I
biglietti della follia.
26
febbraio 1900, Berlino
Lou
Salomè stava da circa tre ore nel
suo studio, china su un trattato di psicoanalisi mentale di Sigmund
Freud.
Domani avrebbe avuto un colloquio con il suo amico Viktor Tausk per
discutere
di un caso patologico molto simile a quello analizzato anni prima dal
suo
mentore. “Der Wolfsmann”, chiamavano quel paziente
che da quando aveva 5 anni,
non aveva fatto altro che sognare lupi di colore bianco fuori dalla
finestra
della propria camera.
Questo, invece, sognava cornacchie.
Avevano varie
teorie, lei e Viktor, ma
non erano ancora tanto sicuri da effettuare una diagnosi definitiva.
Per questo era da giorni dedita ai suoi studi.
“Caffè?”
Lou alzò lo sguardo dal volume. Per un attimo la testa le
sembrò pesantissima,
come avviene quando si sta troppo tempo con il capo abbassato e mai ci
si
riposa.
“Sì, grazie”.
Prese la tazzina dal vassoio che suo marito, Friedrich Carl Andreas, le
porgeva
con un sorriso.
“Non smetti ancora di studiare? Sei da settimane chiusa qui
dentro. Perché non
prendi una boccata d’aria?”
“Perché se lo facessi porterei il trattato con me
e non mi rilasserei.”
“Secondo me dovresti staccare un po’ la spina, Lou.
Finirai per ammalarti di
studio e stress, se continui così”.
Per tutta risposta Lou scosse la testa, risoluta. “Non
finché non riesco a
risolvere questo caso. Ci tengo troppo.”
Le parole del marito vennero sovrastate dall’altissimo trillo
del campanello. L’uomo
lasciò perdere la discussione con la moglie e
andò ad aprire la porta.
Tornò poco dopo, con una busta tra le mani.
“E’ per te”.
“Chi la manda?”
“Friedrich Wilhelm Nietzsche”.
Alla ragazza cadde di mano la stilografica con la quale scriveva i suoi
appunti
per la sorpresa.
Era da secoli che Friedrich non si faceva sentire. Da quando ella aveva
rifiutato per l’ennesima volta di sposarlo, per la
verità.
E ora, cosa voleva?
“Buttala, non ho voglia di leggerla. Sarà
un’altra proposta di matrimonio,
magari” disse lei, sarcastica.
“Come, buttala? Eravate amici, o sbaglio? Dovresti leggerla e
rispondergli,
secondo me”. La rimbeccò il marito.
“Dici bene, eravamo. Abbiamo tagliato i ponti tanto tempo fa,
dopo il mio
rifiuto. La vuoi buttare o no?” Disse lei, guardando con
astio la busta bianca
che Friedrich le aveva poggiato di fronte, sulla sua scrivania.
L’uomo sospirò, amareggiato e sconfitto. La
fissò poi con decisione.
“No, non me la sento di buttarla. La conserverò,
casomai ti venisse voglia di
leggerla”.
“Se non lo fai tu lo farò io, prima o poi,
Friedrich”.
“A che pro? Non dovrebbe interessarti: vuoi buttare una
lettera che neanche
apriresti per leggere. E’ un controsenso, Lou”.
Andreas prese la busta dal tavolo e uscì dalla porta
chiudendola alle sue
spalle con un tonfo secco.
Lou continuava a fissare la porta, pensierosa.
Si chiedeva cosa diavolo avesse potuto volere Nietzsche con quella
lettera ma,
in fin dei conti, si rese conto che non le importava più di
tanto.
Piuttosto, era curiosa di sapere come mai suo marito fosse tanto restio
a
gettarla nell’immondizia.
Lou chinò di nuovo la testa e riprese i suoi studi.
Spazzatura, ecco cos’erano quel foglio e quella busta bianca.
Eppure, se avesse aperto quella lettera, forse il disprezzo avrebbe
lasciato il
posto alla professionalità.
Quello era un biglietto della follia, uno di quelli che Nietzsche aveva
inviato
a amici e politici quando la sua mente aveva cominciato a sfiorare le
porte
dell’insanità.
Cara Lou Salomè,
da quando tu mi hai rifiutato non ho mai, tuttavia, smesso di amarti.
Non
riesco a capire come tu ora possa stare con quell’Andreas.
Che poi ha anche il
mio stesso nome.
