Salve
a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
^-^ Ok, vi avverto probabilmente oggi straparlerò un
po’… ma comprendetemi,
stamattina ho fatto l’orale e sono finalmente libera dalla
maturità!!! Salto dalla
gioia: veramente, non ne potevo più! Senza contare che non
aveva più tempo per
scrivere… ok, probabilmente non vi interessa. Comunque, non
appena pranzato,
riacquistato le mi facoltà mentali (sono crollata sul letto
finito di mangiare)
mi sono fiondata a finire questo capitolo, il penultimo di questa
storia! Un po’
mi dispiace ma sono anche felice perché non vedo
l’ora di scrivere la
continuazione che vi ho promesso! Wow, non ci credo… ho
finito la maturità. O.O
è veramente una sensazione stranissima… ti senti
libero ma ti sembra ancora
impossibile. È invece è vero!! XD XD XD Va bene,
va bene… ora mi calmo. Ma devo
ammettere che essere stata il primo giorno non è stato un
male: fuori il dente
e fuori il dolore… e così ora sono potuta tornare
da voi! Non so voi, ma io
sono contenta. Mmmmh, forse è meglio parlare un
po’ del capitolo… voi che dite?
XD Allora, con il precedente capitolo (ormai più di un mese
fa… urgh) abbiamo
lasciato Caspian mentre veleggiava verso le Isole Solitarie. Stavolta,
come
qualcuno aveva già intuito, è la volta della
partenza di Susan e Peter… l’atmosfera
iniziale è un po’ malinconica ma spero non vi
faccia piangere! ;) In ogni caso è
presente anche un flashback e perciò in esso i dialoghi sono
quelli del film. Cos’altro
vi posso dire? Beh, spero che il capitolo vi piacerà e con
questo vi auguro
buona lettura! By Hikari
P.S. ringrazio con tutto il
cuore tutti
coloro che hanno pazientemente atteso questo capitolo… e con
il prossimo
capitolo vi prometto che metto dei ringraziamenti fatti per bene. In
ogni caso,
ancora grazie dal più profondo del cuore ha chi recensisce,
a chi mi segue e a
chi anche solo legge. A presto! :)
E
dimmi come posso fare,
per
raggiungerti adesso…
per
raggiungere te.
Zio Harold
sembrava impegnatissimo nella lettura del giornale e non dava
l’impressione di
interessarsi molto a quello che stava succedendo. Zia Alberta, invece,
si
guardava attorno annoiata. Non era un mistero che la donna avrebbe
preferito di
gran lunga dover ospitare loro due, i maggiori. I due maturi, secondo
lei, e a
cui era possibile trasmettere le loro idee moderne: in poche parole il
male
minore. Per lei Lucy ed Edmund erano ancora due bambini piccoli di cui
bisognava occuparsi. Susan non aveva troppa simpatia per i due e
neppure per il
cugino Eustace, cosa che la accomunava anche con gli altri tre
fratelli: Lucy
per quanto gentile e disponibile non sopportava proprio gli scherzi che
Eustace
le faceva sempre quando andavano da loro, Edmund… meglio non
parlarne. Per un
istante sorrise divertita: magari sarebbe potuto essere un motivo per
un’anticipata partenza di Lu e Ed per
l’America… ma sapeva che non sarebbe
successo. Peter era della stessa idea di Edmund ma almeno lui, di tre
anni più
grande di Eustace, riusciva a stargli lontano. Per quando riguardava
lei, aveva
sempre cercato di essere gentile con tutti e tre ma con scarsi
risultati: Eustace
la considerava “soporifera, meglio di qualunque
sonnifero”, con zio Harold era
già tanto scambiarsi i saluti e zia Alberta…
Susan sospirò. Quando erano
insieme non faceva altro che parlare delle riunioni del circolo
pacifista che
frequentava “insieme anche a donne importanti
dell’alta società”, dei benefici che
si potevano avere da una stretta dieta vegetariana
“soprattutto quando si è una
bella ragazza che aspira ad un buon matrimonio” e…
Aslan, sì, solo Aslan sapeva
quale altro mucchio di idee e “proclami” aveva
dovuto sopportare: argomenti che
forse sarebbero stati interessanti… ma non quando uscivano
fuori dalla bocca
della zia Alberta. I suoi non sembravano consigli ma
imposizioni… senza contare
che la zia aveva il magico potere di rendere tutto di una noia mortale.
