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Autore: HikariMoon    26/06/2013    4 recensioni
Questa è una raccolta di episodi su Susan e Caspian slegati tra loro ma collegati da un filo conduttore basato sulle parole della canzone di Giorgia "Gocce di memoria". Ambientati dopo il loro addio in "Le Cronache di Narnia- Il Principe Caspian" e prima de "Il Viaggio del Veliero". I loro pensieri, i loro dubbi, le loro emozioni... e un unico desiderio: potersi rivedere. Ma entrambi sanno che la scelta che hanno fatto è l'unica possibile. Divisi dal destino. Cosa sceglieranno? Dimenticarsi o serbare per sempre nel loro cuore il sentimento che li ha uniti?
Buona lettura!
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ^-^ Ok, vi avverto probabilmente oggi straparlerò un po’… ma comprendetemi, stamattina ho fatto l’orale e sono finalmente libera dalla maturità!!! Salto dalla gioia: veramente, non ne potevo più! Senza contare che non aveva più tempo per scrivere… ok, probabilmente non vi interessa. Comunque, non appena pranzato, riacquistato le mi facoltà mentali (sono crollata sul letto finito di mangiare) mi sono fiondata a finire questo capitolo, il penultimo di questa storia! Un po’ mi dispiace ma sono anche felice perché non vedo l’ora di scrivere la continuazione che vi ho promesso! Wow, non ci credo… ho finito la maturità. O.O è veramente una sensazione stranissima… ti senti libero ma ti sembra ancora impossibile. È invece è vero!! XD XD XD Va bene, va bene… ora mi calmo. Ma devo ammettere che essere stata il primo giorno non è stato un male: fuori il dente e fuori il dolore… e così ora sono potuta tornare da voi! Non so voi, ma io sono contenta. Mmmmh, forse è meglio parlare un po’ del capitolo… voi che dite? XD Allora, con il precedente capitolo (ormai più di un mese fa… urgh) abbiamo lasciato Caspian mentre veleggiava verso le Isole Solitarie. Stavolta, come qualcuno aveva già intuito, è la volta della partenza di Susan e Peter… l’atmosfera iniziale è un po’ malinconica ma spero non vi faccia piangere! ;) In ogni caso è presente anche un flashback e perciò in esso i dialoghi sono quelli del film. Cos’altro vi posso dire? Beh, spero che il capitolo vi piacerà e con questo vi auguro buona lettura! By Hikari

P.S. ringrazio con tutto il cuore tutti coloro che hanno pazientemente atteso questo capitolo… e con il prossimo capitolo vi prometto che metto dei ringraziamenti fatti per bene. In ogni caso, ancora grazie dal più profondo del cuore ha chi recensisce, a chi mi segue e a chi anche solo legge. A presto! :)


E dimmi come posso fare,
per raggiungerti adesso…
per raggiungere te.

Susan posò la valigia sull’asfalto della banchina e rimase immobile. Le braccia abbandonate lungo i fianchi. Gli occhi azzurri erano sgranati e fissavano la folla di persone che passava per imbarcarsi. Il mare quasi non si vedeva ma il suo odore salmastro avvolgeva tutto. Il verso stridulo di un gabbiano sovrastò le loro teste. Era stato una fortuna, secondo i loro genitori, che avessero trovato posto su quel transatlantico per l’America. I collegamenti tra le due coste erano molto difficili, ma ora sembrava che almeno quel viaggio fosse sicuro. Si andava avanti così, aspettando di giorno in giorno che la Marina autorizzasse qualche partenza. E loro stavano per partire… la ragazza si voltò cercando conforto nello sguardo di Peter. Il fratello vedendo la sua espressione smarrita le sorrise. Susan cercò a suo volta di sorridere ma si vedeva che non era un sorriso spontaneo. E come avrebbe potuto esserlo? Susan si voltò a guardare Lucy e Edmund. La prima ricambiò il suo sguardo con un sorriso spento. Edmund invece sbuffò per l’ennesima volta. Quella decisione non l’aveva proprio mandata giù… di sfuggita Susan gettò lo sguardo verso gli zii che affiancavano Lucy ed Edmund.

