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Autore: Marti Lestrange    22/06/2013    3 recensioni
Piccola shot scritta in occasione del Writing Day indetto su "24hours_of_fun".
I protagonisti sono liberamente ispirati al mio autore preferito, Francis Scott Fitzgerald, e a sua moglie Zelda. La shot è puramente romanzata, senza precisi e dettagliati riferimenti storici.
Dal testo:
{Si passò una mano tra i corti capelli biondi, ricci e leggermente cotonati, e recuperò la scatola dorata dove teneva le sigarette. Se ne accese una e l’aroma penetrò intenso attraverso il bocchino d’avorio, invadendole i sensi, e Zelda socchiuse gli occhi, sputando fuori il fumo in corpose volute di ottenebrante perdizione.}
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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*Shot scritta per il WritingDay organizzato da 24 hours_of_fun*



SummerPrompt #17:
“Le Quattro Stagioni – L’estate” di A. Vivaldi.

 
 
 


- Oggi ti amo
 
 
Zelda distolse lo sguardo dalle bianche tende che svolazzavano al vento leggero di fine giugno e si alzò dal divano sul quale sedeva. Il corto vestito color crema che indossava era spiegazzato e le aderiva al corpo.
Si stiracchiò e si diresse a passo incerto al grammofono posizionato tra il caminetto spento e il carrello dei liquori. Il tappeto persiano era soffice sotto i suoi piedi nudi. Recuperò il disco di Vivaldi, il suo preferito: “Le Quattro Stagioni”.
Le vivaci e incantate note de “L’estate” si diffusero eteree nella stanza, spandendo tutto intorno vaghi sentori di incanto e sole e profumo di fiori.
Si passò una mano tra i corti capelli biondi, ricci e leggermente cotonati, e recuperò la scatola dorata dove teneva le sigarette. Se ne accese una e l’aroma penetrò intenso attraverso il bocchino d’avorio, invadendole i sensi, e Zelda socchiuse gli occhi, sputando fuori il fumo in corpose volute di ottenebrante perdizione.
Volteggiò per un momento tra il divano e la finestra, accarezzando la seta delle tende, mentre il sole le sfiorò per un attimo le braccia e le spalle e la pelle chiara, e il grammofono suonava e suonava.
Volteggiò fino a che non lo vide, fermo sulla porta, inquadrato nel vano come una stampa da una cornice. Francis. I capelli erano ancora più biondi, spettinati, scomposti, come se una mano ci fosse passata attraverso troppo spesso. Aveva il viso stropicciato di chi dorme poco e male, gli occhi azzurri accesi e fiammeggianti. Teneva le mani buttate nelle tasche dei pantaloni. La guardava, soppesando il vestito, le sue gambe nude, la sigaretta che stringeva tra le dita. Le sue labbra.
Zelda veleggiò verso di lui, armoniosa e sinuosa. Quel giorno decise che lo avrebbe amato, con tutta se stessa. Quel giorno decise che lo avrebbe stretto a sé fino a togliergli il respiro.
Lo fissò negli occhi, i loro nasi quasi si sfioravano. Era sulle punte, una mano poggiata sul braccio di lui, in precario equilibrio. Inspirò una boccata e poi tornò a guardarlo.
«Vuoi baciarmi? »gli chiese.
Lo sguardo di lui indugiò sulle sue labbra dischiuse.
«Ancora Vivaldi, Zelda? »chiese invece, tornando a guardarla.
Lei tornò con i piedi per terra, imbronciata, e gli diede le spalle, allontanandosi e fermandosi davanti al carrello dei liquori. Si versò un bicchiere di whisky e tornò a guardare suo marito, in piedi dove lo aveva lasciato. Sorseggiò tranquilla dal suo bicchiere, prima di decidersi a rispondere.
«Ancora quel dannato manoscritto, Scott? »
«Francis »la corresse lui.
«Scott »ripeté invece lei.
Lui la guardò. L’esasperazione gli aveva stirato le labbra e assottigliato gli occhi.
«Perché ti ostini a fare come vuoi? »le chiese.
«Odio chiamarti Francis, lo sai. Mi ricorda il cavallo di Elizabeth O’Brien, quella stupida. Scott invece è mio, soltanto mio. »
Tornò verso di lui, che questa volta la strinse a sé, cingendole la vita. Zelda sentiva le sue grandi mani su di lei, sulla sua schiena, e all’improvviso la stanza divenne caldissima.
Lui le sfilò la sigaretta dalle mani e se la portò alle labbra, mentre lei sorseggiò ancora il suo whisky, sorridendo sul bicchiere, senza smettere di guardarlo.
«Ora so che vuoi baciarmi »insisté Zelda, facendoglisi più vicina.
Lui le passò un dito sulle labbra, indugiando sul labbro inferiore, mentre lei chiuse gli occhi. Gli baciò le dita e li riaprì, proprio mentre suo marito si chinava su di lei e l’avvolgeva con il suo profumo – un misto di fumo, whisky e carta – e con il suo bacio, forte e bellissimo.
«Oggi ti amo, Scott »sussurrò Zelda sulle sue labbra.
Il bicchiere vuoto giaceva sul tappeto e la sigaretta bruciava ancora tra le dita di Scott, mentre lui la baciava e con l’altra mano la teneva stretta.
«Oggi mi ami? »ripeté lui.
«Sì, oggi ti amo. Oggi voglio che tu mi ami. Voglio che mi baci. Per sempre. »
«Io ti amo sempre, Zelda, mia cara »disse lui carezzandole una spalla nuda e depositandovi un fresco bacio.
«Non puoi nasconderti da me, Scott. Io ti conosco. Io so. So tutto di te. »
«Sai tutto, e allo stesso tempo non sai niente. Sei l’unica al mondo, Zelda, l’unica che conti davvero. »
«Non sprechiamo questa giornata litigando, Scott. Oggi ti amo. Amiamoci. »



 

Marti's
Okay, non so cosa sia, lo ammetto. Il prompt mi ha subito ispirato qualcosa di vintage, e quindi ho pensato di scrivere sui miei amati Scott e Zelda. 
Piccola precisazione: la storia è completamente romanzata. Non so quali fossero le quotidiane abitudini della coppia Fitzgerald, non so tutti i dettagli. Quello che avete letto è frutto della mia immaginazione. E' come io li vedo. Come immagino il loro - burrascoso - rapporto.
Detto questo, passo e chiudo.

 

   
 
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