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Autore: Acinorev    27/06/2013    15 recensioni
"Non si sente strana, nemmeno un po’, quando gli occhi del ragazzo si assottigliano mentre lui aspira del fumo dalla sua Lucky Strike, o quando, guardandolo mentre lo fa, a lei viene voglia di dirgli «Ti rendi contro che il tuo sguardo è quasi più ingannevole del cielo di una serata estiva?»"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Playing with the Moon

 

Quasi tutti, ad Holmes Chapel, sanno che Niamh è strana.
È strano persino il suo nome, che si scrive in un modo e si legge Niiv, come se fosse fatto apposta per prendere tutti in giro, per illuderli. Come se avesse lo scopo di sentire le persone sconosciute pronunciarlo proprio come è scritto, ricevendo in risposta un sorriso divertito e arreso.
È strana perché le piace l’odore dell’asfalto riscaldato dal clima non troppo torrido di un pomeriggio d’estate. Perché lo inspira a pieni polmoni chiudendo gli occhi e, subito dopo, le viene voglia di entrare in una macchina parcheggiata al sole e sentirsi sopraffare dal caldo asfissiante intrappolato al suo interno, nonostante inizi ad odiarlo dopo cinque secondi esatti.
È strana perché ama ascoltare le persone mentre parlano con termini tecnici, sebbene lei non riesca a capire nemmeno la metà delle cose che dicono: le danno l’impressione di sapere milioni di cose, quasi potessero intendersi dei misteri più temuti al mondo, e un po’ le invidia.
È strana perché sorride quasi sempre, ma è sincera solo se, mentre lo fa, ti guarda negli occhi.
È strana perché le piace stare da sola, senza troppe persone intorno: perché a volte passeggia in piena notte seguendo la luna, come se potesse davvero raggiungerla. Cammina a testa alta - con le mani unite dietro la schiena e i capelli neri quanto il buio che la circonda che le solleticano i fianchi - fissando intensamente quella palla luminosa che si impossessa del cielo notturno solo quando può, rivelandosi sempre uguale a se stessa: quasi ci gioca, quando è nuvoloso, perché la sfida a ricomparire diversa, con un cratere in più o una sfumatura in meno, ma, quando le nuvole la scoprono di nuovo, lei si mostra imperterrita per quello che è ed è sempre stata. Niamh, d’altronde, non vorrebbe che fosse altrimenti.
È strana perché le piace strofinare le mani su un tessuto ruvido e sentire il leggero formicolio che ne deriva: lo fa quando è annoiata, quando magari, con la testa appoggiata sul tavolo della cucina, si sta annoiando a morte nell’attesa che un’altra monotona giornata passi lentamente.
È strana perché si guarda sempre intorno come se vedesse tutto per la prima volta, poi tira fuori un quadernino malandato, dal quale non si separa mai, e ci scrive sopra qualcosa. La calligrafia disordinata e troppo piccola per essere compresa da un occhio estraneo. Le frasi finali senza un punto a delimitarle, perché “magari potrebbero essere continuate in qualche modo, un giorno”.
È strana perché, mentre tutti corrono a ripararsi dalla pioggia sotto ombrelli di tutti i colori o tetti sporgenti, lei sospira soddisfatta e cerca un posto da cui possa ammirare i fulmini che spezzano il cielo: solitamente lo fa dalla finestra della sua mansarda, salendo con i piedi scalzi sul letto e appoggiando le braccia al lucernario, pronta a cogliere la prima saetta. Lo fa perché non c’è niente di più affascinante, per lei, di qualcosa di così distruttivo e innocuo al tempo stesso.
È strana perché ha vent’anni e la casa piena di libri: ne ha di nuovi, di vecchi, di mai aperti, di seconda mano, di sbiaditi e di rovinati. Ne ha di riposti ordinatamente nella piccola biblioteca del corridoio o sotto il letto, ma ne ha anche di sparsi per il salotto, di impilati affianco alla finestra stretta che si affaccia su un piccolo balconcino. Tutti, però, hanno una cosa in comune: Niamh non li ha mai finiti di leggere.
La verità è che, per quanto lei si diverta a far prendere vita alle parole scritte nero su bianco, con magari qualche errore di battitura nelle edizioni più scadenti, odia i finali.
Preferisce lasciare tutto in sospeso, permettere ai personaggi  di creare la propria storia senza che ci sia bisogno di uno scrittore a dirigerla: le piace pensare che alcuni di loro proprio non digeriscano il loro destino e che, se una persona in meno lo legge e lo rende reale, allora potranno essere risparmiati dall’ennesimo replay di quell’episodio spiacevole. Quindi no, non finisce mai un libro: pensa che sia meglio non sapere chi sia stato a commettere gli omicidi in “Dieci piccoli indiani”, lasciare Heathcliff indaffarato nel suo tentativo di riscatto per un amore tanto tormentato, che chissà se lo farà mai riposare in pace, e preferisce  continuare a sperare che il giovane Dorian riesca a tornare sulla retta via. In poche parole, preferisce lasciar vivere tutti in un alone di possibilità e speranza.
Lo ha detto anche Harry, che è strana: l’ha detto mentre era sdraiato sul suo divano consumato e la guardava in piedi, di fronte alla finestra. Niamh stava osservando il cielo troppo chiaro di una serata estiva: con gli occhi nocciola più sottili per la concentrazione, scrutava ogni particolare della tranquilla Holmes Chapel. «Non credi sia terribilmente crudele una luce così insolita, che ti fa credere che sia ancora pomeriggio quando invece sono già le nove e mezza di sera?» aveva domandato al suo amico, con i ricci disordinati sulla fronte e lo sguardo di smeraldo a fissarla da non molto lontano. «È destabilizzante» aveva aggiunto poi, voltandosi per un attimo verso di lui, come per osservarne la reazione. Ed Harry, dopo averle ripetuto quanto fosse strana, l’aveva vista sorridere: la conosceva, però, e Niamh non l’aveva guardato mentre tornava a scrutare fuori dalla finestra con le labbra curvate all’insù in un sorriso, tenendo con una mano le sottili tende beige. Di sicuro aveva ripreso a pensare a quel cielo azzurro ancor prima di ricevere una risposta.
 