E poi
era lei quella soporifera…
Se non fosse
stato che Lucy e Edmund restavano a Cambridge, sarebbe stata contenta
di andare
in America. Invece avrebbe preferito mille volte restare e sopportare
anche
tutto il giorno zia Alberta, pur di restare con loro. A
proposito… Susan si
chiese come mai Eustace non fosse venuto. Ah, sì. Glielo
aveva detto zia
Alberta prima: il diligentissimo Eustace stava già facendo i
compiti per le
vacanze… peccato che la cara zia non sapesse tutti i
dispetti e gli scherzi che
aveva fatto loro durante le poche volte che si erano visti.
Chissà perché ce
l’aveva tanto con loro…
Improvvisamente
un cupo boato si propagò nell’aria. Susan si
riscosse e alzò lo sguardo. I
camini del transatlantico iniziarono ad emettere nuvole di fumo nero e
scuro.
La ragazza strinse istintivamente le mani, stringendo da una parte il
maglioncino grigio-azzurro e dall’altra la mano di Peter.
Presto sarebbero
saliti… presto avrebbero dovuto salutare Lucy e Edmund.
Susan tornò a voltarsi
e vide negli occhi della sorella il suo stesso smarrimento. I loro
occhi
azzurri si specchiarono leggendovi la stessa inquietudine. In quel
momento
arrivarono i loro genitori. I due si fecero largo tra la folla e li
raggiunsero. La madre teneva tra le mani i biglietti che erano andati a
far timbrare,
mentre il padre spostò vicino a sé una delle
valigie che era rimasta fino a
quel momento vicino agli zii. L’uomo si voltò
sorridendo verso di loro.
“È
tutto
pronto. Possiamo salire.”
Susan sorrise
per non deludere il padre anche se avrebbe voluto scoppiare a piangere.
Per
fortuna il padre tornò a voltarsi verso Lucy e Edmund
iniziando a fare, insieme
alla madre, decine di raccomandazioni. La mente di Susan
iniziò a sprofondare
nei proprio pensieri. Alle orecchie le parole dei genitori, il rumore
della
folla divennero sfocati. Era così simile a quella
volta… se lo ricordava, come
se fosse stato ieri. Si rivide lì, in mezzo alla folla,
spaesata e impaurita
tra tanti altri bambini. Era uguale: quella volta avevano salutato la
madre,
ora salutavano Lucy e Edmund… la scena di due anni prima le
passò di nuovo
davanti agli occhi e i pensieri di quella volta ritornarono a
galla…
Susan distolse
lo sguardo dalla folla che li
circondava. Fissarla non avrebbe fatto che aumentare la sua
ansia… La ragazza
guardò la madre inginocchiarsi per aiutare la piccola Lucy
ad agganciare il
cartellino di riconoscimento. Lucy era spaventata. Lo era anche lei.
Cercava di
non darlo a vedere, per rassicurare la madre. Ma aveva paura: per
quanto tempo
sarebbero stati lontani? E se alla madre fosse successo qualcosa mentre
erano
via? Non sarebbe mai riuscita a sopportarlo.
Cercando di
non pensarci Susan smise di far girare il
cartellino tra le mani e se lo appese ad una falda del cappotto.
Improvvisamente le parole di Edmund ruppero il silenzio in cui i
quattro
fratelli erano caduti da qualche minuto.
“Se
papà fosse qui non ci farebbe partire.”
Susan
alzò lo sguardo. Papà… quanti mesi che
non le
vedevano. E le sue notizie erano sempre così poche. Quanto
le mancava… Immediatamente
Peter si voltò verso il fratello guardandolo quasi con
rimprovero. Anche Peter
cercava di sembrare forte, ma molto spesso questo lo portava a
scontrarsi con
Ed che non sopportava il comportamento di Peter che secondo lui voleva
imitare
il padre…
“Se
papà fosse qui la guerra sarebbe finita e non
dovremmo andarcene!”
