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Autore: Melanyholland    19/09/2004    8 recensioni
Per non perdere per sempre la sua Ran, stavolta Shinichi dovrà combattere la battaglia più dura: quella contro se stesso
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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12.White Angel & Black Devils

Ran restò a bocca aperta, le pupille dilatate per lo shock che erano fisse sui due uomini davanti a lei. Sapeva che il suo stato d’animo era palese, che avrebbe dovuto mascherarlo in qualche modo, ma al momento non ne era in grado. Chi la stava guardando erano i due uomini che aveva incontrato al Tropical Land insieme a Shinichi, coloro che quest’ultimo aveva deciso di seguire prima di scomparire dalla circolazione. Gli occhi dell’uomo tarchiato erano coperti da un paio di occhiali da sole, ma Ran poteva vedere benissimo quelli dell’altro, sebbene i lunghi capelli biondi gli cadessero disordinatamente sul volto: e il suo sguardo era carico di disprezzo, spietato, lo sguardo di un assassino, proprio come ricordava. La stava fissando arcigno, trasmettendole tutto il suo odio, facendole paura.

Shinichi

Lì, per terra, era incapace quasi di muoversi, di parlare, consapevole che loro potevano vedere quanto era spaventata

aiutami

Consapevole che stava commettendo un grosso errore, che era inerme davanti a due assassini. Il cuore le rimbombava nelle orecchie, le guance avevano perso il colorito roseo di poco prima. Il più alto tolse la mano dalla tasca, lei chiuse gli occhi e strinse i denti...

Addio Shinichi

“Levati di mezzo, ragazzina!” le gridò contro il biondo, alzando la mano che aveva tolto dalla tasca con fare aggressivo. Ran aprì gli occhi e fu come svegliata da un sogno - o un incubo - , cercò di nascondere il tremito e si alzò a fatica: “Sc...scusate” mormorò con un fil di voce, l’uomo con lo sguardo spietato le diede uno strattone per passare, e lei quasi finì di nuovo a terra, stavolta in mezzo alla strada e non al marciapiede. Li vide allontanarsi, massaggiandosi il braccio dove l’aveva colpita, scossa e indecisa sul da farsi: secondo il suo ragionamento, quelle erano le persone che con molta probabilità erano legate alla *fuga* di Shinichi. Certo, poteva aver frainteso tutto, forse quegli uomini non avevano niente a che fare con il suo amico d’infanzia, per quanto sospetti; magari non erano nemmeno degli assassini, aveva preso un abbaglio. Lei non era una detective, non era mai riuscita a risolvere nessun caso, finché Shinichi o suo padre non esponevano la soluzione, tutto ciò che accadeva le sembrava complicato e incomprensibile. Dunque perché adesso avrebbe dovuto aver ragione? Perché perdere tempo con quei due estranei, che probabilmente avevano dimenticato già da tempo il loro incontro al luna park? Le due figure vestite di nero si stavano allontanando svelte, diventando sempre più piccole. Ma sì, di sicuro non aveva capito nulla, sarebbe stato meglio raggiungere subito Sonoko e Kazuha e non pensarci più. Quei due non c’entravano niente con Shinichi, questa era la verità.

Oppure quella che io voglio sia la verità

Sussultò, smettendo di massaggiarsi il braccio dove si stava formando una chiazza rossa, gli occhi fissi sulle schiene degli uomini, il cuore che non aveva smesso di sfondarle il petto. Che fosse tutta una scusa? Forse voleva davvero autoconvincersi che quei due fossero innocenti per non doverli inseguire? Sì, proprio così, e nello stesso momento in cui lo ammise con se stessa si sentì avvampare dalla vergogna. Come poteva essere così egoista? Solo un minuto fa aveva dichiarato di essere pronta a sacrificarsi pur di aiutare il suo amico d’infanzia, e adesso che ne aveva veramente l’occasione fuggiva con la coda fra le gambe? Aveva paura, era vero, e avrebbe tanto voluto raggiungere le sue amiche e non pensare più a quei due, stare al sicuro. Tuttavia, non poteva farlo. Quante volte Shinichi aveva rischiato la sua vita per lei? E lui si era mai tirato indietro? L’aveva mai abbandonata a se stessa fuggendo via? Cavoli, persino Conan, che aveva sette anni, era più coraggioso di lei! Anche il bambino l’aveva salvata più volte, a Osaka si era beccato perfino una pugnalata al suo posto!