Eppure Niamh non si sente affatto strana, almeno non sempre: non si sente strana mentre qualcosa si irrigidisce e si accartoccia su se stesso dentro di lei, o quando Harry la passa a prendere a casa per portarla a lavoro e le rivolge un sorriso ancora addormentato. Né quando la sera, sdraiati sul tappeto di casa sua, Harry si addormenta con la faccia sul ventre di lei, disturbando la visione del film con il suo russare rumoroso.
Non si sente strana, nemmeno un po’, quando gli occhi del ragazzo si assottigliano mentre lui aspira del fumo dalla sua Lucky Strike, o quando, guardandolo mentre lo fa, a lei viene voglia di dirgli «Ti rendi contro che il tuo sguardo è quasi più ingannevole del cielo di una serata estiva?».
Niamh è addirittura arrivata a pensare di poter essere la persona più normale del mondo, se in compagnia di Harry, come se per essere normale, giusta, dovesse avere lui al suo fianco.
Eppure non vuole sapere se sia effettivamente così o se si stia sbagliando e questo fa imbestialire Harry, che ora è davanti a lei, sull’orlo della porta di casa, con il fiatone a scuotergli il petto e una gocciolina di sudore a scivolare sulla fronte abbronzata.
«Che cosa stiamo facendo?» le chiede, passandosi la lingua sulle labbra umide mentre i suoi occhi cercano di rimanere aggrappati a quelli di lei.
Niamh sbatte le palpebre, chiedendosi se potrebbe cavarsela con l’ennesimo sorriso finto, ma ha quelle iridi davanti a sé che non vogliono proprio lasciarla in pace.
«Cosa stiamo aspettando, Niamh?» continua Harry, appoggiandosi con una mano all’uscio in legno scuro. La stessa mano che è esageratamente grande rispetto a quella di lei, nonostante sia l’unica in cui sia bello rifugiarsi.
«È da un anno e mezzo che andiamo avanti così» afferma, senza darle il tempo di rispondere. In realtà il tempo c’è stato, ma lei ha preferito farlo scorrere e lasciare che si portasse via anche le sue parole, ferme sulla punta della lingua, ma non così in punta da riuscire ad uscire.
«E lo so, che hai paura» continua, «cazzo, lo so» ripete, quasi volesse convincerla o ammettere quanto si sia impegnato per non farglielo mai pesare.
«Ma io non sono uno dei tuoi libri» dice poi, stringendo i pugni e facendosi forza nel tirare in ballo quel discorso, «devi arrivare fino in fondo, con me».
E lei lo sa, che Harry è così, che è esattamente il suo contrario: sa che lui ha bisogno di tutto e di averlo subito; che il trattenersi dal baciarla, quella sera sul pontile dietro al parco, è stata l’impresa più difficile che abbia affrontato negli ultimi tempi; che al posto suo lui correrebbe dietro alla luna, invece di passeggiarle dietro come fa lei; che tutti quei libri iniziati e mai finiti a lui fanno venire i nervi; ma soprattutto, sa che Harry ha il potere di farla sentire normale, al posto giusto e nel momento giusto.
E allora cosa c’è che non va? Perché non gli risponde niente, lasciando che lui si avvicini di un passo con il suo profumo asfissiante, reso più caldo dall’estate, fino ad arrivarle ad un paio di centimetri dal volto?
Le sente, le sue labbra, che cercano di capire se possono farsi un po’ più vicine, straziate da quella distanza ridicola. Niamh sente anche la sua mano, che si è spostata dall’uscio della porta solo per posarsi sulla sua schiena troppo magra, e il proprio cuore che cerca di fuggirle dal petto solo per nascondersi e negare la verità.
Si ritrae impercettibilmente, quasi non volesse farlo notare ad Harry, ma lui lo nota eccome: lo nota e sospira arreso, appoggiando la fronte sulla sua, bianca come la porcellana che tiene nascosta da qualche parte in cucina. Aspetta qualche secondo mentre lei tiene gli occhi chiusi e poi appoggia le labbra sulla sua pelle, prolungando quel piccolo bacio come se fosse un addio. Perché Niamh lo sa, che Harry è arrivato al limite con lei.
Non dice niente nemmeno quando lo guarda allontanarsi e scendere le scale lentamente, forse nella speranza di essere richiamato anche solo con un sussurro.
Niamh, infatti, sa benissimo che Harry forse è la persona che la accompagnerebbe sul tetto di una casa per guardare i fulmini in lontananza, o che passerebbe ore in silenzio solo per farla ragionare sulle cose che vede, il suo hobby preferito. Lo sa, che la rende meno strana, ma non vuole esserne totalmente certa.
È consapevole di avere una storia, proprio come i personaggi dei suoi libri, ma non vuole sapere quale sarà la sua fine, perché ne è spaventata: perché se il suo, se il loro, non fosse un lieto fine, non saprebbe come sopportarlo. D’altronde, se qualcosa è già stato scritto, allora prenderà vita senza che ci sia bisogno del suo intervento, proprio come quando lei non finisce di leggere un libro ma sa che in realtà quei personaggi ce l’hanno già, un destino.
Quindi no, non dice niente ad Harry, che si porta via i suoi capelli morbidi e profumati e le fossette agli angoli della bocca morbida, né lo richiama.
Perché Niamh non è fatta per leggere un finale o mettere un punto alla fine di qualcosa, neanche quando potrebbe segnare l'inizio di qualcos'altro.
Né quando si tratta di “Oliver Twist”, né quando si tratta di lui.
Né quando si tratta di una frase lasciata incompiuta su un quadernino pieno di scarabocchi, né quando si tratta della sua storia con Harry Styles.
 
