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Autore: Assasymphonie    12/06/2013    2 recensioni
« Willem. » La voce era incerta, gli occhi verdognoli ancora di più.
[ Terza classificata al contest ΑΩ -from alfa to omega { APH contest } ]
/Netherland's centric + Guglielmo di Nassau/
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Paesi Bassi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Ik zal handhaven.

Titolo del capitolo: α - Watergeuzen.

Personaggi: Nederlanden / Guglielmo I di Nassau

Rating: Arancione

Note dell'autore: One-shot / Storica / Introspettiva - *Per le note storiche vedere a fine storia.

Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.

 

 

.α - Watergeuzen.

 

 

Il vento era impetuoso, in quello sperduto angolo di mondo: bruciava gli occhi, li faceva lacrimare e permetteva al pesante drappo della bandiera di sbattere violentemente contro l'asta, arrotolandosi attorno ad essa e fondendo i tricolori in un unico amalgama indistinguibile. Un Aprile iniziato con una tempesta, nel cielo scuro della notte e nei cuori degli uomini.

La manifestazione di una volontà impossibile da contenere, un fiume in piena che doveva trovare sfogo da qualche parte, argini rotti a Brielle. Un'occupazione diversa, una forma patologica di malessere sociale tramutatasi nel vero e proprio primo passo di quella guerra che si sarebbe trascinata, in catene, per quasi ottanta lunghissimi anni.

Era bagliore rosso e arancio, rischiarava una notte altrimenti cupa e scura come l'interno di una sepoltura troppo antica per poter essere anche solo nominata, la lapide corrosa e vaiolata dagli elementi. Un incendio, grida portate dal vento di tempesta che va sollevandosi da Nord, quello stesso vento che quasi strappò la picca dalle mani dell'alfiere. I cavalli arretravano a scatti, i morsi capaci di scavare piaghe nelle bocche sbavanti di paura: è la cenere, è l'odore di morte, di cose maledette.

Il baio scavò nella terra riarsa con gli zoccoli, solo un'incitazione con i talloni premuti sui fianchi freddi riuscì a fermarlo, ma nulla poté impedire al suo cavaliere di distogliere lo sguardo da quell'orrore. La medesima paura, ancestrale, scorreva nelle sue giovani vene già troppo provate da un passato così vicino che solo tendendo la mano avrebbe potuto toccarlo: un nome maledetto, un uomo terribile, un figlio crudele. Sangue, laghi di sangue che si allargavano sotto i suoi piedi, le urla di disperazione del suo popolo.

Padre!

Il mantello non riusciva a coprire la pelle, spaccata dal gelo, le labbra fessurate dai morsi ripetuti, dalle parole non dette, dalle domande ingoiate. Era lui il solo ad avere tanti dubbi e paure, perché l'uomo al suo fianco sembrava ergersi come un baluardo, un muro di solidi mattoni uniti con la malta della determinazione e la paglia della libertà. Un condottiero, un nobile, un facente parte dei Geuzen. Un uomo, come quelli che andavano cercando la libertà che agli occhi di chi ha passato la vita in catene assume sempre una forma così splendente, così ricca, così fiera.

Il cavallo sauro non dava cenni di cedimento, il mento era ritto e gli occhi scintillavano nell'ombra, specchi di quelle fiamme roboanti come palle di cannone; come faceva ad essere così duro, così inflessibile, così perfetto al momento del bisogno?

Domanda senza risposta, probabilmente non erano mai esistite: le vere questioni la giovane Nazione non voleva porle, senza il coraggio vero di attrarre su di sé gli occhi dell'uomo che li aveva condotti a tutto questo.

Era stato lui a convincerlo, lui a promulgare l'idea di libertà che serpeggiava come un morbo all'interno di tutto il paese: non aveva dovuto fare altro che seguirlo. La spada con cui lo aveva cinto era troppo pesante, così simile alla sua da credere all'idea di due spade gemelle.

Guglielmo era il suo nome. Il principe d'Oranje, l'unico uomo che era stato in grado di opporsi a quelle catene che andavano correndo le caviglie e i polsi del ragazzo che andava accostandosi a lui ora, deciso probabilmente a domandare.

