L’OMBRA E LA SPERANZA
1.
Arrivo
a Bosco Atro
Grainne Skylark fermò il
cavallo accanto al grande faggio, al limite della radura.
- Perfetto, mi sono
persa un’altra volta. - disse tra sé e sé smontando di sella. Riparandosi gli
occhi con una mano alzò lo sguardo verso i raggi di sole che filtravano
attraverso gli alberi, sottili colonne di luce che illuminavano a sprazzi il
fittissimo Bosco Atro. Avrebbe dovuto essere giunta alla corte di Thranduil da
ore, ormai, e invece del palazzo non c’era traccia.
Gli Elfi sono davvero speciali quando si tratta di nascondere
le cose, pensò scuotendo la testa.
Si guardò nuovamente
intorno, scostandosi una lunga e riccia ciocca castana dalla fronte sudata. Il
viaggio da Minas Tirith era stato faticoso e Grainne, malgrado fosse abituata a
restare in sella a lungo, si sentiva stanca ed affamata. Ma non aveva tempo per
fermarsi a riposare, voleva arrivare a palazzo prima che scendesse la notte.
- Ma di questo passo non
arriverò mai ! - disse, sconsolata.
Con rabbia, diede un calcio
alle foglie secche che coprivano il terreno. Aveva percorso molte miglia senza
mai sentirsi sul collo l’alito di bestie selvatiche, briganti o, peggio ancora,
orchi. Come per infondersi un senso di sicurezza, toccò l’elsa della lunga
spada che le pendeva al fianco, nel fodero marrone. Anche se ne avesse
incontrati, avrebbe comunque saputo come tenerli a bada ; ora la peggiore
difficoltà sembrava orientarsi in quella foresta inestricabile.
Sbuffando, procedette a
piedi verso quello che doveva essere il nord, tenendo ben salde le redini del
suo cavallo.
Camminò per qualche
minuto, facendosi strada tra grossi cespugli e abbassando di tanto in tanto la
testa per non sbatterla contro qualche ramo, finchè la vista di un cavallo
grigio con il capo chino tra l’erba non la fece fermare di colpo, guardinga. Il
cavallo portava le redini ma non aveva sella ; questo poteva significare
che il suo cavaliere, con ogni probabilità un elfo (dato che era tipico di
questo popolo cavalcare a pelo), si trovava nelle vicinanze.
- E così ti sei persa.
Ci avrei scommesso. - disse improvvisamente una voce calma e rassicurante alle
spalle di Grainne.
La ragazza si voltò di
scatto, portando istintivamente la mano alla spada. La lasciò andare quando
vide il suo interlocutore. Aveva ragione lei, si trattava proprio di un elfo.
Un giovane elfo, anche se “giovane” era un concetto piuttosto relativo, dal momento
che coloro che appartenevano a quella stirpe potevano vivere per migliaia
d’anni senza apparentemente invecchiare di un solo giorno.
L’elfo era appoggiato al
tronco di un albero e stava intagliando un pezzetto di legno con un piccolo
coltello dalla lama lucente, ignorando completamente Grainne. La ragazza
squadrò la sua figura slanciata da capo a piedi e, se non fosse stata ancora
spaventata da quell’apparizione improvvisa, l’avrebbe trovato decisamente
attraente.
In breve, l’irritazione
prese il posto della paura nell’animo della giovane donna.
- Ma guarda...cosa ti fa
pensare che mi sia davvero persa ? -
- A parte il fatto che l’hai
ammesso tu stessa poco fa, - rispose l’elfo senza sollevare lo sguardo dal suo
lavoro - Ti ho vista passare di qui almeno tre volte. Hai praticamente girato
in tondo per un’ora. -
Grainne arrossì e i suoi
chiarissimi occhi brillarono di rabbia.
- Voi elfi siete
terribili ! - esclamò in tono
sarcastico - Avete la vista e l’udito di un gatto e siete ugualmente abili a
passare inosservati ! Comunque, invece di startene lì impalato a
ironizzare sul mio senso dell’orientamento, che diresti di aiutarmi a trovare
la strada ? Vorrei arrivare da Thranduil prima del tramonto. -
L’elfo alzò la testa
bionda e la fissò negli occhi. - Thranduil ti sta aspettando ? -
- Beh, sì... - rispose
Grainne, sentendosi lievemente a disagio.
