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Autore: Beby_Be    20/06/2013    5 recensioni
Dopo aver combattuto con onore l'ultima battaglia, Naruto torna a Konoha e alle responsabilità imposta dalla sua posizione. Il Maggiore Naruto Uzumaki ha promesso a un compagno in punto di morte che si sarebbe preso cura della sua cuginetta Hinata.
Ma quando il destino, tutto a un tratto, mette sulla sua strada la dolce Hinata ecco che la vita che credeva di avere davanti acquista un nuovo sapore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie, Contesto generale/vago
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LA PROMESSA DI NARUTO
 

Capitolo 1
 

Dalla porta della sala da ballo di Lady Shizune, Naruto Uzumaki osservava la scena. La dama aveva dato il meglio di sé per rendere memorabile la serata e, a quanto pareva, i suoi sforzi venivano premiati. Da quando il Sabaku no Gaara , era diventato comandante supremo della coalizione, tutti i paesi si davano convegno nelle città per divertirsi agli innumerevoli ricevimenti, concerti, picnic, e feste da ballo. Naruto si domandò per quanto tempo sarebbe durata quell’intensa attività mondana.
Si impose tuttavia di dimenticare, almeno per il momento, la preoccupazione nata dalle notizie giunte al confine, poiché era preciso compito suo e degli altri ninja comunicare fiducia e sicurezza. Guardò di nuovo la sala e sorrise. Tutto pareva uguale al solito. Neji Hyuga, per quanto fosse di solito distaccato e riluttante nel fare amicizie nuove, ballava con entusiasmo una danza popolare, mentre Kiba Inuzuka fissava negli occhi la bella moglie di un diplomatico del villaggio della Pioggia, come se fosse l’unica donna al mondo; e lo era davvero, penso Naruto con ironia, almeno per la prossima mezz’ora. Tutti loro,  in quanto rappresentanti del comandate supremo al ballo, erano per così dire, in servizio e indossavano uniformi da cerimonia. Era una sera molto afosa; Naruto si sentiva a disagio con l’alto colletto rigido, dell’uniforme, mente Neji era arrossato per l’esercizio fisico; Kiba, invece, sfoggiava la sua aria sicura e disinvolta nella sua splendida divisa. Sotto gli occhi di Naruto, offrì il braccio alla sua dama, la condusse oltre la grande porta finestra e sparì insieme a lei nel giardino.
«Lord Uzumaki!»
Naruto si voltò. Una signora anziana, scintillante di diamanti, gli afferrò con ansia il gomito. Lui la salutò con un cortese baciamano e un sorriso rassicurante. «Vi posso essere d’aiuto, Contessa Chiyo?».
«Il comandante non è venuto?»
«Non ancora, contessa, ma arriverà da un momento all’altro.»
«È  vero quel che dicono, che Tobi ha attraversato il confine? Il comandante lo sa? Ci conviene fuggire finché possiamo?»
Maledicendo tra sé chi aveva carpito le ultime notizie e si era affrettato a diffondere il panico, Naruto sorrise ancora e le rispose: «Contessa, potete stare tranquilla, il generale è al corrente di tutto e la città non corre rischi.»
«Belle parole, milord» intervenne il figlio della signora, giunto in quel momento. «Ma Tobi è un genio! E, da quanto ne so, il Comandante Gaara non l’ha mai affrontato in battaglia. Come potete essere così sicuro?»
«Contessa , Tobi sarà pure un genio come dite voi, ma vi assicuro che il nostro comandante è alla sua altezza. Fareste meglio a dimenticare la guerra e a godervi la festa. Il comandante ha la situazione in pugno. Posso portarvi del vino, contessa?»
Servito il vino ai due ospiti, Naruto trovò un pretesto per allontanarsi. Conosceva il suo dovere, ma ne aveva abbastanza: ormai lo disgustava anche solo l’idea di rassicurare l’ennesimo aristocratico venuto a divertirsi in città con il rischio di pentirsene ben presto. Durante l’ora appena trascorsa aveva sostenuto almeno una dozzina di conversazioni simili a quella, e ormai faticava a nascondere l’ansia che lo tormentava.