Susan li
guardò temendo che anche in quell’occasione i
due si sarebbero messi a litigare. Non ne poteva
più… per fortuna la madre
intervenne prima che fosse troppo tardi. La donna si rivolse ad Edmund
quasi
supplicandolo. Si vedeva quanto le costava doverli salutare.
“Ascolterai
tuo fratello, vero Edmund?”
La madre lo
guardò in attesa delle parole che tanto
sperava. Edmund continuò a fissarla ma non disse nulla. Poi,
dopo un paio di
istanti, la donna si alzò e abbracciò il
ragazzino. Quando Susan vide Edmund
cercare di ritrarsi un poco con quel suo solito atteggiamento
insofferente, le
si strinse il cuore. Avrebbe voluto gridargli di smetterla e capire per
una
buona volta che i gesti di affetto, le preoccupazioni della madre non
dipendevano dal fatto di crederlo piccolo ma dipendevano solamente
dall’amore
che loro madre provava per lui come per gli altri…
perché non voleva capirlo?
Soprattutto in un momento simile…
La madre senza
smettere di guardare Edmund, con un
velo di tristezza che le copriva gli occhi, si avvicinò a
Peter. Il ragazzo la
guardò cercandole di far capire che sarebbe andato tutto
bene… Peter era così: voleva
sempre mostrarsi all’altezza delle situazioni, non per
presunzione, ma per non
far preoccupare gli altri…
I due si
abbracciarono stretti. Peter aveva sempre
avuto un rapporto con i genitori e i fratelli diverso da quello di
Edmund. Ma
forse dipendeva dal fatto che lui era il maggiore e si sentiva
rivestito anche
di una certa responsabilità… Susan
abbozzò un sorriso. Avere vicino Peter era
sempre stato un conforto anche per lei. Erano cresciuti molto
uniti… Anche se
ultimamente sembravano averlo un po’ dimenticato…
“Promettimi
che avrai cura dei tuoi fratelli.”
Susan si morse
il labbro per non piangere. Non poteva
farlo. Sua madre si sarebbe preoccupata troppo. Quanto avrebbe voluto
restare
con lei… Peter probabilmente provava i suoi stessi
sentimenti. Infatti vide il
fratello chiudere gli occhi e deglutire prima di rispondere.
“Ma
certo, mamma.”
I due si
separarono e Peter abbassò la testa. Si
vedeva quanto costava anche a lui quella partenza. La madre se ne
accorse e
cercò di sorridere.
“Ci
conto.”
I due
tornarono a guardarsi ancora per un istante, poi
Peter tornò ad abbassare lo sguardo e la donna si
voltò verso di lei. Quando i
loro occhi si incrociarono, Susan cercò di sorridere. La
madre le venne vicino
e Susan protese subito le braccia.
“Susan…”
Le due si
abbracciarono e Susan posò il volto sulla
spalla della madre. Non riuscì a dire una parola e per
l’ennesima volta fu
costretta a fare uno sforzo enorme per non piangere. Per un attimo gli
occhi le
si inumidirono e Susan chiuse gli occhi per trattenere le lacrime.
“Piccola,
sii brava.”
Ogni istante
era più difficile. Soprattutto sapendo
che quello era il saluto prima di una separazione di cui non si sapeva
la
durata. Susan non riuscì a risponderle. Le parole le
morirono in gola e l’unica
cosa che riuscì a fare fu quella di annuire più
volte. Quando però le due si
separarono Susan sorrise e cercò di trasmetterle con lo
sguardo quella serenità
che neppure lei sentiva veramente dentro di sé.
Prima che la
madre tornasse a voltarsi, Susan
socchiuse le labbra come per dire qualcosa. Voleva salutarla, dirle
tante cose,
prima tra tutte che le voleva bene, che sarebbe tutto andato a
posto… ma non ci
riuscì e rimase muta.
La madre
arretrò di un passo continuando a guardarli
tutti e quattro in volto. Neppure lei avrebbe voluto separarsi da loro,
vederli
partire… ma preferiva soffrire lei piuttosto che rischiare
che potesse
succedere loro qualcosa.
“Ecco,
ora andate.”