L’elfo ripose il
coltello nel fodero e mise in tasca il piccolo oggetto che stava intagliando.
- Allora ti accompagno.
Faresti in tempo ad invecchiare due volte prima di trovare la strada giusta. -
Detto questo, si avvicinò al suo cavallo e, balzatogli agilmente in groppa,
fece un cenno a Grainne. - Seguimi. -
- Un momento ! -
disse la ragazza mettendosi le mani sui fianchi - Chi mi assicura che mi
porterai veramente da
Thranduil ? -
Lui la guardò nuovamente
negli occhi. - Fai male a non fidarti della parola di un elfo. Un uomo dice una
cosa in due lingue diverse, noi solamente in una ; non conosciamo quella
dell’inganno. Se avessi voluto, ti avrei già trafitto il cuore senza che tu te
ne accorgessi. -
- Ma che belle parole...
- disse Grainne, tentando di darsi un po’ di sicurezza.. Non sapeva perché, ma
lo sguardo penetrante dell’elfo la imbarazzava, eppure sentiva di potersi
fidare di lui.
Risalì a cavallo e
trottò dietro al suo accompagnatore, che aveva già imboccato uno stretto
sentiero.
- E tu come puoi fidarti
di un’estranea ? Di una donna dalla doppia lingua ? Potrei essere io
ad ucciderti in qualsiasi momento. - gli disse in tono quasi provocatorio.
- Oh, non lo faresti. -
rispose lui sorridendo.
- Che ne sai ? -
disse lei, beffarda.
- Lo so e basta. -
tagliò corto l’elfo - Io mi fido delle mie sensazioni. E poi guardati, sei
armata di tutto punto eppure, quando mi hai visto, sembravi un cucciolo
spaventato ! Certo che non ho mai visto una fanciulla di Rohan
avventurarsi tanto a nord con un’arma come quella... - disse poi alludendo alla
spada di Grainne.
- Una ragazza che
viaggia da sola deve pur difendersi in qualche modo. - ribattè Grainne con
sarcasmo - E poi...come fai a dire con sicurezza che sono di Rohan ? Io... -
- La spilla sul tuo
mantello è ingannatrice. - la interruppe l’elfo - Sette stelle e sette pietre e un albero bianco...i simboli di
Gondor. Però i finimenti del tuo cavallo, troppo consunti dall’uso, e il tuo
modo di restare in sella sono tipici delle genti del Mark, che imparano a
cavalcare prima ancora che a camminare. -
Grainne rimase a
bocca aperta dallo stupore.
- Sei venuta fin qui da
Minas Tirith ? - domandò l’elfo, voltandosi a guardarla.
- Sì... - rispose
Grainne, ancora non del tutto tranquilla.
Ad un tratto il sentiero
si allargò, rendendosi più agevole, e l’elfo rallentò l’andatura del suo
cavallo per permettere alla ragazza di affiancarlo.
- Non conosco il tuo nome. - disse lui.
- Nemmeno io conosco il
tuo, così siamo pari. - rispose Grainne in tono più malizioso che sgarbato.
- Uh...giusto. - disse
l’elfo facendo spallucce, quasi divertito - Comunque ho l’impressione di averti
già vista da qualche parte. - aggiunse poi guardandola con aria indagatrice.
- Senti, amico - sbottò
Grainne - Se questo è un modo per ottenere le mie grazie, sappi che non
funziona ! -
- Ma io non intendevo...
-
- Tutti gli uomini che
incontro dicono di avermi già vista - continuò la ragazza, piuttosto seccata,
ignorando l’intervento dell’elfo - E la stragrande maggioranza di loro non ha
mai, e dico mai, incrociato la mia strada. Perché avresti dovuto farlo proprio
tu ? -
L’elfo sospirò, alzando
gli occhi al cielo. - Io non volevo ottenere le grazie di nessuno. Ho davvero
la sensazione di averti già incontrata prima d’ora. E poi noi possiamo
controllare le strade che percorrono i nostri piedi, ma non quelle del nostro
destino. -
Nessuno dei due parlò
più per qualche minuto. Poi, per allentare un po’ la tensione che si stava
creando, l’elfo riprese la parola.
- Cosa ti porta a
visitare il Reame Boscoso ? -
Grainne, un po’
infastidita per il continuo interrogatorio a cui era sottoposta, abbassò lo
sguardo e guidò il suo cavallo attorno ad una grossa radice che sporgeva dal
terreno, evitando che vi inciampasse.