Giusto e adesso tocca a me

Strinse forte i pugni: non si sarebbe comportata come una vigliacca, avrebbe seguito quei due uomini per scoprire se avevano a che fare con Shinichi, non gli avrebbe voltato le spalle. Adesso o mai più... cominciò a correre per riprendere il vantaggio che i due uomini avevano su di lei; quando ormai erano distanti solo qualche passo si fermò e ricominciò a camminare normalmente, il respiro un po’ più affannoso. Nelle orecchie le rimbombava il battito del suo stesso cuore, mentre la sua mente continuava a tentarla a fare dietro front e a fuggire il più lontano possibile, sentiva lo stomaco contratto in modo doloroso, la paura che martoriava e consumava ogni fibra del suo essere. Come avrebbe voluto che Shinichi fosse al suo fianco...

I due camminavano con passo svelto e sicuro, lanciando occhiate in cagnesco a chiunque si azzardasse a guardarli negli occhi: e non erano in molti, visto che quasi tutti i passanti si voltavano in ogni direzione pur di ignorarli. Non avevano un aspetto raccomandabile, e la gente *perbene* di solito evita di mischiarsi a questo genere di persone. Ran li osservava attenta qualche passo più indietro, il volto arrossato e contratto per la tensione, i pugni così stretti che le nocche erano bianche. La tentazione di andarsene era sempre più forte, ma non l’avrebbe fatto. Non prima di scoprire se quei due avevano fatto del male a Shinichi.

Ma perché in fondo anche se fosse cosa potrei fare io se nemmeno Shinichi è riuscito a catturarli oh mio Dio a che serve è inutile poi magari nemmeno c’entrano niente sto facendo la figura della stupida e se anche fossero colpevoli non avrei possibilità perché rischiare perché

Scosse la testa con vigore. Non poteva lasciar perdere tutto, proprio no. Doveva piantarla di fare la codarda. Nel peggiore dei casi avrebbe avvertito la polizia, in tasca aveva il suo cellulare. Nel migliore, nessuno avrebbe mai scoperto che aveva pedinato senza motivo due estranei che camminavano per strada, a meno che non fosse stata lei a raccontarglielo. E in ogni caso ci avrebbe riso sopra lei stessa. Cercò di rassicurarsi, anche se la paura continuava a ristagnare dentro di lei la ignorò. Camminarono così per qualche tempo, Ran faceva dei respiri profondi mentre gocce di sudore gelido le imperlavano la fronte, e quasi riuscì a convincersi di essere calma, nonostante il nodo allo stomaco e la tachicardia. Sì, a man a mano che procedevano, si sentiva sempre meno esitante e più sicura di sé, quasi tranquilla. I due svoltarono in una stradina laterale stretta e poco frequentata, Ran lanciò un’occhiata ansiosa alle sue spalle rimpiangendo amaramente i marciapiedi affollati; adesso sarebbe stato molto più difficile non farsi notare.

E più facile per loro uccidermi

Deglutì rumorosamente mentre una goccia di sudore le attraversava il viso, ma per il resto ignorò quel pensiero. Non doveva lasciarsi scoraggiare, doveva andare fino in fondo...doveva farlo per Shinichi. Davanti a lei uno dei due uomini, il biondo, si arrestò un attimo, poi svoltò in un vicolo cieco insieme all’altro. Ran non li imitò, ma si fermò accanto al muro per non farsi vedere, il viso contratto per la tensione, le mani sempre strette a pugno. Sbirciò dall’altra parte e li vide aprire una vecchia porta scalcinata, che sembrava l’entrata secondaria di un locale, e sparire dietro di essa. Si avvicinò cautamente, con passi lenti e misurati,  cercando di non far rumore, e arrivata vicino alla porta tese l’orecchio sperando di poter sentire cosa dicevano. In cuor suo sperava che non fosse niente di preoccupante...

