Piccola
AU, il
cui titolo mi è stato dato da AtegeV,
e che trovo
molto azzeccato, non solo per
il suo
significato proverbiale, ma anche per la traduzione letterale che si
può fare, in quanto
ogni “nuvoletta” di questa fic
ha il suo bordo argentato . A
vostro
piacere se collegarla a “Pensieri”. Altra mia AU SasuSaku.
Io l’ho fatto, ma non è necessario.
Spero
vi
piaccia. Se no, ormai è troppo
tardi. XD
Every cloud has a silver lining
Non tutto il
male viene per nuocere.
Tutta la quinta
sezione del secondo
anno del liceo Konoha era ammutolita di fronte allo sguardo serio del
rappresentante di classe, che mai prima d’ora si era preso la
briga di andare
alla cattedra a fare un annuncio, lasciando sempre che fosse il vice ad occuparsi di tutto;
quest’ultimo dopo essersi seduto
sopra la cattedra aveva preso a ridere, sganasciandosi letteralmente, e
dovendo
stendersi sopra di essa per continuare in tutta tranquillità
trasformando
l’iniziale sorpresa in un inquietudine che pian piano si
tramutava in angoscia.
«Shikamaru,
che succede?» domandò
Choji titubante, mettendo giù la merenda che aveva
cominciato a mangiare
nonostante fossero
entrati da appena un’ora.
«Devo
fare un annuncio.» dichiarò
tetro il ragazzo, incrociando le braccia.
La classe
rabbrividì a quella vista,
che non era affatto un
buon segno, mentre Naruto aveva
preso a ridacchiare tentando invano di calmarsi del tutto.
«Spara
allora.» lo invitò Ino,
spostando il ciuffo che le ricadeva sul viso per guardarlo meglio.
Ino Yamanaka,
Shikamaru Nara e Choji
Akimichi si conoscevano da sempre, poiché i loro padri erano
stati insieme al
liceo e all’università, e tra loro i formalismi
erano aboliti ormai sin dalle
elementari.
«Si tratta del
festival della
cultura. Poiché come al
solito non siamo riusciti ad
accordarci su cosa organizzare e cose così… hanno
scelto i professori per noi.»
Tutti
trattennero il respiro,
pensando al peggio.
«E
hanno scelto una recita
teatrale.» terminò, atono.
Si
levò un coro di esclamazioni
diverse, chi come Naruto, Lee, Ino e Sakura esultava, pensando a quale ruolo avrebbe potuto avere, chi
come Tenten o Kiba avrebbe
preferito la "casa degli orrori" sbuffava deluso, chi come Hinata,
Choji e
Shikamaru avrebbe preferito la sala del tè (e
quest’ultimo soltanto per evitare
di dover faticare), e chi come Sasuke, Neji, Sai e Shino era totalmente
disinteressato e perciò non aveva reagito in alcun modo.
«C’è
una cosa che non mi spiego...»
cominciò Kiba.
«Non
cominciare solo perché hai
perso…» lo rimbrottò Sakura.
«Non
è questo. Mi chiedo perché quel
cretino stia ancora ridendo.»
spiegò, indicando Naruto
paonazzo alla cattedra.
«P-Posso
dirlo io?» chiese Naruto
tentando di darsi un contegno.
«Ma fa come
ti pare.» sbottò Shikamaru, estraendo un pacchetto
di sigarette dalla tasca della
divisa.
Choji
sgranò gli occhi, mentre Ino
si precipitava da lui strappandoglielo di mano e dandogli
un
colpo di quaderno in testa. «Vuoi farti espellere? E poi fumare fa
male!»
«Non
sapevo fumasse.» commentò Lee.
«Solo
quando è particolarmente nervoso,
e quindi quasi mai.» spiegò Tenten, che
più volte aveva
ascoltato le lamentele di Ino riguardo questo.
«Dato
che comunque è il
rappresentante di classe a doversi occupare di queste cose e non
c’è riuscito…»
cominciò Naruto tra una risata e l’altra, «In un certo
senso andava punito. E quindi lui…
sarà… il protagonista…»
Un coro di
sorpresa si levò nella
classe, e poco dopo partirono gli applausi e i fischi di apprezzamento
in suo
onore.
«Io
sarò un aiutante. E poi, colei
che dovrebbe sostituirci in caso di assenza, la protagonista.»
e detto questo ricominciò a ridacchiare, senza spiegare
altro.
«Ma allora
io sono la
protagonista!» esclamò Ino felice, abbandonando i
propositi
violenti. Sentì
Sakura sbuffare e si
voltò facendole un gestaccio, mentre le urla riprendevano.
Sakura le lanciò un
quaderno addosso che colpì invece Shikamaru in piena faccia,
tra le risa degli
altri. Ino stessa
ridacchiò, ma smise notando che il
ragazzo non solo non rideva, ma sembrava piuttosto imbarazzato.
Un dubbio la
colse.
«Uzu…
maki… che recita faremo?» domandò
incerta.
Sakura,
pregustando la vittoria
soltanto al vedere Naruto rischiare di rotolare giù dalla
cattedra a quella
domanda, saltò velocemente
fuori dal
banco e raggiungendolo gli strappò la locandina che teneva
tra le mani. Quando
lesse il titolo non
capì subito, ma poi un ghigno le
si formò lentamente sulle labbra, mentre la classe attendeva.
«L’incantesimo
del lago.» annunciò vittoriosa.
«Che
storia è?» domandò Ino confusa.
«Beh…
una storia che avrà un bel
bacio tra i due protagonisti.» rispose la ragazza con un
bagliore di sadismo
negli occhi.
E allora tutta
la classe cominciò a
gridare a gran voce e a battere le mani sui banchi.
«Lo sapevo! Lo
sapevo che sarebbe
successo prima o poi!»
strillò Karin.
«Quei
due… quei due…!» esclamò
maliziosamente Kin dandole una gomitata di
intesa.
«E bravo Nara,
ha una tresca già con quella di terza, no?» fece
Tayuya.
«Chi?»
domandò Gaara con una nota di
minaccia, essendo il fratello della ragazza citata.
«Non
dare corda alle donne, sono solo pettegole.
Basta vedere chi ha strillato per prima.» disse Suigetsu
sorridendo come al suo
solito, chiaramente intento a provocare Karin. Vi riuscì,
poiché la ragazza fu
trattenuta da Juugo prima che potesse prenderlo a sberle
come era sua intenzione.