- Sono una guaritrice. -
rispose sbuffando - So che voi Elfi siete molto esperti nell’utilizzo delle
erbe officinali e io penso di avere ancora molto da imparare. Avrei voluto
recarmi a Lothlorien, ma per chiunque non sia elfo è proibito mettervi piede. -
- E credi invece che il
Bosco Atro sia tanto più accogliente ? Che chiunque possa entrare o uscire
da qui come e quando vuole senza essere disturbato ? -
- Ma che stai... ?
-
- Forse non te ne sei
resa conto, ma la foresta pullula di sentinelle armate fino ai denti. E non ti
avrebbero nemmeno lasciata avvicinare al confine se tu non fossi attesa. Dimmi,
dunque, cosa può avere di tanto speciale una giovane guaritrice del Mark per
poter accedere senza la minima difficoltà al palazzo di un Re degli Elfi ?
-
Il tono di voce da lui
adoperato non era affatto accusatorio né scortese, anzi, era calmo come prima.
Tuttavia la rabbia di Grainne esplose nel sentire quelle parole.
- Ascoltami bene !
- sbottò - Può anche darsi che io sia una guaritrice da quattro soldi, ma dato
che il tuo Re mi sta aspettando e le vostre guardie, come dici tu, sapevano del
mio arrivo, potevano almeno degnarsi di aiutarmi a trovare la strada !
Questo è maledettamente tipico di voi Elfi, sempre troppo preoccupati a
custodire le vostre terre, al punto da non costruire strade agibili per
impedire che qualche visitatore, che voi certamente giudicate inopportuno,
possa disturbare la vostra tranquillità ! Non avete mai pensato che i
contatti con l’esterno possono arricchire un popolo ? O siete così
presuntuosi da non capirlo ? Già, ma voi siete la gente perfetta...non
avete nulla da spartire con noi poveri uomini mortali, pronti ad essere
consumati dalle nostre azioni... -
Terminato lo sfogo,
Grainne guardò l’elfo e si accorse che, per tutto il tempo in cui lei aveva
berciato, lui aveva continuato ad ascoltarla e osservarla, con la solita
espressione tranquilla e imperturbabile. E questo la fece imbestialire del
tutto.
- ...E poi la nostra
vita sarà mortale, ma almeno sappiamo godercela ! Mentre voi siete
condannati ad una noiosissima vita perfetta per tutta l’eternità ! !
- Detto questo, arrossì, abbassò lo sguardo e tacque.
L’elfo rise, gettando la
testa all’indietro. - Ora ti stai davvero arrampicando sugli specchi ! -
disse - Parte di quello che dici è vero, devo ammetterlo. Ma su una cosa ti
sbagli : noi amiamo il nostro mondo, e cerchiamo solo di salvarlo dalla
distruzione che scaturisce dalla follia umana. Preserviamo segreti che
porterebbero alla rovina chiunque ne venga a conoscenza. Noi - si voltò guardare di
nuovo Grainne negli occhi - Non siamo
egoisti. -
Fece una pausa, e tornò
a guardare davanti a sé, mentre Grainne si stringeva nelle spalle, colpita
dalle parole dell’elfo.
- E comunque - continuò
lui voltandosi di nuovo verso di lei - Non hai risposto alla mia domanda. Credo
che tu sia molto di più di quanto appari, ragazza ! -
Improvvisamente, da
imbarazzato quale era, il viso di Grainne si fece duro e serio, e l’elfo capì
di avere toccato i tasti sbagliati.
- Mi spiace, non volevo
offenderti. Non intendevo insinuare nulla di male. - disse, sinceramente
dispiaciuto.
- Non mi hai offeso.
Comunque tutto ciò che mi riguarda è affar mio, e sappi che non risponderò più
alle tue domande. -
L’elfo annuì con
imbarazzo e i due continuarono a cavalcare in silenzio fino a quando giunsero
al palazzo del Re.
Grainne rimase a bocca
aperta nel vedere quella splendida costruzione, mirabile esempio di come
l’architettura più raffinata potesse essere accostata alle meraviglie della
natura. Il palazzo era parte della stessa foresta, con scale e torri costruite
attorno agli altissimi alberi i quali delimitavano, come mura, il perimetro
della città.
