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Autore: Rouge_san    20/06/2013    2 recensioni
[Questo è il continuo di After you, che pensavo di scrivere in estate, ma mi sono resa conto che non sarei mai riuscita a pubblicarli tutti, così ho iniziato a pubblicare il primo.]
Sono passati cinque anni dalla battaglia finale, Maka e Soul sono sposati (finalmente), ma Yuki e Hayate? Loro hanno ancora in sospeso lo scontro co Mephisto. I loro amori, le loro battaglie, le loro amicizie e le loro avventure verranno qui raccontate. Ora hanno quattordici anni e vanno a scuola alla Shibusen. Sfortunatamente la follia ha lasciato il posto ai demoni infernali. Se ai tempi loro Maka e Soul avevano a che fare con i Kishin, ora i nopstri nuovi eroi hanno a che fare con vere e proprie creature malvage, con ognuna un tremendo asso nella manica. Dite pure addio alle novantanove anime da recuperare, qui si tratta di vivere o morire.
Spero di avervi incuriosito tanto quanto lo ha fatto la storia precedente ^^ spero che recensiate
Rouge
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After you, the show must go on'
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Capitolo 4 –  Lo Yeti
 
 
 Hayate’s pow
 
Era la mattina della punizione, io ed  Eric eravamo seduti nell’ufficio del prof Parks, in silenzio. Egli era entrato con la sua solita aria da essere superiore, quando non sapeva nemmeno la materia che insegnava.
   «Evans, Stein, la vostra punizione consiste nel pulire i bagni femminili e maschili senza guanti in lattice, ordinare i moduli d’iscrizione e riordinare la sezione proibita della biblioteca» mostro. Mostro. Mostro.  Se le inventa tutte pur di farci fare una vita d’inferno, ma lui  nel suo Inferno non ci mette mai piede, eppure il creatore di discordia è lui. Posso affermare che i bagni maschili erano un vero schifo, mi chiedevo se sapessero tirare la catena. Più volte io ed Eric ci eravamo trattenuti dai conati di vomito. Era suonato l’intervallo esattamente quando noi avevamo finito i bagni femminili. Le femmine avevano una vescica di ferro! Non ci era entrato nessuno. Dicevo, che noi avevamo finito i bagni mentre gli altri festeggiavo l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze invernali. Mi ero affacciato alla finestra e potevo vedere i primi fiocchi che cadevano dal cielo, per mia sfortuna potevo vedere il mio riflesso nello secchio. Avevo  una bandana rossa e il grembiule di Nella, la bidella mezza sorda. Ero ridicolo, per non dire che puzzavo di detersivo. Che schifo.
  «Togliamoci questa roba di dosso, sembriamo due casalinghe frustrate!» aveva esclamato Eric scocciato.
«Sono d’accordo!» aveva gridato Shine da infondo al corridoio «Ma credo che vi vedrei meglio come le due tipe della pubblicità dell’amuchina» aveva concluso lei ridendo.
  «Effettivamente…» avevamo detto io ed Eric all’unisono, per poi accorgerci che Shine era vicina ad un ragazzo che prima non avevo mai notato. Era alto coi capelli  neri che sembravano quelli di un folletto, erano tutti sparati anche senza gel, gli occhi erano azzurri e guizzanti e le numerose lentiggini gli nascondevano lo sguardo vispo e furbo.
  «Ragazzi» aveva cominciato la nostra amica «Lui è Simon Duncan, arco di professione. Si è trasferito l’altro ieri dall’ Inghilterra» aveva detto lei entusiasta. Sembrava simpatico.
  «Piacere, io sono Eric e lui è Hayate» aveva cominciato il mio amico.
«Piacere, sono Simon» aveva detto lui salutando con la mano. Non aveva nemmeno l’accento inglese…mi era simpatico «Che forza!» aveva esclamato lui «Lavorate in  questa scuola? Posso ricevere crediti?» aveva intuito lui nel vederci vestiti da bidelli.
  «No» lo avevo subito smontato io « qui non ricevi crediti, bensì, punizioni»
«Shit!» aveva esclamato lui scioccato « Cos’è un regime militare? Perché non gli mettete il sonnifero nel caffè, così poi s’addormentano a lezione e li licenziano. Gente inutile» quel ragazzo mi piaceva, immensamente!
   «Pensa dopo ai tuoi pensieri omicidi Simon, dobbiamo filare in classe» aveva cominciato Shine.
«Okay Shine, see you soon friends!» aveva detto lui, per poi rincorrere la sua nuova maestra.
Io ed Eric ci eravamo diretti in biblioteca, ci eravamo già tolti la roba da domestici, e ci eravamo seduti in uno dei tavoli. Loreley, la bibliotecaria, era arrivata con un enorme plicco di fogli. Tanti fogli. Mentre li ordinavamo tra meister e arma, mi era suonato il cellulare a tutto volume.
  «Shh!» mi aveva fatto la bibliotecaria.
«Oh, scusi….shh» avevo detto io imitandola. Mi aveva squadrato qualche immenso secondo poi avevo risposto «Chi mi disturba mentre sono in biblioteca?» avevo sibilato io seccato.
    «Sono tua madre maleducato» aveva detto la voce dall’altra parte della cornetta. Era arrabbiata, ed io le avevo risposto male. 10 punti ad Hayate per la sua astuzia!
