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Autore: _piccolame    14/06/2013    2 recensioni
Un ragazzo che ha perso la madre da piccolo e vuole sapere cos'è successo realmente quella sera in cui lei è morta d'infarto... Farà strani incontri, ed uno di questi non sarà per niente bello...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In questo momento sto percorrendo il vialetto della casa di mia madre, ormai morta dieci anni fa; con lei giocavo sempre e ci divertivamo un sacco, poi una sera, prima di andare a dormire ho sentito un urlo, sono uscito dalla mia camera per vedere cosa fosse successo. La trovai lì, in mezzo al corridoio, stesa a terra senza vita con un'espressione terrorizzata sul volto. L'autopsia dice che è morta d'infarto, ma io non ci credo, non ci voglio credere, non aveva problemi di cuore non ne aveva mai avuti ed era troppo giovane; secondo me era stato qualcosa, o forse qualcuno a spaventarla a tal punto da far smettere di battere il suo cuore...

Adesso che sono maggiorenne e posso uscire da solo da quell'orfanotrofio da solo voglio sapere la verità, voglio capire perché, perché  proprio lei ha dovuto subire tale spavento. 

Entro nella casa ormai in rovina e mi fermo in quel dannato punto del corridoio, dove l'ho trovata, dove ho pianto come mai nella mia breve vita, dove ho visto per l'ultima volta quel suo viso di solito tanto dolce contratto in una smorfia di terrore. Piango silenziosamente, mi inginocchio in quel luogo che ogni giorno maledico con tutto me stesso, sento un cigolio, non lo bado neanche mi sembra abbastanza normale visto che qui tutto cade a pezzi. Poi però ne sento altri, sempre più forti e vicini, mi giro di scatto, sto per urlare me lo sento, l'ho vista, lei che credevo di poter più vedere se non in una vecchia fotografia. Poi lo risento, uguale come dieci anni prima, un urlo che nessuno, tanto meno un bambino di otto anni dovrebbe mai sentire, quell'urlo di terrore; incomincio a correre sempre più veloce, voglio scappare da quella casa che ora sembra essere infestata da spiriti. Per quanto la voglia rivedere non posso sopportare il fatto che accada mentre lei è in quello stato, un fantasma.

Ora mi sono fermato di colpo, rivedo quel terribile ricordo che ora ha qualcosa di diverso; appena uscito dalla mia cameretta vedo prima mia madre senza vita sul pavimento poi alzo lo sguardo dal suo corpo e nel buio scorgo qualcosa muoversi, non ha un contorno ben definito ed appena riabbasso lo sguardo sul corpo sento un ghigno compiaciuto di vedere tanta sofferenza negli occhi di un bambino così piccolo che vorrebbe solo che questo fosse un brutto incubo e che si risvegli tra le braccia della madre...

Smetto di ricordare, non penso più a quel attimo terribile della mia vita,non vorrei più ricordare, ma voglio sapere la verità, mia madre merita giustizia, e quel verme la pagherà cara per averle tolto la vita! No! Non di nuovo! Sta ancora ridendo lo sento chiaramente non me lo sto immaginando. Inizio a correre, è qui, in questa casa e sono deciso a trovarlo, per fare giustizia, guardo ovunque, in giardino, nella mia vecchia camera, in quella che era la camera di mia madre, in cucina, in salotto e nella sala da pranzo; ma niente non lo trovo.

-Non lo fare tesoro, non deve accadere anche a te! Sei troppo giovane, non cercarlo, scappa finché sei in tempo!-

Adesso non posso non alzare lo sguardo su di lei su quella figura minuta che quand’era in vita era mia madre;è li davanti a me e non riesco a dire niente; nel mio cuore c’è un miscuglio di emozioni che adesso non riesco a distinguere fra loro.

-Tu meriti giustizia, e l’avrai...- fu l’unica cosa che riuscii a biascicare e ne fui sorpreso, non credevo che sarei riuscito addirittura ad aprire bocca se non per dire qualche parola sconnessa dalle altre.

Mi alzo da quella sedia, dentro mi sento scoppiare voglio urlare, voglio che quel verme soffra, so che è qui e so che posso riuscire a prenderlo e raggiungere il mio obbiettivo. Guardo di nuovo in tutte le stanze, per ultima entro in cucina, lì lo vedo e rimango paralizzato...

Quello che vedo non mi piace per niente, colui che è mancato dalla mia vita per così tanto tempo, credevo che lui se ne fosse andato ma no, lui era morto, colui che ho chiamato più volte verme è mio padre...

Credevo ci avesse abbandonato, me e mia madre, che se ne fosse andato, nessuno aveva avuto il coraggio di dire ad un bambino così piccolo allora che non era scappato ma era morto e per di più che il proprio padre era l’assassino di molta gente in quella città.

Lo fisso, presumo che veda nei miei occhi tre diverse emozioni: odio,tristezza ed un velo di malinconia, già malinconia di aver creduto che lui potesse tornare e che tutto sarebbe potuto tornare com’era una volta, prima che se ne andasse o meglio che morisse; sul suo volto un qualcosa che non ha niente di rassicurante, quel maledetto ghigno stampato sul volto...

Non capisco più niente, si è scaraventato su di me con un coltello in mano, un lancinante dolore al petto e un urlo disperato, poi solo buio.

Mi sveglio dolorante, non so quanto tempo sia passato, so solo che mi sento strano, molto strano. Sento dei singhiozzi provenire dalla stanza accanto, probabilmente mia madre, non capisco perché versa tutte quelle lacrime in fondo sto bene ho solo un po’ di dolore al petto.

MI sono alzato, sono davanti ad uno specchio e capisco,ora capisco quel pianto, quel sangue a terra e quel terribile ghigno sul volto di mio padre, ora di nuovo scomparso.

Non posso crederci...

Ora sono come loro...

  
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