Le finestre e i portoni
erano rivestiti di lamine d’argento che riflettevano quella poca luce del sole
e della luna che filtrava tra le foglie, rendendo quella parte del Bosco Atro
più luminosa di quanto non avrebbe potuto essere se la città intera si fosse
trovata in cima ad una collina.
Le guardie in uniformi
verdi e grigie con lunghe spade ricurve al loro fianco che erano sparse ovunque
non sembrarono curarsi dell’elfo e della ragazza che si dirigevano verso una
delle porte.
Una guardia fece aprire
un pesante portone intarsiato, e i due viaggiatori si trovarono in un ampio
androne privo di soffitto dal quale si dipartivano a raggiera numerosi corridoi
che conducevano nelle diverse zone del palazzo.
Grainne si guardò
intorno, disorientata. L’elfo notò l’aria perplessa della ragazza e le
disse :
- Se vuoi incontrare il
Re, sarà meglio che tu mi segua. Questo palazzo è peggio di un labirinto -
sorrise ironicamente - E credo che tu ti sia già persa abbastanza, per oggi. -
- In tal caso, ti
ringrazio . - disse Grainne guardando l’elfo con un’espressione piuttosto
altera.
I due percorsero un
corridoio interminabile, al termine del quale si trovava un portone che, una
volta aperto, dava su un altro corridoio ai lati del quale c’erano decine di
altre porte. Con sicurezza, l’elfo aprì un’altra di esse conducendo la ragazza
attraverso un altro dedalo di passaggi, fino a quando si fermò davanti ad una
porta molto più grande delle altre, i cui battenti erano decorati con raffinati
motivi vegetali. Ai lati di essa si trovavano due guardie sull’attenti, che non
si mossero quando l’elfo spalancò il portone invitando Grainne ad entrare. La
ragazza dedusse che erano giunti alla sala del trono e, mentre incedeva titubante,
capì che non sarebbe mai riuscita a tornare indietro da sola.
Al di là della soglia vi
era una specie di cortile quadrato pavimentato con marmo grigio, delimitato da
numerose piante di vite che intrecciavano i loro tralci sopra le teste dei due
formando una sorta di pergolato perenne. Contro la parete opposta rispetto
all’ingresso, seduto su un trono di legno lucido intarsiato d’argento, c’era
Thranduil, Signore degli elfi del Bosco Atro, avvolto in una lunga veste
azzurra. Un cerchio d’argento intrecciato gli cingeva la testa, e lunghi
capelli biondi gli cadevano sulle spalle. Il suo viso aveva allo stesso tempo
un aspetto severo e gentile. Con un cenno della mano, invitò Grainne ad
avvicinarsi.
- Benvenuta, Grainne
Skylark. Le mie sentinelle mi hanno avvertito poco fa del tuo arrivo. -
La ragazza si diresse
lentamente verso il trono, mentre l’elfo che l’aveva accompagnata restò fermo
accanto alla porta.
- Elen sìla lummen omentielvo.
- disse Grainne chinandosi di fronte al Re. Una
stella splende sull’ora del nostro incontro...queste parole, e soprattutto
la lingua in cui la ragazza le pronunciò, stupirono sia Thranduil che il giovane elfo biondo che non
aveva staccato un attimo gli occhi da lei, incuriosito.
- Dolci parole,
pronunciate da una gentile visitatrice. Spero che il tuo viaggio sia stato
tranquillo. -
- Tranquillo ma non del
tutto agevole, Sire. I sentieri del Bosco Atro sono piuttosto oscuri e impervi.
Tuttavia ho avuto la fortuna di trovare una...guida. - rispose Grainne
voltandosi verso l’elfo che, a braccia conserte, osservava la scena in silenzio.
Thranduil sorrise. -
Spero si sia trattato di una buona guida. - disse.
Stringendo gli occhi,
Grainne sogghignò, sempre con lo sguardo fisso sul suo accompagnatore. - Sì, lo
è stato, anche se avrei preferito che la sua lingua fosse meno lunga...e
tagliente. - disse, concedendosi una piccola vendetta personale.
Il sorriso del Re si
trasformò in una breve risata. - Ne sono comunque lieto. Dimmi, mi porti
notizie da Gondor ? -
- Più che altro voci, e
non tutte buone. Il Sovrintendente, Sire Denethor... -
Thranduil alzò una mano,
interrompendola. - Parleremo di ciò in un altro momento. Dunque vuoi imparare
la medicina elfica. - disse, cambiando bruscamente discorso.