Zio Harold sembrava impegnatissimo nella lettura del giornale e non dava l’impressione di interessarsi molto a quello che stava succedendo. Zia Alberta, invece, si guardava attorno annoiata. Non era un mistero che la donna avrebbe preferito di gran lunga dover ospitare loro due, i maggiori. I due maturi, secondo lei, e a cui era possibile trasmettere le loro idee moderne: in poche parole il male minore. Per lei Lucy ed Edmund erano ancora due bambini piccoli di cui bisognava occuparsi. Susan non aveva troppa simpatia per i due e neppure per il cugino Eustace, cosa che la accomunava anche con gli altri tre fratelli: Lucy per quanto gentile e disponibile non sopportava proprio gli scherzi che Eustace le faceva sempre quando andavano da loro, Edmund… meglio non parlarne. Per un istante sorrise divertita: magari sarebbe potuto essere un motivo per un’anticipata partenza di Lu e Ed per l’America… ma sapeva che non sarebbe successo. Peter era della stessa idea di Edmund ma almeno lui, di tre anni più grande di Eustace, riusciva a stargli lontano. Per quando riguardava lei, aveva sempre cercato di essere gentile con tutti e tre ma con scarsi risultati: Eustace la considerava “soporifera, meglio di qualunque sonnifero”, con zio Harold era già tanto scambiarsi i saluti e zia Alberta… Susan sospirò. Quando erano insieme non faceva altro che parlare delle riunioni del circolo pacifista che frequentava “insieme anche a donne importanti dell’alta società”, dei benefici che si potevano avere da una stretta dieta vegetariana “soprattutto quando si è una bella ragazza che aspira ad un buon matrimonio” e… Aslan, sì, solo Aslan sapeva quale altro mucchio di idee e “proclami” aveva dovuto sopportare: argomenti che forse sarebbero stati interessanti… ma non quando uscivano fuori dalla bocca della zia Alberta. I suoi non sembravano consigli ma imposizioni… senza contare che la zia aveva il magico potere di rendere tutto di una noia mortale. E poi era lei quella soporifera…

Se non fosse stato che Lucy e Edmund restavano a Cambridge, sarebbe stata contenta di andare in America. Invece avrebbe preferito mille volte restare e sopportare anche tutto il giorno zia Alberta, pur di restare con loro. A proposito… Susan si chiese come mai Eustace non fosse venuto. Ah, sì. Glielo aveva detto zia Alberta prima: il diligentissimo Eustace stava già facendo i compiti per le vacanze… peccato che la cara zia non sapesse tutti i dispetti e gli scherzi che aveva fatto loro durante le poche volte che si erano visti. Chissà perché ce l’aveva tanto con loro…

Improvvisamente un cupo boato si propagò nell’aria. Susan si riscosse e alzò lo sguardo. I camini del transatlantico iniziarono ad emettere nuvole di fumo nero e scuro. La ragazza strinse istintivamente le mani, stringendo da una parte il maglioncino grigio-azzurro e dall’altra la mano di Peter. Presto sarebbero saliti… presto avrebbero dovuto salutare Lucy e Edmund. Susan tornò a voltarsi e vide negli occhi della sorella il suo stesso smarrimento. I loro occhi azzurri si specchiarono leggendovi la stessa inquietudine. In quel momento arrivarono i loro genitori. I due si fecero largo tra la folla e li raggiunsero. La madre teneva tra le mani i biglietti che erano andati a far timbrare, mentre il padre spostò vicino a sé una delle valigie che era rimasta fino a quel momento vicino agli zii. L’uomo si voltò sorridendo verso di loro.

“È tutto pronto. Possiamo salire.”

Susan sorrise per non deludere il padre anche se avrebbe voluto scoppiare a piangere. Per fortuna il padre tornò a voltarsi verso Lucy e Edmund iniziando a fare, insieme alla madre, decine di raccomandazioni. La mente di Susan iniziò a sprofondare nei proprio pensieri. Alle orecchie le parole dei genitori, il rumore della folla divennero sfocati. Era così simile a quella volta… se lo ricordava, come se fosse stato ieri. Si rivide lì, in mezzo alla folla, spaesata e impaurita tra tanti altri bambini. Era uguale: quella volta avevano salutato la madre, ora salutavano Lucy e Edmund… la scena di due anni prima le passò di nuovo davanti agli occhi e i pensieri di quella volta ritornarono a galla…

Susan distolse lo sguardo dalla folla che li circondava. Fissarla non avrebbe fatto che aumentare la sua ansia… La ragazza guardò la madre inginocchiarsi per aiutare la piccola Lucy ad agganciare il cartellino di riconoscimento. Lucy era spaventata. Lo era anche lei. Cercava di non darlo a vedere, per rassicurare la madre. Ma aveva paura: per quanto tempo sarebbero stati lontani? E se alla madre fosse successo qualcosa mentre erano via? Non sarebbe mai riuscita a sopportarlo.