Niamh è strana, questo lo sanno tutti.
È strana perché vuole continuare a vivere nella possibilità, troppo spaventata da una certezza che potrebbe non apprezzare; per lo stesso motivo per cui tira un sospiro di sollievo ogni volta che la  luna, sbucando da dietro le nuvole grige, si mostra sempre uguale e mai diversa. L’unica certezza che è disposta ad accettare.


 



ANGOLO AUTRICE
 
Ok, ehm… Ecco qui l’OS di cui stavo parlando oggi e che non so perché
io abbia deciso di scrivere o pubblicare, dato che questo genere non fa assolutamente per me!
Non sono brava con le OS né con la scrittura in terza persona,
quindi se è venuta una schifezza, avete tutta la mia comprensione hahah
La verità è che ho sentito il bisogno di “sperimentare”, che non fa mai male :)
In realtà, questa è nata dall’introduzione di una long a cui avevo pensato tempo fa,
quindi non so se avrà mai un seguito: ho solo sentito il bisogno di scriverla!
Il nome Niamh è irlandese, lo conosco grazie ad una mia professoressa di inglese:
è il personaggio di una leggenda irlandese, e mi ha sempre affascinato come nome (:
Quanto alla "mia" Niamh, spero di averla presentato al meglio, soprattutto
perchè non è un personaggio molto semplice! Per qualsiasi dubbio, comunque,
potete chiedere :) E niente, spero davvero che vi sia piaciuto!
Se deciderete di lasciare una recensione, ve ne sarò grata! Soprattutto se sarete sincere (:
Un bacione e grazie mille per aver letto jdskl

Vero.

ps. In riferimento ai libri citati: "Dieci piccoli indiani" è un giallo di Agatha Christie.
Heathcliff è il protagonista maschile di "Cime tempestose", di Emily Bronte.
Dorian è di "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde. 
E infine, "Oliver Twist" è di Charles Dickens :)

  
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