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Autore: Malanova    24/06/2013    2 recensioni
Sono nata in un piccolo sobborgo, tra le Enciclopedie Mediche e i soprammobili fatti di vetro e ceramica, nella città di Libreria...Non ebbi paura. E perché avrei dovuta averla? In fondo ero in paradiso.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono nata in un piccolo sobborgo, tra le Enciclopedie Mediche e i soprammobili fatti di vetro e ceramica, nella città di Libreria. Mio padre era un granello molto libertino: nato da una matassa di Polvere Casalinga, in lui c’e sempre stata la scintilla della rivoluzione così, al primo soffio di vento, se ne andò. Aveva passato gran parte della sua vita a viaggiare sul suo alito e si era posato su quasi tutta la Superficie conosciuta, perfino le piante Tropicali della Serra. Poi un giorno, mentre sorvolava in un luogo buio dove micro gocce di profumo di ambi i sessi, particelle di sudore e altre polveri sottili ballavano nell’aria a ritmo di dance; fu aspirato dalla narice destra di un Gigante Rosa. Per rifocillarsi un po’, mio padre decise di posarsi su un pelo incrostato, fino a quando un’altra corrente d’aria lo avrebbe spazzato altrove. Fu lì che conobbe mia madre. Il più bel granellino di Polline sul quale avesse posato gli occhi. Stava chiacchierando animatamente con due cristallini di Cocaina. Anche lei notò i continui sguardi dell’aitante granello. E boom, per entrambi fu amore a prima vista. Volarono con lo starnuto delle sei, verso nuovi confini. Avevano viaggiato a lungo per il mondo prima di trovare la loro casa dei sogni, la Libreria appunto. Quando si stabilirono qui, mio padre decise che non avrebbe mai più cavalcato il vento.

Per tutta l’infanzia ho giocato tra le pagine ingiallite dell’Enciclopedia dalla S alla Z ed a ammirare il polistirolo danzare nell’acqua per creare scene natalizie in tutte le stagioni. Ma, essendo un granellino di polvere come mio padre, ben presto la Libreria divenne una città troppo piccola per me. Così, in un bel giorno d’estate, presi le mie valigie e partì con la prima corrente del condizionatore. Essa mi portò lontano, tra antichi velieri in bottiglia e cornici dalle fotografie sbiadite. Verso sera arrivai alla Kappa, il luogo più caldo mai conosciuto. Lì altri granelli di polvere teenager stavano festeggiando la loro festa di laurea in Allergia. Nel euforia del starnuto più totale conobbi … Lui. Era solido, brillante e proveniva da una terra lontana. Un granello di sabbia terribilmente sexy. “Che ci fa un granello d’oro in mezzo a un milione di particelle color fuliggine?”. Lui mi fece un sorriso assassino e rispose “Sono con un paio di amici di queste parti, i gemelli Carbone … non so se li conosci …”. Rimanemmo a parlare insieme per tutta la notte. Quando sorse l’alba, il granello di sabbia mi accompagnò in una piccola fenditura e per la prima volta scambiai le mie particelle con un altro granello. Che esperienza sensazionale! Ma come le più belle cose, anche queste dovevano finire.

Un giorno, mentre stavamo passeggiando tra le credenze delle Spezie, una mano enorme munita di nappina umida, calò su di noi. Quando essa si risollevò, il mio amato granello di sabbia non c’era più. Piansi lacrime amare per molti giorni. Alla fine decisi di cavalcare di nuovo il vento e farmi trasportare in un altro luogo, lontano da lì. Per la prima volta, da quando ero partita, volevo ritornare a casa. Ma durante il tragitto il vento divenne più forte e mi gettò fuori dai confini del mondo. Tra le pagine di un libro avevo letto la definizione di “paradiso” e ciò che vidi mi fece credere di averlo raggiunto. Una immensa distesa di azzurro e blu era intorno a me. Strani esseri bianchi stridevano note acute contro l’orizzonte e volavano con il vento come facevamo noi. E poi il vento smise di soffiare. Iniziai a precipitare. Quando mi avvicinai abbastanza mi accorsi che stavo andando contro dell’acqua. Non ebbi paura. E perché avrei dovuta averla? In fondo ero in paradiso.

  
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