«Aspetta,
ma nella storia come aiutante non c’era una specie di
gufo?» azzardò a chiedere Dosu,
risvegliando l’attenzione di Zaku
intento a giocare a carte con Haku.
«Non
mi dire che il dobe…» cominciò
Sasuke, compiaciuto.
«…
farà la parte dell’uccello?» terminò per lui
già Kiba preda di risate quasi isteriche
mentre Naruto sbraitava ricordandogli che vi erano anche una tartaruga
ed una
rana.
Ino e Shikamaru
intanto finalmente
lontani dai riflettori evitarono accuratamente di guardarsi,
imbarazzati e
confusi. Infine fu Ino a prendere la parola: «Beh…
vedremo, non si sa mai,
potrebbero anche cambiare idea.»
«Effettivamente
i nostri professori
non sono molto affidabili, sicuramente sarà
così.» concluse Shikamaru,
chiedendosi perché fosse così emozionato
all’idea.
E infatti,
poche settimane dopo, tutta la classe era intenta a preparare la recita
“L’incantesimo del lago”.
C’era
chi ripassava le proprie
battute, chi preparava
le scenografie e chi i costumi,
mentre i professori che dovevano tenerli d’occhio si erano
spostati in sala
mensa per bere un caffè e spettegolare.
«Ma guarda
te… siamo più responsabili noi di
loro.» sbuffò Sakura, intenta a montare una
scenografia. Mentre si asciugava la fronte con una manica
si voltò in cerca di Sasuke, ma incontrò soltanto
lo sguardo ammirato di
Hinata. «Che c’è?»
«Sei
davvero fortissima Sakura-san…
in genere questo lavoro lo fanno i ragazzi…»
mormorò la ragazza intimidita. Sakura arrossì,
pensando che effettivamente era
poco femminile.
«Ma Haruno è
un ragazzo.» commentò acida Karin alle
loro spalle, mentre cuciva il costume che avrebbe indossato Shikamaru.
Sakura si
voltò sentendo il sangue
andarle alla testa, incerta se picchiarla subito o aspettare un momento
migliore, quando sentì una mano poggiarsi sulla propria
spalla. Si voltò certa
di incontrare gli occhi di Hinata, e invece si specchiò in
due iridi del color
della pece. «Sasuke…»
Tutta la
classe, meno Naruto, Kiba e
Ino, in quel momento assente, già a conoscenza della
relazione tra i due, si voltò a
guardare entrambi non appena Sakura ebbe pronunciato quel nome senza
alcun
suffisso.
«Facciamo una
pausa? È quasi ora di
pranzo.»
propose Sasuke, senza mostrare il minimo
turbamento.
«Oggi
ho dimenticato il mio»
ammise la ragazza, rabbuiandosi.
«Non
c’è problema, puoi mangiare con
me.» ribatté indifferente.
Esclamazioni
soffocate si
propagarono per tutta la sala, mentre Karin li guardava sconcertata e
Tayuya
rideva a più non posso insieme a Suigetsu, soltanto per la
sua espressione
sconvolta.
«Allora
va bene.» accettò Sakura
raggiante, abbandonando chiodi e martello.
«Grazie.» sussurrò a voce più
bassa,
non appena ebbero sorpassato gli altri.
Sasuke le
portò un braccio intorno
alle spalle. «Karin dà
sui nervi anche a me. Chiamami
quando ti dà
fastidio.»
«La
tiene pure abbracciata!» si
meravigliò Zaku,
che intanto spettegolava con Sakon
e Ukon, a dispetto
delle
teorie maschiliste di Suigetsu.
Sasuke si
voltò, fulminandolo con lo
sguardo.
«Sì. Perché
io faccio quello che mi pare, con chi mi pare, quando mi pare. Problemi?» lo sfidò.
«No,
no.» si affrettò a dire
l’altro, memore della sua ultima disputa con Sasuke, finita
con un braccio
rotto. Suo. Sempre per via di Sakura.
«Bene,
perché tanto quello che dici tu
vale meno di zero.» concluse il moro, riprendendo a
camminare.
«Non
mi direte che stanno insieme
veramente?» chiese con un sussurro Sai.
«Perché?
Ti piace Haruno?»
domandò Kiba a voce altrettanto bassa.
«Che ti piaccia
o no, lei ora sta con
Sasuke. » si intromise
Naruto, con un tono che non
ammetteva repliche.
«E tu che
c’entri? Neanche hai un
pisello, cosa parli a fare?»
«ANCORA CON
QUESTA STORIA? IO CE
L’HO!»
Neji si
voltò sentendoli urlare, poi
chiese a Lee cosa avesse da gridare tanto.
«Esprimono la
loro giovinezza! A
proposito di giovani, dov’è Tenten?»
«Qui! Ero con
Ino a provare, è
davvero brava, sapete?»
comunicò loro entusiasta la ragazza.
Infatti in quel
momento la Yamanaka si
trovava nell’aula accanto, e guardando il proprio riflesso
alla finestra
leggeva le proprie battute, mentre a disagio nel suo vestito
principesco finiva
di infilare una sorta di mantello nero trovato in sala teatro per
coprirsi.
«Avevi
ragione a dire che sono
brava, l’oca mi riesce per natura…»
proclamò tetra, sentendo Tenten tornare in
aula.
«Viva
l’autostima.» commentò
Shikamaru, facendola sobbalzare.
«Ma… ma…
pensavo fosse Tenten…» spiegò lei
allibita.
«Come
sei amara quando sei con le
tue amiche…» fece Shikamaru, prendendo in mano il
copione.
«Ancora
mi chiedo perché dovremmo
mettere in scena un cartone animato.»
replicò Ino, svincolando.
«Penso
c’entri con un qualche strano
piano dei prof, e comunque non cambiare argomento.» rispose
lui, alla ricerca
delle proprie sigarette.
«E tu
non fumare!»
«Come sai che
cerco le sigarette
scusa? Magari prendevo una penna…»
disse, tanto per
ribattere qualcosa.
«Perché
ti conosco meglio di te.»