Susan si
accorse che la madre cercava di mostrarsi
serena per non farli preoccupare. Ma lei si rese conto come Peter che
era solo
una finzione. Ma non poteva essere altrimenti… dovevano
tutti farsi forza e
pregare che la guerra e i bombardamenti finissero presto. Peter si
abbassò per
prendere la valigia e Susan si riscosse dai pensieri voltandosi anche
lei per
raccoglierla da terra.
Peter prese
Lucy per mano ed iniziò ad avviarsi tra la
folla di bambini e genitori. Lucy mentre si faceva guidare dal fratello
maggiore continuava a guardare indietro la madre. Susan sapeva che la
piccola
Lucy, più di tutti, non riusciva a capire ancora quella
separazione forzata.
Lei aveva già preso per mano un recalcitrante Edmund e aveva
preceduto Peter
per dirigersi al vagone.
“Lasciami,
so salire da solo sul treno!”
Susan
sospirò continuando a tenere il fratello per
mano. Non potevano rischiare di perdersi in quella folla. Susan vide
una delle
donne che controllavano i permessi vicino ad un uomo che controllava le
liste.
Edmund continuava a cercare di liberarsi dalla sua presa. Susan
cercò di
ignorarlo.
“Dai,
lasciami!”
La donna prese
il cartellino appeso al cappotto di
Susan per controllarlo mentre la ragazza continuava a guardare verso il
vagone.
Non riusciva a staccare gli occhi dalla sua massa scura. Poi
tornò a voltarsi.
Accanto a lei e Edmund c’erano ora anche Peter e Lucy.
“Posso
vedere i biglietti, per favore?”
Susan si
accorse che Peter stava guardando altrove
senza rendersi conto della donna che cercava di prendere i biglietti
che lui
teneva in mano.
“I
biglietti, per favore…”
Di sfuggita
Susan si voltò per scoprire che cosa
avesse attratto in quel modo l’attenzione del fratello: in
quel momento un
gruppo di soldati stava passando in quel momento dietro la folla di
genitori…
“Peter…”
Il ragazzo non
sentì neppure la sua voce e così Susan
prese l’iniziativa. Con un gesto rapido la ragazza
afferrò i biglietti fuori
dalla mano di Peter porgendoli poi alla donna. Solo in quel momento
Peter si
riscosse guardandola quasi senza capire. Susan tornò a
voltarsi verso la donna.
Quest’ultima le sorrise probabilmente comprendendo il loro
smarrimento.
“Vai
pure, piccola.”
Susan
iniziò ad avviarsi verso il vagone e alle sue
spalle sentì la voce di Peter che ringraziava. Dopo un paio
di passi uscirono
dalla folla e si ritrovarono nello spazio che era stato creato ai lati
del treno.
Un soldato indicò loro una delle porte di un vagone. Susan
sorrise titubante e
deglutì. Non avrebbe mai immaginato facesse così
male. Susan salì per prima
seguita da Edmund. La ragazza si voltò e vide Peter
inginocchiato a confortare
Lucy. Anche lei non ce la faceva più… le parole
di Peter la colpirono riuscendo
a confortare un po’ anche lei mentre le ripeteva nella sua
mente. Dobbiamo
restare uniti, adesso… vedrai che si sistemerà
tutto, andrà tutto bene… andrà
tutto bene… oh, quanto sperava anche lei che fosse
così. Quanto pregava che
quell’incubo finisse presto…
I due salirono
e, non appena Lucy le fu accanto, Susan
le posò una mano sulla spalla cercando di farle sentire la
sua vicinanza. La
bambina la guardò per un attimo sorridendo debolmente.
Subito dopo di loro le
porte vennero chiuse e pochi istanti passarono prima che il rumore
della folla
fosse superato dal fischio del capo stazione. Susan a quel suono si
fece largo per
prima tra gli altri bambini e ragazzi, seguita a ruota dai fratelli.
Doveva
vedere sua madre. Dovevano vederla…
Susan si
accorse di una finestrella ancora aperta e
libera. Senza perdere un attimo di tempo Susan la raggiunse e sporse la
testa.
Si sentiva mancare quasi il respiro. Con l’ansia che cresceva
si guardò di lato
cercando di scorgere tra la folla di genitori e parenti il volto della
loro madre.
Dietro di lei anche Lucy, Peter e Edmund si fecero spazio in quel
piccolo vano.
