Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: Just a Shapeshifter    27/06/2013    5 recensioni
Odiava il giorno, odiava la notte.
L'unica cosa che apprezzava? Il crepuscolo, forse, quando giorno e notte si univano, diventando un tutt'uno, per poi sparire.
Ed andava avanti, di giorno in giorno, fumando sigarette, inghiottendo nicotina, giorno dopo giorno, standosene rintanato in casa a giocare a videogiochi il giorno, e girando di locale in locale la notte, per distrarsi.
Ogni notte una donna diversa...
Mai, mai avrebbe pensato di innamorarsi di lui...
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Inspirò il ragazzo, accendendosi una sigaretta. La fiamma dell'accendino guizzò per un breve istante, illuminando il volto del moro, facendolo poi riassorbire dall'oscurità della notte.
Girò la testa buttando fuori il fumo, per poi riassaporare la nicotina, auto lesionandosi i polmoni e fissando la ragazza. Che cos'era una performance sessuale senza una stecca di paradiso per essere...perfetta? Sorrise maliziosamente alla vista della schiena completamente nuda, il lenzuolo copriva a malapena la natiche, mentre la parte davanti, per sua sfortuna, era coperta fino ai seni dal lenzuolo bianco.
Sbuffò, non capendo cos'aveva sbagliato. I-insomma, si... c'era stato del buon sesso, ma... non come al solito, non si era sentito appagato, soddisfatto come succedeva normalmente... questo non riusciva proprio a spiegarselo.
Scosse la testa, alzandosi dal letto e superando la ragazza al suo fianco, dirigendosi verso un lato della stanza preciso.
Gettò fuori dalla finestra il mozzicone di sigaretta, sedendosi successivamente sul davanzale, osservandosi intorno dopo aver dato un veloce sguardo al proiettore dell'orologio che segnava sul soffitto le due e tre quarti di notte. Il residuo di mozzicone era l'unica cosa che brillava, la sul prato... emanò anch'esso l'ultimo respiro, spegnendosi un istante dopo.
Sospirò Duncan, guardando nel buio della notte, cullandosi in quella quiete, socchiudendo gli occhi e godendosi il lieve venticello notturno, che gli accarezzava il viso, quando venne interrotto da una voce assonnata, ma pur sempre irritante.
“Duncan... torna a letto.” Sussurrò la ragazza, stropicciandosi gli occhi col dorso della mano ed aprendoli, notandolo seduto sul davanzale.
“E chiudi, si gela.”
Duncan digrignò i denti: tralasciando che anche essendo notte era pur sempre estate, ergo si moriva di caldo, e tralasciando il fatto che Duncan adorava il fresco della notte, il punk chiuse una delle due ante tornandosene a letto, trovandosi poco dopo quella biondina attaccata al proprio corpo che lo avvolgeva con i suoi tentacoli e poggiava la testa sul petto, sorridendo, contenta e riaddormentandosi poco dopo...
Il moro restò a fissare il soffitto, chiedendosi perché tutto ad un tratto il sesso fosse così banale.

Duncan sbuffò dandosi una manata in faccia per l'ennesima volta. Il destino sembrava avercela con lui, in quegli ultimi tempi. Ricapitolando:
Era stato chiamato in causa per un furto d'auto, capendo dopo due fottuti mesi che lui era capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato e che non c'entrava nulla.
Ogni sabato notte si divertiva con una ragazza diversa ed ogni domenica mattina si ritrovava inevitabilmente quel senso di vuoto al centro del petto, come se... come se... “Come se le ragazze non ti interessassero più?” sussurrava ogni volta la vocina, ricambiata da un “Sta zitta.” del moro. Ma, in fondo aveva ragione... da settimane non provava più quei brividi, e non riusciva a capire il perché.
In più, spesso, troppo spesso gli capitava di vedere Trent in giro... non vedeva ogni singolo concorrente da mesi, se non anni, fatta eccezione di Scott mentre ora... vedeva il chitarrista ovunque. Oramai pensava di avere delle allucinazioni, era impossibile che lo vedesse ovunque.
Si stiracchiò, rizzando le orecchie nel sentire quella voce: Scott.

