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Autore: Juliet88    19/06/2013    2 recensioni
Era già trascorso un lustro, senza che me ne accorgessi. Cinque anni senza più sentire, nè vedere i miei amici. (Blair Waldorf)
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior. (Catullo, carme 85)
Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai.
Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento.

"Non scordare di prendere il notebook!" dissi, frettolosamente, mentre cercavo di afferrare un croissant al volo.
"L'ho già messo in valigia, sta' tranquilla, Blair! Rilassati."
"Non posso rilassarmi, abbiamo pochi minuti prima che l'aereo decolli!" esclamai, gettando uno sguardo veloce all'orologio.
"Blair, è un aereo privato. Parte solo quando siamo noi a volerlo." rispose con ovvietà, alzando gli occhi al cielo.
"...E' vero. L'avevo dimenticato." aggiunsi, semplicemente.
"Non ti avevo mai vista così ansiosa" osservò, facendosi circospetto.
"Cosa?! Io- io non sono ansiosa. Sono solo..
"...Solo?" mi esortò.
"...Solo dispiaciuta che il personale debba attendere così a lungo. Tutto qui." mentii.
Evidentemente non l'aveva bevuta visto lo sguardo ancor più sospettoso.
Sinceramente non riuscivo proprio a capire il motivo di tutto questo nervosismo. Stavo ritornando nella mia isola, nel mio habitat naturale, da cui troppo tempo mi ero tenuta distante. Il pensiero di  poter sostituire "Les Champs-
Élysées", con la "Fifth Avenue" mi rendeva inspiegabilmente allegra; ne avevo avuto abbastanza di macarons, e di panorama da tour-Effeil. Piuttosto rivedere Serena, Eleanor, Dorota, ritornare nel mio attico nell'Upper East Side appariva quasi come un sogno, anche se non mi sarei trattenuta per lungo tempo.
In fondo erano già passati cinque anni.
Era già trascorso un lustro, senza che me ne accorgessi. Cinque anni senza più sentire, nè vedere i miei amici.
A dirla tutta, era sorprendente che Serena mi avesse invitato al suo matrimonio, e come damigella d'onore, per di più. Da quando mi ero trasferita a Parigi ci eravamo chiamate sempre più raramente, e dati gli impegni lavorativi di entrambe, vederci era divenuta quasi un'impresa impossibile; e malgrado mi costasse molto ammetterlo, mi mancava davvero tanto.
Tuttavia decisi di trascorrere tutto il periodo del viaggio pensando ad una valida scusa da dire, per giustificare la mia assenza degli ultimi anni, una volta fatto ritorno a Manhattan. 
Mi vennero in mente solo giustificazioni banali e scontate, e dire la verità era assolutamente fuori discussione.

Fortunatamente i sedili in pelle del velivolo si rivelarono estremamente comodi, ed ebbero il potere di farmi rilassare, anche se solo per pochi minuti.
 Per evitare di pensare, decisi di leggere nuovamente l'invito alle nozze di quella che era la mia migliore amica.
Carta rigorosamente pneider, piacevole al tatto, di un colore che ben si adattava ai dettagli in oro sui lati del biglietto. Riconobbi lo stile di Serena. "Serena Van Der Woodsen e Dan Humphrey hanno l'onore d'annunciare il loro matrimonio, e d'invitarvi nella cattedrale di Saint John, per prendere parte alle loro nozze..."
Ah, Serena ed Humphrey: una coppia tanto strana, quanto bella. Non li avrei mai immaginati in una chiesa, per promettersi amore eterno, ma devo dire che, se esiste una coppia che abbia tutte le carte in regola per mantenere la parola data, allora quella è proprio la loro. 
Ordinai all'insipida assistente di volo due sonniferi che, ovviamente, quelle lunghe gambe abbronzate non portarono abbastanza in fretta.
Ma ero troppo stanca per licenziarla.
Presi i sonniferi, ed in una manciata di minuti stavo già dormendo come Ozzy Osbourne dopo una sbronza post-concerto.
"Blair, mon chèrie! E' ora di svegliarsi, siamo arrivati a New York City!" quasi urlò Claude.
Odioso, indiscreto, privo di tatto Claude.
Strizzai gli occhi, ringraziando di non essermi truccata, e mentre balbettavo qualcosa di incomprensibile persino per me, aprii gli occhi.
"Ah, il JFK" sussurrai.
Il mio buon proposito di non pensare a tutto ciò che avrei dovuto affrontare una volta arrivata nella Grande Mela, andò a farsi benedire non appena nella mia caleidoscopica mente si materializzò un viso. Un viso che conoscevo fin troppo bene. Il viso di Chuck Bass.  
Non sapevo un granchè su cosa avesse combinato negli ultimi cinque anni, se non per qualche articolo di giornale che ogni tanto riportava una sua intervista. In fondo ero stata proprio io a voler prendere le distanze da qualsiasi cosa riguardasse  perchè sarebbe stato un po' come rigirare il coltello nella piaga. Ero andata a Parigi per cicatrizzare le mie ferite, non per rimarcarle.