Entrambi
accolsero la frase con un
denso silenzio carico di riflessioni. Quello che aveva detto Ino era
vero, in
un modo o nell’altro la loro vita l’avevano
trascorsa assieme per via delle
famiglie amiche; in sesta elementare e nei primi due anni delle medie
le loro
strade si erano allontanate un po’ per via di diversi
interessi, specialmente
perché tutto il tempo libero di Shikamaru era speso
nell’oziare e
quello di Ino nel litigare con Sakura per Sasuke: ma
quando Sasuke era partito per tutta la terza media in America per uno
scambio
culturale, la ragazza aveva messo da parte ogni battibecco per
consolare l’amica distrutta, e
Shikamaru aveva riconosciuto la vecchia Ino, tornando a legare con lei.
Ora,
alle superiori, erano ancora nella stessa classe, e con lui e Choji si
comportava
quasi come una madre apprensiva e isterica, come ci teneva il primo a
precisare. Tuttavia nell’ultimo periodo aveva cominciato a
mostrarsi
insofferente verso tutto e tutti. Il suo aspetto era sempre curato,
eppure a
tutti sembrava diversa; inoltre scordava di fare i compiti a casa o
arrivava
addirittura impreparata, lei che era sempre stata la seconda tra le
ragazze
dopo Sakura, e non mangiava più allo stesso tavolo delle
altre isolandosi
deliberatamente; secondo Kiba era
dovuto solo al
fatto che la maggior parte delle altre fosse in coppia con un ragazzo e
gli altri avevano più o meno liquidato il problema, ma
quando Ino aveva declinato un invito a fare shopping i suoi due
migliori amici avevano cominciato
seriamente a preoccuparsi.
Ino conosceva
Shikamaru meglio di lui
stesso, e Shikamaru avrebbe dovuto conoscere
altrettanto Ino.
Eppure non era
più lei, e la capiva
meno di prima.
«Ino…»
cominciò, deciso ad
affrontare l’argomento.
«Proviamo
qualche battuta?» lo
interruppe lei.
La
squadrò con cipiglio preoccupato.
Due minuti prima si lamentava per la trama e ora voleva provare: decisamente era strana.
Era sempre
stata pazza a parer suo,
ma non incoerente.
«Allora… » Ino si bloccò, notando il foglio che teneva in mano.
Era la scena
del primo
bacio.
Shikamaru
guardò da dietro le sue
spalle, e il cuore prese a battergli all’impazzata.
«Come
siamo messi con la storia del
bacio?» domandò Ino, spiazzandolo.
«In
che senso?»
«Te la senti?
Non lo trovi
imbarazzante?»
«Abbastanza
imbarazzante, s…»
Ino
tornò a guardare il foglio, con
aria distratta. «Il mio primo bacio…»
«Che
cosa?» chiese subito, stupito.
«Che
c’è di strano? Mi hai mai vista
baciare Sasuke-kun? Non sono Karin, io!»
«Beh
ma… pensavo che comunque
qualcun altro…» mormorò il ragazzo,
preoccupato. Temeva di averla fatta
arrabbiare, ed era troppo vicino a lei per scappare.
«Perché,
tu chi hai baciato?»
domandò invece la biondina.
«Ma…
Che domande sono?!»
sbottò, imbarazzato.
Ino si
voltò a guardarlo dritto in
faccia, una combinazione di rabbia e delusione in volto.
«Tu
hai dato il tuo primo bacio… e
non me lo hai detto?»
Shikamaru si
sentì stranamente in
colpa guardandola, e voltò il viso da un’altra
parte. Sabaku
no Temari gli aveva rubato un bacio, ma non sapeva se contarlo come
primo bacio
o meno essendo entrambi ubriachi al momento del misfatto.
«E a
Choji lo hai detto?» chiese con
una punta di minaccia nella voce, Ino.
«No…
Sì.»
ammise il ragazzo, ritraendosi per schivare un pugno sulla spalla.
«Perché
non ti fidi di me?!»
lo accusò la ragazza, rossa di rabbia.
In
realtà Ino sarebbe
solo voluta fuggir via in lacrime. Aveva capito da
tempo di essere innamorata di Shikamaru, e non sospettava
assolutamente
che l’altro potesse avere già una fidanzata. Aveva
sentito parlare di Temari,
ma erano solo voci da lui non confermate, e
inoltre sperava che non fosse mai accaduto nulla tra loro.
“Non
ho speranze, non ne ho mai
avute… però ci speravo…”
«Non
è questo, è che non era una
cosa seria…» si ritrovò a dire
Shikamaru impacciato.
«Va
bene.» annuì la ragazza
serafica.
Se Shikamaru
prima era confuso, ora
era strabiliato.
«Dio,
Ino, cos’hai?
La febbre?»
sbottò.
«No,
perché? Proviamo?»
Lo stava
facendo impazzire
letteralmente.
“Allora
forse ne
ho qualcuna… ma come faccio a capire se gli piaccio? Ci conosciamo
da millenni, secondo
me per com’è
lui non ci ha neanche mai pensato… devo
fare in modo che ci arrivi…” pensava intanto la
ragazza, che si era accontentata subito di quella breve negazione da
parte del ragazzo.
«Va
bene… allora, in questa scena
Derek ritrova Odette che credeva persa per sempre, i due si chiamano
per nome e
poi…»
«Si
baciano, sì… Fammi vedere come
mi chiami.»
«Odette.»
«NON COSì,
STUPIDO! UN PO’ DI
PARTECIPAZIONE! PRIMA LO FAI BENE
E PRIMA FINIAMO!»
lo sgridò.
«Ok,
ok…» sbuffò il ragazzo,
tentando di concentrarsi.
Ino lo
guardò farsi serio, e sentì
il solito batticuore che la coglieva ogni qualvolta il ragazzo
si mostrava deciso a fare qualcosa. Sin da bambina ammirava il lato
serio di
Shikamaru che ogni tanto emergeva da quello svogliato.
«Odette…»
la voce del ragazzo si era
fatta più profonda, e lo sguardo sollevato e soprattutto
innamorato.
Ino dovette
soltanto ricordare il
nome del personaggio, senza fingere nulla.
«Derek…»
pronunciò con voce soave,
avvicinandosi a lui.
Shikamaru la
circondò con le proprie
braccia e l’avvicinò
a sé, senza smettere di fissarla.
Non sapeva bene cosa stesse accadendo, ma non riusciva a fermare la
scena, se di scena si trattava.
«E
poi ci dovremmo baciare.»
commentò Ino interrompendo il momento, dato che entrambi si
erano bloccati per
diversi secondi a guardarsi.
«Già.