Cercando di non pensarci Susan smise di far girare il cartellino tra le mani e se lo appese ad una falda del cappotto. Improvvisamente le parole di Edmund ruppero il silenzio in cui i quattro fratelli erano caduti da qualche minuto.

“Se papà fosse qui non ci farebbe partire.”

Susan alzò lo sguardo. Papà… quanti mesi che non le vedevano. E le sue notizie erano sempre così poche. Quanto le mancava… Immediatamente Peter si voltò verso il fratello guardandolo quasi con rimprovero. Anche Peter cercava di sembrare forte, ma molto spesso questo lo portava a scontrarsi con Ed che non sopportava il comportamento di Peter che secondo lui voleva imitare il padre…

“Se papà fosse qui la guerra sarebbe finita e non dovremmo andarcene!”

Susan li guardò temendo che anche in quell’occasione i due si sarebbero messi a litigare. Non ne poteva più… per fortuna la madre intervenne prima che fosse troppo tardi. La donna si rivolse ad Edmund quasi supplicandolo. Si vedeva quanto le costava doverli salutare.

“Ascolterai tuo fratello, vero Edmund?”

La madre lo guardò in attesa delle parole che tanto sperava. Edmund continuò a fissarla ma non disse nulla. Poi, dopo un paio di istanti, la donna si alzò e abbracciò il ragazzino. Quando Susan vide Edmund cercare di ritrarsi un poco con quel suo solito atteggiamento insofferente, le si strinse il cuore. Avrebbe voluto gridargli di smetterla e capire per una buona volta che i gesti di affetto, le preoccupazioni della madre non dipendevano dal fatto di crederlo piccolo ma dipendevano solamente dall’amore che loro madre provava per lui come per gli altri… perché non voleva capirlo? Soprattutto in un momento simile…

La madre senza smettere di guardare Edmund, con un velo di tristezza che le copriva gli occhi, si avvicinò a Peter. Il ragazzo la guardò cercandole di far capire che sarebbe andato tutto bene… Peter era così: voleva sempre mostrarsi all’altezza delle situazioni, non per presunzione, ma per non far preoccupare gli altri…

I due si abbracciarono stretti. Peter aveva sempre avuto un rapporto con i genitori e i fratelli diverso da quello di Edmund. Ma forse dipendeva dal fatto che lui era il maggiore e si sentiva rivestito anche di una certa responsabilità… Susan abbozzò un sorriso. Avere vicino Peter era sempre stato un conforto anche per lei. Erano cresciuti molto uniti… Anche se ultimamente sembravano averlo un po’ dimenticato…

“Promettimi che avrai cura dei tuoi fratelli.”

Susan si morse il labbro per non piangere. Non poteva farlo. Sua madre si sarebbe preoccupata troppo. Quanto avrebbe voluto restare con lei… Peter probabilmente provava i suoi stessi sentimenti. Infatti vide il fratello chiudere gli occhi e deglutire prima di rispondere.

“Ma certo, mamma.”

I due si separarono e Peter abbassò la testa. Si vedeva quanto costava anche a lui quella partenza. La madre se ne accorse e cercò di sorridere.

“Ci conto.”

I due tornarono a guardarsi ancora per un istante, poi Peter tornò ad abbassare lo sguardo e la donna si voltò verso di lei. Quando i loro occhi si incrociarono, Susan cercò di sorridere. La madre le venne vicino e Susan protese subito le braccia.

“Susan…”

Le due si abbracciarono e Susan posò il volto sulla spalla della madre. Non riuscì a dire una parola e per l’ennesima volta fu costretta a fare uno sforzo enorme per non piangere. Per un attimo gli occhi le si inumidirono e Susan chiuse gli occhi per trattenere le lacrime.