- Sì, mio Signore. So
che alla tua corte si trovano alcuni dei migliori guaritori di tutta la Terra
di Mezzo. Sarebbe un grande onore per me poterli avere come maestri. -
- Così sia, se lo
desideri. Presterai servizio come apprendista presso Vardarantir, il Maestro
dei nostri guaritori. Ma ti recherai da lui domani, hai affrontato un lungo
viaggio e sarai sicuramente molto stanca. Mio figlio Legolas ti condurrà nelle
tue stanze... - continuò Thranduil facendo un cenno con la mano verso il fondo
della sala - ...visto che hai già avuto l’occasione di conoscerlo. -
Grainne impallidì e
spalancò gli occhi, voltandosi lentamente.
Il giovane elfo, che era
rimasto zitto per tutto quel tempo, esplose in una risata beffarda e
cristallina.
Quando uscì dalla sala
del trono, seguita da Legolas, Grainne era davvero furibonda.
Camminò a grandi passi
lungo il corridoio, senza sapere dove stava andando, quando, all’improvviso, si
girò verso il principe elfo, agitando l’indice davanti a lui.
- Tu...tu...hai idea di
quello che ho fatto per colpa tua ? ! Ho mancato di rispetto verso di
te...il principe...di fronte a tuo padre in persona ! Potevi...potevi
almeno dirmelo ! ! -
Legolas sorrise. -
Considerati già perdonata. Non ho mai amato le formalità ! Hanno un che di
ipocrita, non trovi ? -
- Ipocrita... - disse
Grainne, sprezzante - Tu l’hai fatto apposta, ci scommetto ! Volevi
vendicarti per come ti ho trattato ? Beh, ci sei riuscito benissimo !
Io... -
La ragazza avrebbe
voluto coprire d’insulti il giovane elfo che si trovava di fronte a lei. Chi se
ne importava se era il figlio del Re ! Fortunatamente Thranduil sembrava
non essersela affatto presa ; in un’altra occasione Grainne avrebbe
rischiato di essere cacciata dal regno su due piedi, o anche peggio. Con gli
elfi era meglio non scherzare.
Eppure la rabbia si
sciolse dentro di lei come neve al sole, nel vedere il sorriso disarmante del
principe. Bello scherzetto, davvero.
- Oh, maledizione...sei
davvero impossibile ! - esclamò Grainne lasciando cadere le braccia e
scuotendo la testa castana.
Legolas le si avvicinò,
tendendole la mano. - Beh, almeno ora so il tuo nome e tu sai il mio. - le
disse - Potremmo porre fine alle ostilità e ricominciare da capo, cosa ne
dici ? -
Pur con riluttanza,
Grainne afferrò e strinse la mano che l’elfo le tendeva.
- Sono felice di
conoscerti, Grainne Skylark ! - le disse. Grainne capì che il suo sguardo
era sincero.
- Anch’io sono felice di
conoscerti, Legolas - rispose, aprendo finalmente le labbra in un vero sorriso
- E sono lieta anche di averti fatto divertire ! - aggiunse in tono
ironico.
Risero entrambi, e
Grainne si sentì molto più sollevata.
Insieme, percorsero a
ritroso i corridoi che avevano imboccato all’andata, e tornarono nell’androne
d’ingresso. Da lì Legolas condusse Grainne lungo un altro corridoio e, poco
dopo, giunsero nella zona del palazzo riservata agli ospiti.
Giunti davanti alla
stanza che le era stata assegnata, Grainne indugiò un attimo, socchiuse la
porta e lanciò un rapido sguardo a Legolas, per capire se avrebbe dovuto farlo
entrare o no. L’elfo non si mosse.
- Spero che la camera
sia di tuo gradimento. - le disse - Se lo desideri, posso farti preparare un
bagno e dei vestiti puliti. -
- Oh, sì, sarebbe
meraviglioso ! Ho polvere ovunque, e penso che tra poco i miei vestiti si
metteranno a camminare da soli ! - esclamò lei, sospirando di sollievo.
Legolas annuì e fece per
andarsene, ma Grainne lo fermò.