“Bene, siamo arrivati, adesso possiamo riposarci un po’ mentre aspettiamo il proprietario.” Disse una voce bassa e tonante, che Ran associò all’uomo con gli occhiali da sole. Non era tagliente e gelida come quella del più alto, che invece udì subito dopo: “Avrà una bella sorpresa il bastardo, non avrebbe dovuto cercare di fregarci con quei soldi falsi.” Ghignò, Ran si sentì sprofondare: adesso era sicura che quei due non fossero esattamente gente onesta e a modo. La voce tagliente, affievolita dal legno della porta che li separava, riprese, divertita:

“Peccato però doverlo ammazzare subito. Sarebbe stato molto più divertente farlo guardare quando ci occuperemo di sua moglie.” I due risero crudelmente, Ran avvertì un tremito incontrollabile alle gambe, e riusciva a stento a sostenere il suo stesso peso. Stavano parlando di un omicidio, e lo facevano con un divertimento perverso e diabolico; era spaventata ma incapace di andarsene, vittima di una curiosità masochista che sapeva le sarebbe costata cara...

“Comunque, non vedo l’ora di vederlo strisciare ai miei piedi, mentre mi implora di risparmiargli la vita...sarà...magnifico” concluse la voce fredda con un tono di profondo godimento. Ran ora voleva più di ogni altra cosa correre via da lì, mettere chilometri fra lei e quei due assassini, ma le sue gambe non le obbedivano più, sembravano incapaci di fare qualsiasi cosa che non fosse tremare. Strinse i denti, non aveva ancora raggiunto lo scopo per cui li aveva seguiti, e in fondo se non si erano accorti di lei fino a quel momento, perché avrebbero dovuto in seguito...

“A proposito Gin, che cosa voleva Vermouth quando ti ha telefonato?” Domandò con voce noncurante il più basso, Ran, per quanto tesa e spaventata, non poté fare a meno di sorprendersi nel sentire i nomi dei due alcolici. Probabilmente erano nomi in codice, e la cosa la turbava ancora di più: i criminali qualsiasi di solito non usano certi espedienti, perciò si trattava di professionisti. E questo Vermouth doveva essere un terzo complice...

L’uomo chiamato Gin sbuffò: “Niente di importante...a quanto pare un povero idiota si è messo a ficcare il naso nei nostri affari...ma ha detto che se ne occuperà lei di persona. E sai che mani d’oro ha, quella donna...” rise, le gambe della ragazza cedettero, scivolò lentamente a terra...Ran si sentì morire...che stessero parlando di...

Se continui a ficcare il naso nel lavoro della polizia prima o poi finirai nei guai!!

le parole che lei stessa aveva pronunciato davanti al suo amico d’infanzia mentre tornavano da scuola, quel giorno di tanto tempo prima, risuonarono nitide nella sua mente, si sentì sprofondare in una voragine di disperazione...quando gliel’aveva detto era preoccupata, ma quel sentimento non era nemmeno paragonabile all’ansia che ora le attanagliava l’anima. Shinichi, il suo Shinichi, si era scontrato con qualcosa molto più grande di lui, qualcosa che l’aveva allontanato da lei, che gli aveva fatto del male e lei

Io non facevo altro che comportarmi da egoista mi lamentavo e lo accusavo e gli dicevo di tornare senza sapere come doveva sentirsi a quelle mie parole lui solo e lontano vive nel pericolo e io non so fare altro che piagnucolare e pensare a me stessa e stasera lui tornerà e correrà dei rischi solo a causa mia perché gliel’ho chiesto io e adesso lui torna solo per me e io che l’avevo definito cinico e egoista povero il mio Shinichi

“Ma credo che sarai felice di sapere, Vodka...” riprese la voce, fredda e divertita “...che avremo un ottimo diversivo per passare il tempo in attesa di quel bastardo.” Ran sentì il sangue congelarsi nelle vene, per un attimo che gli parve un’ora il cuore smise di battere, mentre tutto il corpo era scosso da un tremito irrefrenabile.

“Apri la porta, Vodka. Troverai una graziosa ospite ad aspettarti...”