Susan cercò di stringersi senza però distogliere
lo sguardo dalla folla e
finalmente la vide. Nel momento in cui il treno iniziò a
muoversi sul binario
loro madre riuscì a farsi largo tra la folla. La donna
vedendoli sorrise, felice
di poterli salutare fino all’ultimo.
“Amori
miei, ciao…”
Le sue parole
si mescolarono con quelle di tutti gli
altri, ma Susan capì lo stesso che cosa avesse detto. Peter,
Lucy e Edmund
salutarono uno dopo l’altro e i tre per poco non spinsero
dentro Susan che
cercò con tutte le sue forze di continuare a guardare fuori.
Tutti e quattro
continuavano ad agitare le mani quasi potesse far durare di
più quel saluto.
“Mamma
ci mancherai, a presto!”
“Ciao!”
“Ciao!”
E alla fine ci
riuscì. Mentre il treno cominciava ad
allontanarsi lentamente, Susan trovò la forza di parlare per
dire la cosa che
più voleva dire a sua madre.
“Ti
voglio bene, mamma!”
I loro saluti
continuarono mentre la madre e la folla
si facevano sempre più lontani. Continuarono
così, loro e tutti quanti fino a
quando la stazione scomparve oltre l’ultimo vagone e ancora
più oltre.
“Susan.”
La ragazza
trasalì alla voce del fratello e si voltò verso
di lui. Il ragazzo le sorrise
indicandole con la testa i genitori che stavano in quel momento finendo
di
abbracciare Lucy e Edmund. Susan capì che quelli erano
veramente gli ultimi
istanti prima di partire. Con gli occhi umidi Susan superò i
metri che la
distanziava da Edmund gettandogli le braccia al collo. Il ragazzo dopo
un
attimo di imbarazzo rispose all’abbraccio. Peter nel
frattempo stava
abbracciando Lucy. Susan chiuse gli occhi come quella volta, per
cercare di non
piangere. Edmund se ne accorse e la fece allontanare un po’
sorridendo con quel
suo sorriso vagamente sarcastico.
“Guarda
che
quelli che dovrebbero piangere siamo io e Lucy…”
Susan sorrise
e
lo colpì sulla spalla. Anche Edmund sorrise. Quanto era
cambiato grazie a
Narnia… i due si riabbracciarono.
“Mi
mancheranno
i tuoi rimproveri, Susan.”
Susan si
staccò
da lui e lo guardò. “E a me mancherà il
doverteli fare… ti voglio bene, Ed.”
Edmund per un
attimo la guardò stupito poi si voltò di lato,
quasi a disagio, iniziando a
borbottare.
“Guarda
che fra
qualche settimana ci rivediamo… mica è un addio
questo.”
Susan sorrise
pensando che Edmund restava comunque e sempre Edmund. Poi la ragazza si
voltò
verso Lucy. Le due per un istante si fissarono e poi si abbracciarono.
Susan
affondò il viso nei capelli castano-rossicci della sorella.
Per lunghi istanti
nessuna delle due disse nulla. Bastava quell’abbraccio per
dire tanto cose che
nessuna delle due aveva la forza di esprimere a parole. Alla fine fu la
voce
rotta dalla commozione di Lucy a rompere il silenzio.
“Mi
mancherai
così tanto, Sue…”
Susan a quel
punto non riuscì a trattenere le lacrime che iniziarono a
uscire lentamente
dagli occhi e a rigarle le guance.
“Oh,
anche tu
Lu… non sai quanto…”
Le due si
separarono guardandosi negli occhi. Tutte due stavano piangendo e
accorgendosene sorrisero. In quel momento i loro genitori finirono di
salutare
gli zii e sollevarono le valigie. Susan abbracciò stretta
Lucy ancora una
volta.
“Lucy
ti voglio
bene. Vi scriverò ogni giorno, te lo
prometto…”
Lucy
annuì con
decisione. “Ci conto. Ti voglio bene anche io, Susan. A
presto.”