Notò Kiba e la sua nuova conquista stavano tornando nella sala e decise di uscire a prendere una boccata d’aria. Ma anche in giardino, alle dieci di sera, la temperatura era soffocante. Naruto si soffermò a guardare le coppie che volteggiavano nella sala attraverso le ampie vetrate. Era una scena splendida, dominata dal rosso e oro delle decorazioni, dal verde delle uniformi e i colori pastello degli abiti delle signore. Le risate, però, erano più stridule e nervose del solito e un senso di angoscia trapelava dai volti.
Nonostante le parole rivolte alla contessa, Naruto sapeva che la situazione era più allarmante di quanto sospettasse. La notizia dell’improvvisa avanzata del nemico era giunta tardi nel quartier generale degli alleati e il comandante non stava cenando: da ore era chiuso in biblioteca con i suoi più stretti collaboratori a studiare mappe e preparare nuovi ordini. Presto Naruto e altri ufficiali sarebbero partiti per consegnarli in tutti gli accampamenti  militari. Sembrava che Tobi fosse riuscito a battere sul tempo il comandante supremo...
Stranamente, però, Naruto non aveva dubbi: dopo sette anni al fianco del comandante Gaara, aveva un’assoluta fiducia nelle sue capacità. Ma la battaglia che si profilava sarebbe stata sanguinosa. Sospirò: era forse l’ultima che avrebbe combattuto. Godeva di un ottima reputazione nell’esercito e, soli trent’anni, era entrato a far parte dello stato maggiore del comandante. Una volta finita la guerra, però, sarebbe dovuto tornare a Konoha. La ricca tenuta ereditata dallo zio Jiraya rappresentava una fortuna inattesa, ma avrebbe richiesto un notevole impegno dato che veniva trascurata da tempo. Inoltre era il momento di iniziare a pensare al matrimonio.
Dopo dieci anni di battaglie e di bivacchi per tutto il paese del fuoco, la vita civile gli sarebbe sembrata un po’ strana. Quando si era arruolato, Naruto era un giovane senza un titolo e senza prospettiva di un’eredità, poiché il padre era morto quando lui era piccolo e non aveva nessuno a parte lo zio Jiraya. Senza averlo previsto si era ritrovato con delle proprietà terriere e un sostanzioso patrimonio. L’avventura, il pericolo, l’ebbrezza della vittoria sarebbero terminati dopo quest’ultima battaglia.
Si voltò di nuovo verso il salone e sussultò notando una giovane coppia che veniva verso di lui. Erano belli a vedersi: la divisa blu delle Guardie Reali indossata dal ragazzo contrastava a meraviglia l’abito bianco e capelli biondi della sua dama.
Si fermarono sulla porta e il cuore di Naruto mancò di un battito.
Ino!
Che cosa ci faceva lì? Per un attimo non riuscì neppure a pensare, travolto da i ricordi.
Rivide se stesso a vent’anni, appena uscito dall’accademia e innamorato pazzo di Ino Yamanaka. Si era spesso dato convegno con lei nei boschi che separava i terreni delle rispettive famiglie e la segretezza rendeva ancora più struggenti quegli incontri. Il loro rapporto era di una commovente innocenza. Un giorno, però, l’aveva baciata con l’ardore di un vero amante, e subito dopo si erano fissati negli occhi, meravigliati e smarriti, impreparati all’intensità di quella passione.
Con voce malferma, le aveva sussurrato: «Non avrei dovuto; perdonami, Ino ».
Ma lei, con scintillanti occhi azzurri, aveva ribattuto: «Non osare pentirti, Naruto Uzumaki! Come ci si può pentire di amarsi così...? Baciami ancora!».
Naruto sorrise tra sé. A vent’anni era stato così serio, così idealista! Stupito della sua reazione, ricordava di averle risposto: «No..non ora. Non prima che tu mi prometta di sposarmi».
E lì è giunta la delusione. Ino aveva sbarrato gli occhi e domandato: «Sposarti? E perché mai?».
«Ma certo! Non è ciò che abbiamo sempre desiderato? Io mi sono innamorato di te fin dalla prima volta che ti ho vista. Forse tu non mi ami?».
«Si» l’aveva rassicurato lei gettandogli le braccia al collo. «Sai bene che ti amo!»