 

 

La piccola figura altera prese ad armeggiare con un lungo strumento di vetro lucido, lanciò un’occhiata al foglio fittamente scritto che si trovava al lato della scrivania e aggiunse con un misurino un po’ di polvere giallognola; agitò la fiala, fissando con sguardo attento e concentrato la reazione del composto. Intorno a lei regnava il caos: fiale e ampolle sporche erano sparsi dappertutto, c’erano macchie qua e là di diversi liquidi multicolore, che disegnavano curiosi arcobaleni sul professionale tavolo di ceramica bianco. Perfino i fogli su cui era descritta la formula erano sporchi, ma la piccola scienziata non ci faceva neppure caso, tanto era immersa nel suo lavoro minuzioso e attento. Un piccolo errore e avrebbe anche potuto dire addio alla sua cavia umana... sì, era così che se lo figurava mentalmente ogni volta che doveva preparargli un antidoto temporaneo, solo un'insulsa, utile, precaria cavia...tutto questo la divertiva un po’ e le permetteva di raggiungere la freddezza necessaria a preparare il composto. Perché se avesse pensato a lui come Conan Edogawa, alias Shinichi Kudo, il giovane detective che aveva permesso agli Uomini in Nero di uccidere sua sorella, che l’aveva definita un’assassina e un mostro,  lo stesso che tempo dopo le aveva permesso di abbracciarlo in lacrime e di sfogarsi, che le aveva messo i suoi occhiali per non farla riconoscere dall’Organizzazione quando erano sulle loro tracce, che l’aveva fatta fuggire a costo di essere scoperto quando Gin l’aveva trovata e aveva tentato di ucciderla, che l’aveva coperta con il suo giubbetto portandola sulle spalle...se avesse pensato a lui in quel senso, troppi sarebbero stati i sentimenti nel suo animo, e troppo contrastanti, e qualche volta si era ritrovata a chiedersi quali avrebbero trionfato sugli altri. Perché quella volta, con la testa appoggiata alla spalla di lui, nella semi incoscienza che le ferite le avevano provocato un lampo di un sentimento strano si era affacciato al suo cuore, sentendo il calore del suo corpo, il suo profumo forte e deciso...si era sentita...protetta e al sicuro, come mai nella sua vita. Aveva capito una cosa, che non avrebbe mai ammesso né con se stessa né con chiunque altro, che avrebbe accantonato sempre come una specie di delirio momentaneo date le sue condizioni. No, non poteva abbandonarsi davvero a quel pensiero, perché la porta che desiderava aprire sarebbe stata sbarrata per sempre per lei. E in quel momento aveva faccende importanti di cui preoccuparsi, che richiedevano tutta la sua lucidità e freddezza...non doveva essere debole, e quella cosa l’avrebbe distrutta.

Così loro due diventavano la scienziata e la cavia da laboratorio, come lei voleva fosse, e come di sicuro lo voleva anche lui. Niente di ciò che avrebbe potuto dire o fare avrebbe cambiato le cose... Aggiunse qualche goccia di sodio cromoglicato, sbirciò di nuovo i suoi appunti e mescolò il tutto con un po’ di fosfato monosodico, dopodiché prese una goccia del composto così ottenuto e la premette sul vetrino del microscopio, osservandola attentamente attraverso la lente dello strumento. Ironia della sorte, era proprio lei che con le sue azioni aiutava quella porta a rimanere sprangata.

“Hai bisogno di aiuto, Ai kun?” la voce del professor Agasa la deconcentrò e se questo la irritò, di certo non lo diede a vedere; si voltò lentamente fino a guardarlo con i suoi occhi freddi, mentre l’anziano uomo le sorrideva con affetto: “Posso fare qualcosa, se vuoi.” Ai alzò le spalle indifferente e tornò a dargli la schiena, poi aggiunse:

“Non si preoccupi, professore. È tutto sotto controllo. Cerchi solo di non comparirmi alle spalle in quel modo.” come al solito, il suo tono di voce non suggeriva alcunché. Agasa non smise di sorridere, sebbene lei non lo guardasse più: aveva accolto con piacere Ai Haibara in casa sua, quando l’aveva trovata svenuta sotto la pioggia davanti a quella di Shinichi, e non si era pentito della sua scelta nemmeno un secondo da quando abitava con lui; perfino dopo che lei gli aveva rivelato la sua vera identità il suo proposito non aveva vacillato, anzi, era diventato ancora più forte: pensare a tutto quello che lei era stata costretta a sopportare lo faceva star male, e nei suoi occhi, il professore vedeva lo sguardo di una persona che era cresciuta troppo in fretta...una persona che cercava aiuto...ma che mai l’avrebbe ammesso. Essendo circondata continuamente da criminali assassini  Ai aveva imparato a creare una barriera intorno a sé, in modo che nessuno potesse capire cosa provava realmente. Seppure adesso la situazione era cambiata, continuava a mantenerla, per abitudine, forse, ma anche perché c’era tuttora una persona a cui non voleva far conoscere il suo vero io...e il professor Agasa poteva immaginare di chi si trattasse.

“Qualcosa non va, professore?” domandò lei in tono incolore, senza voltarsi.

“No, Ai kun, non preoccuparti...andrà tutto bene, vedrai.” Le scompigliò i capelli biondi con affetto e uscì dalla stanza. La piccola scienziata rimase interdetta per un attimo, poi cominciò a fissare il composto che aveva ottenuto e sorrise, lo stesso sorriso che aveva rivolto a Conan quando gli aveva detto chi era per strada.

“Sicuro che andrà tutto bene...” sussurrò fra sé e sé, abbandonando il tono indifferente “bisogna vedere per chi...” 

 

Era passata quasi un’ora ormai da quando aveva capito con chi doveva incontrarsi il giornalista, e ancora era lontanissimo dalla sua meta. Il dolore alla gamba, che peraltro ad un certo punto aveva cominciato di nuovo a sanguinare, l’aveva costretto a fare una piccola deviazione al percorso, che gli aveva fatto perdere un sacco di tempo. Sapeva che ancora non era successo niente, perché altrimenti il suo collega l’avrebbe avvertito, ma era ugualmente seccato da tutta quella storia, e temeva di non riuscire a raggiungerli prima che si vedessero. Se lei si era fatta già dire tutto la sera prima al bar, poteva ben immaginare che non fosse per parlare che gli aveva dato appuntamento. Una parte del suo essere lo tentava a lasciare che lei compisse la sua missione, in fondo il mondo non aveva bisogno di quella carogna schifosa, e lui avrebbe evitato di finire su tutti i giornali. Tuttavia, gran parte del suo animo, quello che l’aveva spinto a voler diventare un detective, sapeva che era sbagliato e che, per quanto un uomo potesse essere un lurido bastardo, la sua vita valeva qualcosa. E poi, doveva comunque raggiungerli, seguendo Chris Vineyard, alias Vermouth, sarebbe potuto arrivare alla base dell’Organizzazione...e lì fargliela pagare per quello che gli avevano fatto. Quell’obiettivo gli faceva salire l’adrenalina in corpo e gli aveva permesso di raggiungere di corsa l’agenzia, sfrecciare davanti ad un sonnacchioso Kogoro Mouri, afferrare lo skate-board e rimettersi subito sulla strada per il Tropical Land, con gran sollievo per la sua gamba, la cui unica fatica ora era sorreggere il suo peso, e del suo stato d’animo, perché adesso andava ad una velocità dieci volte maggiore. Così, mentre attraversava rapidamente i marciapiedi facendo lo slalom fra la folla, la brezza fresca che gli scompigliava i capelli bruni e gli sferzava piacevolmente il viso, si ritrovò a pensare che forse quella giornata, iniziata in modo pessimo, si stava evolvendo in qualcosa di davvero eccitante. Certo, l’idea di affrontare l’Organizzazione lo spaventava un po’, ma il pensiero di poter smettere di fingere di essere un moccioso di sette anni, almeno di fronte a Ran, gli imprimeva un coraggio senza pari. Se avesse potuto rivelarle la sua vera identità, avrebbe sopportato meglio il suo fardello, e di sicuro l’attesa per l’antidoto definitivo preparato da Ai sarebbe stata più serena, con la sua amica d’infanzia al suo fianco. Sorrise, la sua vita stava per avere una svolta, non doveva fare altro che raggiungere il luna park, trovare Mori e Vermouth, addormentare entrambi con un dardo narcotizzante del suo orologio, togliere al primo la cassetta (poiché era sicuro che lei gli avesse detto di portarla con sé all’appuntamento) e applicare a quest’ultima un trasmettitore, attraverso il quale avrebbe potuto seguire le sue mosse con gli occhiali. Lei l’avrebbe condotto al loro covo,  e allora lui avrebbe potuto chiamare l’ispettore Megure con la sua voce adulta e organizzare una retata. Una volta catturati alcuni membri dell’Organizzazione, sarebbe stato facile farli confessare e scoprire così chi altri ne faceva parte, e allora sarebbero stati a cavallo...

