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Autore: cyrusing    21/06/2013    4 recensioni
"E quando la vidi scendere dalla sua moto di grossa cilindrata con quegli stivaletti neri accompagnati da piccole borchie e, quando si tolse il casco e vidi che con un gesto di mano si riavviò il ciuffo dei suoi capelli corti e biondi; il suo viso con una piccola cicatrice insignificante sulla guancia e quando si girò vidi le sue iridi ghiaccio e iniziai ad avvampare."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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                                                                                                                          If you dare



“Si può sapere dove mi vuoi portare?”chiesi guardandola mentre metteva diverse cose in un borsone.
“Si può sapere perché non stai mai zitto?” disse con voce seccata; sbuffai e la continuai a guardare, era odiosa ma era troppo bella. 
“Pensi di rimanere tutto il tempo lì imbambolato a spogliarmi con gli occhi? Ci potranno essere altre occasioni per farlo, ora prendi una cazzo di borsa e mettici tutto quello che hai bisogno.” 
Avvampai, perché era sempre così stronza? Mi morsi il labbro e decisi di prendere un borsone e metterci i miei vestiti ma dato che ero testardo continuai a parlare.
“Non hai ancora risposto alla mia domanda, ovvero: dove dobbiamo andare?”
Sbuffò sonoramente e tirò un piccolo urlo, amavo quando si arrabbiava, era semplicemente se stessa. 
“Non di certo nei paraggi” disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“E perché devo venire anch'io?” sorrisi divertito mentre la vedevo arrossire; era cattiva, ma infondo aveva anche lei dei sentimenti, non era una roccia, lei pensava di esserlo, ma ero sicuro che un giorno il suo muro da ragazza cattiva e coraggiosa sarebbe crollato.
“Parli troppo, se hai il coraggio vieni con me e basta” sbottò mentre infilò nella borsa le ultime cose di cui aveva bisogno.
“Mi stai sottovalutando per caso?” sorrisi beffardo, stava fumando dalla rabbia, amavo quando faceva così. 
“Se non stai zitto vedi cosa ti faccio” disse in tono pericoloso. 



   ***



“Ci fermiamo qui” disse con una sigaretta appoggiata tra l'indice e il medio, fermò la macchina, scese e subito dopo la imitai. 


“Hai fame?” mi chiese buttando la sigaretta per terra mentre entrammo nell'autogrill.
“Un po'” sapevo che se le avessi fatto un'altra domanda probabilmente mi avrebbe ucciso quindi mi misi a sedere in uno dei posti liberi e la osservai dal bancone mentre ordinava e teneva in mano una banconota da qualche dollaro
“Due Crispy McBacon accompagnati da due porzioni medie di patatine fritte e due bicchieri di Coca-Cola” disse, la signorina annuì e Virgie si girò per guardare dove fossi seduto. 
I nostri sguardi si incrociarono. 
Le feci un sorriso e lei ricambiò con una smorfia, era davvero, ma davvero particolare.


Arrivò con i sacchetti di carta contenenti i panini, le patatine fritte con varie salse che però buttò nel bidone un po' più in là del tavolo e, nell'altra mano le due bibite.
“Forza andiamo, non ho tempo da perdere” disse mentre mi passò un sacchetto e una bibita.
“Ma non rimaniamo qui a mangiare?” chiesi quasi intimorito, mi strattonò per il braccio, uscimmo e ci incamminammo nel parcheggio dove vi era la macchina. 
“Non mi va di stare in mezzo a tutto quel casino, forza muoviti” disse sbattendo la portiera.
“Dove stiamo andando?” mi sedetti sul posto del passeggero e chiusi la portiera, dopo aver allacciato la cintura, la guardai mentre mi stava fissando con un ghigno sulla faccia.
“Tu metti la cintura?” si fece scappare una risatina, si voltò e scosse la testa, dopodiché mise le chiavi nel nottolino, estrasse una sigaretta, l'accese, mise in moto e partimmo per non so dove. 


Scendemmo dal suo fuori strada nero patinato e la richiamai mentre la vidi osservare il magnifico paesaggio che c'era davanti ai nostri occhi.
“Virgie?” sbottai quasi intimorito mentre diedi un morso al panino che aveva comprato prima.
“Non chiamarmi in quel modo” disse tenendo lo sguardo sul panorama che sorgeva davanti ai nostri occhi.
“Ma quello è il tuo nome” dissi sorseggiando un po' di coca cola e mi riavviandomi il ciuffo, la sentii sospirare rumorosamente.
“Io odio i nomi, chi mi ha chiesto il permesso di darmi questo nome? Io non mi chiamo, tu non ti chiami, nessuno ha un nome. Sono solo balle, dare un nome a una persona è stupido, davvero stupido” disse incazzata, ci rinunciai e lasciai calare il silenzio subito dopo averle detto “come vuoi tu, Virgie.