“Piccola, sii brava.”

Ogni istante era più difficile. Soprattutto sapendo che quello era il saluto prima di una separazione di cui non si sapeva la durata. Susan non riuscì a risponderle. Le parole le morirono in gola e l’unica cosa che riuscì a fare fu quella di annuire più volte. Quando però le due si separarono Susan sorrise e cercò di trasmetterle con lo sguardo quella serenità che neppure lei sentiva veramente dentro di sé.

Prima che la madre tornasse a voltarsi, Susan socchiuse le labbra come per dire qualcosa. Voleva salutarla, dirle tante cose, prima tra tutte che le voleva bene, che sarebbe tutto andato a posto… ma non ci riuscì e rimase muta.

La madre arretrò di un passo continuando a guardarli tutti e quattro in volto. Neppure lei avrebbe voluto separarsi da loro, vederli partire… ma preferiva soffrire lei piuttosto che rischiare che potesse succedere loro qualcosa.

“Ecco, ora andate.”

Susan si accorse che la madre cercava di mostrarsi serena per non farli preoccupare. Ma lei si rese conto come Peter che era solo una finzione. Ma non poteva essere altrimenti… dovevano tutti farsi forza e pregare che la guerra e i bombardamenti finissero presto. Peter si abbassò per prendere la valigia e Susan si riscosse dai pensieri voltandosi anche lei per raccoglierla da terra.

Peter prese Lucy per mano ed iniziò ad avviarsi tra la folla di bambini e genitori. Lucy mentre si faceva guidare dal fratello maggiore continuava a guardare indietro la madre. Susan sapeva che la piccola Lucy, più di tutti, non riusciva a capire ancora quella separazione forzata. Lei aveva già preso per mano un recalcitrante Edmund e aveva preceduto Peter per dirigersi al vagone.

“Lasciami, so salire da solo sul treno!”

Susan sospirò continuando a tenere il fratello per mano. Non potevano rischiare di perdersi in quella folla. Susan vide una delle donne che controllavano i permessi vicino ad un uomo che controllava le liste. Edmund continuava a cercare di liberarsi dalla sua presa. Susan cercò di ignorarlo.

“Dai, lasciami!”

La donna prese il cartellino appeso al cappotto di Susan per controllarlo mentre la ragazza continuava a guardare verso il vagone. Non riusciva a staccare gli occhi dalla sua massa scura. Poi tornò a voltarsi. Accanto a lei e Edmund c’erano ora anche Peter e Lucy.

“Posso vedere i biglietti, per favore?”

Susan si accorse che Peter stava guardando altrove senza rendersi conto della donna che cercava di prendere i biglietti che lui teneva in mano.

“I biglietti, per favore…”

Di sfuggita Susan si voltò per scoprire che cosa avesse attratto in quel modo l’attenzione del fratello: in quel momento un gruppo di soldati stava passando in quel momento dietro la folla di genitori…

“Peter…”

Il ragazzo non sentì neppure la sua voce e così Susan prese l’iniziativa. Con un gesto rapido la ragazza afferrò i biglietti fuori dalla mano di Peter porgendoli poi alla donna. Solo in quel momento Peter si riscosse guardandola quasi senza capire. Susan tornò a voltarsi verso la donna. Quest’ultima le sorrise probabilmente comprendendo il loro smarrimento.

“Vai pure, piccola.”

Susan iniziò ad avviarsi verso il vagone e alle sue spalle sentì la voce di Peter che ringraziava. Dopo un paio di passi uscirono dalla folla e si ritrovarono nello spazio che era stato creato ai lati del treno. Un soldato indicò loro una delle porte di un vagone. Susan sorrise titubante e deglutì. Non avrebbe mai immaginato facesse così male. Susan salì per prima seguita da Edmund. La ragazza si voltò e vide Peter inginocchiato a confortare Lucy. Anche lei non ce la faceva più… le parole di Peter la colpirono riuscendo a confortare un po’ anche lei mentre le ripeteva nella sua mente. Dobbiamo restare uniti, adesso… vedrai che si sistemerà tutto, andrà tutto bene… andrà tutto bene… oh, quanto sperava anche lei che fosse così. Quanto pregava che quell’incubo finisse presto…