Beh quello lo lasceremo per
ultimo… piuttosto, rivediamo le prime
scene…» sfuggì il
ragazzo, voltandosi per prendere il copione. Ino lo trattenne per un
braccio.
«Aspetta! Non
voglio… dare il mio
primo bacio in pubblico!»
disse imbarazzata.
Shikamaru
sbuffò ancora, lasciando
andare il copione. «E
cosa vuoi fare, allora? Non
possiamo cambiare la trama.» le fece notare, seppur comprendendo
i sentimenti della ragazza anche solo in parte.
«Lo
so…» mormorò Ino mordendosi un
labbro.
«Lo
so che non è molto bello,
però…»
fu interrotto da un’occhiata spaventosamente accesa della
ragazza.
«Baciami.»
Stavolta
Shikamaru non riuscì neanche a
rispondere, limitandosi ad
uno sguardo attonito.
«Ma
sì! Visto che
baciare ci dobbiamo, facciamolo ora che siamo soli per la prima
volta…»
insistette lei.
«Ah! Ma…» il
viso già colorito di Shikamaru assunse una
tonalità più rossa, mentre tentava di
ragionare alla bell’e meglio di fronte alla richiesta
dell’amica.
Lei, bella,
avvolta da un manto nero
che le faceva risaltare gli occhi azzurri, con i capelli finalmente
sciolti che
le ricadevano sino alla vita, unica presente in quell’aula,
gli stava chiedendo
di baciarla. Inutile dire quanto la richiesta lo allettasse, sebbene la
ragione
temesse di accettare. Rovinare la sua amicizia con Ino era una sola delle
possibili orribili conseguenze che avrebbe
potuto
avere un bacio scambiato tra loro, specie se qualcuno li avesse visti.
«Oh, andiamo!
Sei un uomo o no?»
lo provocò.
Shikamaru,
colpito nell’orgoglio, la
tirò nuovamente a sé per le braccia e il mantello
di fortuna della ragazza
cadde a terra, rivelando lo splendido abito bianco che nascondeva.
Shikamaru
dischiuse le labbra per parlare, ma la voce gli morì in
gola, mentre la scostava
nuovamente da sé per guardarla meglio.
«Cosa
c’è?» domandò lei, con falsa
innocenza.
«Ino…
stai veramente bene con
quest’abito.» le
disse, ben sapendo che
questo fosse solo un misero eufemismo.
«Beh,
devo fare la principessa…»
replicò lei con un leggero sorriso sbarazzino.
«Senti…
noi dovremo comunque provare
diverse volte la scena del bacio… sei sicura che non
sarà imbarazzante dare il
primo bacio a me, qui, da soli? Non sarà peggio dopo?»
si costrinse a quest’ultima il ragazzo, obiezione
promettendosi che se lei avesse ancora
insistito l’avrebbe accontentata, e con gioia.
«Se
c’è qualcuno a
cui posso dare il mio primo bacio senza rimpianti sei tu,
Shikamaru. Sei
un bravo ragazzo dopotutto.»
dichiarò la ragazza
abbassando lo sguardo. Avrebbe preferito terminare diversamente, ma non
sapeva
come lui l’avrebbe presa.
«V-va
bene…» mormorò il ragazzo, che
cominciava ad
innervosirsi parecchio all’idea di dare un bacio
all’amica di infanzia.
«Allora, su.
Recita.» lo
invitò lei avvampando. Doveva ammettere con se stessa
di aver un po’ sfruttato la situazione per ottenere un bacio
dal moro, ma così
forse lo avrebbe svegliato. O magari lei stessa avrebbe capito che si
trattava
di una semplice infatuazione e avrebbe lasciato
perdere.
«Odette…»
la chiamò lui, con la gola
improvvisamente secca.
«Derek…» lo chiamò lei, e stavolta
parve quasi essere
la vera Odette, tanto il suo sguardo era dolce e determinato al tempo
stesso. I
suoi occhi brillavano del sentimento che li animava, e la bocca
di lei era piegata in un sorriso delicato adatto ad una
dama innamorata.
Shikamaru non
si rese quasi conto di
quello che faceva, mentre la tirava accanto a sé e la
baciava con ardore.
Baciava
Ino, non Odette.
Quando
capì che i suoi pensieri
avevano preso quella piega la lasciò immediatamente andare,
riprendendo fiato.
Ino guardava le
proprie mani, che
stringevano la stoffa del vestito con forza dal momento in cui le sue
labbra si
erano unite a quelle del ragazzo, e non riusciva a sollevare lo sguardo.
«Scusa…
ehm..,
mi sono fatto prendere troppo, forse… »
farfugliò Shikamaru imbarazzato.
“Forse? Ci mancava
soltanto che la
stendessi sulla cattedra e te la…” a quel pensiero
il ragazzo si irrigidì
come un ciocco di legno.
«No,
no… anzi, come primo bacio:
wow.» affermò il biondo angelo che di angelico in
quel momento non aveva poi
tanto. Sembrava stesse parlando di qualcosa visto
dall’esterno più che accaduto
a lei stessa, a parere di Shikamaru.
«…
Però…»
«Però?»
ripeté il ragazzo, già convinto che avrebbe
assestato un brutto colpo al suo
orgoglio maschile.
«Tra
due innamorati di questo tipo,
non credi che dovrebbe essere un bacio più casto?»
Se fosse stato
un cartone animato,
Shikamaru era certo che sarebbe caduto a gambe all’aria,
tanto non si aspettava
un’affermazione così, per quanto pertinente.
«Riproviamo
allora?» ne approfittò il Nara.
I loro sguardi
s’incontrarono
ancora.
«Non che io ci voglia prendere gusto, ma era per dare un bacio casto…» si affrettò a precisare.
“Cosa
cazzo sto dicendo? Cosa?!
Cosa?!”
«Ah. Bene.»
approvò Ino, segretamente felice.
«Odette…»
ricominciò ancora
Shikamaru, che ormai stava cominciando ad apprezzare lo spettacolo.
«Derek…»
ripeté Ino, che non vedeva
l’ora di baciarlo nuovamente.
Stavolta quando
lui si chinò su di lei
lo fece con minor foga, poggiando le labbra con
delicatezza contro le sue e tenendo le mani poggiate contro le sue
guance,
carezzandogliele mentre si allontanava da lei.
«Meglio?»
domandò, con uno sguardo
involontariamente sensuale.