Ci sedemmo su dei massi con le gambe sospese e i capelli al vento.
“Ma i tuoi sanno di tutto questo?” dissi guardando il suo viso di profilo mentre teneva tra le labbra la cannuccia tutta mangiucchiata rossa fuoco come la rabbia che c'era dentro di lei. 
Come faceva ad essere così bella?
“I miei chi?” chiese con un ghigno sulla faccia.
“I tuoi genitori, sanno quello che fai?” ripetei scandendo bene le parole.
“Io non ho mai avuto dei veri genitori, non li ho mai conosciuti, sono stata adottata da una famiglia che badava molto poco a me ed ecco perché non ho bisogno di nessuno. Sono abbastanza grande e ora è tempo di camminare con le mie gambe anche se lo facevo quando ero più piccola, ma lì era tutt'altra storia” disse dando un morso al suo panino.
“Sei forte” le sorrisi e subito dopo si girò dalla mia parte.
“Me lo dicono in molte situazioni” un sorriso malizioso spuntò sul suo viso, scoppiai a ridere e le diedi una pacca sulla spalla amichevole, la sentii ridere...lo stava facendo davvero? Rimasi sconvolto, mi ricomposi e le chiesi “tu hai riso?”
“Forse” disse ricomponendosi con un sorriso sulla faccia.


La sentii strattonare il mio braccio e la vidi sorridere. 
“Alza il culo e vieni” disse ridendo; come mai tutta questa felicità? Cinque minuti fa era acida come un limone e ora è dolce come una ciambella alla crema appena fatta dalla nonna, okay.
Scesi dal masso e la seguii. 
“Va bene, sono qui ora però lasciami il braccio Miss Dolcezza” risi e lei appena si accorse che mi stava ancora tenendo per il braccio arrosì e si ricompose; però sempre con il sorriso sul volto.


Ci ritrovammo davanti a un piccolo lago, mi girai verso di lei perplesso mentre si guardava in torno sorridendo e poi rivolgendosi a me.
“Facciamo il bagno” disse divertita; okay, probabilmente quelli dell'autogrill non le avevano messo la Coca-Cola nel bicchiere ma bensì qualcosa di molto, ma molto più forte. 
“Stai scherzando?” risi mentre la vidi avvicinarsi sempre di più al laghetto. 
“Perché dovrei scherzare? Sto dicendo davvero, facciamo il bagno” disse sorridendo e togliendosi gli stivaletti neri con delle borchie.
“Ma io non mi faccio il bagno!” dissi alzando le mani al cielo, mi guardò divertita.
“Se hai il coraggio entra dentro con me, avanti, pollo” rise per l'ultimo nomignolo che aveva usato, forse neanche troppo sbagliato per descrivermi ma per una volta decisi di non dargliela vinta.
Mi iniziai a sbottonare la camicia a quadri e alzò lo sguardo sorpresa. 
“Allora non sei così pollo” disse mentre si tolse la maglia e mostrò il suo seno coperto da un reggiseno nero. 
Spalancai gli occhi appena vidi tutta quella meraviglia e avvampai. 


Questa gliel'avrei fatta pagare.


Posai la camicia da qualche parte e mi slacciai la cintura e dopodiché i pantaloni rimanendo in boxer. 
“Io sono pronto, tu?” dissi con aria tranquilla -anche se dentro stavo morendo dalla voglia di saltare addosso- aggiustandomi l'elastico dei boxer.
“Pure io” ribatté alzandosi dalla roccia e mostrandomi tutto -quasi tutto- quello che Madre Natura le aveva donato. 
Mi avvicinai di più al piccolo lago e mi buttai per primo; l'acqua non era tanto fredda, era sopportabile.
“Forza entra se ne hai il coraggio” sottolineai le ultime parole e le dissi cercando di imitare il suo tono di voce. 
Non feci in tempo di spostarmi che lei si buttò sopra di me, andammo sott'acqua e poi spuntammo subito in superficie. 


I nostri visi erano a pochi, pochissimi centimetri di distanza. 


I nostri sguardi si incrociarono e rimanemmo per qualche secondo a osservarci negli occhi. 


La vidi avvicinarsi a me e posare le sue mani sulle mie spalle e poi cingermi i fianchi con le sue gambe.
Presi il suo viso tra le mani e posai le sue labbra sulle mie.
Iniziò a baciarmi dolcemente, mi morse delicatamente il labbro e le diedi il permesso di far entrare la sua lingua nella mia bocca e viceversa tanto che si incrociarono e iniziarono a 'giocare' tra di loro.
Tolsi le mani dal suo viso e le feci scendere ai suoi fianchi dove la spinsi più vicina al mio corpo.
La sentii gemere.
Prese il mio viso tra le mani e iniziò a giocare con le punte dei miei capelli. 
Mi staccai arrossendo per prendere un po' d'aria e la guardai mentre teneva lo sguardo fisso sulle mie labbra mordendosi il labbro.
Non resistette e riprese a baciarmi, questa volta con più foga e questo mi piacque davvero, davvero tanto. 