«Scusa mammina, non volevo, io…»
   «Non chiamarmi mammina che mi fai saltare i nervi. Volevo dirti, che domani, tu tua sorella, io papà, Henry, i nonni e gli Stein partiamo per una settimana. Andiamo a sciare» mi aveva sollevato il morale in maniera esagerata.
  «Grazie mamma, ti prometto che non ti chiamerò più mammina ed avrò rispetto della tua brillante persona, com’è vero che mi chiamo Hayate Evans» avevo detto io con voce melliflua.
«Sé, com’è vero che io mi chiamo Maka Albarn, piantala di dirmi bugie» aveva riattaccato la cornetta. Poteva sgridarmi quanto voleva, ma sapevo che era fiera del suo figlioletto.
Mi ero voltato verso Eric tutto eccitato e gli avevo raccontato la notizia. Sfortunatamente Eric sapeva tutto e non mi ha dato l’occasione per sfotterlo, ovviamente.
  «Lo so» aveva detto «Ci divertiremo, ne sono certo»
La giornata era passata lenta e la campanella dell’ultima ora era stato il suono più bello mai udito nei miei 14 anni di vita ero uscito da quella scuola che sembravo un bruco che s’era appena tramutato in una bellissima farfalla multicolore. Avevo salutato Eric e avevo raggiunto la mia gemella che m’aspettava al fondo della scala.
  «Buon giorno mr. Amuchina, com’è?» aveva detto lei mettendomi un braccio intorno alla spalla.
Le avevo raccontato i piani di mamma e papà riguardanti la vacanza sugli sci e, beh, ovviamente Yu non stava più nella pelle. Era una sciatrice eccelsa, per non dire della sua dote nel pattinaggio. Anche io ero entusiasta. Ero piuttosto bravo nello sci. Eravamo tornati a casa, ero corso senza troppe spiegazioni in camera mia a fare le valige. Non ero riuscito a chiudere occhio per l’eccitazione. Una settimana con Alexis…buono. Erano le otto e mezza quando ero uscito dal letto. Tutti erano già in piedi e neanche una mezz’ora dopo altre due macchine erano sotto la nostra porta. Quella rossa dei nonni e quella gialla degli Stein. Dieci minuti dopo eravamo partiti per raggiungere il cottage che papà e mamma avevano affittato.
Il viaggio ce lo eravamo fatto con Henry stomaco di ferro che aveva sofferto l’auto per tutto il tempo. Arrivati si poteva ammirare la bellezza della casa. Era tutta il legno, o meglio le travi e i mobili. Le camere dei ragazzi erano di fronte a quelle delle ragazze al piano superiore; i grandi invece alloggiavano al piano inferiore. Un bagno per piano. Era l’unica pecca. Non volevo dividere il bagno con le ragazze! Ma ci avrei pensato la sera. Mi ero infilato la tuta, avevo preso i miei sci, ed ero corso fuori dalla porta. Seguito da amici e familiari. Era bello uscire dalla porta e trovare le piste a portata di mano. Avevo preso la prima seggiovia con Lexie (dopo, ovviamente, aver preso lo ski-pass) e ci eravamo trovati dinnanzi ad una pista ripida. Doveva essere una nera. No ragazzi siamo stati per i cavoli nostri tutto il tempo, ovvero la mattina, poi ci eravamo riuniti ai genitori per mangiare.
   «Cosa volete ragazzi?» aveva chiesto mio padre posando gli sci davanti ad una baita.
«Polenta!» aveva esclamato Henry, con i suoi piccoli scietti nuovi. Era tra le gambe della mamma per imparare. Mamma, Marie e nonna si davano spesso il cambio, mentre gli uomini si facevano dei gran bei fuoripista. Dopo la nostra scorpacciata ci eravamo divisi di nuovo. Noi ragazzi ci eravamo diretti agli skilift, ma ad un certo punto, dopo la terza volta che Lexie tentava di prenderne uno, il cielo s’era rannuvolato improvvisamente. Nuvole burrascose, per nulla invitanti, comunque non erano buon segno. Lo skilift percorreva tranquillo la sua strada. Arrivati in cima, Lexie aveva espresso tutto il suo disappunto.
  «Nuvolacce ben poco allettanti…Avete mai sentito parlare dello Yeti?» aveva domandato lei, ricevendo come risposta un cenno d’assenso prodotto col capo «Beh, pare che qui ci siano stati avvistamenti riguardanti il mostruoso demone.  Tre anni fa, il cielo s’incupì, esattamente come oggi, la terra prese a tremare, un’enorme valanga ricoprì il suolo già bianco. Una bambina si perse e mentre cercava la sua cara mamma, ebbe uno spiacevole incontro con un essere alto almeno tre metri, dai grandi canini affilati, l’essere era coperto da peli bianchi sporchi solo di qualche macchia di sangue. La bambina non fu mai pù trovata» quella storia metteva angoscia. Proprio mentre aveva finito di raccontare la terra aveva preso a tremare con forza ed in lontananza si poteva udire un poderoso ruggito.
  «Lo Yeti!» aveva gridato Yuki. Appunto perché eravamo cacciatori di demoni sapevamo che quelle, non erano solo leggende. La valanga aveva preso a scendere, ed in fretta e furia ci eravamo rintanati nella cabina di controllo dello skilift, in quel momento, vuota. La valanga era scesa giù con velocità e infatti, meno di cinque minuti dopo, il livello della neve era aumentato.
 