«Decisamente.»
annuì Ino, che non riusciva più bene come prima a
fingersi estranea.
Tuttavia
Shikamaru non diede segno
di allontanarsi, continuando a guardarla incuriosito.
Ino decise di
tentare il tutto per
tutto.
«Riproviamo?»
lo tentò, con un
sorrisetto imbarazzato.
Se Shikamaru
avesse reagito male,
avrebbe cambiato scuola, distretto e forse anche città.
«Ino…»
Lei
inspirò profondamente, certa che
sarebbe soffocata per la vergogna, ma poco dopo si rese conto che il
tono con
cui l’altro aveva parlato era tremendamente simile a quello
usato per chiamare
Odette.
Lo
guardò, mentre il suo sorriso si
allargava.
«Shikamaru…»
«Ehi, gentaglia!
Avete visto dove cavolo
sono i protagonisti?» li chiamò Kiba.
«Gentaglia
sarà tua zia…» rispose
Temari sorpassandolo per andare a portare il pranzo al fratello.
«Ciao
fiore!» la salutò ridendo, «Ti
posso cogliere?»
«Toh,
è arrivato il fioraio dei
poveri…» commentò Shino distrattamente,
andando dritto per la propria strada.
«SE
HAI QUALCOSA DA DIRE, DILLO IN
FACCIA!» gli urlò dietro l'Inuzuka.
Shino si
fermò, voltandosi a
guardarlo attraverso gli occhiali scuri che lo contraddistinguevano e
mezzo nascosto
dal solito cappuccio.
«Toh.
È arrivato il fioraio dei
poveri.» ripeté scandendo le parole, come se
parlasse ad
un bambino.
Temari
scoppiò a ridere, togliendo a
Kiba la possibilità di controbattere in maniera adeguata.
«Comunque
i due stanno pomiciando in
classe.» li informò Tayuya,
portando in
mano una cassa da sei birre.
«Ehm…
ehi… Sicura di poter portare
quella roba qui?» domandò Jirobo.
«Non
scassare grassone, tanto non sono
per te.»
«Sempre
fine…» commentò sarcastico Kidomaru.
«Già…
Allora, lì dobbiamo mettere
quella scenografia…» cominciò a dire
Kiba. Poi si fermò qualche istante a
riflettere. «CHI
STA POMICIANDO DOVE?!»
Tutti si
voltarono a guardarlo
storditi.
«Nara
e Yamanaka.» rispose Tayuya, aprendo
una lattina, «In classe.»
«…Ma tu
quando li hai visti?» chiese Naruto boccheggiando, dopo
qualche esitazione.
«Mentre
andavo a comprare le birre.»
rispose lei con naturalezza, passando una lattina a Kimimaro.
«Ho vinto!
Pagare…»
esclamò Choji, cominciando a passare tra i compagni e
riscuotendo denaro e lamentele.
«Dannazione,
avessero
aspettato alle vacanze avrei vinto io…» si
lagnò Tenten.
«C’è
da festeggiare! Beviamoci su!»
proclamò Kankuro, saltando su di un banco.
Temari e Gaara
guardarono il
fratello a bocca aperta. Gli altri invece fecero partire fischi e
applausi di
approvazione.
«Sempre
una scusa buona per bere, mi
raccomand…»
cominciò Suigetsu
divertito, notando poi Karin all’ombra della stanza, poggiata
con la schiena
contro il muro accanto alla finestra che non si era lasciata
coinvolgere
stranamente dall’euforia generale.
Fuori da quella
finestra,
perfettamente visibili alla luce del
giorno, Sakura e
Sasuke mangiavano il loro pranzo l’uno accanto
all’altra, chiacchierando con la
tipica aria da piccioncini che in genere si vedeva soltanto nelle
fiabe. Sasuke
tentava vistosamente di
contenersi e apparire freddo, sebbene non
riuscisse a nascondere il viso più rilassato del solito e lo
sguardo che da truce era
diventato dolce, mentre Sakura non faceva nulla per celare il grande
sorriso
che aleggiava sul suo viso, tentando di imboccare il ragazzo con la
forza, anche
se solo per scherzo, e finendo col rovesciarglisi addosso.
La rossa
davanti a quella visione
sospirò, pensando che quella cornice naturale di sole e
verde si adattasse
particolarmente a quei due, e si chiese se lei avrebbe mai avuto un
ragazzo con
cui scambiare affetto e parole dolci. Era sempre stata tanto irruenta
da
spaventare qualsiasi ragazzo dolce fosse stato sulla sua strada, e
aveva
puntato l’Uchiha perché le sembrava il tipo adatto
a reggere un carattere come
il suo, magari a smussarlo con la sua collaborazione. Si era resa conto
da sola
in quei mesi però che il modo in cui il ragazzo guardava la
compagna era
cambiato, e aveva continuato a corteggiarlo a tempo perso, soltanto per
il suo
aspetto fisico, sentendosi sempre più vuota e frivola.
«Din don,
terra chiama la strega cattiva…» la
richiamò alla realtà la voce di Suigetsu.
Karin distolse
lo sguardo da quella
romantica quanto per lei avvilente visione, dimostrazione di
ciò che sentiva
non avrebbe mai potuto avere, e lo portò verso il compagno.
Abbozzò un sorriso
amaro, pensando al rapporto che aveva con lui. Conosceva ogni lato di
lei e
litigavano di continuo, altra dimostrazione di come non avrebbe mai
potuto
avere un principe azzurro. Se la si conosceva, la si evitava. Sempre.
«Che
hai?» domandò Suigetsu, improvvisamente e
inusualmente
serio. «Se è per Sasuke, non ne vale la
pena.»
«Non
è solo lui… Lascia stare, uno
come te non può capire…»
borbottò, stizzita.
«Eddai, non metterti
a fare l’adolescente
fragile con me, ora. Non voglio dire una cazzata come “il
mare è pieno di
pesci, cercatene un altro” però non ti abbattere
ora… pensa piuttosto a
sistemare le cose per la recita. Magari un pesciolino idiota che ci
casca te lo trovi davvero.»
le disse, col solito ghigno che ricompariva sul suo volto.
«Tu
hai un cervello da pesce, uno
l’ho già trovato.» sbottò la
ragazza, accorgendosi solo allora della lattina
che gli veniva offerta e
strappandogliela di mano con
forza.
«Chi
disprezza compra.» le fece
notare lui.
