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Autore: ShioriKitsune    15/06/2013    7 recensioni
In un universo alternativo, Naruto, Sasuke e tutti gli altri sono dei normali ragazzi che frequentano la scuola superiore. Ovviamente, il normali va tra virgolette.
****
[NaruSasu]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Lo so, lo so, NON DITEMI NULLA.
Che ci crediate o no, stavolta la colpa del ritardo non è mia.. Sono stata senza internet per una settimana. Vi rendete conto? Q_Q (chi mi ha aggiunto su facebook lo sa). Il capitolo pronto da sabato scorso ed io che non sapevo come pubblicarlo (ho anche provato dal cellulare, ma mettere i codici HTML era impossibile <_<)
Questo per dire che aggiornerò comunque domani o al massimo lunedì, per rimettermi in pari v.v
Beh, spero che l'attesa sia ripagata.
Grazie a chi recensisce, legge e inserisce tra i preferiti e seguiti. Senza di voi non sarei qui a scrivere.
Inoltre, grazie perl le 1000 visualizzazioni del primo capitolo, sono onorata. *-*

P.S. se vi va di leggere qualcosa di stupido, ho iniziato una nuova fic.. la trovate sul mio profilo u.u
Buona lettura!


* * * * *


Capitolo nove: Momenti sbagliati su tutta la linea.
 

Un ragazzo dai capelli argentei se ne stava comodamente spaparanzato sul divano dell’Uzumaki, un braccio sulla spalliera e l’altro appoggiato sul ginocchio accavallato.
Sasuke aggrottò la fronte, studiando quel volto sconosciuto.
Che diavolo ci faceva quello strano tipo a casa di Naruto? E, per di più, come era riuscito ad entrare?
Si schiarì la voce, notando solo in quel momento che l’amico – amico? – era rimasto immobile, con ancora la mano sospesa a mezz’aria e lo sguardo perso nel vuoto.
«Naruto?», lo richiamò piano, sollevando le sopracciglia.
Questo, sbattendo le palpebre, si guardò intorno spaesato. Poi, tutt’un tratto, si alzò di scatto e cambiò espressione.
 
Non ho mai visto il dobe così serio..
 
«Che diavolo ci fai qui?», disse Naruto a denti stretti, puntandogli un dito contro.
L’altro si alzò, andandogli incontro. Non aveva rivolto neanche mezz’occhiata all’Uchiha, come se non esistesse. «Naruto, amico mio, non ci si vede da un sacco!».
Sasuke serrò la mascella, quel tipo non gli piaceva. Inoltre, aveva una voce acuta ed irritante.
Il biondo affilò lo sguardo. «Come sei entrato in casa mia?».
Suigetsu scrollò le spalle. «Abbiamo scassinato appartamenti insieme, so come si apre una serratura. Te lo sei già scordato?».
 
Eh?
 
Poi, come se si fosse accorto solo in quel momento della presenza di Sasuke, gli lanciò un’occhiata e alzò le sopracciglia. «Ops!», mormorò, portandosi una mano davanti alla bocca. «Forse non volevi che il tuo..», lo guardò dall’alto in basso con aria di sufficienza. «..amico? sentisse. Oh, accidenti, mi sento tremendamente in colpa», recitò, portandosi perfino una mano sul cuore.
Il moro si sentì colpito nell’orgoglio. Mai nessuno aveva osato guardarlo in quel mondo. In fondo, lui era pur sempre un Uchiha.
Il ragazzo dai capelli argentei inclinò il capo, lasciandosi andare ad un ghigno malizioso. «Anche se credo che “amico” non sia il termine più adatto. Non ti è passato il vizio, eh, Naruto?».
 
Ma cosa sta dicendo?
 