Era come se le nostre labbra si fossero rincontrate dopo molto tempo, erano uniche insieme.


Si sentivano solo i nostri respiri affannati e qualche cinguettio d'uccelli. 


Ero pazzo di lei e ero sicuro che infondo anche lei era pazza di me.


L'aria si fece più pesante, Virgie tolse le mani dal mio viso e si staccò, tossì e abbassò lo sguardo sorpassandomi per uscire dall'acqua.
Rimasi per qualche decina di secondi in ammollo e poi uscii pure io. 
Decisi di non chiederle cosa fosse successo qualche secondo prima anche se morivo dalla voglia di chiederle se le fosse piaciuto.
“Come facciamo ad asciugarci?” dissi riavviandomi il ciuffo bagnato. 
“I-in macchina ho delle coperte, forza vestiti e poi ti do una coperta” disse balbettando in maniera fredda tenendo lo sguardo basso e tossì.


Era...imbarazzata?


La ragazza dolce come una ciambella alla crema appena fatta dalla nonna era già scomparsa. 


“Grazie” sussurrai prendendo una coperta dalle sue mani e avvolgendomela sulle spalle, entrai in macchina e subito dopo lo fece anche lei. 
Mise in moto e partimmo per chi sa dove.


Era buio, in strada non c'era nessuno se non i camion delle varie aziende; guardai l'ora dal mio orologio: segnavano le 23:47.
Incominciai a preoccuparmi per cosa sarebbe potuto succedere.
La tensione sull'acceleratore si face più forte e anche sul volante. Si vedeva benissimo che stava sudando, a dirla tutta pure io.


Avevo paura? Sì.


“Ho paura, portami via da qui” dissi torturandomi le mani.
“Sei tu che vuoi aver paura, se non ci pensi vedrai che non ne avrai” gridò mentre continuava a guidare troppo veloce.
“Virgie, io non voglio-”
“zitto, stai zitto” mi urlò contro mentre la vidi che spinse più a fondo il piede sull’acceleratore inserendo la sesta marcia con la mano che teneva tra l'indice e il medio una delle sue preziosissime sigarette.


Non l'avevo mai vista così nervosa, stava succedendo qualcosa, qualcosa di inaspettato per tutti e due.
Trovai il coraggio.
“Virgie io non voglio smettere di guardarti mentre fai la pericolosa o mentre ti incazzi per una domanda di troppo, Virgie io amo quando ti arrabbi perché ti chiamo con il tuo nome, Virgie io voglio ripetere quello che è successo al lago altre volte, Virgie io ti amo.” 


Tutto quello che vidi fu il buio totale




Mi leggi, perfavore?


Ho scritto questa one shot di getto a mezzanotte però non mi sono messa a postarla a quell'ora qui e quindi eccomi qui. 


Tre cose importanti:


- Il banner s t u p e n d o l'ha fatto Neverlethimgo. Cosa ne pensate? Io me ne sono innamorata appena l'ho visto, haha.

- La storia non è copiata da tizio/a perché è semplicemente frutto della mia immaginazione.

- Ho voluto mettere Justin come ragazzo timido e dolce e, Miley nonché Virgie come ragazza cattiva e con dei vari precedenti che nella storia non ho scritto.


Vorrei dirvi che probabilmente l'altra mia fanfiction, dato che non se la calcola quasi nessuno se non quelle povere anime gentili, la aggiornerò ad agosto perché andrò per due settimane a Cavalaire Sur Mer, in Francia e poi due settimane in un college a venti minuti di distanza da Londra. 
Se invece vedrò che in questi giorni ci saranno più recensioni io posterò il terzo capitolo di “you looking at me but i'm looking trough you”.

Bene. Passiamo alla storia, come vi sembra? Mi è salita l'ispirazione per caso e allora ho deciso di buttar giù un po' di idee e poi ho raggruppato tutto ed è uscita questa storia. 

Devo dirla tutta, all'una e mezza di notte stavo pensando a chi mettere come ragazza nella storia e eccola qui, di nuovo la mia piccola Miley, lo so non ho fantasia, ho guardato tante ragazze ma erano troppo banali.

Mi sto divulgando troppo, vi lascio con questo finale sospeso dove è ovvio che hanno fatto un'incidente ma chi lo sa, magari potrei continuare o magari no. Tutto questo conta a voi, se troverò un bel po' di recensioni lunghe come piacciono a me magari trasformerò questa piccola one shot in una vera e propria fanfiction, certo non composta da trenta capitoli e nemmeno venti, ma da dieci magari sì.

Va bene, sono stata fin troppo lunga nel scrivere queste benedette note dell'autrice quindi vi lascio, 
buone vacanze, già iniziate ma buone vacanze lo stesso,
baci,
Lucia o Lucy,
@biebsakiller su twitter e @outoftownigga su instagram ♥♥
 

  
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