«Mai detto di
disprezzarti. Dovresti
valere qualcosa perché io possa sminuirti, ti pare?»
«Che
modo di parlare ricercato…
cos’è, quando non serve più
smetti di fare l’oca a
comando? Secondo me se mostrassi un attimino
il
cervello che hai, sarebbero i pesci a correrti dietro.» le
disse guardando da
un'altra parte e approfittandone per salutare il cugino, Sai,
sollevando con un
cenno la propria lattina.
Karin si
voltò di scatto, rimuginando
su quello che trovava un consiglio prezioso, poi, per la prima volta
nella sua
vita, sorrise a Suigetsu senza malizia di sorta.
«Grazie.»
Suigetsu a
quelle parole sgranò gli
occhi, e quando vide quel sorriso
si chiese per un
attimo se non avesse sbagliato persona. «Beh…
Niente.» mugugnò frastornato.
«Guardate
chi c’è!» gridò Lee da
sopra una scala, indicando l’entrata.
Ino e Shikamaru
furono accolti da
una miriade di grida concitate e applausi.
«Che facevate
soli soletti, eh?
Shika, altro che cervo! Vecchio volpone, che hai combinato?*»
lo stuzzicò Kiba, dandogli qualche gomitata sul fianco.
«Yamanaka,
trattamelo bene!» le
raccomandò Temari ilare, che non serbava neppure alcun
ricordo di quel bacio da
ubriaca, dato del resto solo perché preda della cosiddetta
“sbronza triste”.
«Ma di che
parlate? Noi stavamo
soltanto provando una scena!»
si difese Ino sgomenta.
«Quale scena? Il
bacio?»
domandò maliziosamente Naruto.
«Sì.»
rispose apatico Shikamaru, congelando tutta l’euforia del
gruppo.
«Ma
no… noo!
NOO!» fece Kiba.
«Beh…
allora… brindiamo allo
spettacolo!» propose Kankuro, suscitando ancora una volta le
risa generali.
«Ogni
scusa è buona, eh?» lo riprese
la sorella.
Shikamaru ed
Ino, alle spalla della folla che si disperdeva, si guardarono
l’uno di fianco all’altra
con la coda degli occhi, e la ragazza accennò un sorrisetto
malizioso prima di
seguire Tenten velocemente.
«Ino,
ma perché hai quel mantello
nero?»
«Mi
vergogno con questa roba
addosso!»
Shikamaru la
osservò allontanarsi spingendo
l’amica, senza mutare espressione. Si voltò poi
alla sua sinistra, percependo
una presenza. Era Choji, con un pacchetto di patatine alla mano, che lo
stava
guardando.
«Sappi che sei
il mio mito. E quando
lei ti ucciderà, perché prima
o poi lo farà, sarò il
primo a far notare a tutti il tuo coraggio durante il tuo elogio
funebre.»
«Sapevo
di poter contare su di te.»
«È
un onore.»
Il pubblico
immerso nel buio della
sala si godeva muto lo spettacolo messo in piedi dalla quinta sezione,
che
aveva rivelato diversi talenti nascosti.
Ino, rinomata
per via della sua voce
ricca di tonalità tutte volontariamente assordanti, sapeva
anche essere melodiosa e
appunto potente come aveva dimostrato con la
prima canzone della recita, lasciando il pubblico a bocca aperta e i
signori
Yamanaka in lacrime; una sorpresa era stata invece quella di Shikamaru,
ben più
calda e pacata, che si era rivelata altrettanto intonata.
Sakura, Hinata
e Tenten avevano
rivelato una grande abilità fisica, mentre Naruto aveva
sbalordito tutti con
una recitazione da oscar.
Infine vi fu la
scena del bacio, in
cui tutti trattennero il fiato. Chi come i loro compagni moriva
dalla voglia morbosa di vedere se avrebbero sbagliato qualcosa, chi
come il
padre di Ino moriva dalla voglia di uccidere Shikamaru e al tempo
stesso di
mettersi a pregare col suo migliore amico nonché padre del
ragazzo che da cosa
nascesse cosa, comunque tutti i presenti tennero gli occhi incollati
sui due
attori provetti.
«Derek…»
«Odette…»
I due ragazzi
si guardarono, e Ino
sussurrò a tutta velocità:
«Evita
di far sì che mio padre salti
qui e ti uccida.»
«E tu
evita che si metta a piangere
perché il loro sogno di unire le famiglie non si
avvererà, quindi baciami
bene.» sussurrò il ragazzo di rimando muovendo
appena le labbra, mentre la
circondava con le braccia.
«Te
lo do io il baciami bene, Nara.» lo
assalì silenziosamente minacciosa, facendolo
temere per la sua incolumità.
Poi la ragazza
attese che lui
poggiasse le labbra sulle sue per ingaggiare una sfida di resistenza al
bacio
più passionale e quasi violento che lei potesse dargli,
approfittando dell'impossibilità di lui nel muovere le mani,
con tutto il sadismo del caso.
Il pubblico non
tardò ad applaudire
e ad acclamare i propri figli, mentre il sipario calava.
«Bene,
dobbiamo andare subito a fare
l’inchino!» affermò Sakura agitata.
«Non
dirlo a noi.» le disse Sasuke
indicandogli i due protagonisti ancora avvinghiati l’uno
all’altra.
«MA OH! Meno
male che stavano
provando in classe!» sbottò Kiba ridendo.
Ormai era
chiaro a tutti che i due
avevano mentito, ma nessuno serbava rancore. Erano troppo occupati a
pensare a
come ricattarli o prenderli in giro per prendersela per i soldi persi.
«Ragazzi
andiamo!
Prima che il padre di Ino si avvicini a vedere!»
li
richiamò Choji che conosceva bene l’uomo e sapeva
che
per la figlioletta adorata non avrebbe guardato in faccia nessuno.
«Ragazziii… » li chiamò
anche Naruto notando che i due erano andati in
un mondo a parte, e non vedendo altra scelta lanciò contro
la schiena di
Shikamaru la sua spada finta.
I due si
allontanarono con grande
disappunto del moro, che lanciò un’occhiataccia
feroce al malcapitato promettendogli una morte dolorosa, neanche fosse
diventato Sasuke.
«Ehi! Lo faccio
per voi!» si
difese Naruto.
«Cosa
c’è, Shika? Ti ho baciato bene
per caso?» lo
provocò a bassa voce Ino con un leggero
sorriso, raggiungendo ancheggiante la fine del sipario per passare
davanti al
pubblico.