«Suigetsu».
Il tono di Naruto era gelido come mai prima d’allora, e rivolgeva all’altro uno sguardo carico di odio.
Come si dice, se le occhiate potessero uccidere..
L’intruso si limitò a sorridere, poi tirò fuori dalla tasca un pacchetto e lo lanciò tra le mani del biondo.
«Ce l’ho fatta. Ce l’abbiamo fatta! Beh, ci è voluto un po’ ma..-».
«Naruto, che diavolo..?».
L’Uzumaki aveva iniziato a sudare freddo. Guardava la piccola bustina gialla come fosse una bomba pronta a esplodere. E, quando parlò, la sua voce tremava appena. «Suigetsu, tu.. come..», deglutì a vuoto. «Dove.. dove l’hai trovato?».
Quello si strinse nelle spalle. «Conosci le mie fonti. Adesso siamo pari, giusto?».
Il biondo annuì. «Non pensavo che ti avrei rivisto, dopo l’ultima volta. E soprattutto non pensavo che avresti mantenuto la.. promessa».
«Mi conosci, bello. Mantengo sempre le promesse. Ora sei un po’ più contento di vedermi?», domandò con sarcasmo, incrociando le braccia al petto. «Comunque manchi a tutti, dovresti passare a trovarci una volta o l’altra. Ti sei rifatto una vita e hai dimenticato i vecchi amici? Karin non fa che chiedere di te. Sai, non ha dimenticato..».
 
Chi è Karin? E di cosa stanno parlando questi due?
 
Naruto s’irrigidì di nuovo. «Dovrebbe. Dovresti anche tu. Io l’ho fatto».
Suigetsu si strinse nelle spalle, poi sospirò. «Bene, credo non ci sia nient’altro da dire. Ti lascio al tuo amico», dichiarò, lanciando uno sguardo di sfida a Sasuke che per poco – ma davvero poco – non si mosse con l’intenzione di spaccargli la faccia.
«Aspetta», lo bloccò l’Uzumaki, quando l’altro era ormai sulla porta. «Se dovessi decidere di..-».
Lo bloccò con una mano, impedendogli di continuare la frase. «Nessun problema, lo sai. Ma ti costerà caro».
E ammiccò.
Ma fu un occhiolino carico di significati reconditi.
Naruto distolse lo sguardo, serrando la mascella, mentre l’altro si chiudeva la porta alle spalle.
«Non ci credo», si lasciò sfuggire in un sospiro, mentre gli angoli delle sue labbra si piegavano in un debole e incerto sorriso.
Sasuke si avvicinò a lui di scatto, strattonandolo. «Mi spieghi cosa diavolo è appena successo? Chi è quello, e di cosa stava parlando?». Fece una pausa, guardando le mani dell’altro. «E cosa c’è dentro quel pacchetto?».
L’Uzumaki alzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi.
Non avrebbe potuto dirgli nulla.
Nemmeno parte della sua vita passata.
Non poteva permettere che Sasuke sapesse.
«Nulla».
 
Nulla?
Mi sta prendendo in giro.. Dev’essere così per forza.
 
«Nulla», ripeté quasi tra sé, infilando la busta nella tasca posteriore dei jeans.
Sasuke rimase in silenzio per qualche momento, studiandolo.
Naruto sembrava assente, rapito da chissà quali pensieri. Pareva addirittura un’altra persona.
«Ohe, Naruto!». Gli schioccò due dita davanti alla faccia, riportando l’attenzione su di sé. «Chi.è.Suigetsu?».
«Una vecchia conoscenza», si limitò a dire.
«Una vecchia conoscenza con cui scassinavi appartamenti?».
L’Uzumaki lo fissò, ma senza guardarlo davvero. «Questi non sono affari tuoi».
L’altro si rabbuiò. «Sì che lo sono».
«Ah sì? E su che basi? Non sai niente di..». Si bloccò, sospirando. «Stanne fuori, Uchiha».
 
Stanne fuori..Uchiha?
 
Per la prima volta in tutta la sua vita, Sasuke era stato ferito.
«Bene», sputò, guardandolo con ira.  «Come desideri».
Subito dopo Suigetsu, andò via anche Sasuke.
E Naruto non si voltò nemmeno.
 
***
 
«Usuratonkachi. Dobe. Testa di cazzo».
L’Uchiha camminava a passo spedito verso casa.
Il pochi minuti, la situazione si era completamente rovesciata: dichiarandosi al biondo, aveva pensato che le cose avrebbero trovato un qualche tipo di equilibrio, ma la calma apparente era durata meno di mezz’ora.
Giusto il tempo di assaggiare le sue labbra e farselo strappare via bruscamente.
 
Dannato figlio di..
 