I due salirono e, non appena Lucy le fu accanto, Susan le posò una mano sulla spalla cercando di farle sentire la sua vicinanza. La bambina la guardò per un attimo sorridendo debolmente. Subito dopo di loro le porte vennero chiuse e pochi istanti passarono prima che il rumore della folla fosse superato dal fischio del capo stazione. Susan a quel suono si fece largo per prima tra gli altri bambini e ragazzi, seguita a ruota dai fratelli. Doveva vedere sua madre. Dovevano vederla…

Susan si accorse di una finestrella ancora aperta e libera. Senza perdere un attimo di tempo Susan la raggiunse e sporse la testa. Si sentiva mancare quasi il respiro. Con l’ansia che cresceva si guardò di lato cercando di scorgere tra la folla di genitori e parenti il volto della loro madre. Dietro di lei anche Lucy, Peter e Edmund si fecero spazio in quel piccolo vano. Susan cercò di stringersi senza però distogliere lo sguardo dalla folla e finalmente la vide. Nel momento in cui il treno iniziò a muoversi sul binario loro madre riuscì a farsi largo tra la folla. La donna vedendoli sorrise, felice di poterli salutare fino all’ultimo.

“Amori miei, ciao…”

Le sue parole si mescolarono con quelle di tutti gli altri, ma Susan capì lo stesso che cosa avesse detto. Peter, Lucy e Edmund salutarono uno dopo l’altro e i tre per poco non spinsero dentro Susan che cercò con tutte le sue forze di continuare a guardare fuori. Tutti e quattro continuavano ad agitare le mani quasi potesse far durare di più quel saluto.

“Mamma ci mancherai, a presto!”

“Ciao!”

“Ciao!”

E alla fine ci riuscì. Mentre il treno cominciava ad allontanarsi lentamente, Susan trovò la forza di parlare per dire la cosa che più voleva dire a sua madre.

“Ti voglio bene, mamma!”

I loro saluti continuarono mentre la madre e la folla si facevano sempre più lontani. Continuarono così, loro e tutti quanti fino a quando la stazione scomparve oltre l’ultimo vagone e ancora più oltre.

“Susan.”

La ragazza trasalì alla voce del fratello e si voltò verso di lui. Il ragazzo le sorrise indicandole con la testa i genitori che stavano in quel momento finendo di abbracciare Lucy e Edmund. Susan capì che quelli erano veramente gli ultimi istanti prima di partire. Con gli occhi umidi Susan superò i metri che la distanziava da Edmund gettandogli le braccia al collo. Il ragazzo dopo un attimo di imbarazzo rispose all’abbraccio. Peter nel frattempo stava abbracciando Lucy. Susan chiuse gli occhi come quella volta, per cercare di non piangere. Edmund se ne accorse e la fece allontanare un po’ sorridendo con quel suo sorriso vagamente sarcastico.

“Guarda che quelli che dovrebbero piangere siamo io e Lucy…”

Susan sorrise e lo colpì sulla spalla. Anche Edmund sorrise. Quanto era cambiato grazie a Narnia… i due si riabbracciarono.

“Mi mancheranno i tuoi rimproveri, Susan.”

Susan si staccò da lui e lo guardò. “E a me mancherà il doverteli fare… ti voglio bene, Ed.”

Edmund per un attimo la guardò stupito poi si voltò di lato, quasi a disagio, iniziando a borbottare.

“Guarda che fra qualche settimana ci rivediamo… mica è un addio questo.”

Susan sorrise pensando che Edmund restava comunque e sempre Edmund. Poi la ragazza si voltò verso Lucy. Le due per un istante si fissarono e poi si abbracciarono. Susan affondò il viso nei capelli castano-rossicci della sorella. Per lunghi istanti nessuna delle due disse nulla. Bastava quell’abbraccio per dire tanto cose che nessuna delle due aveva la forza di esprimere a parole. Alla fine fu la voce rotta dalla commozione di Lucy a rompere il silenzio.

“Mi mancherai così tanto, Sue…”

Susan a quel punto non riuscì a trattenere le lacrime che iniziarono a uscire lentamente dagli occhi e a rigarle le guance.

“Oh, anche tu Lu… non sai quanto…”

Le due si separarono guardandosi negli occhi. Tutte due stavano piangendo e accorgendosene sorrisero. In quel momento i loro genitori finirono di salutare gli zii e sollevarono le valigie. Susan abbracciò stretta Lucy ancora una volta.