Anche Susan
annuì e si staccò da lei. Cercando di sorridere
la ragazza prese la propria
valigia e affiancò Peter. I due accennarono un saluto verso
gli zii. Zia
Alberta rispose con un sorriso di circostanza mentre invece zio Harold
mugugnò
qualcosa da dietro il giornale. A quel punto Susan e Peter si voltarono
per
seguire i genitori. Mentre si dirigevano verso la passerella, Susan
tornò a
voltarsi. Lucy e Edmund erano immobili a guardarli partire. Susan si
voltò in
avanti iniziando a salire. Ogni passo le sembrava
un’impresa… camminava come un
automa dietro a Peter. Alla fine si ritrovarono a bordo della nave e
subito si
diressero al ponte superiore da dove già decine di persone
stavano salutando
parenti e amici sventolando fazzoletti e agitando le mani.
I quattro,
senza dire una parola, si diressero velocemente verso il parapetto. La
nave in
quel momento vibrò e cominciò a staccarsi dalla
banchina. Susan accelerò
facendosi largo tra la folla. Doveva riuscire a salutare Edmund e Lucy
ancora
una volta… Peter la prese per un braccio strattonandola
vicino a lui nello
spazio che era riuscito a trovare. Poco lontano c’erano anche
i loro genitori.
Susan
guardò
oltre il parapetto. La folla sulla banchina sembrava così
piccola da lassù…
freneticamente gli occhi azzurri di Susan si mossero sulla folla per
cercare i
due fratelli. Non li vedeva… non li vedeva… Peter
iniziò a muovere la mano.
“Susan,
eccoli.
Là!”
Susan
guardò
nella direzione indicata dal fratello e li vide. Lucy e Edmund si
stavano
facendo largo tra la folla agitando le braccia per salutarli. Susan
sorrise
scoppiando a piangere.
“Lucy,
Edmund!
Vi voglio bene! A presto!”
Sapeva che
probabilmente i due non l’avevano sentita ma non aveva
importanza. Anche Lucy
gridò qualcosa che si perse in mezzo alle voci della folla.
Un altro cupo
rimbombo dei camini coprì le voci di tutti. Susan e Peter
continuarono però a
muovere le mani e a salutare i fratelli. Pian piano che la banchina si
allontanava i due si sporgevano più che potevano per vedere
fino all’ultimo
Lucy e Edmund. I due corsero fino al bordo ultimo della banchina
continuando a
salutarli. Susan non riusciva a staccare loro gli occhi di dosso.
Quanto
facevano male quelle separazioni… la madre, i
fratelli… Caspian. Nel momento in
cui la sagoma della nave nascose l’ormai distante banchina il
pensiero del
giovane Re di Narnia tornò a farsi spazio nella sua mente.
Susan si fermò e i
suoi occhi azzurri fissarono le onde scure del mare. L’aria
si fece più
pungente e una leggera brezza le scosse i capelli. Pian piano la folla
iniziò
ad allontanarsi dal parapetto. Susan no. Rimase immobile e i suoi occhi
si
alzarono per vedere il porto che si allontanava. Perché
nella sua vita aveva
sempre dovuto separarsi dalle cose che lei aveva di più
care? Per un po’ di
tempo… per molto… forse per sempre
alcune… come Narnia e Caspian.
Quasi le
avesse
letto nel pensiero Peter le posò una mano sulla spalla.
Susan si voltò e si
gettò tra le sue braccia. Susan chiuse gli occhi, confortata
dall’abbraccio del
fratello. Il ragazzo le accarezzò lentamente i capelli.
“Susan,
vedrai.
Andrà tutto bene.”
Susan
annuì.
Sì. Doveva esserne sicura. Doveva smetterla di riempire la
sua testa di
pensieri negativi. Presto Lucy e Edmund li avrebbero raggiunti in
America… e
forse Aslan avrebbe ascoltato le loro preghiere. Susan alzò
la testa verso il
fratello.
“Mi
ricorda
tanto gli addii a Narnia, Peter…”
Peter sorrise
separandola da sé. I due si voltarono a guardare verso i
profili della città
che si allontanavano lasciando spazio alla distesa del mare. Faceva
impressione
ad entrambi: era la prima volta che lasciavano
l’Inghilterra… beh, non proprio
la prima se consideravano i loro viaggi a Narnia. Nessuno dei due disse
una
parola. Peter le cinse le spalle con un braccio e Susan posò
la testa alla sua
spalla. Come avrebbe fatto senza Peter?