Vedila così: quando, nella vostra intimità, lui
ti fa sua e ti manda in estasi,
ebbene, sappi che quell’uomo in realtà sono io.
Vedo il tuo viso perso nel nulla e nel piacere, pronunciando il mio
nome nella
disperazione di volere di più prima dell’oblio.
Sono quelle mani che ti toccano rudi e dolci allo stesso tempo. Sono
quel
Cristo che invochi quando non riesci più a resistere.
Anzi no. Non sono Cristo, sono l’Anticristo.
Ma sono anche Dio. Sono Dio, e tu hai rifiutato di unirti a me.
Pagherai all’Inferno
la tua superbia.
Mai rifiutare Dio. Mai.
Ricorda, posso decidere di ogni tuo momento. Posso farti soffrire,
posso farti
gioire. Posso farti vivere nell’apatia. Cosa preferisci tra
questi? Il secondo
appunto, ovviamente, non è da prendere in considerazione.
Posso ucciderti.
Mai mettersi contro Dio, Lou Salomè, mai.
Ricordati di una cosa semplice, faccio tutto questo perché
ti amo. Perché così
facendo tu stessa ti renderai conto, in realtà, di essere
sempre stata
innamorata del sottoscritto.
Moglie di Dio. E’ una bella aspettativa, no?
Madre nella tua verginità. Tu stessa mi avevi detto, anni
orsono, di voler
restare pura e casta fino ai 36 anni. Ecco, questa promessa, ora, non
l’hai
mantenuta. E tu avevi giurato.
Mai giurare, perché i giuramenti arrivano fino a Dio.
E tu sei già a un passo dalle porte del Tartaro.
Sono io che lo decido.
Ti amo, Lou. E questo amore è per te, per te soltanto.
Con amore.
L’Anticristo.
Lou non sapeva in cosa il suo vecchio amico si stava
perdendo. O meglio,
non aveva voluto saperlo. L’aveva lasciato solo, a se stesso.
L’aveva lasciato a
dilaniarsi all’interno della sua mente. Perché
fuori le carni mostravano un
uomo in perfetta salute.
La malattia l’aveva divorato dall’interno.
E solo quando F. W. Nietzsche si era avvicinato a quel Dio che tanto
diceva di
essere, Louise Salomè si era finalmente resa conto
dell’enorme follia che ella
stessa aveva compiuto.
Non aver letto quella lettera aveva portato alla morte quello che, un
tempo,
era il suo migliore amico.
Lei, ora, era dilaniata dai sensi di colpa.
Note dell’autrice:
Smorzare
l’ansia per l’esame di maturità che
inizierà domani, non mi è riuscito poi
così bene con questo scritto. Almeno, mi
ha permesso di staccare un po’ la spina dallo studio! J
Alcune note e alcune precisazioni:
-I personaggi citati sono tutti reali (chi studia filosofia
all’ultimo anno di
superiori, ma anche chi si diletta con questa materia, sa di chi parlo).
-I biglietti della follia sono una serie di scritti che F.W. Nietzsche
inviò ad
amici e politici quando aveva iniziato a soffrire di un forte
squilibrio
mentale. I biglietti vennero spediti dal 1889 fino alla data della sua
morte,
nel 1900, il 26 agosto.
Tra i biglietti a noi pervenutici, neanche uno è mai stato
spedito alla cara
Lou Salomè, di cui il nostro filosofo si era infatuato ma la
quale, alla sua
proposta di matrimonio, l’aveva rifiutato.
Il
biglietto di cui sopra è frutto della mia fantasia,
l’ho creato
ispirandomi a un altro biglietto da lui inviato a Jacob Burckhardt. Vi
lascio
il link, casomai vogliate dargli un’occhiata. http://www.friedrich-nietzsche.it/index.php/i-biglietti-della-follia
L’ultima
precisazione e poi vi lascio
(purtroppo lo studio mi attende!)
- “Der Wolfsmann”(tr. L’uomo dei Lupi)
è un caso clinico psichiatrico iniziato
ad analizzare, da Sigmund Freud, attorno al 1910. Chiedo venia, per
esigenze di
scrittura l’ho anticipato un po’, come se fosse
stato analizzato e risolto
prima del 1900, anno in cui questa OS è ambientata.
Sperando l’abbiate apprezzata (so che è un
argomento un po’ difficile,
effettivamente), confido nelle vostre recensioni. Un parere
è sempre ben
accetto.
Beh, vi auguro buone vacanze. :)
Un
bacio,
Frà.