Come era stato difficile ignorare quell’abbraccio! Eppure era riuscito con dolcezza a sottrarsi. «E dunque?»
«Ma il matrimonio è una cosa diversa. Di che cosa vivremo? Io devo trovare un marito ricco!»
Ricordava con bruciante chiarezza la proprio incredulità. Lei non aveva mai cambiato idea, anche se avevo continuato a incontrarsi: Ino Yamanaka era decisa a sposare un uomo ricco e, sebbene amasse Naruto –per quanto fosse in grado di amare qualcuno- teneva ostinatamente fede ai suoi propositi. E così in quella breve estate, Naruto Uzumaki aveva perduto in un solo colpo l’amore e la fiducia nei propri ideali, ed era stato costretto a crescere. Ma non volle rimanere a guardare la donna dei suoi sogni dare la caccia a un marito facoltoso, e aveva convito suo zio a procurargli un brevetto da ufficiale per lasciare Konoha. Per sua fortuna, il reggimento che aveva scelto si era rivelato di prim’ordine.
Lanciò un occhiata furtiva alla giovane che ancora stava sulla soglia. Che sciocco che era stato! Non poteva essere Ino. Sembrava al massimo una diciottenne, mentre Ino aveva tre anni meno di lui. Adesso doveva averne ventisette e si era di sicuro sistemata con un ottimo partito. Scosse la testa, irritato con se stesso. Com’era possibile che qualche ricciolo biondo e un visino a forma di cuore avesse ancora il potere di disorientarlo? Eppure era convito di aver dimenticato Ino Yamanaka. In effetti, durante gli ultimi anni, aveva pensato ben poco a colei che lo aveva spinto alla carriera militare.
Con un sorriso ironico, si domandò come sarebbe andate le cose se Ino e suo padre avessero previsto l’eredità che era toccata. Ma si convinse che non sarebbe cambiato nulla: una ragazza di diciassette anni non può rimanere ad aspettare per un intero decennio. Lui stesso, del resto, era mutato. Non era più il giovane idealista che si era arruolato per una delusione d’amore e che, da allora, aveva intrattenuto diverse relazioni non impegnative. Ora, a trent’anni, era pronto a cercarsi una moglie con cui instaurare un rapporto maturo, meno passionale ma più stabile. Sperava di trovare affetto e rispetto reciproco, non la follia del primo amore. Ino Yamanaka faceva ormai parte del passato.
Guardò di nuovo la giovane che si allontanava tra le braccia del suo cavaliere, poi, ignorando una fitta al cuore, scosse la testa e rientrò.
Gli andò incontro Neji Hyuga. Le danze erano terminate e il giovane tenente brillava di entusiasmo.
«Non è una festa magnifica? Un perfetto saluto per le truppe in partenza!»
Naruto sorrise all’amico. Alto più della media, con capelli scuri e lunghi che spesso ricadevano scompigliati su un occhio, forse da fuori faceva un effetto sbagliato alle altre persone ma per lui era solo un simpatico cucciolo e suscitava un divertito affetto, misto al rispetto  del suo valore militare. Era nella divisione di Naruto sin dai  primi tempi e gli dimostrava una devozione paragonabile soltanto a quella che provava per l’esercito in generale.
«Nessuna novità?» gli domandò Naruto.
«No, mi sono appena informato. Il nostro è ancora chino sulle cartacce insieme al Capitano Kankuro e gli altri. Non vedo l’ora che si decidano.»
«Il nostro non è il termine corretto per riferirsi al comandante supremo, disgraziato! Sei pronto a partire, non appena arriveranno gli ordini? A quanto vedo, il tuo abbigliamento è inadeguato quanto il mio per una battaglia notturna.»
«Impiegherò un attimo a cambiarmi. E tu, Naruto?»
«Forse qualche secondo in più, ma ce la farò. Mi dispiace che il comandante non abbia scelto un altro per fare le sue veci al ballo. Non è un gran divertimento per me.»
Tacquero per qualche istante, poi Neji annunciò:«Quando tutto questo sarà finito, dovrò lasciare l’esercito. Non che sia entusiasta, però. La vita mi sembra così noiosa!»