- Aspetta ! -
disse. L’elfo la guardò con aria interrogativa e lei chinò il capo, quasi con
imbarazzo. - Senti...mi dispiace per quello che è successo poco fa. E’ che a
volte non penso a quello che dico...né alle conseguenze. -
- E’ tutto dimenticato,
davvero. E anch’io non sono stato molto...gentile. - rispose lui - Solo che il
non mi aspettavo affatto di incontrare... -
- Un momento, mi stai
dicendo che non sapevi che tuo padre mi stava aspettando ? - sbottò
Grainne mettendosi le mani sui fianchi - Mi stai di nuovo prendendo in
giro ? -
Legolas alzò entrambe le
mani, come per calmarla. - Ti assicuro che non sapevo assolutamente nulla. Mio
padre non mi informa quasi mai delle sue iniziative...così come io non lo
informo delle mie. Tra noi non c’è molto dialogo. Solo qualche formalità. Lui
mi dà degli ordini e io obbedisco. Ma tra gli ordini di oggi non c’era
affatto quello di scortare una guaritrice di Gondor...o di Rohan, se
preferisci. Se non mi fossi trovato per caso nella foresta, probabilmente non
avrei mai nemmeno saputo della tua presenza a Bosco Atro. -
Grainne guardò di nuovo
a terra, cincischiando con la maniglia. Sentiva che Legolas era sincero, ma
quell’accenno a Rohan la inquietava.
- Anche se avrei
preferito esserne a conoscenza... - continuò l’elfo - Ultimamente stanno
accadendo strane cose nella Terra di Mezzo. La prudenza non è mai troppa. -
Grainne impallidì, e
Legolas colse un lampo di paura nei suoi occhi.
- E adesso ti fidi di
me ? - domandò la ragazza, nascondendo l’agitazione.
Legolas spostò lo
sguardo verso il corridoio. - Non lo so. - disse - Quando mi avrai spiegato il
vero motivo del tuo viaggio, forse sì. -
Dopo una breve pausa,
Legolas parlò di nuovo.
- Domattina incontrerai
il tuo Maestro. Cerca di riposare, per ora. - Dopo averla salutata con un cenno
della mano, le voltò le spalle e si incamminò lungo il corridoio.
Grainne non gli staccò
gli occhi di dosso finchè non fu sparito dalla sua vista. Poi aprì la porta
della sua stanza, la richiuse e si buttò sul letto.
Rohan...
Il dolore le bruciava
ancora nel petto.
Edoras doveva rimanere
soltanto un ricordo lontano, dato che non ci sarebbe mai più tornata. Quella
era stata la sua ultima decisione, e l’avrebbe rispettata. Solo così poteva in
qualche modo aiutare la sua città.
Grande Eru, fa che non accada di nuovo.
Coprendosi il viso con
le mani, pregò che Legolas si sbagliasse quando le aveva detto di averla già
incontrata. Se l’avesse fatto a quel tempo, sicuramente l’avrebbe riconosciuta.
E anche lei avrebbe riconosciuto lui, mentre era assolutamente certa di non
averlo mai visto prima.
Come avrebbe potuto
sfuggire nuovamente alle sue domande ?
Quali menzogne avrebbe
dovuto raccontare ?
Grainne sapeva che non
avrebbe potuto sfuggire a lungo alla tremenda condanna che le incombeva sul
capo, una condanna di cui non capiva il senso né il perché l’avessero imposta
proprio a lei, impedendole di vivere la vita che aveva scelto.
Tutto ciò che voleva
adesso era solo un po’ di pace, ma sembrava che non fosse destinata a trovarla
nemmeno tra gli Elfi del Bosco Atro.
Noterella aggiuntiva, a N anni dalla pubblicazione :-/
In questo capitolo c'è una citazione involontaria da "Il cacciatore di draghi" di Tolkien: si tratta dello scambio di battute tra Grainne e Legolas a proposito dei loro nomi. In questo libro c'è uno scambio di battute molto simile tra il rootagonista e il drago, anche se in un senso diverso (nella mia ff Grainne vuol fare un op' la carogna, mentre nel libro Giles se la sta facendo sotto dalla paura). Vi assicuro che non era assolutamente intenzionale da parte mia, d'altronde si tratta di uno scambio di battute piacevole ma non troppo originale. prendetelo davvero come quello che è, unna citazione involontaria (e che Tolkien mi perdoni, non l'ho fatto appostaaaaa!)