Non volli andare oltre, e immaginando un finto dossier nella mia mente, chiusi il fascicolo  "Bass-tardi senza gloria".

I miei occhi, ormai divenuti lucidi, osservavano lo skyline di New York che appariva sempre meno lontano grazie alla velocità con cui il tassista correva sull'asfalto.
"Signorina Blair!" esclamò Dorota, in preda all'euforia, non appena fummo entrati nell'attico.
"Dorota! Quanto mi è mancato il tuo accento polski" dissi sincera, abbracciandola.
Notai il suo sguardo passare dalla sorpresa alla rassegnazione quando vide che in realtà non ero tornata da sola.
"Dorota, lui è Claude...mio m-marito." bofonchiai, lasciando che la voce si spezzasse sull'ultima parola.
"Piacere di conoscerla, Claude Bourgeois" ripetee, come se la mia presentazione non risultasse abbastanza dettagliata.
"Piacere mio" rispose secca, Dorota.
Poteva almeno fingere che gli fosse simpatico. Avrei gradito lo sforzo.
"Ah, Dorota, l'attico è splendente. In Francia non esistono domestiche come te..." divagai, allontanandomi da Claude.
"Signorina Blair, o forse dovrei chiamarla signora Bourgeois" sussurrò, soffocando un urlo, quando fummo abbastanza lontani dal francese.
"Dorota, non farmi la predica. Questi non sono affari tuoi. Possono cambiare tante cose in cinque anni" risposi, fingendo tracotanza.
Per tutta risposta alzò il sopracciglio destro, e andò a rimproverare una poveretta che si destreggiava tra le vetrate, lasciando cadere il discorso.
Tirai un sospiro di sollievo; una spiegazione in meno.
Tornando in salotto vidi Claude che contemplava tutta la serie di cornici disposte sul pianoforte, con un'attenzione ammirevole.
"Claude, perchè non vieni di sopra, in modo da poter sistemare le tue, ehm...nostre cose?" domandai.
"Oh, oui! Perdonnez-moi! Ti raggiungo subito" rispose, con un fastidiosissimo accento.
Probabilmente fu per il troppo tempo trascorso nella città delle luci, ma Parigi mi aveva davvero stufata.
Aprendo la porta della mia stanza mi sentii quasi svenire. Era rimasto tutto uguale. Tutto troppo uguale. Non potei fare a meno di paragonarla   alla situazione, che definire "stravolta" sarebbe stato un eufemismo.
Mille immagini di episodi diversi vissuti dentro quelle quattro mura mi tornarono in mente...
"Mon Amour! Questa chambre è così bella!" esclamò Claude, distraendomi dai miei pensieri.
Sorrisi senza troppo entusiasmo.
"Est fantastique poter scoprire anche qualcosa in più sulla tua vita passata, je suis très curieux...per me sei come un mystère" bisbigliò, stringendomi a sè.
"Si, forse hai ragione. Prometto che in questa settimana capirai molte più cose su Blair Waldorf" pronunciai quelle parole come si fa per zittire  un bambino capriccioso, mentre ricambiavo quell'abbraccio come se fossi sua amica, e non sua moglie.
"Je t'aime" disse, con tono fiero e determinato, posando un casto bacio sulle mie labbra.
"Je t'aime aussi" risposi, poco convinta.
                                                                                                                                                                                                 *Spotted*
                               Guarda un po' chi si rivede!
 Avvistata Blair Waldorf, zampettare di nuovo a New York
City con le sue louboutin nuove di zecca.
Ehy B, sei stata troppo tempo in esilio,
e qui ci sei mancata così tanto.
Ma cosa vedono i miei cibernetici occhietti?!
Un giovane ed affascinante parigino proprio al tuo fianco?
Queen B, tu sì che non ci deludi mai.
Sapete di amarmi. XOXO, Gossip Girl.


 




  
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