenten...!"- mormorò
Neji, allarmato.
Gai e Lee lo raggiunsero,
fissando l'amica preoccupati.
-"Ha la febbre
alta..."- commentò Gai, con tono apprensivo.
-"Accidenti... allora avevi
ragione tu, Neji! Tenten sta male!"- sbottò Lee, amareggiato.
Neji non rispose, si limitò a
stringere forte a sé la ragazza, visibilmente turbato.
ó
"Sono fiera di te,
Tenten..."
Una voce calda e rassicurante,
ma così lontana nel tempo e nei ricordi... quei morbidi capelli castani, sempre
profumati di vaniglia, quei splendidi occhi dal taglio così gentile e quelle
labbra delicate sempre piegate in un dolce sorriso...
"...mamma..."
-"Ten-chan!"-
Una voce dolce ma insicura la
richiamò, destandola dai suoi sogni.
Tenten riaprì gli occhi a
fatica. Dal principio vide tutto sfuocato, ma lentamente le figure si fecero
più nitide, riconoscendo così i volti amichevoli di Hinata e Ino.
-"Mmh... che è successo? Mi
ha investita una mandria di bufali...?"- chiese flebilmente Tenten,
cercando inutilmente di alzarsi.
-"Lascia perdere. Devi
stare sdraiata e riposarti, per adesso."- la ammonì severamente Ino.
-"Avanti Ino... che dici...
sto benone!"- sforzò un sorrisino convincente Tenten, ma in cambio non
ricevette nient'altro che un'occhiataccia di rimprovero dalla biondina.
-"Neji mi ha detto che sei
svenuta cadendo giù da un albero... se stessi davvero bene non ti sarebbe mai
successa una cosa del genere. Senza contare il fatto che avere 39 di febbre non
vuol dire stare bene, Tenten..."- le spiegò la Yamanaka, a braccia
conserte.
Tenten sospirò, con espressione
mortificata. Probabilmente aveva fatto preoccupare tutti e questo le dispiaceva
infinitamente.
Si guardò intorno spaesata: non
capiva bene dove si trovasse.
-"Dove siamo...?"-
chiese Tenten, perplessa.
-"...sei a casa mia,
Ten-chan..."- le spiegò con tono dolce Hinata, stringendole la mano. -"Neji
ti ha portata qui..."-.
La ragazza abbassò tristemente
lo sguardo, avvampando leggermente all'idea di essere stata portata fin laggiù
in braccio da Neji... e lei era rimasta svenuta tutto il tempo!
"Si può essere più idiote?!
Ho sprecato l'occasione della mia vita... Neji Hyuga mi ha presa in braccio e
io ero svenuta come una ebete! Beh, del resto non lo avrebbe fatto se non fossi
stata male... comunque, che sfiga!" pensò Tenten, mordicchiandosi il
labbro inferiore, preda dei rimorsi più atroci.
-"Bene, adesso devo andare,
Shikamaru mi aspetta..."- asserì Ino, alzandosi in piedi, sospirando
-"...mi raccomando, Hinata, mi fido di te. Non lasciarla alzare prima che
le sia scomparsa la febbre. Siccome si tratta solo di stanchezza, non posso
consigliarti altra cura che il riposo più assoluto, capito, Tenten?"-
concluse la biondina, inarcando un sopracciglio, rimproverandola con lo
sguardo.
-"Okay, okay... ho capito,
tranquilla..."- sospirò l'amica, nascondendo il volto sotto le coperte.
Quando Ino se ne fu andata,
Hinata portò una calda tazza di thé all'amica. Tenten si mise a sedere,
sistemando i lunghi capelli ondulati sciolti dietro la schiena, come per
nasconderli alla vista della ragazza.
Hinata arrossì lievemente,
sorridendo divertita, sedendosi accanto all'amica.
-"Mi dispiace di darti
questo disturbo, Hinata... prometto che me ne andrò il più presto
possibile!"- disse Tenten, amareggiata.