Lo scrosciare di quel mantra carico di insulti fu bloccato da un rumore di passi alle sue spalle.
Sasuke si fermò, e poco dopo colui che lo stava pedinando si fermò con lui.
E, nella mente del moro, sembrava essersi già definita un’idea su chi potesse essere.
«Che cosa vuoi?», domandò alla notte, serrando i pugni.
Suigetsu ridacchiò. «Non volevo mettere in crisi la coppietta felice, dovevo solo consegnare una cosa a Naruto. Ma vedo che alcune delle mie parole ti hanno turbato, eh?».
L’Uchiha si voltò di scatto, ritrovandosi pericolosamente vicino a quell’idiota. La voglia di prenderlo a schiaffi si faceva sempre più forte..
«Non so cosa c’entri tu con Naruto, non so che tipo di.. passato, abbiate condiviso, ma ti disprezzo ad una prima occhiata. Sai, a pelle», concluse, con un ghigno sarcastico.
L’altro rise a sua volta. «Cosa c’è, sei forse geloso?».
Sasuke si preparò ad insultarlo, ma dalla sua bocca non uscì nulla.
Geloso?
Non ci aveva pensato.
No, non poteva essere gelosia. No..
Sentiva che c’era qualcosa di grosso sotto e voleva proteggere Naruto, tutto qui.
«Dimmi chi sei e cosa vuoi da lui», lo minacciò dopo un breve silenzio. «Non ho voglia di perdere tempo con te, perciò sbrigati».
L’altro, allontanandosi, incrociò le mani dietro la testa. «Io e Naruto ci siamo trovati quando eravamo entrambi dei reietti, abbandonati dalla società, senza nulla in tasca e nello stomaco», iniziò, fissando lo sguardo in quello pece dell’Uchiha. «Ci siamo aiutati, siamo diventati amici, ne abbiamo combinate di tutti i colori. Cose che un figlio di buona famiglia come te non potrebbe mai comprendere».
Ancora quello sguardo disgustato. Continuò come se nulla fosse. «E poi siamo caduti in un.. giro, diciamo così. Fino a quando Naruto non ha deciso di tirarsene fuori, cacciandoci dalla sua vita».
Lunga pausa.
 
Un “giro”? Che significa? Un giro di cosa?
 
«Però gli dovevo un favore. E prima di smammare, ha deciso di riscuoterlo. Ci ho messo un po’, - le richieste di quello scemo sono sempre difficili da accontentare – ma ce l’ho fatta. Gli ho portato quello che mi aveva chiesto».
«E cos’è che ti aveva chiesto?».
Suigetsu sorrise. «Questo non sarò io a dirtelo, ragazzino».
Al sentirsi dare del “ragazzino” da uno che poteva avere al massimo un paio d’anni in più a lui, Sasuke perse le staffe. «Stagli lontano».
«Oh, non temere. Ho già preso da lui tutto quello che potevo».
A quell’affermazione, l’Uchiha sgranò gli occhi.
 
Che cosa..?
 
L’altro rise. «Torna a casa, principessina. La mezzanotte è passata da un po’».
«Tu, brutto figlio di..-».
«Suigetsu».
Una voce bassa e roca fece voltare entrambi.
Era un uomo alto, dalla pelle chiara e lunghi capelli neri che gli incorniciavano il volto. Sasuke affilò lo sguardo, sentendosi gli occhi del nuovo arrivato addosso.
Indossava un lungo cappotto nero e se ne stava immobile a pochi metri da loro.
Quando incrociò lo sguardo del moro, questi sentì un brivido percorrerlo lungo la spina dorsale.
Pericolo.
«Orochimaru-sama, che ci fa lei qui?».
L’altro non rispose.
Da come Suigetsu si rivolgeva a lui, era chiaro che ne avesse timore.
Le sue iridi avevano qualcosa di animalesco, che le faceva spiccare anche nel buio della notte. L’Uchiha rimase immobile, osservando la scena.
Poco dopo, quello che si chiamava Orochimaru si avvicinò ai due. «Chi sei tu?», domandò, rivolgendosi a Sasuke.
«Nessuno», si mise in mezzo il ragazzo dai capelli argentei. «Solo un amico di Naruto».
Orochimaru annuì piano. «Hai un nome?».
 
No.
Non te lo dirò mai! Mi metti i brividi..
 
«Sasuke Uchiha».
 
Perché l’ho fatto?
Dannato orgoglio Uchiha!
 
