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Autore: nico_r    28/06/2013    1 recensioni
Anthony, dopo aver dato il test, entra di nascosto in quello di una ragazza, che poi risulta essere divergente. Sarà così costretto a custodire il suo segreto, ed è disposto a tutto pur di proteggerla. Soprattutto perché fra i due nasce un legame più forte di quello dell'amicizia...
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi trovavo di fronte all'enorme palazzo in cui avrei dovuto il test.
Fissandolo con sufficienza, non mi curai di guardare l'orologio da polso che mi avevano costertto a portare sperando che mi ricordassi mai di usarlo. Sapevo di essere in ritardo, ma sapevo altrettanto bene che non me ne sarebbe potuto importare di meno.
Il Sole era alto nel cielo e come sempre emanva un caldo quasi atroce. I miei vestiti neri erano l'ideale, potete starne certi.
Salii le scale praticamente trascinando le scarpe da ginnastica logore sui gradini di pietra.
Attorno a me c'era un silenzio deprimente e un vuoto quasi inquietante: significava che ero termendamente in ritardo.
Ciò nonostante, questo pensiero non mi portò né a salire più veloce, né tantomeno a pensare di farlo.
Raggiunta la cima delle scale fissai la città di Chicago. Mi sarebbe bastato ridiscendere le scale e scappare via per poter andare a divertirmi per tutto il giorno.
Ma non lo feci perché un ragazzo di circa vent'anni, basso e gracile come una foglia, mi prese per il braccio pensando di riuscire seriamente a spostarmi. Alto uno e novanta e reduce da una vita fra gli Intrepidi, non era cosa semplice.
-Sei in ritardo!- esclamò nervoso.
-Stai calmo.- dissi -Ho avuto un contrattempo.- mentii.
In realtà avevo girovagato a vuoto per perdere tempo.
-Comuqneu sia,- attaccò -Devi fare il test subito!-
-Sìgnor sì signor capitano.- mormorai sarcastico seguendolo nel labirinto di corridoi grigi e tristi.
Mi portò in una stanza piccola e abbastanza buia, grande abbastanza per tenere un lettino da sala operatoria, una sedia e un paio di armadietti.
-Sdraiati e bevi questo.- ordinò concitatamente e passandomi una fialetta di un liquido che dall'aspetto poteva essere lo scarico delle fogne di Chicago.
-Scordatelo bello. Questo te lo bevi te.- chiarii.
-Devi.- esordì il ragazzo passandosi nervosamente una mano fra i capelli color carota.
-Sennò?- domandai sorridendo.
Lui mi fissò teso.
Sicuramente non avrebbe tentato di attaccarmi.
-Sarò costertto a farti mandare tra gli Esclusi.- minacciò.
-Ci vai pesante con i ricatti, amico.- ribattei.
Poi fissai la fialetta.
Avevo veramente voglia di diventare un Escluso?
Non facevi niente tutto il giorno, vivevi alla giornata... morivi di fame, di sete e di noia...
Ingoiai la fialetta tutta d'un sorso.
-La prossima volta te la bevi veramente tu!- esclamai schifato e buttando il contenitore di vetro sul lettino.
-Sì sì...- disse dandomi ragione più per esasperazione che per altro -Mi raccomando, impegnati.- aggiunse.
-Sì, mammina.- gli feci il verso -Altri consigli prima che mi addormenti?-
Non sentii la risposta.