« Willem. » La voce era incerta, gli occhi verdognoli ancora di più. Erano fermi sui finimenti dorati della sella, sull'armatura rilucente nel bagliore, mai vaganti sul viso dal pizzetto curato, gli zigomi alti e gli occhi penetranti come punte di lancia. Insicurezza celava l'aggiustarsi nervosamente i capelli tagliati molto più corti ora, la cicatrice sul lato destro della fronte prudeva come se mille e uno demoni si stessero agitando sotto la pelle.

Memento!

Non dovette sforzarsi molto, quella Nazione ancora ragazzo, incapace di procedere con le sue gambe. Sentì lo sguardo del principe direttamente sulla nuca scoperta, ebbe un brivido lungo tutte le spalle e la colonna vertebrale vessata dal continuo cavalcare. Incessante, eterno, come la guerra.

« Sei spaventato. » Una voce profonda che sapeva colpire la ferita aperta e suppurante, un colpo di frusta che fece ergere il giovane corpo in uno schianto secco. Due parole così semplici che eppur descrivevano perfettamente lo stato d'animo di qualcuno come lui... come Olanda. La maggiore delle province dei Paesi Bassi, l'origine di tutto, la sua vera identità. Il nome è dimenticato, sulla bocca di tutti vi è solo Willem; l'unica speranza, la sua unica speranza.

La risposta all'affermazione è implicita nel suo agitarsi sulla sella, nel suo spezzare il silenzio e l'immobilità del momento con una sola, piccola, scintillante lacrima sul viso.

Il freddo, la cenere, la paura che scavava un cratere fumante all'interno del suo cuore, un cratere appestato pronto ad eruttare al minimo sfogo. Willem la vide, Willem tese la sinistra guantata solo per raccoglierla sulla pelle nera, vederla perdersi nell'aria. Lui era rimasto immobile, troppo giovane per morire, troppo vecchio per vivere. Un limbo in cui nessuno sarebbe potuto entrare, una dimensione da cui si permise di alzare lo sguardo. Non vide paura negli occhi scuri dell'uomo, non vide nemmeno compassione, né pietà.

Padre!

Né le ricche vesti che gli fasciavano il petto largo, né le collane d'oro poggiate sul medesimo e nemmeno gli stivali di puro cuoio italiano potevano descrivere quello che Olanda vide negli occhi del leone d'Oranje. Una volontà ferrea, indomabile, che lo sorprese e probabilmente lo trasformò. Nel rogo, egli vide la salvezza. Nella paura, egli vide il coraggio. Perché Guglielmo, nella sua grandezza, rifletteva negli occhi il potere di cambiare il mondo. Il desiderio di elevarsi dalla morchia in cui i Paesi Bassi andavano cadendo, di scrollarsi di dosso il giogo di Filippo e poter vivere, vivere, coltivando un paese fiorente... Lui!

« ... » Il baio compì un paio di passi in avanti, Olanda oltrepassò il cavallo di Guglielmo portandosi al bordo dell'altura, respirando lentamente l'aria satura di cenere. Non era più veleno, ma profumo inebriante come quello di una donna. Quando si voltò, della lacrima non rimaneva nemmeno il solco; ci fu solo lo stridere della lama contro il fodero, il lamento del vento strisciante contro il filo.

« Non più. »

ALLA GUERRA!

 

.Fine.

 

 

Note storiche: *Nel 1 Aprile 1572 un gruppo di Watergeuzen, nobili e borghesi "marini", ovvero operanti sul mare, calvinisti e ribelli, assalì ed occupò la cittadina di Brielle, dando inizio a quella comunemente chiamata guerra degli ottant'anni, ovverossia la lunga serie di guerriglie e di battaglie campali che portarono le Sette Province a costituirsi in Repubblica, rendendosi indipendenti dalla Spagna.

* Il tricolore non è quello attuale dei Paesi Bassi, bensì quello della famiglia degli Oranje-Nassau facente parte Guglielmo: arancione, bianco e azzurro.

*Il riferimento al leone non è casuale, essendo un leone rampante nello stemma degli Oranje e, in seguito, in quello dei Paesi Bassi -attualmente i leoni rampanti sono due, che incrociano le zampe anteriori-.

*Il titolo è la trascrizione nederlandese del motto nazionale: "Lo manterrò".

*Guglielmo iniziò la lotta contro la Spagna per pura ricerca di un potere personale, per opporsi al governo de facto della corona spagnola. In seguito verrà adottato come esempio e baluardo dai ribelli delle Province.

 

   
 
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