Titolo:
Ik
zal handhaven.
Titolo
del capitolo: α
-
Watergeuzen.
Personaggi:
Nederlanden
/
Guglielmo I di Nassau
Rating:
Arancione
Note
dell'autore: One-shot
/ Storica /
Introspettiva - *Per le note storiche vedere a fine storia.
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi e
abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le
situazioni sono di mia
proprietà.
.α
- Watergeuzen.
Il
vento era
impetuoso, in quello sperduto angolo di mondo: bruciava gli occhi, li
faceva
lacrimare e permetteva al pesante drappo della bandiera di sbattere
violentemente contro l'asta, arrotolandosi attorno ad essa e fondendo i
tricolori in un unico amalgama indistinguibile. Un Aprile iniziato con
una
tempesta, nel cielo scuro della notte e nei cuori degli uomini.
La
manifestazione di
una volontà impossibile da contenere, un fiume in piena che
doveva trovare
sfogo da qualche parte, argini rotti a Brielle. Un'occupazione diversa,
una
forma patologica di malessere sociale tramutatasi nel vero e proprio
primo
passo di quella guerra che si sarebbe trascinata, in catene, per quasi
ottanta
lunghissimi anni.
Era
bagliore rosso e
arancio, rischiarava una notte altrimenti cupa e scura come l'interno
di una
sepoltura troppo antica per poter essere anche solo nominata, la lapide
corrosa
e vaiolata dagli elementi. Un incendio, grida portate dal vento di
tempesta che
va sollevandosi da Nord, quello stesso vento che quasi
strappò la picca dalle
mani dell'alfiere. I cavalli arretravano a scatti, i morsi capaci di
scavare
piaghe nelle bocche sbavanti di paura: è la cenere,
è l'odore di morte, di
cose maledette.
Il
baio scavò nella
terra riarsa con gli zoccoli, solo un'incitazione con i talloni premuti
sui
fianchi freddi riuscì a fermarlo, ma nulla poté
impedire al suo cavaliere di
distogliere lo sguardo da quell'orrore. La medesima paura, ancestrale,
scorreva
nelle sue giovani vene già troppo provate da un passato
così vicino che solo
tendendo la mano avrebbe potuto toccarlo: un nome maledetto, un uomo
terribile,
un figlio crudele. Sangue, laghi di sangue che si allargavano sotto i
suoi
piedi, le urla di disperazione del suo popolo.
Padre!
Il
mantello non
riusciva a coprire la pelle, spaccata dal gelo, le labbra fessurate dai
morsi
ripetuti, dalle parole non dette, dalle domande ingoiate. Era lui il
solo ad
avere tanti dubbi e paure, perché l'uomo al suo fianco
sembrava ergersi come un
baluardo, un muro di solidi mattoni uniti con la malta della
determinazione e
la paglia della libertà. Un condottiero, un nobile, un
facente parte dei
Geuzen. Un uomo, come quelli che andavano cercando la
libertà che agli occhi di
chi ha passato la vita in catene assume sempre una forma
così splendente, così
ricca, così fiera.
Il
cavallo sauro non
dava cenni di cedimento, il mento era ritto e gli occhi scintillavano
nell'ombra, specchi di quelle fiamme roboanti come palle di cannone;
come
faceva ad essere così duro, così inflessibile,
così perfetto al momento del
bisogno?
Domanda
senza
risposta, probabilmente non erano mai esistite: le vere questioni la
giovane
Nazione non voleva porle, senza il coraggio vero di attrarre su di
sé gli occhi
dell'uomo che li aveva condotti a tutto questo.
Era
stato lui a
convincerlo, lui a promulgare l'idea di libertà che
serpeggiava come un morbo
all'interno di tutto il paese: non aveva dovuto fare altro che
seguirlo. La
spada con cui lo aveva cinto era troppo pesante, così simile
alla sua da
credere all'idea di due spade gemelle.
Guglielmo
era il suo
nome. Il principe d'Oranje, l'unico uomo che era stato in grado di
opporsi a
quelle catene che andavano correndo le caviglie e i polsi del ragazzo
che
andava accostandosi a lui ora, deciso probabilmente a domandare.
«
Willem. » La voce
era incerta, gli occhi verdognoli ancora di più. Erano fermi
sui finimenti
dorati della sella, sull'armatura rilucente nel bagliore, mai vaganti
sul viso
dal pizzetto curato, gli zigomi alti e gli occhi penetranti come punte
di
lancia. Insicurezza celava l'aggiustarsi nervosamente i capelli
tagliati molto
più corti ora, la cicatrice sul lato destro della fronte
prudeva come se mille
e uno demoni si stessero agitando sotto la pelle.