Si era pulito la bocca, nuovamente, dopo essersi ripreso dalla sbornia: si era ritrovato a letto... si alzò, sbadigliando sonoramente e pulendosi di nuovo le labbra, rimembrando il bacio di quella notte. Sgranò gli occhi, scattò in piedi per accertarsi che tutto fosse al suo posto. Era... era vestito, gli mancavano solo le scarpe. La fronte si aggrottò così come le sopracciglia, mentre Duncan apriva la porta della propria camera, bloccandosi di colpo, per non inciampare e schiacciare qualcosa, o meglio qualcuno.
“Che cazzo ci fai qui?” Sibilò al migliore amico, che era rannicchiato in posizione fetale dietro la porta della camera da letto del moro e che dormiva beatamente. Duncan non ci pensò due volte, sorrise bastardamente, lo scavalcò ed andò in bagno, prese una bacinella riempendola d'acqua esclusivamente ghiacciata e tornò dal rosso, che nel frattempo si era steso supino, una mano era in aria, in stile cane, e si muoveva a scatti, di tanto in tanto.
“No... n-no Zanna. Va-vattene via... VIA!” L'espressione della Iena era terrorizzata, colpa dell'incubo, pensò Duncan.
“Oh, non preoccuparti, ci pensa il tuo amicone a riportarti alla realtà.” E detto questo gli scaraventò addosso la bacinella, bagnandolo da capo a piedi e facendolo svegliare di soprassalto, naturalmente.
Scosse la testa Scott poco dopo nell'udire la risata del punk, il quale per non cadere con una mano si teneva al muro, l'altra gli circondava lo stomaco, mentre rideva di gusto.
“Si, ah-ah-ah, mooolto divertente.” Il rosso era praticamente fradicio e lo fulminò con lo sguardo, mentre si alzava in piedi ed un ghigno prendeva posto alla smorfia terrorizzata e sorpresa di poco prima.
“Scherzi?! É stato esilarante Scott! E poi sei tu che ti metti a dormire come i cani davanti alla porte del proprio padrone.” Duncan rideva, continuava a ridere, asciugandosi una lacrima al bordo di un occhio, fissandolo.
“Sono proprio questi gli attimi in cui rimpiango McLean con il suo stupido show da quattro soldi... avrebbero dovuto filmare la tua faccia!”
Poco dopo si ritrovò bloccato al muro, dal rosso. “Davvero lo trovi divertente?” Duncan annuì convinto, agitando il capo in su e in giù. “Beh...” La Iena ghignò. “Lo é stato quasi quanto il bacio di questa notte.” Sussurrò a pochi centimetri dalle labbra del Marcio, per poi staccarsi di colpo e gocciolando per tutta casa, diretto in bagno.
Gli servivano dei vestiti nuovi e sicuramente una doccia calda. Lasciò Duncan con gli occhi spalancati. Aveva vinto, aveva vinto di nuovo una battaglia verbale: ghignò per l'ennesima volta, chiudendo la porta del bagno ed aprendo l'acqua della doccia, mentre gettava in vasca i vestiti fradici.

Ritornò alla realtà, Duncan, appena avvertì la serratura scattare, la porta cigolare ed aprirsi, infine.
Sgranò gli occhi, Duncan, appena vide la solita massa di capelli rossi e lentiggini sparse in tutto il corpo entrare in casa, tenendo per mano una ragazza.
Perse un battito, Duncan, appena realizzò chi fosse quella ragazza.
Deglutì, Duncan, mentre il cuore accelerava i battiti.
“Scott? Posso parlarti?” Non attese nemmeno risposta, trascinando il rosso in cucina, avvertendo solo un “Ti do cinque minuti, poi chiamo i miei avvocati e ti faccio causa per sequestro di persona.”
Duncan sbuffò, bloccando al muro Scott, e dandogli uno pugno in pieno viso.
“E questo?!” La Iena ringhiò. “Questo é per il bacio di un po' di tempo fa.” Il rosso non potette nemmeno replicare che un altra carezza ad alta velocità lo colpì. “LA VUOI SMETTERE?!” Si staccò velocemente di dosso il Marcio, fissandolo male.
“Che c'è?!”
“C'è che quella é la mia ex!”
“E allora? Come hai detto tu é la tua ex, non hai più nulla a che fare con lei”
Detto questo Scott fece per andarsene, ma il braccio restava nella stessa identica posizione di prima anche se la Iena camminava e tirava, sentiva dei polpastrelli brandirgli il polso, stringendolo. Si girò, guardando ancora Duncan. “E ora che c'è?”
“Come hai fatto a portarla qui?”
“Mmmh, nulla di che, il mio fascino l'ha conquistata.”
Duncan aprì la bocca per parlare, ma restò con l'aria nei polmoni e un l'indice alzato per aria, Scott era sparito nella propria camera insieme alla castana, e aveva chiuso la porta. Si affrettò ad andare li, appoggiando un orecchio alla superficie in legno... Courtney non era una facile, non lo era per niente. Come diamine ci era riuscito e portarsela a casa?