-"Ma... cosa dici,
Ten-chan! A me fa piacere averti qui... e non solo a me, credimi..."-
asserì Hinata, cercando inutilmente di nascondere un lieve sorrisino malizioso.
Tenten ignorò l'allusione: non
voleva farsi strane illusioni, ragion per cui meglio non porsi domande.
-"...ha vegliato su di te
fino a poco fa, se n'è andato appena è arrivata Ino-chan..."- continuò
Hinata, riferendosi chiaramente a Neji.
-"Ah... davvero...? E dov'è
andato adesso?"- chiese l'altra, fintamente disinteressata.
-"Non so... è andato via
con Gai-sensei e Lee-kun in fretta e furia, ma non mi ha detto dove...
tranquilla, sono sicura che ritornerà sicuramente fra poco..."- la
rassicurò l'amica, sorridendo appena.
ó
Finalmente, la febbre si doveva
essere abbassata di qualche linea.
Tenten si sollevò dal morbido e
caldo futon, dirigendosi verso lo specchio appeso alla parete, appena sopra la
spoglia scrivania. Si passò lentamente una mano sulla pallida guancia,
accarezzando lievemente i capelli sciolti con l'altra.
Sì, aveva ragione suo padre, in
fondo. Le assomigliava molto. Assomigliava molto alla mamma. Sebbene per lei,
sua madre fosse la donna più bella che ci fosse e Tenten... non osava
compararsi a lei nemmeno lontanamente.
La ragazza si guardò attorno
nervosamente, cercando ovunque le sue forcine e gli elastici, in modo da poter
raccogliere nuovamente i suoi capelli nei comodissimi chignon. Non riusciva a
stare troppo tempo con i capelli sciolti... a causa sua. Ormai era un trauma
consolidato nella sua mente.
Tenten si accorse che vi era una
porta che comunicava con una stanza accanto. Non trovando niente lì, decise di
entrare nell'altra alla ricerca anche di un solo elastico, qualsiasi cosa pur
di raccogliere la lunga chioma.
La stanza adiacente era una
specie di piccolo salottino, con tanto di librerie e di un piccolo pianoforte
verticale.
Un lieve sorrisino amaro si
spaziò sul volto della giovane, che si avvicinò al pianoforte. La mano le
scivolò lungo il copritastiera, sollevando delicatamente la polvere
accumulatasi lì dopo anni di abbandono.
Tenten si guardò attorno,
furtiva, dopodiché alzò lentamente il rivestimento di legno, scoprendo i
bianchi tasti. Sospirò profondamente, analizzando la tastiera e, come guidata
dall'istinto, lasciò scivolare melodiosamente le dita sui tasti, dando vita a
una dolce musica, riempiendo di note armoniose tutte le stanze vicine.
Da quanto tempo non toccava un
pianoforte... ma lei non stava suonando, no, lei era altrove, la sua mente si
era persa nella marea dei suoi ricordi, le onde di quel mare lontano l'avevano
rapida e la cullavano in un oceano rimasto per troppo dimenticato.
Tutti quegli anni d'inerzia
musicale non erano riusciti a cancellare dalla sua mente quel ritmo così ben
scolpito nei ricordi, quella melodia che riusciva a darle forza nei momenti più
difficili, che suonava nella sua testa quando prendere sonno sembrava
impossibile, che l'accompagnava come una colonna sonora nei momenti più
felici...
-"Non sapevo sapessi anche
suonare il pianoforte..."- commentò improvvisamente una voce fin troppo
familiare alle sue spalle.
Tenten si spaventò, smettendo
immediatamente di suonare, guardandosi attorno spaesata: non si era nemmeno
resa conto di ciò che stava facendo, aveva iniziato a suonare preda dei
ricordi. Si voltò imbarazzata, fissando Neji con occhi lucidi e colpevoli,
senza saper cosa dire né come reagire. Non si era nemmeno accorta del suo
arrivo.
-"Sc-scusami..."-
rispose la ragazza, arrossendo sempre di più.
