Autore:
Punkpinzia (Giacopinzia17
+ PunkDario)
Titolo della storia: Vita quotidiana
Fandom: Dragon Ball
Rating: verde
Generi: comico, demenziale
Personaggi: Vegeta, Goku
Avvertimenti: Raccolta
Disclaimers: i personaggi non sono nostri,
ma di Akira Toriyama che ne detiene tutti i diritti.
NdA: salve a tutti! Vi presentiamo questa raccolta di nonsappiamoquante flashfics e one shots che vedranno coinvolti Goku e Vegeta nelle più varie situazioni di vita terrestre! Come se la caveranno i nostri eroi? Iniziamo con una shot di 1.400 parole circa che vedrà coinvolto Goku! Enjoy!
1. Giardinaggio
«Goku, se non prenderai subito lezioni di giardinaggio, giuro che non ti farò più da mangiare. Ci siamo intesi?»
Eccome
se si erano intesi!
Goku, spaventato dalla usuale minaccia di Chichi, si era immediatamente
alzato
dal dolce giaciglio dove Morfeo l'aveva cullato per tutta la notte, fin
quando
sua moglie non aveva deciso di urlargli nelle orecchie.
Per
la serie: "Il buon giorno si vede dal mattino".
Stordito,
si era alzato e vestito in fretta, per poi andare in cucina dalla
moglie ad
elemosinare la salutare colazione
quotidiana.
«Nemmeno
per sogno, Goku», aveva recitato perentoria il
mostro la donna, «Quanto
prima inizi le tue lezioni, quanto prima avrai da mangiare».
«Ma
come faccio senza mangiare, Chichi?!», aveva urlato isterico,
mentre lo stomaco
brontolava sonoramente, «Ho bisogno di mettermi in
forze!»
«Scordatelo,
e ora va'!», la donna aveva già afferrato delle
stoviglie tra le mani per
lanciarle addosso al marito, che si era fiondato fuori l'abitazione di
corsa e
con un fischio aveva richiamato la nuvola Speedy.
Goku volava basso ed a
velocità contenuta, con lo stomaco che brontolava sempre
più. Ad un tratto, si
era ricordato di avere dei fagioli di Balzar con sè, nella
sua cintura. Quando
aveva fatto per prenderne uno, il clacson di un'auto lo aveva fatto
sobbalzare,
facendogli precipitare il sacchetto (del resto, Goku non aveva mai
avuto un bel
rapporto con le automobili).
«Urca,
che spavento!», aveva
esclamato, rialzandosi dalla gialla nuvoletta dopo che vi si era
accasciato a
causa del sussulto.
«Vediamo…
dov’è che si
possono prendere lezioni di giardinaggio?»
Il Sayan si
era diretto
verso un fruttivendolo, da cui stava uscendo un'anziana signora, carica
di
buste piene di frutta e verdura. Accostandosi al magazzino con
velocità
inaudita, producendo il classico rumore di freni tipico della nuvola
Speedy,
Goku non si era accorto di aver urtato una cassa di banane collocata
lì fuori,
facendone cadere una moltitudine. La donna, ignara di quanto combinato
dal
Sayan, si era diretta a passi svelti nella sua stessa direzione. Una
delle
banane aveva fatto il danno: la signora era scivolata, facendo volare
anche le
sue buste e ciò che contenevano. Con la prontezza di
riflessi che lo
contraddistingueva, Goku aveva afferrato sia la donna, sia tutto il
resto.
«Mi
scusi, gentile signora, saprebbe dirmi dove potrei imparare a fare
giardinag... »
Nemmeno il
tempo di completare la frase, la signora stava percuotendo il Sayan
con tutta la sua forza, costringendolo a dileguarsi a bordo della
nuvoletta.
Riuscito
a scampare
dalle grinfie della donna, Goku si era messo a girovagare per la
città
camminando come un normale essere simil-umano.
Continuava ad interrogarsi su chi potesse fornirgli delle lezioni di
giardinaggio, ma nella sua testa apparivano soltanto i fiorellini che
suo
figlio disegnava da piccolo nelle illustrazioni della famigliola nel
prato.
«Goku?», si sentì chiamare,
«cosa ci fai qui?»
«Urca, Crilin!», disse il Saiyan, «Che
fortuna trovarti qui... oh, ciao,
piccola Marron!»
La bambina lo guardò incuriosita non appena Goku
spalancò gli occhi e con
faccia sorpresa e vittoriosa urlò: «Urca! Ma tu
hai una piantina! Crilin, dimmi
dove l'hai presa!»
«L'ho presa da un
giardiniere qui vicino», rispose come se fosse ovvio, cosa
che effettivamente
era, «ma a cosa ti serve un giardiniere?»
«Eh eh,», Goku si
portò una mano dietro la nuca e sorrise, «Chichi
mi ha minacciato di non
cucinarmi più se non prendo lezioni di
giardinaggio...»
Crilin tacque per
qualche istante e poi scoppiò a ridere.
«Ehi, non è carino da
parte tua!», sbuffò il Saiyan, incrociando le
braccia al petto e sospirando, «E
per di più sto morendo di fame».
La piccola Marron
iniziò a chiamare il padre, in cerca della sua attenzione
che le fu
immediatamente rivolta: «Andiamo via».
Il padre rise di gusto, poi indicò la strada a
Goku per raggiungere il giardiniere e si congedò,
accompagnando la figlia a
mangiare un gelato.