Questo era a grandi linee il piano che Conan si figurava nella sua mente da quando era venuto a conoscenza degli ultimi fatti; era sempre stato un tipo molto sicuro di sé, perciò era convinto che, se ce l’avesse messa tutta, sarebbe riuscito a raggiungere il suo obiettivo, questa volta...e all’appuntamento con Ran avrebbe anche potuto rivelarle finalmente ciò che teneva nascosto da tanto tempo...i suoi veri sentimenti...

Arrossì furiosamente, mentre il cuore saltò qualche battito. Tuttavia, riemergendo dal suo sogno ad occhi aperti, si accorse che con tutta la gente che affollava le strade della capitale nipponica quella domenica, era costretto a rallentare spesso per aggirare e superare un sacco di persone, e la cosa lo infastidiva.  Decise così di abbandonare le strade principali a favore di qualche viuzza meno frequentata, dove avrebbe potuto avanzare con più facilità e rapidità. Era solo questione di ore, ormai, e il sogno che inseguiva da mesi e mesi sarebbe diventato realtà. Niente più fingere, niente più bugie, niente più sussulti e spaventi ogni volta che sentiva parlare di edifici esplosi e di misteriosi omicidi...niente più Conan Edogawa, solo Shinichi Kudo, se non nell’aspetto, almeno con le persone che conosceva e a cui era caro...almeno con la sua Ran...

 

Ran era paralizzata, le guance avevano perso il bel colorito roseo per lasciar spazio ad un bianco cadaverico, il corpo era scosso da un tremito che non riusciva a fermare. Lo stomaco gli si era attorcigliato in maniera sgradevole, un peso insostenibile gravava nel suo animo mentre sentiva i passi pesanti dell’uomo chiamato Vodka avvicinarsi alla porta, capì che non aveva via d’uscita, era spacciata, sarebbe morta...quasi svenne quando la porta si spalancò e lui la guardò attraverso gli occhiali da sole, mentre un sorrisetto gli si formava sulle labbra:

“Ma guarda, avevi ragione...” sentenziò, lei lo guardava allibita, il suo cervello lavorava furiosamente, doveva alzarsi in piedi, era un grassone, anche se robusto, poteva atterrarlo con un colpo ben assestato di Karate e fuggire più velocemente possibile verso la strada affollata, lì sarebbe stata al sicuro. Tentò di alzarsi ma le gambe tremavano troppo, non sorreggevano il suo peso, così si sollevò di pochi centimetri e ricadde in ginocchio con un gemito...si sentiva morire, le lacrime che tratteneva a stento. Vodka tirò fuori la pistola con una mano e gliela puntò alla testa,  mentre con l’altra la prendeva sgarbatamente per il  collo del giacchetto jeans e la spingeva violentemente nella stanza, chiudendo la porta alle sue spalle, senza smettere di sorridere.

“Sii più garbato, Vodka, non vedi che è una signorina?” lo ammonì Gin con voce falsamente gentile.  Ran era rimasta semi sdraiata per terra, non osava muoversi, né guardare in faccia i due uomini...fissava il pavimento sotto di sé, cercando di acquietare il suo corpo...non voleva che loro si accorgessero di quanto era spaventata...

Oddio perché mi sono cacciata in questa situazione oh Shinichi tu cosa faresti al mio posto aiutami ti prego non so che fare non voglio morire aiutami

“Allora bellezza, se non sbaglio tu sei la stessa che ci è venuta addosso poco fa, non è così?” Chiese Gin, guardandola con un sorrisetto. Ran rimase in silenzio, mostrandogli solo la testa, sapeva che se avesse parlato la sua voce si sarebbe spezzata, loro avrebbero capito che era terrorizzata...