«Allora,
bacia bene?» le fece il verso Choji
con un ghigno divertito, passando accanto al migliore amico. Quello
rimase
muto, perso in una marea di pensieri tutti aventi come oggetto la sua
Odette
personale.
«Shikamaru?»
azzardò Suigetsu,
notando l’aria assente.
«Shikaaaa…
terra chiama Shikaaaa…»
scherzò Kiba.
«Oh
signore, è partito…» sospirò
Tenten.
«Nara,
al rapporto!...
no, niente…» tentò ancora Lee.
«Ma che
cazzo, è in trance?»
«Si
chiama “testosterone” Tayuya.»
rispose Neji poco convinto.
«Ed
è qualcosa che Naruto non ha,
perché non ha neanche un pisello.»
«SAI! HAI ROTTO!»
sbraitò il biondino in questione.
«Sentite,
il pubblico ci aspetta!»
li interruppe la vocetta
timida di Hinata che
ascoltava il rumoreggiare oltre il sipario.
«Shikamaru
Nara, muovi il culo e
vieni davanti al sipario o ti ci spedisco a calci!»
ordinò Sakura facendo schioccare le dita. Shikamaru si
riprese
non appena avvertito il pericolo reale nella sua voce.
«Ah sì.»
disse piuttosto svogliatamente, raggiungendo gli altri.
I rimasti
guardarono Sakura con
tanto d’occhi.
«E
andate anche voi o vi prendo a
calci tutti.» li minacciò.
Cinque secondi
dopo, tutti in fila
perfetta di fronte al pubblico, i ragazzi del secondo anno s’inchinava
per ricevere ulteriori applausi.
«Quindi
voi… stavate provando prima, eh?»
mormorò Sakura di fianco ad Ino.
«Ma non eri
in giardino, tu?»
«Le
voci girano… e Shikamaru sembra
cotto a puntino.»
«Speriamo.»
ridacchiò la bionda
inchinandosi per l’ennesima volta.
«Sembra
che quest’anno la fortuna
giri dalla nostra.» disse l’altra, alludendo anche
alla sua relazione con
l’amato Uchiha.
«Quasi
quasi
mi taglio i capelli.» proclamò l’altra.
Le due si
guardarono. I capelli
lunghi simboleggiavano la loro sfida passata, il loro voler conquistare
Sasuke
e la fine della loro amicizia. Sakura li aveva tagliati quando aveva
creduto di
non avere speranze con Sasuke, abbandonando anche le sue buone maniere
forzate
e finendo per conquistarlo in questo modo; Ino li aveva tenuti per
capriccio, e
anche per un leggero quanto segreto complesso di
inferiorità
nei confronti di Sakura, con cui pian piano stava tornando amica.
«Potrebbe
essere una buona idea.»
replicò sorridendo Sakura. «Tipo come quando eri
bambina.» propose poi.
Tagliarli avrebbe voluto dire poter tornare amiche come prima alla luce
del
sole.
«E magari dopo
potremmo uscire a fare
compere. O anche prima.»
propose Ino raggiante.
«Sarebbe bello.
Anche domani…»
approvò l’altra. Improvvisamente si
sentì cingere alle
spalle e sobbalzò, sorridendo poi a Sasuke accanto a lei.
«Sakura,
cos’è questa storia che mio
fratello era qui? Io non gli aveva detto della recita…»
cominciò il ragazzo, cupo.
«L’ho
chiamato io, amore.»
«Tu
cos…» Sasuke si
bloccò, arrossendo a quel nomignolo, e Sakura seppe di avere
già la vittoria in
tasca.
Ino si
voltò, felice
per l’amica, e andò incontro ai genitori. Li
trovò a parlottare concitatamente
con i Nara e gli
Akimichi e dirottò il suo cammino
verso la porta della sala teatro, ma prima si fermò al
tavolo del rinfresco e
prese un coltello, nascondendolo in una piega della gonna bianca.
Shikamaru,
intrappolato dalla morsa stritolatrice della madre di Choji che lo
salutava,
riuscì solo ad
intravedere una figura candida sparire
dalla sala.
«Scusate,
ho
scordato una cosa in classe.» inventò
lì per lì, e si allontanò velocemente
poggiandosi contro il tavolo su cui poco prima
Ino
aveva rovistato.
«Ehi Zaku, hai visto Ino?»
domandò al compagno di classe che
sembrava già piuttosto euforico per via delle birre scolate dietro
le quinte.
«Era
qui due secondi fa, è sparita con un coltello in
mano.» disse l’altro, andando
poi a bighellonare per la sala.
Shikamaru
rimase
interdetto per qualche secondo, scattando poi a folle
velocità verso la porta,
per poi correre verso la propria classe. Spalancò la porta
scorrevole giusto in
tempo per vedere Ino portarsi il coltello alla nuca.
«Ino! Che fai?!» ansimò,
poggiandosi allo stipite, raggelato.
La ragazza si
voltò
a guardarlo sorpresa. «Che fai qui?»
«Che
fai tu?! Molla il
coltello!» le
ordinò,
teso come una corda di violino.
«Solo
un secondo.»
La lama
penetrò
facilmente nella chioma della ragazza, e qualche secondo dopo un manto
dorato venne trascinato
all’esterno dalla ventata prodotta dalla
porta che si apriva, voltando fuori dalla finestra. Ino
guardò quel quasi metro
di capelli tagliato volare e cadere ondeggiando verso terra, per poi
disperdersi all’ennesima folata di vento.
Quando si
voltò
verso Shikamaru, il ragazzo la fissava allibito.
«Ma sei
impazzita?» sbottò, prendendo poi in mano il
coltello che la ragazza gli
porgeva.
«Ho
solo deciso di
dare un taglio… con alcune cose
del passato. Fa molto
cigno che diventa donna, come Odette.»
scherzò lei.
«…
non capirò mai
voi donne…» si limitò a commentare il
ragazzo, non udendo alcun’altra
spiegazione.
Ino si
voltò,
sorridendogli di cuore. Ora che sapeva di essere ricambiata, si sentiva
del
tutto a suo agio con Shikamaru, proprio come ai vecchi tempi. Del resto
a volte
le cose dovevano cambiare, per poter
restare così
com’erano.
«Che
c’è?» chiese
Shikamaru confuso, vedendola sorridere a quel modo.