«Mi rendo conto che sei nato per la vita militare, ma la morte di tuo zio ha cambiato tutto.»
«In effetti sarei dovuto tornare a casa mesi fa per occuparmi della tenuta, e anche di mia cugina. Sa Dio cosa le succederebbe se la abbandonassi a se stessa. Le occorre un marito.»
Naruto scoppiò a ridere. «Che coincidenza! Ho appena preso la decisione di tornare in patria e cercare moglie!»
«Stai pensando di dare le dimissioni? Anche se non ne sei costretto?» l’espressione di Neji era incredula.
«Ma sono costretto. Non sei l’unico ad avere delle responsabilità, tenente Neji. E io non sono più giovane di te. Per tutti e due è giunto il momento di dimostrare ancora una volta il nostro valore, per poi adattarci a una vita più calma in patria.» Rise ancora, notando la sua aria disgustata. «Non sarà poi così terribile. In ogni caso, una volta sistemato Tobi, verrà la pace e, in quei periodi la vita militare diventa assai monotona.»
«Ci sarà sempre da combattere, Naruto! Sai, i bei discorsi non sono il mio forte, però non mi sono mai sentito tanto felice, tanto bene inserito come ora.»
Naruto lo guardò con attenzione. Aveva ragione: Neji rappresentava il soldato ideale. Tuttavia non era sicuro che avrebbe fatto carriera, perché era più un uomo d’azione che non di pensiero. In battaglia era il combattente più ardito, più leale.  Nei momenti di inattività, però si annoiava a morte e tendeva a restare da solo, facendolo sembrare sempre arrabbiato o comunque di cattivo umore.
Forse la sua forza e il suo coraggio si sarebbero mutati in un atteggiamento violento e sconsiderato. O magari sarebbe finito a Konoha, dove era ancor più facile lanciarsi coinvolgere in avventure pericolose. Da quando Naruto sapeva della sua famiglia, non c’era nessuno che potesse tenerlo sotto controllo: i due cugini Hyuga erano rimasti soli al mondo.
Era così immerso nelle sue riflessioni, che quasi non udì la voce esitante dell’amico.
«Naruto, sei sicuro di voler lasciare l’esercito?»
«Penso proprio di si.»
«Ti posso chiedere un favore? Rispondi pure di no, se non vuoi...»
Naruto conosceva quel tono implorante: Neji stava per rivolgergli una richiesta assurda. «Avanti!» lo invitò con un sorriso. Non era preparato a quello che lo seguì.
«Se permetti...se intendi davvero cercare moglie, prenderesti in considerazione la mia cuginetta? Non potrei immaginare un marito migliore per lei!»
Lui resto senza parole. «Neji Hyuga! Sei per caso impazzito?»
La disperazione diede al giovane tenente i coraggio di rispondere: «Si, mi rendo conto che la dovresti prima conoscere.. Ma se per caso dovreste piacervi... L’hai detto tu stesso che ti vuoi sposare. E lei non è niente male: è divertente, ha un buon carattere, è paziente. Negli ultimi tre anni ha avuto una vita dura; Mio zio era malato e io ero  qui nel paese della Pioggia. Ha bisogno di un uomo come te, che si prenda cura di lei.»
«Credevo fosse compito tuo.»
«Certo, che lo è. Ma prima o poi si deve accasare.» Notando lo sguardo severo di Naruto, continuò: «E’ carina, dolce, competitiva e tollerante». Si interruppe e fissò l’amico con l’aria di un cucciolo affamato in cerca di un osso. Naruto cominciò a divertirsi per la sua insistenza.
«Perché hai tanta fretta di sistemarla?»
«Be’, se trovassi una persona di fiducia, magari potrei pensare di arruolarmi ancora.»
«E’ un idea insensata, Neji! Lascia perdere!» Naruto cominciò a camminare speditamente. «Andiamo adesso, è ora di tornare al nostro dovere.»
«Sareste comunque disposto a venire alla villa della mia famiglia per conoscerla?»
«D’accordo, Neji, ma senza pensare a tua cugina come una possibile moglie. Ti farò volentieri visita, una volta tornati a Konoha. Vieni.»
Un po’ abbattuto. Neji seguì il suo superiore attraverso la sala e su per le scale che portavano alla stanzetta assegnata ai rappresentanti del comandante.