“Il mio amico qui ti ha fatto una domanda, ragazzina!” Le urlò il più basso, dandole un colpetto nel fianco con la punta del piede. Ran si scansò di scatto, lanciando un’occhiata spaventata all’uomo che le stava vicino con la pistola puntata, gli occhi luccicanti di lacrime represse...poi annuì.

“Lo sapevo...non mi dimentico mai un culetto così bello, quando ne vedo uno.” Disse, ed entrambi esplosero in diaboliche risa di scherno. Ran li ascoltava, e attraverso la paura sentì che affiorava un altro sentimento...si sentiva

Umiliata è questo che vogliono fare umiliarmi lo so e io non so che fare non voglio restare qui oddio cosa farebbero papà e Shinichi come si comporterebbero ho tanta paura non voglio morire non voglio

Le risate pian piano si spensero, Ran sentì le gambe della sedia del più alto strusciare per terra, udì i suoi passi...si stava avvicinando a lei, e la paura sovrastò di nuovo qualsiasi altro sentimento. Appoggiò le mani sul pavimento, dietro la schiena, e cominciò a trascinarsi lontano da loro due, indietreggiando disperata, finché la sua schiena venne a contatto con un freddo muro e dovette arrestarsi. Non li aveva guardati per tutto quel tempo, ma ora lo vide sporgersi verso di lei, sentì le sue dita prenderle il mento, costringerla ad alzare la testa violentemente, fino ad incontrare il suo sguardo, i suoi occhi gelidi e senza pietà...

“Dimmi bambina, perché hai deciso di seguirci?” sentì il suo fiato, acre e impregnato di tabacco, le sue dita ancora serrate attorno al suo viso... “Senti, o impari da te a rispondere quando ti faccio una domanda, o ci penserò io a insegnartelo...e non so tu, ma io mi divertirei molto di più nel secondo modo...” di nuovo la sua risata perfida, mentre Vodka, dietro di lui, lo imitava. Ran annuì di nuovo, esitante, poi si fece coraggio e cercò di parlare fingendosi il più calma possibile: “Io...” sentì un nodo in gola e la sua voce, già flebile e acuta, si spezzò. Lui continuava a fissarla con i suoi occhi senza pietà, aspettandosi una risposta, e tenendo a mente la sua minaccia di poco prima, Ran deglutì con fatica e riprese, con un fil di voce:

“Io vi ho...scambiati per...qualcun altro...” Gin  la osservò attentamente, squadrandola da capo a piedi, la fronte aggrottata, poi ghignò: “Sì, può essere... ormai comunque non ha più molta importanza...” si sporse ancora di più, ormai il suo volto era a contatto con la sua spalla, Ran poteva sentire il suo fiato caldo sul collo, la sua bocca sempre più vicina...capì cosa stava per fare e si irrigidì,  cercando di sottrarvisi con un gesto brusco, ma la sua nuca colpì il muro dietro di lei, provocando un altro scoppio di risa in entrambi i suoi sequestratori.

“Calma piccola, non devi avere nulla da temere...” le sussurrò all’orecchio il biondo, prese fra le mani una ciocca di capelli bruni e la annusò, con gli occhi chiusi: “...hai davvero un buon profumo...dì un po’...” riprese, sempre in un sussurro. Ran sentiva che di lì a poco avrebbe perso i sensi, non poteva resistere un minuto di più in quella situazione, si sentiva distrutta, terrorizzata, incapace di reagire, come se tutto le fosse crollato addosso...respirava a fatica, il suo cuore pompava sangue così forte che cominciava a farle male...

Aiuto ho bisogno di aiuto non ce la faccio

Gin incontrò di nuovo il suo sguardo, e le chiese a bassa voce,  con stampato in faccia un ghigno perfido di scherno: “Sei vergine?” Ran sussultò, gli occhi sbarrati e ormai colmi di lacrime, fissando inorridita chi le stava davanti, incapace di reagire, di pensare, così spaventata che un capogiro e un forte senso di nausea si stavano  impossessando del suo corpo scosso dai tremiti. “Oh, ma certo...sei così...pura...bella e inviolata...” sibilò famelico. Fu a quel punto che il terrore divenne insostenibile, la vista le si annebbiò finché non poté più vedere il volto che le stava davanti, tutto divenne scuro...e svenne.