-"E di che cosa? Suoni
divinamente! Non devi chiedermi scusa... fosse per me, potresti
continuare..."- asserì con voce seria Neji, chiudendo gli occhi.
Tenten abbassò lo sguardo, turbata:
sapeva fin troppo bene che quando il compagno chiudeva gli occhi a quel modo,
era nervoso.
Neji sospirò profondamente,
tramutando in certezza i dubbi della ragazza. Era arrabbiato.
-"...Neji... che c'è?
...sei arrabbiato? ...mi dispiace... se ho fatto qualcosa che ti ha dato
fastidio, io..."- sussurrò Tenten, apprensivamente.
-"Tenten... oggi... sono
rimasto profondamente..."- cominciò Neji, abbassando lo sguardo
infastidito, cercando la parola più giusta per la situazione.
-"...deluso?"- gli
suggerì l'amica, ansiosa.
-"...dispiaciuto... ferito
direi."- asserì il ragazzo, con tono leggermente irritato.
Tenten sentì un profondo tonfo
al cuore, un pesante groppo in gola: no, ferire Neji era l'ultima cosa che
avrebbe voluto al mondo, perché lui... era la persona più importante nel suo
cuore. Era la persona che amava più di tutti. Nonostante fosse un tipo
distaccato, dal carattere enigmatico e introverso, difficile da capire e da
apprezzare, lei lo amava. Amava i suoi pregi, ma ancora di più i suoi difetti.
Era pazzesco, amava tutto di lui. Tutto, tutto, tutto. A volte... si sentiva
impazzire. Sentiva che non ce l'avrebbe fatta a passare un altro giorno al suo
fianco senza urlargli in faccia tutto il suo amore. Ma subito la freddezza
ritornava, e capiva che non poteva permettersi il lusso di perdere l'amicizia e
la stima di Neji. E soffocava, soffocava tutto dentro di sé, senza lasciar
trapelare niente, tutto nascosto dietro il suo solito sorriso amichevole. Dolore,
solitudine, tristezza, nostalgia, rabbia, odio... tutto dietro quel sorriso.
Perché ricordava chiaramente che sua madre le diceva sempre così:
"Sorridi, anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un
sorriso triste c'è la tristezza di non saper sorridere". E Tenten
sorrideva. Sorrideva sempre. Non avrebbe smesso di sorridere per nessuna
ragione al mondo. Smettere di sorridere avrebbe significato dimenticare sua
madre, e darla vinta a Lui. Ma Lui non avrebbe mai vinto. Perché lei... era più
forte.
Ma la sua forza svaniva davanti
agli occhi di Neji. E mai il ragazzo aveva mostrato quell'espressione
contrariata a lei. Proprio per quello, Tenten pensava di essere speciale,
almeno un po'. Ma ora, quegli occhi delusi erano rivolti proprio verso di lei.
Perché? Cos'aveva fatto di male per meritarsi proprio quello?
-"Pensavo di conoscerti,
Tenten... pensavo... sì, davvero mi illudevo di conoscerti..."- asserì
Neji, lasciando trapelare una nota di dispiacere nel suo tono.
-"Ma tu mi conosci, Neji...
che stai dicendo?"- lo rassicurò Tenten, mostrando il suo solito
sorrisino.
-"No. Non sapevo sapessi
suonare il pianoforte..."- cominciò il ragazzo, avvicinandosi alla
compagna sempre con quello sguardo infastidito.
-"Oh beh... se è per
quello..."- rispose la kunoichi, arretrando a ogni passo dell'amico.
-"...non sapevo nemmeno...
che vivessi da sola."- asserì Neji con sguardo dispiaciuto, arrestando la
sua avanzata, bloccando Tenten contro il muro. -"Pensa che stupido...
tutti questi anni insieme, credendo nella nostra amicizia più che in ogni altra
cosa..."-
-"Ma Neji... io ti sono
amica davvero... sei l'amico più importante per me... che stai
dicendo..."- cercò di spiegare Tenten, preda del panico e dell'ansia.