Negli occhi di Orochimaru balenò un lampo di consapevolezza che, per un attimo, gli fece perdere quell’aria apatica che fino a quel momento aveva ostentato. «Uchiha, eh?».
Dopo che si furono studiati in silenzio, questi si voltò. «Andiamo, Suigetsu. È ora di tornare a casa».
L’altro annuì e si allontanarono in silenzio.
 
Ma che succede stasera? Tocca a me incontrare tutti i tipi strambi?
 
Sasuke ricominciò a camminare, perso nei suoi pensieri, e non si accorse che qualcuno gli aveva posato la mano sulla spalla.
 
Se è di nuovo quel tale, giuro che stavolta gli spacco la faccia.
 
Senza neanche girarsi per controllare, afferrò la mano che l’aveva toccato e, facendo pressione su precisi punti del braccio rovesciò il suo avversario in avanti, proprio come il maestro Kakashi gli aveva insegnato durante un allenamento in palestra.
«Ehi, oh, Senpai, che diavolo fai?».
Sai tossì, restando steso per controllare di essere tutto intero.
L’Uchiha alzò un sopracciglio.
«E tu che diavolo ci fai qui, faccia da scemo? È notte fonda!».
Dopo essersi massaggiato il fondoschiena, Sai si alzò zoppicante. «S-scusa», borbottò. «Ti ho visto mentre uscivo da casa di Sakura e ho deciso di..-».
Sasuke sgranò gli occhi, dimenticando tutti i dettagli seccanti di quella sera per concentrarsi su quell’esilarante novità. «Scusa, puoi ripetere?».
Sai sbatté le palpebre. «S-scusa», iniziò. «Ti ho visto mentr-».
«Non quella parte, cretino!», lo apostrofò, dandogli uno schiaffo alla base della nuca. «La parte di Sakura. Eri a casa sua?».
«Eh? Sì. Beh, l’ho riaccompagnata alla fine della serata e mi ha chiesto se volessi salire a bere qualcosa. Poi, cosa tira l’altra..».
«Avete fatto sesso?».
«Ehi, come sei diretto!». Sai arrossì. «No, però siamo.. ecco, arrivati in seconda base».
Sasuke non poté evitare di fare un fischio.
 
Non ci credo!
Ehi, un momento, da quando m’interessano i pettegolezzi?
 
«Almeno adesso quella piattola lascerà in pace Naruto», borbottò.
 
Anche se in realtà non m’interessa di quello che fa Naruto.
Non più.
 
Sospirò.
 
***
 
Il lunedì successivo, per la prima volta in vita sua Naruto arrivò a scuola in anticipo.
Il cortile era semi deserto, e di Sasuke neanche l’ombra.
Sbuffò, lasciando cadere la cartella e se stesso ai piedi di un sempreverde.
 
Sono stato un idiota, non ho neanche cercato di fermarlo o dargli almeno uno straccio di spiegazione..
Chissà cos’avrà pensato.
 
L’Uzumaki sapeva di aver sbagliato, lo sapeva benissimo.
Ma aveva paura.
Paura che Sasuke venisse a sapere del suo passato, paura che lo respingesse, che lo allontanasse.
Paura di restare di nuovo solo.
 
Anche se forse con il mio comportamento dell’altra sera ho prodotto quasi gli stessi effetti.
 
Quando alzò lo sguardo, l’Uchiha stava per entrare nell’edificio scolastico.
«Sas’kè!», lo chiamò, non ottenendo risposta.
Solo dopo si rese conto di aver gridato.
E soltanto dopo ancora qualche secondo si accorse che Ino aveva intercettato, grazie al suo far casino, la posizione dell’amico.
 
Maledizione!
Brutta strega, non osare avvicinarti a lui.
 
Ma, come se gli avesse letto nel pensiero, Ino gli alzò il medio e iniziò a seguire Sasuke, appioppandoglisi ad un braccio e facendolo sussultare.
 
Oh, aveva gli auricolari. Ecco perché non mi ha sentito.
 
La campanella suonò e Naruto ringraziò i Kami che quella bionda psicopatica non andasse in classe con loro.
 