Memento!
Non
dovette sforzarsi
molto, quella Nazione ancora ragazzo, incapace di procedere con le sue
gambe.
Sentì lo sguardo del principe direttamente sulla nuca
scoperta, ebbe un brivido
lungo tutte le spalle e la colonna vertebrale vessata dal continuo
cavalcare.
Incessante, eterno, come la guerra.
«
Sei spaventato. »
Una voce profonda che sapeva colpire la ferita aperta e suppurante, un
colpo di
frusta che fece ergere il giovane corpo in uno schianto secco. Due
parole così
semplici che eppur descrivevano perfettamente lo stato d'animo di
qualcuno come
lui... come Olanda. La maggiore delle province dei
Paesi Bassi,
l'origine di tutto, la sua vera identità. Il nome
è dimenticato, sulla bocca di
tutti vi è solo Willem; l'unica speranza, la sua
unica speranza.
La
risposta
all'affermazione è implicita nel suo agitarsi sulla sella,
nel suo spezzare il
silenzio e l'immobilità del momento con una sola, piccola,
scintillante lacrima
sul viso.
Il
freddo, la cenere,
la paura che scavava un cratere fumante all'interno del suo cuore, un
cratere
appestato pronto ad eruttare al minimo sfogo. Willem la vide, Willem
tese la
sinistra guantata solo per raccoglierla sulla pelle nera, vederla
perdersi nell'aria.
Lui era rimasto immobile, troppo giovane per morire, troppo vecchio per
vivere.
Un limbo in cui nessuno sarebbe potuto entrare, una dimensione da cui
si
permise di alzare lo sguardo. Non vide paura negli occhi scuri
dell'uomo, non
vide nemmeno compassione, né pietà.
Padre!
Né
le ricche vesti
che gli fasciavano il petto largo, né le collane d'oro
poggiate sul medesimo e
nemmeno gli stivali di puro cuoio italiano potevano descrivere quello
che
Olanda vide negli occhi del leone d'Oranje. Una volontà
ferrea, indomabile, che
lo sorprese e probabilmente lo trasformò. Nel rogo, egli
vide la salvezza.
Nella paura, egli vide il coraggio. Perché Guglielmo, nella
sua grandezza,
rifletteva negli occhi il potere di cambiare il mondo. Il desiderio di
elevarsi
dalla morchia in cui i Paesi Bassi andavano cadendo, di scrollarsi di
dosso il
giogo di Filippo e poter vivere, vivere, coltivando un paese
fiorente... Lui!
«
... » Il baio compì
un paio di passi in avanti, Olanda oltrepassò il cavallo di
Guglielmo portandosi
al bordo dell'altura, respirando lentamente l'aria satura di cenere.
Non era
più veleno, ma profumo inebriante come quello di una donna.
Quando si voltò,
della lacrima non rimaneva nemmeno il solco; ci fu solo lo stridere
della lama
contro il fodero, il lamento del vento strisciante contro il filo.
«
Non più. »
ALLA
GUERRA!
.Fine.
Note
storiche: *Nel
1 Aprile 1572 un
gruppo di Watergeuzen, nobili e borghesi "marini", ovvero operanti
sul mare, calvinisti e ribelli, assalì ed occupò
la cittadina di Brielle, dando
inizio a quella comunemente chiamata guerra degli ottant'anni,
ovverossia la
lunga serie di guerriglie e di battaglie campali che portarono le Sette
Province a costituirsi in Repubblica, rendendosi indipendenti dalla
Spagna.
*
Il tricolore non è
quello attuale dei Paesi Bassi, bensì quello della famiglia
degli Oranje-Nassau
facente parte Guglielmo: arancione, bianco e azzurro.
*Il
riferimento al
leone non è casuale, essendo un leone rampante nello stemma
degli Oranje e, in
seguito, in quello dei Paesi Bassi -attualmente i leoni rampanti sono
due, che
incrociano le zampe anteriori-.
*Il
titolo è la
trascrizione nederlandese del motto nazionale: "Lo manterrò".
*Guglielmo
iniziò la
lotta contro la Spagna per pura ricerca di un potere personale, per
opporsi al
governo de facto della corona spagnola. In seguito
verrà adottato come
esempio e baluardo dai ribelli delle Province.