Arrivato
nel luogo indicatogli
da Crilin, Goku si imbatté in un panorama mozzafiato: piante
di ogni forma e di
ogni specie si ergevano da tutti i lati, rendendo l'intero luogo una
chiazza di
verde in mezzo al grigiore cittadino. Il Sayan avanzò a
passi incerti in mezzo
a quella vegetazione, ridacchiando al pensiero dell'assonanza
involontaria che
il termine "vegetazione" avesse con il nome di Vegeta.
Al termine di un lungo viale, Goku intravide qualcosa: un uomo alto e
robusto,
con indosso un lungo grembiule e degli scarponi, era intento a parlare
a gran
voce ad un gruppo di persone, che fissavano estasiate una piccola
piantina, che
Goku riconobbe uguale a quella della piccola Marron.
«È
lui, l'uomo che salverà il
mio stomaco!», esclamò
felice, correndo a
perdifiato verso il suo salvatore.
«Urca,
che bella piantina!», urlò,
protraendosi ad ammirarla.
«Ehi,
c'ero prima io!»
«No,
io!»
Le
urla degli astanti si alzavano sempre più forti, con Goku
che si rivolse
all'uomo: «Salve,
mi chiamo Goku e
vorrei che lei mi insegnasse il giardinaggio!»,
disse con un sorrisone dei suoi stampato sul viso.
L'uomo,
sentendo quelle parole, fu colto da una grande gioia.
«Oh,
mio caro ragazzo, non
potevi compiere una scelta più saggia! E che fisico che hai!
Scommetto che sai
come si sradica un albero, con quelle braccia, eh?»
«Beh, ecco… in un certo
senso», rispose Goku, portandosi una mano allo stomaco che
predicava di essere
nutrito.
«Bene, Poku, iniziamo dalle basi: come falciare l'erba del
proprio giardino. Ci
vuole pazienza, precisione, e tecnica! Ma soprattutto, mio caro Moku,
ci vuole
il giusto strumento!», disse l'uomo, portando il Saiyan
accanto ad un
macchinario da lui mai visto prima.
«Ehm,
veramente mi chiamo Goku, signore»,
lo corresse lui.
«Sì, certo, Coku! Ad ogni modo, ragazzo mio, la
cosa è fondamentalmente
semplice: tira la cordicella, accendi il tosaerba, e taglia via i fili
superflui»,
gli
spiegò il giardiniere, bonario.
Il
macchinario era di quelli più strani che Goku avesse mai
visto. Ed aveva
visto tutti i congegni di Bulma!
Un
lungo manico in metallo era collegato a delle lame d'acciaio, che,
azionate da
un meccanismo, roteavano, tagliando via l'erba.
«Dunque...
devo solo tirare
questa cordicella, giusto?»,
chiese Goku, prima di
afferrarla e tirare.
Già,
tirare... Il Saiyan non
riuscì a contenere la sua forza sovrumana, scaraventando
l’intero marchingegno
contro il muro alle sue spalle e mandandolo in pezzi.
…
«Urca,
che faticaccia!»,
esclamò Goku, alle prese con un nuovo
tosaerba portatogli dal giardiniere.
«Okay,
Goku, puoi farcela.
Devi solo tirare più piano...»,
si ripeteva il Saiyan,
accingendosi a tirare nuovamente la cordicella.
Stavolta
la forza era ben dosata, ed il tosaerba aveva iniziato a muoversi.
«Evviva,
sono un genio!»,
esclamò fiero Goku.
«AAAAAAAAAAAAH!»
Un
urlo attirò la sua
attenzione.
Voltandosi, assistette ad una scena incredibile: il motore aveva
acquisito
tanta potenza da muoversi da solo, seminando il panico nel giardino e
rischiando di falciare i presenti.
Per salvar la
situazione (ed
il suo stomaco ancora vuoto), Goku doveva fare solo una cosa: afferrare
quell'aggeggio.
«Accidenti,
accidentaccio! Torna qui! Dove scappi? Tanto ti prendo!»
E
alla fine ci aveva rinunciato.
Aveva
chiesto scusa più volte al povero giardiniere che si era
trovato con quindici
aggeggi malefici in meno e un giardino tutt'altro che normale.
Così,
Goku aveva chiamato di nuovo la nuvola Speedy e si era fatto portare
sulla
sponda del lago a pochi chilometri da casa propria.
Si
era disteso sul manto erboso e aveva lasciato per un po' libera la
propria
mente, nella speranza che in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a
convincere
sua moglie a cucinargli qualcosa.
Dato
che lo stomaco continuava a brontolare incessantemente per reclamare il
tanto
agognato cibo, Goku si erse in volo e si recò presso la
propria dimora, temendo
più che mai di non riuscire a mangiare nulla.
Più
si avvicinava, più l'ansia cresceva e più lo
stomaco emetteva rumori poco
rassicuranti. Come minimo Chichi avrebbe dovuto cucinargli venticinque
porzioni
di buon cibo!
Pochi
minuti dopo atterrò proprio dinanzi alla porta in legno e,
dopo aver preso un
profondo respiro, bussò.
Quando
la moglie aprì la porta, gli sorrise e domandò:
«Ciao Goku! Allora, com'è
andata oggi dal giardiniere?»
«Eh,
eh, Chichi, io...», fece una risatina timorosa e divertita
per le espressioni
della moglie, che poi sospirò sconfitta e lo
lasciò entrare.
«Sei
sempre il solito», mormorò sconsolata scuotendo il
capo e, depressa come non
mai, si avviò verso la propria camera, dalla quale
avvertì Goku che poteva
cibarsi di tutte le pietanze che aveva preparato con accortezza quel
pomeriggio.
«Grazie,
Chichi!», urlò il giovane Saiyan, «Urca,
si mangia!»