***
 
L’Uchiha sedeva in seconda fila, con Naruto che gli stava dietro (nda: pervertiti, a cosa state pensando?). Quando il moro si rese conto che l’altro era in classe, aggrottò la fronte. «E da quando ti degni di venire a scuola?», domandò sarcasticamente, posando la cartella sul suo banco e infischiandosene della risposta dell’Uzumaki.
Era ancora arrabbiato con lui, non voleva parlargli. Così, si prefisse di ignorarlo.
«Pss!».

«Sasuke!».

«Pss! Teme!».
 
Maledetto, girati!
 
Ma Sasuke non aveva la benché minima voglia di farlo. Continuò a prendere appunti, mentre il maestro Gai parlava concitatamente della magnificenza della lettura giapponese e del bisogno che tutti avessero di studiarla meglio.
«Sas’ké! Girati!».
Nulla.
 
Bene, ho capito.
Ma guarda un po’ cosa mi tocca fare..
 
Strappò un foglio dal quaderno vergine di giapponese, cacciando la lingua e sforzandosi di scrivere qualche frase di senso compiuto. Non era mai stato bravo con quelle cose..
 
Sasuke, mi dispiace che Suigetsu abbia interrotto il nostro momen
Teme, c’era bisogno di andare via così arrabbiat
Mi dispiace di non poterti raccontare di Suigetsu. E mi dispiace che sia arrivato proprio mentre noi
 
Sospirò.
No, proprio non ne era capace. Inoltre, non riusciva a centrare il punto per cui doveva scusarsi..
Così, senza perdersi in inutili parole, scrisse sul bigliettino una sola parola.
 
“Scusa”.
 
Lo accartocciò, prendendo la mira e lanciandolo direttamente sulla sua testa.
Ribalzò per terra, attirando l’attenzione del moro che però non lo raccolse. Si limitò a guardarlo per un po’, prima di tornare a scarabocchiare sul quaderno.
Naruto rimase a bocca aperta.
 
Razza di stro-
 
Ne scrisse un altro, che fece la stessa fine del primo e poi un terzo che cercò di mirare più lontano.
Questo però recitava ben altra frase.
Si rese conto di non aver dosato bene la forza quando fu il maestro Gai a raccogliere il pezzo di carta. Sbatté le palpebre, aprendolo. «Oh, un bigliettino per me? Come siete carini! Rock Lee, pupillo mio, ammettilo: sei stato tu!», recitò con un sorriso che però scomparve quando lesse il contenuto del biglietto.
Alzò le sopracciglia. «No, di certo non è per me», s’imbronciò. «Uzumaki, era Uchiha il destinatario? Beh, potevi anche dirlo subito! Una lezione d’insulti farà bene a chi non ne conosce», borbottò, schiarendosi la voce e iniziando a leggere ad alta voce.
Naruto iniziò a sbiancare.
 
Oh no, non lo faccia, non lo faccia.. ma è impazzito?
Probabilmente non l’ha letto fino alla fine.. Oh merda, sono nella merda.
Siamonella merda!
 
«“Teme bastardo, figlio d’un cane, orgoglioso di un Uchiha, rimangio tutto quello che ho scritto nei primi due bigliettini. Ed io che stavo anche cercando di aggiustare le cose. Sei proprio testardo. E stronzo. Dovresti smetterla di ignorarmi. Comunque..”, oh qui c’è una cancellatura. Naruto, quell’insulto potevi lasciarlo. Mi piaceva!», gli alzò il pollice, mentre il biondino sperava con tutte le sue forze che un meteorite precipitasse e li schiacciasse tutti.
«”Comunque, quando l’altra sera sei..”.. oh». Gai si bloccò all’improvviso, diventando impercettibilmente rosso e iniziando a sorridere con aria stralunata (nda: come una fan girl, direi u.u). «Le cose si fanno interessanti..».
Sasuke, a quel punto, iniziò ad avvertire una brutta sensazione.
Sentì il sangue che si ghiacciava nelle vene ed ebbe la conferma della brutta sensazione quando, girandosi per fulminare Naruto, lo trovò nascosto tra il banco e la sedia, bianco cadaverico.
 
Devo fare qualcosa.
 