«Mi
stanno tanto
male i capelli corti?» domandò divertita, portando
dietro alle orecchie qualche
ciuffo.
«No.»
rispose lui, sicuro. Quel taglio gli ricordava la
Ino buona e dolce
che aveva conosciuto da bambina, e che probabilmente esisteva ancora in
fondo
all’animo di quella ragazza isterica. Si chiese come avesse
potuto dimenticarla
o dare dell’oca in passato proprio a lei, ricordando soltanto
quei lati del
carattere più superficiali che sempre mostrava.
Forse erano
cresciuti entrambi troppo in fretta.
Ino
scoppiò a ridere
della sua decisione, poggiandogli una mano sul braccio.
«Shikamaru
Nara…»
«Mh?»
«Mi
piaci.»
Shikamaru
arrossì
subito, quasi fosse infastidito da tanta schiettezza sebbene si
trattasse
soltanto di timidezza o meglio poca abitudine a tali parole, e quasi
scordò
cosa doveva risponderle.
“Che
seccatura, perché deve cominciare sempre lei? Mi spiazza… e
poi l’uomo sono io!” si lamentò
mentalmente.
«Anche
tu mi piaci…
Ino Yamanaka.» scontato, forse ovvio. Ma
non era
riuscito a pensare a nulla di meglio.
«Allora
per il
prossimo quadrimestre posso anche annunciare che sei il mio ragazzo, e
quindi
off limits?»
«Se io posso fare lo stesso, s'.» dichiarò il ragazzo, mettendo le mani in tasca e guardando fuori dalla finestra.
Guardare Ino
negli occhi gli avrebbe
impedito di connettere il cervello alla bocca e avrebbe potuto
concederle
troppo. Del resto una volta sbloccata la catena di pensieri che
l’aveva portato
a ricordare tutte quelle sfumature dolci che da bambino adorava
vedere nella piccola Ino, paladina di Sakura e protettrice dei
più deboli, era
impossibile da fermare. Avrebbe finito col perdersi in quegli occhi
brillanti e tanti saluti.
«E
smetterai di
fumare?»
«No!»
«Dai,
amoruccio!» tentò la ragazza
tirandolo per un
braccio, seguendo l’esempio dell’amica.
A quella parola
Shikamaru si voltò a guardarla e ne incontrò lo
sguardo limpido e deciso.
“Fottuto… ”
«Vedremo.»
concesse.
«Si
che la smetti…
se no, non ti bacerò mai più come prima.»
«Seccatura!»
«Lo
prendo per un
sì!»
«Che
razza di
principessa saresti tu?!»
«Quella
adatta a
te!»
Perché
anche i più strani
protagonisti delle storie hanno il loro lieto
fine.
«Signori Nara,
Signori Yamanaka, mamma, papà…»
«Choji?»
«Ino e Shikamaru
stanno insieme.
Quindi…»
«Cosa?»
«Scherzi?»
«Oh
mio Dio!»
«Fantastico!»
«Lo
sapevo!»
«Io lo sapevo!
Tu dicevi di no!»
«Si,
si, certo. Quindi
dicevo… A fare la prima mossa
secondo i miei informatori è stata Ino,
perciò… Pagare! Fanno 500 yen a testa!»
«Non
scommetterò mai
più su quell’imbranato
di mio figlio…»
«Del
resto è TUO figlio.»
«Grazie
cara.»
«La
mia bambina…»
«Inoichi, basta!
Pensa a pagare anche
per me piuttosto! Io l’avevo detto fin dall’inizio
che sarebbe stata Ino a
fare la prima mossa, e prima della fine del
trimestre, ma tu no, devi sempre fare di testa tua!»
E fu
così che
tramite un ben costruito giro di scommesse, Choji Akimichi
mangiò il più lauto
pasto della sua vita al ristorante Ichiraku, dopo aver invitato Ayame, che lavorava lì e che ormai
corteggiava da tempo, con l’aiuto inconsapevole
dei suoi due
migliori amici, e dei genitori e compagni allocchi che avevano abboccato all’amo.
Perché anche gli amici astuti dei
protagonisti, hanno il loro lieto fine.
*Shika
significa cervo.
Ed
eccomi qui!
Sono
riuscita a metterci quasi tutti i protagonisti di Naruto alla
fine…
Per
me è stato tremendo scrivere questa fic,
lo ammetto, ma
è una terapia d’urto per riuscire a riprendere la
mano con la scrittura,
così da poter continuare altre storie che ho in cantiere e
non mi azzardo a
toccare.
Per
quanto riguarda il mio commento iniziale, con nuvole e bordi argentati,
come ho
detto anche ad AtegeV,
per me le nuvole sono
Shikamaru, Sasuke e Karin, mentre i bordi argentati sono Ino, Sakura e
Suigetsu
(una per il vestito, una per la bontà leggendaria e
l’ultimo per i capelli, se
proprio vogliamo).
La
parte finale con Choji che ha portato tutti i compagni di classe
nonché le famiglie (e qui Inoichi è dibattuto:
unire finalmente le famiglie
come sognava o tenersi per se la piccola Ino?) a scommettere sul cuore
dei due
protagonisti principali non potevo non metterla! Ce
lo
vedo Choji con occhialoni scuri e Temari sotto braccio andare in un bel
ristorante a sbafarsi tutti i soldi vinti grazie alla
felicità degli amici.
Beh,
magari non è così
tanto insensibile, ma deve pur
mangiare!
Inoltre
ho deciso: amo le Suigetsu/Karin, e sebbene odi lei, ho deciso di darle
un po’
di profondità in qualche modo. Spero di avercela fatta. Mi allenerò,
gente.
Sono
infine stata combattuta per il taglio di capelli di Ino, ma penso che
in fondo
vada bene. Cioè, va bene in questa
AU, con la loro
promessa e tutto il resto. Forse non c’entrava,
però era lei a gran voce ad
urlarmi di farlo. In fondo è un po’ una
rinascita…
Ultima
nota:
Il fioraio dei poveri è nella mia scuola, ed è
stato ad
una mia amica che si è rivolto con: «Ciao fiore,
ti posso cogliere?» solo che
lei non ha esattamente riso, ma l’ha fulminato con lo sguardo
e ha risposto schifata. Ben fatto. Kiba ce
n’è uno solo.
Fine
delle note, alla prossima!
E
grazie di tutto, Akami!