Qui si trovarono molti altri ufficiali pronti alla partenza, Naruto si voltò , sentendo  entrare Kiba Inuzuka. «Sembri accaldato, Kiba» confermò.
«Si, fa caldo, ma non è questo il problema. Sono rosso in volto per la fatica che ho fatto a convincere le signore presenti che Tobi non ha intenzione di rapirle in massa e ucciderle.»
«Sono sicuro che sei riuscito nel tuo intento. Madame Karui della Nuvola era particolarmente colpita, ma sa che i nemici non rappresentano  l’unica minaccia per lei?»
Scoppiò una risata generale. Il capitano Inuzuka era il noto donnaiolo di Konoha e le sue avventure galanti, con signore più che compiacenti, erano ormai leggendarie. Naruto conosceva il suo coraggio e il suo valore sul campo, ma nessuno avrebbe sospettato simili qualità vedendo la sua figura indolente all’opera nei salotti della buona società. Naturalmente aveva molti  punti a suo favore: non solo era ricco e imparentato con le più nobili famiglie del paese del fuoco, ma era anche di bell’aspetto, alto, con i capelli castani scuro e occhi castani chiari e un seducente  sorriso che portava immediato scompiglio tra la popolazione femminile.
Forse, però, quella facilità nelle conquiste lo aveva reso un po’ cinico nei confronti del gentil sesso. Nessuna donna era mai riuscita a trattenere la sua attenzione, e quanto al matrimonio era considerato un caso disperato. Ma, sebbene non condividesse il suo atteggiamento, Naruto era suo amico e notava con piacere il rispetto che suscitava tra i suoi subalterni.
«Come mai sei ancora qui, Neji?» Chiese Inuzuka. «Credevo che avessi deciso di lasciarci combattere senza di te. Oppure hai cambiato idea?»
Il tenente arrossì. «Non sono stanco di combattere...» spiegò in tono difensivo, ma si interruppe e Naruto intervenne in suo aiuto.
«Lascialo in pace, Kiba! Ha davvero bisogno di tornare in patria, ma ha deciso di rimandare la partenza quando ha saputo le ultime notizie. Non era sicuro che saremmo riusciti a concludere l’opera senza di lui, vero, Neji?»
Ancora rosso in viso, Neji ignorò lo scherzo e disse: «Questa sarà la più grande battaglia di tutti i tempi! Tobi perderà, ma pensate alla sfida! Non potevo perdermi un avvertimento simile. Adesso scendo a vedere se è saltato fuori qualcosa di nuovo. Non credo che sia ancora molto da aspettare. Con il vostro permesso, signori» e, con un rapido saluto militare, uscì.
I sue ufficiali  sorrisero per il suo entusiasmo. «Comunque, Naruto» commentò Kiba, «Neji ha ragione: sarà una lotta tra titani. Speriamo solo di sopravvivere per raccontarla ai posteri.»
«Certo, Kiba, sopravvivremo. Soltanto i migliori se ne vanno giovani. Tuttavia spero che Neji riesca a mantenere la testa a posto e non si lanci in qualche impresa impossibile.»
«Mentre tu, come sappiamo, resterai nelle retrovie a mandare avanti gli altri, vero?» scherzò l’amico.
«Io non perdo la ragione. Sono abbastanza vecchio, ormai. Neji invece... il problema è che gli dispiace a tal punto lasciare l’esercito, che potrebbe decidere di chiudere in bellezza con un azione eroica.»
«Ma perché vuol partire? Oppure sono indiscreto?»
«Per nulla; non fa mistero delle proprie motivazioni, e mi stupisce che non te ne abbia mai parlato. Lui e sua cugina sono stati allevati dal padre di lei; questi però, è morto l’anno scorso e Neji non ha scelta che tornare in Inghilterra per occuparsi della ragazza e delle proprietà, che sono, a quanto dice, piuttosto cospicue. Ma ha rimandato la partenza quando è giunta la notizia dell’improvvisa avanzata di Tobi.»
«E sua cugina?»
«Ha un’istitutrice o qualcosa del genere che occuperà fino al ritorno di Neji.»
«Speriamo che torni...»