Per la prima volta nella sua carriera da insegnante, la classe pendeva dalle labbra del professore. Così, non appena questi aprì bocca per continuare a leggere, Sasuke ricorse al gesto più estremo del suo repertorio.
Voltandosi, diede per sbaglio una gomitata nello stomaco del povero malcapitato Rock Lee, che era seduto accanto a lui. Il sopracciglione emise un verso di dolore strozzato che catturò la totale attenzione di Gai.
L’Uchiha sorrise.
«Rock Lee, cosa c’è, stai bene? Oh caro, hai bisogno di andare in infermeria?».
Sasuke gli sfilò dalla tasca il bigliettino ma quello, troppo concentrato sul suo pupillo per accorgersene, non lo degnò di un’occhiata. «La lezione è sospesa, ragazzi! Accompagno Lee in infermeria. Voi raggiungete Kakashi in palestra, forza!».
Tutti gli studenti, borbottando, posavano lo sguardo prima sul professore che si allontanava con il loro compagno, poi su Sasuke. Dimenticarono però la cosa nel giro di qualche minuto.
L’Uzumaki fu ben accorto nel tenersi a distanza di sicurezza dall’Uchiha durante il tragitto fino alla palestra. Nello spogliatoio si nascose tra due ragazzi piazzati in modo che il moro non lo trovasse e solo quando fu costretto a rispondere all’appello sentì lo sguardo dell’Uchiha che gli mandava a fuoco la testa.
E a ragione, questa volta.
Deglutì a vuoto.
«Bene, razza di nulla facenti. Iniziate con dieci giri di corsa. Svelti! Scattare!», gridava Kakashi-sensei, con il megafono in una mano e il fischietto nell’altra.
Non passò molto prima che Naruto si sentisse colpire dalla mano di Sasuke.
«Ouch, teme!», borbottò, massaggiandosi la parte lesa. «Fa’ piano!».
L’altro lo guardava con occhi spiritati. «Sei cretino o cosa? Ti pare il caso di scrivere certe cose su un bigliettino, addirittura in classe?», arrossì appena, senza però abbandonare il cipiglio irritato.
«Scusa», mugugnò Naruto, correndo piano al fianco dell’altro.
E le sue scuse si riferivano a più cose.
Il moro sospirò.
Il nervoso per l’episodio appena passato stava svanendo, ma un altro genere di irritazione, misto ad un pizzico di delusione, stavano riprendendo possesso di lui. «Vuoi parlarmi di sabato sera oppure no?».
La risposta del biondo fu pronta e secca. «No».
Silenzio.
«Allora non abbiamo nient’altro da dirci».
Naruto sospirò, guardando il compagno che si allontanava.
E per la seconda volta non riuscì a fermarlo.
 
***
 
«Avete capito bene ragazzi, la preside ha accordato il permesso di mandarvi in gita!».
Kurenai, l’insegnante di lingua inglese, sorrise soddisfatta.
Gli studenti, stanchi dopo l’intenso allenamento di Kakashi, riuscirono in ogni caso a gioire della notizia.
«Davvero, sensei?».
«E dove ci portate?».
«Quando partiamo?».
«Sarà fantastico!».
La donna sorrise. «Calma ragazzi, calma. La nostra meta sarà Venezia, siete contenti?».
«Venezia? E dov’è?».
Sasuke sospirò, passandosi una mano sulla faccia.
 
Come hanno fatto questi idioti ad arrivare all’ultimo anno?
 
La professoressa spiegò meticolosamente ogni dettaglio a quelle capre, informandoli che la partenza era stata fissata per il mese successivo.
«Le stanze dell’hotel sono doppie, quindi ognuno di voi dovrà scegliersi un compagno – dello stesso sesso, sia chiaro».
Qualche lamentela scherzosa, dopodiché ognuno iniziò a proclamare il nome del partner.
Alla fine, una spiacevole sensazione s’impossessò dello stomaco dell’Uchiha, e fu Kurenai-sensei a dar voce a quel timore. «Bene, credo proprio che siate rimasti solo voi due. Uzumaki e Uchiha, voi sarete in stanza insieme».
Sasuke serrò la mascella.
 
Benvenuta, signora sfiga!
Proprio adesso che avevo deciso di tenerlo alla larga per un po’.. Che palle.
 
Ma la reazione di Naruto fu il completo contrario. Limitandosi a sospirare davanti all’insegnate, non riuscì a non piegare gli angoli della bocca in un sorrisino soddisfatto quando questa andò via.
Adesso era lui che fissava l’Uchiha in attesa che si voltasse.
 
Non so perché, ma sento che questa gita sarà molto.. interessante.


 

   
 
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