“Lucy ti voglio bene. Vi scriverò ogni giorno, te lo prometto…”

Lucy annuì con decisione. “Ci conto. Ti voglio bene anche io, Susan. A presto.”

Anche Susan annuì e si staccò da lei. Cercando di sorridere la ragazza prese la propria valigia e affiancò Peter. I due accennarono un saluto verso gli zii. Zia Alberta rispose con un sorriso di circostanza mentre invece zio Harold mugugnò qualcosa da dietro il giornale. A quel punto Susan e Peter si voltarono per seguire i genitori. Mentre si dirigevano verso la passerella, Susan tornò a voltarsi. Lucy e Edmund erano immobili a guardarli partire. Susan si voltò in avanti iniziando a salire. Ogni passo le sembrava un’impresa… camminava come un automa dietro a Peter. Alla fine si ritrovarono a bordo della nave e subito si diressero al ponte superiore da dove già decine di persone stavano salutando parenti e amici sventolando fazzoletti e agitando le mani.

I quattro, senza dire una parola, si diressero velocemente verso il parapetto. La nave in quel momento vibrò e cominciò a staccarsi dalla banchina. Susan accelerò facendosi largo tra la folla. Doveva riuscire a salutare Edmund e Lucy ancora una volta… Peter la prese per un braccio strattonandola vicino a lui nello spazio che era riuscito a trovare. Poco lontano c’erano anche i loro genitori.

Susan guardò oltre il parapetto. La folla sulla banchina sembrava così piccola da lassù… freneticamente gli occhi azzurri di Susan si mossero sulla folla per cercare i due fratelli. Non li vedeva… non li vedeva… Peter iniziò a muovere la mano.

“Susan, eccoli. Là!”

Susan guardò nella direzione indicata dal fratello e li vide. Lucy e Edmund si stavano facendo largo tra la folla agitando le braccia per salutarli. Susan sorrise scoppiando a piangere.

“Lucy, Edmund! Vi voglio bene! A presto!”

Sapeva che probabilmente i due non l’avevano sentita ma non aveva importanza. Anche Lucy gridò qualcosa che si perse in mezzo alle voci della folla. Un altro cupo rimbombo dei camini coprì le voci di tutti. Susan e Peter continuarono però a muovere le mani e a salutare i fratelli. Pian piano che la banchina si allontanava i due si sporgevano più che potevano per vedere fino all’ultimo Lucy e Edmund. I due corsero fino al bordo ultimo della banchina continuando a salutarli. Susan non riusciva a staccare loro gli occhi di dosso. Quanto facevano male quelle separazioni… la madre, i fratelli… Caspian. Nel momento in cui la sagoma della nave nascose l’ormai distante banchina il pensiero del giovane Re di Narnia tornò a farsi spazio nella sua mente. Susan si fermò e i suoi occhi azzurri fissarono le onde scure del mare. L’aria si fece più pungente e una leggera brezza le scosse i capelli. Pian piano la folla iniziò ad allontanarsi dal parapetto. Susan no. Rimase immobile e i suoi occhi si alzarono per vedere il porto che si allontanava. Perché nella sua vita aveva sempre dovuto separarsi dalle cose che lei aveva di più care? Per un po’ di tempo… per molto… forse per sempre alcune… come Narnia e Caspian.

Quasi le avesse letto nel pensiero Peter le posò una mano sulla spalla. Susan si voltò e si gettò tra le sue braccia. Susan chiuse gli occhi, confortata dall’abbraccio del fratello. Il ragazzo le accarezzò lentamente i capelli.

“Susan, vedrai. Andrà tutto bene.”

Susan annuì. Sì. Doveva esserne sicura. Doveva smetterla di riempire la sua testa di pensieri negativi. Presto Lucy e Edmund li avrebbero raggiunti in America… e forse Aslan avrebbe ascoltato le loro preghiere. Susan alzò la testa verso il fratello.