-"Sì, tu mi sei sempre
stata amica... ma io... io non so niente di te, Tenten. So che sei nata il 9 di
marzo, so che ti divertono i tarocchi e che ami il cibo cinese, so che sei
un'abile kunoichi, ma... questo lo sanno tutti. Io ti dovrei conoscere più
degli altri, eppure... non so nemmeno... chi sei tu?"- chiese con tono
perplesso Neji, scuotendo leggermente il capo, confuso.
Tenten abbassò il volto,
chiudendo gli occhi, dispiaciuta.
-"Neji... per me è già
tanto che tu ti ricordi il mio compleanno... è così importante sapere tutto il
resto? Io sono quella che sono, indipendentemente da dove vengo e da chi
sono."- asserì la ragazza, con tono amareggiato.
-"Ma non è questo ciò che
intendo, Tenten! Oggi sono andato con Gai-sensei e Lee a casa tua, per avvisare
i tuoi genitori del tuo malore, e ho scoperto che vivi da sola solo perché me
l'ha detto la vicina! Ti rendi conto?! Ti conosco da quattro anni, passiamo
giorni interi insieme e vengo a scoprire che vivi da sola dall'età di dodici
anni dalla tua vicina?! Mi sono sentito... mi sono sentito... male, ecco come
mi sono sentito!!!"- sbottò Neji, tirando un pugno contro il muro, proprio
di fianco alla testa di Tenten.
La ragazza chiuse gli occhi,
spaventata. Li riaprì lentamente, paurosa di dover incontrare ancora gli occhi
arrabbiati del compagno. Arrabbiati per causa sua.
-"Insomma... perché ti
importa tanto sapere queste cose?!"- trovò la forza di ribattere la
ragazza, chiudendo nuovamente gli occhi, cercando di trattenere le lacrime.
Perché proprio Neji doveva porgerle delle domande così dolorose?
-"Non so nemmeno il tuo
cognome, Tenten!"- sbottò Neji, sempre più irritato dalla testardaggine
dell'amica.
-"Non è importante il
cognome! Non lo capisci?! Io ti voglio bene perché sei Neji, non perché sei
Neji Hyuga!"- proruppe infine Tenten, scoppiando in lacrime.
Lei era forte. Molto forte. Ma
davanti a Neji... la sua forza svaniva come cenere nel vento. E così... non
aveva resistito. Per di più, quella febbre e quella debolezza l'avevano
debilitata molto. Era scoppiata a piangere senza ritegno, forse per la prima
volta in vita sua davanti al ragazzo più importante per lei, davanti a colui
verso il quale voleva sempre apparire forte e determinata. Adesso non era
nient'altro che una sciocca ragazzina dai lunghi capelli mossi, una debole
lagna, insomma tutto ciò che aveva cercato di non essere davanti ai suoi occhi.
Anni e anni d'impegno buttati al vento in pochi minuti.
-"Basta così!"- li
interruppe una debole vocina, che aveva acquistato improvvisamente autorità e
determinazione.
Neji si voltò di scatto verso la
porta, Tenten sollevò a fatica lo sguardo piangente verso l'amica. Fissando il
cugino con sguardo di rimprovero, Hinata si avvicinò a Tenten, prendendola a
braccetto e scostandola dal muro dove Neji la teneva bloccata.
-"Non mi sembra il momento
più adatto per litigare. Ten-chan è ammalata, vergognati, Neji."- lo
ammonì severamente Hinata, riaccompagnando l'amica nella stanza adiacente.
Il ragazzo si appoggiò contro il
muro, sospirando. Fissò il pianoforte davanti a sé con sguardo ricolmo di
rancore, come se il vecchio Neji di una volta stesse tornando fuori da un
angolo remoto del suo cuore.
"Cosa mi nascondi...
Tenten?" pensò amareggiato il ragazzo, per poi dileguarsi di corsa da
quella stanza troppo piccola per contenere la sua grande amarezza.