“Mamma
e papà
sono scesi giù in cabina. Quando te la senti, li
raggiungiamo.”
Susan
annuì
fissando la costa che minuto dopo minuto si allontanava. Tanti pensieri
si
confondevano nella sua mente, primi tra tutti il saluto dei fratelli,
il
ricordo di Narnia… e di Caspian. Forse in quel momento era
sbagliato, ma Susan
non riuscì a non pensare a lui. In mente le tornarono gli
istanti che erano
stati gli ultimi a Narnia. Con lo sguardo perso nel vuoto Susan
cercò di riviverlo
nei gesti, nelle parole… e le tornarono in mente le parole
di Aslan. E si
accorse che grazie a Peter, non le facevano più
così paura. Loro erano
cresciuti: era per questo che non avevano più bisogno di
Narnia. Avevano
imparato tutto quello che poteva servire loro… ma non era
vero. E Susan questo
lo sapeva. Lo aveva capito in quei mesi. Come lo aveva fatto Peter.
Avevano
ancora tanto da imparare: non smettere mai di credere e avere sempre
speranza
erano solo le prime cose che faticavano ancora a fare.
La voce di
Peter la distolse da suoi pensieri un’altra volta.
“Non
erano
degli addii, erano solo degli arrivederci… ne sono
sicuro.”
Gli occhi di
Susan si voltarono a guardarlo. La ragazza aveva capito subito a cosa
si
riferisse, ma era rimasta colpita dal tono sicuro che aveva usato. La
sicurezza
di un Sovrano. Susan guardò meglio Peter e nei suoi occhi
vide la stessa fierezza
che vi brillava a Narnia.
“Parli
con la
stessa sicurezza che avevi a Narnia.”
Peter si
voltò
sorpreso verso la sorella. Poi però sorrise.
“Beh…
che ci
posso fare? Quando uno diventa Re di Narnia, è sempre Re di
Narnia.”
A Susan
tornarono in mente le parole che Aslan aveva pronunciato il giorno
della loro
incoronazione. Si era sempre chiesta quale fosse il significato
profondo di
quelle parole: non aveva mai creduto fosse solo una formula
cerimoniale. Ma, come
tante cose a Narnia, non ti veniva spiegato: dovevi essere tu, da solo,
a
comprenderne il significato. E lei non ci era ancora
riuscita…
Vedendo il
volto imbronciato di Susan, Peter scoppiò a ridere e la
fissò dritto negli
occhi.
“Susan,
la
stessa cosa vale per te. Anche tu sei e sarai sempre una Regina di
Narnia. Solo
non devi volerlo nascondere. Se lo vuoi, puoi essere anche qui la
Regina Susan
la Dolce… come io posso comportarmi come Re Peter il
Magnifico. Non conta la
corona. Conta quello che hai dentro… credo fosse in parte
questo che intendeva Aslan.”
Susan rimase
muta a quelle parole. Peter aveva ragione. In realtà dentro
di lei lo aveva
saputo da sempre. Ma non lo aveva mai ammesso: sarebbe significato
pensare
sempre a Narnia e quindi soffrire dato che, anche dopo il loro primo
viaggio,
non era sicuro che sarebbero tornati. Ma ora era tutto diverso. Lei
questa
volta voleva provare a crederci insieme a Peter. Era pronta a
soffrire… perché dentro
di lei voleva convincersi che non sarebbe stato inutile. Susan sorrise.
“Lo
penso anche
io. Sì, credo che fosse questo che intendeva
Aslan… ora andiamo da mamma e
papà, altrimenti si preoccuperanno.”
Peter
annuì e i
due ragazzi si allontanarono dal parapetto dirigendosi verso il
boccaporto che
conduceva al ponte inferiore. Peter entrò per primo. Susan
lo seguì, non senza
essersi voltata ancora una volta verso il mare sorridendo. Un fugace
pensiero le attraversò la mente: aspettami, Caspian.
Troverò il modo di tornare da te. Poi i due
scomparvero nel corridoio.
Il transatlantico
nel frattempo continuava a fendere le onde del mare diretto verso gli
Stati
Uniti. E chissà che questo non fosse il preludio di un
viaggio da tanto tempo desiderato…