“Mi ricorda tanto gli addii a Narnia, Peter…”

Peter sorrise separandola da sé. I due si voltarono a guardare verso i profili della città che si allontanavano lasciando spazio alla distesa del mare. Faceva impressione ad entrambi: era la prima volta che lasciavano l’Inghilterra… beh, non proprio la prima se consideravano i loro viaggi a Narnia. Nessuno dei due disse una parola. Peter le cinse le spalle con un braccio e Susan posò la testa alla sua spalla. Come avrebbe fatto senza Peter?

“Mamma e papà sono scesi giù in cabina. Quando te la senti, li raggiungiamo.”

Susan annuì fissando la costa che minuto dopo minuto si allontanava. Tanti pensieri si confondevano nella sua mente, primi tra tutti il saluto dei fratelli, il ricordo di Narnia… e di Caspian. Forse in quel momento era sbagliato, ma Susan non riuscì a non pensare a lui. In mente le tornarono gli istanti che erano stati gli ultimi a Narnia. Con lo sguardo perso nel vuoto Susan cercò di riviverlo nei gesti, nelle parole… e le tornarono in mente le parole di Aslan. E si accorse che grazie a Peter, non le facevano più così paura. Loro erano cresciuti: era per questo che non avevano più bisogno di Narnia. Avevano imparato tutto quello che poteva servire loro… ma non era vero. E Susan questo lo sapeva. Lo aveva capito in quei mesi. Come lo aveva fatto Peter. Avevano ancora tanto da imparare: non smettere mai di credere e avere sempre speranza erano solo le prime cose che faticavano ancora a fare.

La voce di Peter la distolse da suoi pensieri un’altra volta.

“Non erano degli addii, erano solo degli arrivederci… ne sono sicuro.”

Gli occhi di Susan si voltarono a guardarlo. La ragazza aveva capito subito a cosa si riferisse, ma era rimasta colpita dal tono sicuro che aveva usato. La sicurezza di un Sovrano. Susan guardò meglio Peter e nei suoi occhi vide la stessa fierezza che vi brillava a Narnia.

“Parli con la stessa sicurezza che avevi a Narnia.”

Peter si voltò sorpreso verso la sorella. Poi però sorrise.

“Beh… che ci posso fare? Quando uno diventa Re di Narnia, è sempre Re di Narnia.”

A Susan tornarono in mente le parole che Aslan aveva pronunciato il giorno della loro incoronazione. Si era sempre chiesta quale fosse il significato profondo di quelle parole: non aveva mai creduto fosse solo una formula cerimoniale. Ma, come tante cose a Narnia, non ti veniva spiegato: dovevi essere tu, da solo, a comprenderne il significato. E lei non ci era ancora riuscita…

Vedendo il volto imbronciato di Susan, Peter scoppiò a ridere e la fissò dritto negli occhi.

“Susan, la stessa cosa vale per te. Anche tu sei e sarai sempre una Regina di Narnia. Solo non devi volerlo nascondere. Se lo vuoi, puoi essere anche qui la Regina Susan la Dolce… come io posso comportarmi come Re Peter il Magnifico. Non conta la corona. Conta quello che hai dentro… credo fosse in parte questo che intendeva Aslan.”

Susan rimase muta a quelle parole. Peter aveva ragione. In realtà dentro di lei lo aveva saputo da sempre. Ma non lo aveva mai ammesso: sarebbe significato pensare sempre a Narnia e quindi soffrire dato che, anche dopo il loro primo viaggio, non era sicuro che sarebbero tornati. Ma ora era tutto diverso. Lei questa volta voleva provare a crederci insieme a Peter. Era pronta a soffrire… perché dentro di lei voleva convincersi che non sarebbe stato inutile. Susan sorrise.

“Lo penso anche io. Sì, credo che fosse questo che intendeva Aslan… ora andiamo da mamma e papà, altrimenti si preoccuperanno.”

Peter annuì e i due ragazzi si allontanarono dal parapetto dirigendosi verso il boccaporto che conduceva al ponte inferiore. Peter entrò per primo. Susan lo seguì, non senza essersi voltata ancora una volta verso il mare sorridendo. Un fugace pensiero le attraversò la mente: aspettami, Caspian. Troverò il modo di tornare da te. Poi i due scomparvero nel corridoio.

Il transatlantico nel frattempo continuava a fendere le onde del mare diretto verso gli Stati Uniti. E chissà che questo non fosse il preludio di un viaggio da tanto tempo desiderato…

  
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