 
Yuki’s pow
 
Ero uscita dalla cabina appena avevo sentito tornare la calma. Avevo letto dello Yeti. Ero convinta che quelle valanghe fossero opera sua. Dovevamo ucciderlo e tutto sarebbe tornato normale.
  «Uccidiamo lo Yeti» avevo cominciato «dividendoci ce la faremo con più facilità. Ci incontriamo alla baita tra un’ora e mezza. Cerchiamo anche i nostri parenti, già che ci siamo» eravamo andati a coppie in due strade differenti. Io e mio fratello avevamo seguito la stradina, Lexie ed Eric la discesa.
Ci eravamo fatti tutta la strada, ma non avevamo trovato nulla. Eravamo in mezzo a dei forti e soffiava solo il vento gelido di dicembre.
  «Basta!» aveva esclamato Hayate «Io mi siedo» si era praticamente buttato sulla neve «È più morbida e calda di quanto non credessi questa neve» aveva commentato lui.
 «Sarà che avrai il sedere bollente» avevo ribattuto ironicamente io. 
«Yu, questa neve si muove!» aveva gridato lui alzandosi di scatto. La neve aveva cominciato a tremare, e da essa si era innalza una creatura alta circa tre metri, i denti erano aguzzi e sporgenti gli occhi erano nascosti tra i peli candidi che gli ricoprivano il corpo. Hayate si era trasformato in una falce e avevamo fatto la souls resonace, per allontanarlo quel quanto per poterci permettere un’uscita. Avevo preso a scendere dal picco come una furia cieca, senza badar troppo al mio inseguitore, o a chi mi stava dinnanzi. Infatti ero finita addosso ad Eric.
  «Scusa…» avevo borbottato io rossa per l’imbarazzo.
«Se ti alzi ti scuso, ma ti prego, togli il ginocchio dai gioielli di famiglia!» aveva esclamato lui con la voce strozzata. Mi ero alzata immediatamente e lo avevo aiutato ad alzarsi.
  «Stavo scappando dallo Ye…»
«Eric, souls resonance. Ora!» aveva gridato sua sorella allargando la mano. Eric  era diventato di un giallo evanescente, poi si era trasformato in una frusta «Thunder resonace!» la frusta aveva preso a scagliare fulmini a destra e a manca. Lexie aveva preso lo Yeti e continuava a dargli forti scariche elettriche., tanto che alla fine era paralizzato. Infine io avevo sistemato la falce vicino al suo collo.
  «Muori assassino. La tua anima è macchiata con il sangue di innocenti, senti il loro dolore, mentre muori!» gli avevo tagliato la testa con un colpo netto, ma quando decapitavo un demone, riuscivo sempre a vedere il suo odio, la sua rabbia, le persone sofferenti che ha ucciso. Potevo provare tutto quello che provava lui.
 Tutti eravamo tornati normali e potevamo vedere la desolazione bianca intorno a noi. Dovevamo trovare i nostri parenti, ma da dove cominciare?
 
 
Spazio autrice:
Rouge: scusate ho avuto vari problemi e altre priorità, ma ora sono qui e chiedo scusa per aver detto che il capitolo era lungo, mi sono sbagliata. Perdono. Comunque, oggi non ho messo la canzone perché internet mi fa cilecca, ho proprio il computer in panne. Spero che possa piacervi ugualmente e che recensiate. Avete tutti il permesso di gridarmi contro. Non pensavo di dover mollare così la storia, non sono riuscita ad avvisare, quindi chiedo scusa. Ho avuto dei progetti in collaborazione. Se andate nella pagina Rouge e Minori potrete trovarne una, l’altra è The last Heros (la serie) sulla mia pagina. Ancora perdono. 
  
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