Note dell'Autrice: cavoli quanto mi ha fatto schifo scrivere quest'ultimo pezzo!! Povera la mia Ran...capitano tutte a lei!! ^^" sarà che ultimamente il mio umore non è stato dei migliori e allora si riflette in ciò che scrivo...chissà! Comunque volevo postare il dodicesimo capitolo prima che la scuola assorbisse di nuovo tutto il mio tempo (ho iniziato il 16 ma i primi tre giorni non ho fatto praticamente nulla, per cui...). Questo perché da adesso in poi mi sarà difficile aggiornare spesso, con tutti i compiti e le attività pomeridiane da svolgere. Comunque conto su di voi, siete in molti a leggere e se siete tanto carini da mandare un commento cercherò di utilizzare un po' del mio tempo libero per continuare la ff. Un aiuto da parte vostra in questo senso mi farebbe davvero piacere, ragazzi. ^//^ Allora, come al solito vedo di dire qualcosina  a chi mi ha scritto:

Mareviola:  ciao!!^^ Grazie mille...ecco il chap12... non ci sono molti dialoghi, ma spero ugualmente che ti sia piaciuto; mi dispiacerebbe perdere una lettrice fidata come te! ^^" A risentirci.

Akane Tendoo:  Scusarti?!? O _ O E di che cosa?? Sono rari i commenti accurati quanto i tuoi, significano che sai esaminare bene ciò che leggi, ed è una bella qualità...mi ha fatto piacere riceverlo, dico sul serio! ^//^ Il suggerimento era centrato, io sto cercando di seguirlo, anche se in questo capitolo i pensieri dovevano mostrare l'angoscia della protagonista e quindi non ci sono proprio riuscita..^^" in quanto all'altra cosa, io non penso che esistano domande stupide...si domanda perché si vuole sapere, e questo è un proposito tutt'altro che sciocco. Esistono invece risposte stupide, questo sì. (e io ne sono la presidentessa, come avranno capito tutti ormai - _-") Imperfezioni nella mia fanfic? Ce ne sono a bizzeffe! Ma non pretenderai che le racconti in giro, no? ^ _ ~  Ti ringrazio dei complimenti, sta sicura che se continui a sostenermi cercherò di fare sempre del mio meglio!!^^ Ah, i tuoi sospetti erano fondati?? Immagino di sì, era piuttosto ovvio (che grande scrittrice di gialli che sono, eh? ^^"). Alla prossima!!

Akemichan:  grazie^^, ne sono felice! Anch'io vorrei poter avere fra le mani i volumi in italiano, pensa che sono andata a cercare in tutte le fumetterie esistenti nella mia città le vecchie pubblicazioni della Comic Art, e sono riuscita a racimolare una ventina di volumetti. Comunque per adesso mi sa che ci tocca accontentarci delle scans in inglese e dell'anime in tv!! ; _ ;  Ti ringrazio ancora per la recensione, ^//^ spero di risentirti.

Bene, credo che sia tutto per quanto riguarda i commenti. Le citazioni di questo chap venivano dai vol.19 (Conan che si fa pugnalare al posto di Ran a Osaka) dal vol.1 (la frase che Ran ricorda di aver detto a Shinichi mentre tornavano da scuola) e dai vol.18 e 24 per quanto riguarda i ricordi di Ai.

Un grazie a tutti i lettori che dedicano parte della loro giornata a questa ff, spero non la riteniate sprecata! ^^" 

Prossimo Capitolo: (o almeno ciò che ho intenzione di scrivere) più azione, l'incontro fra Mori e Vermouth,  cosa succederà a Ran + un piccolo spunto per un HeijiKazuha che approfondirò poi (mi sono accorta di aver trascurato la coppia del Kansai ^^") e naturalmente cosa farà Conan! ^ _ ~

bye

-Melany

   

 

  
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