Naruto aggrottò la fronte.  «Lo voglia Dio! La tenuta dei Hyuga è soggetta al vincolo di inalienabilità. Se Neji dovesse morire senza un erede, andrebbe a un lontano parente. Mi chiedo che cosa succederebbe, in questo caso a sua cugina.»
«Se ha almeno la metà del fascino di Neji, si sposerà con un signorotto locale e vivrà felice e contenta.» concluse ironico Kiba. Poi con uno sbadiglio, aggiunse: «Dove diavolo sono questi ordini?»
Trascorse ancora mezz’ora prima che Neji tornasse. Accompagnava il colonnello Hatake, comandante del loro gruppo, e aveva assunto un atteggiamento rigido e formale, sotto cui traspariva un raggiante entusiasmo.
«Gentiluomini, a quanto pare domani entreremo in azione» annunciò il colonnello. «Si stanno effettuando gli ultimi controlli e, non appena ci consegneranno gli ordini, partirete a tutta velocità. Nel frattempo, vogliamo brindare alla caduta di Tobi? Neji?»
Il giovane tenente andò al tavolo, riempì i calici e li servì ai presenti, che brindarono solennemente ai Kage, a loro stessi e per finire, ma con maggiore partecipazione emotiva, alla sconfitta di Tobi e delle sue truppe. Poi Hatake fece un cenno con il capo e tutti si sedettero. Seguì una pausa, in cui ognuno cercò di pensare a qualcosa da dire per rompere il silenzio. Il comandante emanava un’aura di autorità che non derivava soltanto dal suo grado. Naruto sapeva che aveva soltanto cinque o sei anni più di lui, ma i suoi capelli erano striati d’argento e nel suo sguardo severo si intravedeva un ombra di dolore, seppure contenuta e disciplinata. Veniva generalmente considerato un uomo freddo, e di sicuro era austero. Godeva della piena fiducia dei suoi subalterni e tutti sapevano quanto fosse giusto e imparziale, ma non era facile provare simpatia per lui. Di certo era difficile intrattenere con lui una conversazione informale. Naruto, però, lo conosceva ormai da tempo ed essendo al corrente di alcuni episodi della sua vita, capiva e rispettava il suo riserbo. Quella sera però, forse a causa della tensione accumulata, Kakashi Hatake sembrava più loquace del solito.
«Che cosa pensate di fare quando sarà finita? Ho sentito che volete dare le dimissioni, seppure a malincuore» chiese il colonnello Hatake, rivolgendosi a Neji.
«E’ cosi, colonnello»
«Anche voi, Naruto?»
«Temo di si, colonnello»
«E voi, Kiba, parteciperete all’esodo di massa? In questo caso i mariti di mezzo Paese del Fuoco tireranno un sospiro di sollievo!»
Tutti risero, Kiba compreso. Poi abbassò gli occhi sul bicchiere e rispose: «A dire la verità, non lo so. Ho un paio di faccende da regolare a Konoha; tanto per iniziare, devo affrontare la questione di mio padre»
«Ottimo! Lord Inuzuka sarà felice di rivedervi.»
«Credete? Al nostro ultimo incontro urlava che non voleva più posare gli occhi su un mostro a par mio.»
«Non lasciatevi impressionare: a volte ci si lascia trascinare dalla collera e si dicono cose insensate.» il colonnello Hatake si interruppe, poi aggiunse, come parlando a se stesso: <>. L’istante di silenzio che seguì fu interrotto dall’arrivo di un aiutante del campo del comandante supremo che porse alcuni fogli al colonnello. Lui li lesse e poi li distribuì ai presenti. Quasi tutti dovevano raggiungere i propri reggimenti con i nuovi ordini.
«Le notizie sono pessime, gentiluomini. Tobi ha attaccato in forze le truppe al confine ed è probabile che questi non siano in grado di resistere. Per salvare i paesi della coalizione, dobbiamo concentrare le nostre truppe vicino al Paese della Pioggia.»
Kiba fu il primo a partire, diretto al Paese della Pioggia, dove si trovava il grosso dell’esercito della coalizione. Subito dopo venne il turno di Neji, a cui fu assegnato il compito che Naruto aspettava per se stesso: consegnare gli ordini alle divisioni con armamento leggero accampate a più di un chilometro dal confine.