“Resterà fra me e te, vero?” Scott si appoggiò alla porta con la schiena, poggiando un piede sulla superficie montata su due cardini, che serviva ad ingresso. Fissò la ragazza con gli occhi assottigliati, quasi per cercare conferma. Era sempre stato un tipo sospettoso, Scott, sin da quando era nato.
“Cosa?” Sorrise maliziosamente lei. “Il fatto che mi hai baciato e io non ti ho fatto causa, o appunto la causa che stiamo mettendo in piedi contro Chris?”
“Tsk, che domande, il fatto che ti ho bacia-volevo dire, come va la causa?”
Scott alzò le spalle, fissando la ragazza.
“Beh, i miei avvocati alla fine hanno estorto agli assistenti del megalomane tutte le informazioni necessarie..." Courtney prese un foglio da una valigetta, quel foglio era impeccabile, senza una piega. “Tu avevi si firmato per le torture che Chris vi affibbiava sull'isola, ma Zanna e i danni che ti ha arrecato sono avvenuti dopo la tua eliminazione, quindi non eri più sotto clausola di McLean, inoltre... Courtney venne improvvisamente e bruscamente bloccata da Scott, il quale successivamente poggiò l'orecchio alla porta, ghignò e diede un calcio ad essa, tornandosene infine a sedersi sul letto, al fianco di Courtney. “Continua.” Sentenziò, ghignando nell'udire Duncan imprecare, magari si stava massaggiando la testa o l'orecchio, dall'altra parte della porta. Aveva un udito finissimo, Scott, di sicuro non si lasciava sfuggire informazioni preziose, non così stupidamente...
L'ispanica riprese il discorso, il rosso di tanto in tanto annuiva, come per farle capire che seguiva il suo ragionamento: doveva ammetterlo, quella ragazza era un genio.

Sbuffò il moro, massaggiandosi l'orecchio leso. Come aveva fatto a farsi scoprire? Lui... lui era un ladro, era silenziosissimo... probabilmente Scott aveva un udito finissimo, sviluppato negli anni trascorsi. Sbuffò nuovamente, beh, da quel che aveva capito i due parlavano d'affari, nulla di piccante. Prese velocemente una birra e corse giù, aveva bisogno di una boccata d'aria.
Camminava da una decina di minuti, e si ritrovò in un parco...

Era strano, come la città cambiasse dal giorno alla notte

Si guardava intorno il punk, quando qualcosa lo colpì alla schiena. Digrignò i denti, mentre si girava di scatto. Chi, chi era così stupido da colpirlo?! Una pallina da tennis? Una stupidissima pallina da tennis?!” Rigirava la sfera gialla tra le mani, quando una voce lo richiamò:
No. Non. Ancora. Lui. Si girò, osservando il ragazzo dietro di se.
“A quanto pare, ci vediamo di nuovo...” Sorrise Elvis, in un'uniforme da tennista. “Da quando?” Sogghignò il Marcio.
“P-prego?”
“Da quando giochi a tennis?”
“Oh, ehm... da non molto in...
Trent si grattò la nuca “In effetti sono una vera schiappa.” Sorrise, protendendo la mano, per farsi ridare la palla.
Duncan lo squadrò a lungo, alzando un sopracciglio. “Dov'è finito il rancore che provavi? É magicamente sparito?”
“Esatto. Solo poco tempo fa ho capito che era inutile serbare rancore... insomma, ciò che é successo é successo, il passato é passato, non posso farci nulla. Forse, semplicemente non... non eravamo compatibili.”
Il Saggio si rattristò un attimo, aveva amato Gwen, e faceva comunque male, parlare di lei, anche se aveva superato la rottura e l'odio verso Duncan... una parte del chitarrista ancora soffriva. Si riprese, poco dopo, guardando Duncan.

“Ehi?” Trent inclinò leggermente di lato la testa, fissando il punk.

Perché stava fissando le sue labbra?

“Andiamo Duncan, riprenditi.” Elvis schioccò ripetutamente le dita davanti al viso del moro, ma nulla.

Sembrano così... morbide...

Il chitarrista sospirò, togliendo dalle mani di Duncan la palla da tennis e lanciandola alla ragazza dall'altra parte della rete. “Beh, ci vediamo, Duncan...” Sussurrò rientrando in campo.

Duncan scosse la testa, riprendendosi appena il ragazzo si girò e sparì oltre la rete... rimase li, a fissare la partita ma, nonostante il completino della ragazza che giocava insieme a Trent e alle sue bellissime curve, il Marcio non stava fissando lei, durante quel match i suoi occhi erano su di Trent.


Angolo di M:

Buooooongiorno, buonasera e buonanotte :3 -credo di averli detti tutti-
Eccomi con nuovo capitoletto, in cui Duncan inizia ad avere dei piiiiiiccoli ripensamenti sul proprio essere, suoi propri gusti se...
Duncan: *arriva in stanza con uncino ed una motosega* no, prego, continua pure.. "se..." cosa?
Ehm... se...secondari :D *badumtss*
*il moro sbuffa, e l'autrice ne approfitta per scappare*
Aloha!
-M

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Just a Shapeshifter