«Aspettate fuori, tenente. Il maggiore Uzumaki vi raggiungerà tra un attimo.»
Naruto rimase in attesa mentre il suo superiore scorreva con lo sguardo i documenti rimasti. «A voi affido l’incarico più delicato, Naruto. Dovete trattare con i villaggi circostanti; i generali dei Kage diventano molto suscettibili quando temono quando temono che i loro Kage vengano relegati in secondo piano. Occorrono tatto e savoir-faire, soprattutto bisogna convincerli ad agire in fretta.» Nei duri occhi neri del colonnello comparve un lampo divertito. «Avrei mandato Kiba, ma dopo la sua avventura con la Contessa Mabui non è molto gradito alla corte della Nuvola. Voi, comunque, siete perfetto per questo compito. Convinceteli ad accettare le decisioni del comandante generale: non abbiamo tempo per le discussioni oziose.»
«Sissignore!»
«Inoltre... voi e Neji cavalcherete insieme per parte del percorso. Fate quello che potete per calmarlo. Mi sembra troppo in vena di eroismi inutili.»
Naruto rispose con un cenno di assenso, salutò e uscì.
Galopparono in silenzio per un po’, concentrandosi sulla via più breve per uscire dalla città. Poi rallentarono al trotto, per permettere ai cavallo di riposare. L’aria fresca della campagna parve esercitare un effetto tranquillizzante sul tenente, che di punto in bianco, dichiarò: «Non sono uno scellerato egoista».
L’affermazione colse di sorpresa il suo compagno. «Non ho mai pensato che lo fossi. Cosa ti salta in mente, Neji?»
«Se ti ho chiesto di occuparti di mia cugina, non è soltanto perché voglio sentirmi libero di tornare ad arruolarmi. Ma... se mai mi dovesse capitare qualcosa... Lo so che è improbabile, però...Nessuno la proteggerebbe dai miei cugini.»
«Ha bisogno di protezione dai membri della tua stessa famiglia?»
«Naruto, le spetta una cospicua eredità e si io dovessi morire il patrimonio sarebbe ancor più notevole. La tenuta tocca a un lontano cugino, ma non il denaro. Ko Hyuga riceverebbe la terra e la casa, ma non abbastanza soldi per mantenerle. Mio zio non si è mai fidato di lui, e neanch’io. inoltre ha un figlio della mia età, scapolo e libero di sposare una donna come Hinata. L’ho conosciuto a una festa: è un verme.»
«Caspita!» esclamò Naruto. «E allora perché metti a repentaglio la tua vita? Dovresti affrontare di persona simili problemi!»
Neji era in preda al rimorso. «Hinata dice sempre che io scherzo troppo e penso troppo poco. Tornerò a Konoha non appena otterrò il congedo. Ma se dovesse succedermi qualcosa, tu...» Fissò sull’amico uno sguardo ansioso. «Ti prego! Il matrimonio con te la salverebbe.»
Naruto era esasperato. «Non ti posso promettere di sposare tua cugina. E, a parte tutto, forse lei non vorrebbe affatto diventare mia moglie. Ci hai pensato? Comunque mi farò carico di proteggerla. E adesso dobbiamo sbrigarci. Io svolto al prossimo incrocio.»
Ripartirono a tutta velocità, fermandosi soltanto per un istante dove le loro strade di separavano. Naruto avrebbe voluto consigliare a Neji prudenza, ma si trattenne: non è così che saluta un ninja pronto a combattere. Si limitò invece ad augurare buona fortuna e si diresse verso il villaggio della Nuvola.

 
 

 
Fine capitolo 1.




Ciaoo, questa è la mia nuova fanfiction dedicata al NaruHina.
Ok, questo è un capitolo di introduzione. Spero che vi piaccia. Non sapete quanto ci ho messo per metterlo sul sito, sono praticamente sfinita! 
Visto che è la mia primissima fanfiction, ogni critica e ben accetta, se non capite qualcosa, chiedete tranquillamente e c'è qualche errore di grammatica, ditemelo che lo aggiusto immediatamente.

Grazie a tutti di cuore. 
  
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