Dove diavolo ero?
Circondato da un'atmosfera un po tetra e inquietante, non potevo fare altro che rimanere in piedi ad aspettare che accadesse qualcosa.
E poi lo vidi.
Il ventenne dai capelli rossi mi fissava porgendomi un coltello e un pezzo di formaggio.
-Da quanto tempo, pel di carota!- lo schernii.
-Scegli tra una di queste due cose.- affermò cercando d'ignorare la frecciata.
-Perché?- domandai scettico.
-Scegli quello che t'ispira di più.- la voce era agitata.
Evidentemente non gli era mai successo di avere a che fare con un caso disperato come me.
Li fissai.
E li presi entrmabi.
Notai gli occhi schoccati del ragazzo, ma prima che potesse dire e fare qualcosa, scomparve lasciandomi da solo. Di nuovo.
Me ne sarei fatto una ragione. Probabilmente avevo mandato in tilt il sistema o una roba del genere, quindi tanto valeva aspettare con comodo che finisse di fare effetto il liquido mangiandosi il formaggio. Tagliandolo a pezzi con il coltello lo mangiai tutto.
All'improvviso davanti a me comparve un enorme cane nero, che poteva sembrare a tutto fuorché un docile e amichevole bassotto. Mi fissava con gli occhi iniettati di sangue mostrando i denti accuminati e ringhiandomi contro.
-Ehi bello,- attaccai, ma lui mi si avvicinò -Sai che è stupido ringhiare contro un umano col coltello?- lo avvertii.
Per risposta mi saltò addosso, e così mi vidi costretto a difendermi. Tagliandogli la gola.
Un latrato e poi niente.
-Chi ha ucciso il nostro cane?- grdò una voce infantile.
Due bambini di circa sei anni se ne stavano in piedi a fissare l'animale steso a terra.
-Io.- dissi semplicemente mostrandogli il coltello sporco di sangue ancora fresco.
-Mostro!- gridò l'altro scoppiando a piangere.
-Imparate a tenerlo senza guinzaglio.- commentai -Addio.- e detto ciò li sorpassasi entrando nell'unica porta aperta dietro di loro.
Ora ero a scuola.
-No, dai! A scuola no!- grdai -Capelli Rossi?- chiamai ad alta voce -Dimmi che è uno scherzo?-
Non lo era.
Una signora sulla cinquantina, alta e scheletrica, vestita come un avvocato e dagli occhiali viola semplicemente orrendi, mi porse un foglio e una penna nera.
-Scrivi quello che ti pare.- ordinò.
-"Scemo chi legge" va bene?- domandai sorridendo.
-Quello che ti pare.- ripeté.
Fissai il foglio, la penna e l'insegnante che mi fissava come se fossi un perfetto idiota.
-No.- dissi fermo accartocciando il foglio e tirandolo alle mie spalle -E ora abbimo finito con queste scenette da due soldi? Prima mi fate uccidere un cane e poi scrivere "quello che mi pare"?- domandai irritato -Se vuole al massimo le dico quello che mi pare...- ma non feci in tempo a pronunciare il probabile insulto che mi ritrovavo a fissare il soffitto grigio dello stanzino.

Mi sedetti di colpo.
-Calmati.- disse Capelli Rossi senza degnarmi di uno sguardo.
-Ok...- mormorai -Come sono andato?- chiesi poi curioso.
-Ti sei mangiato il formaggio, hai fatto piangere due bambini e quasi insultato una professoressa.- elencò -Diciamo che sei andato.- disse -Fuori di testa.- aggiunse.
-Era sarcasmo quello?- domandai fingendomi offeso.
-Probabile.- rispose con sufficienza -Ora vado a prendere i tuoi risultati. Non ti muovere.- ordinò fissandomi negli occhi nell'ultima parte.
E poi uscì lasciando la porta aperta come per dire "io ti sento".
Sbuffai annoiato.
Il test non volevo nemmeno farlo. Non aveva senso per me.
Perché dovevamo decidere cosa essere a quell'età? L'adolescienza è l'eta in cui ti godi la vita, non dove sei costretto a decidere il tuo futuro sperando di non finire come un reietto della società. Come puoi seriamente sapere cosa vuoi se non ti si dà la responsabilità di sbagliare?
Non lo sapevo e avrei continuato a non saperlo.
Mi guardai attorno.
Dalla porta lasciata aperta vidi la stanza di fronte dove una ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi scuri stava per ingoiare il liquido.
-Lasciane un po', Ne ho versato un po' troppo.- sentii dire da un ragazzo sui ventincinque anni,  poco più alto di Capelli Rossi.
Lei annuì buttandone già una buona metà.
Sorrisi vedendo la sua smorfia di disgusto.
L'assistente uscì un secondo dalla stanza dicendole di rilassarsi.
A quel punto mi alzai in piedi e mi diressi verso l'uscita. Non c'era nessuno per il corriodio, così entrai nella stanza di fronte osservando la ragazza ormai addormentatasi.
Era bella. Fine, delicata ma con qualcosa di... selvatico. Forse per i capelli indomati, o per il trucco nero attorno agli occhi, ma sembrava... Non riuscivo a definirla tanto mi aveva lasciato senza parole.
Posai distrattamente la mano sulla fialetta lasciata per metà e sorrisi.
La buttai giù tutta d'un sorso sperando di non essere in ritardo per lo spettacolo.
Mi sedetti sulla sedia e attesi.

La vidi mentre afferrava d'istinto l'impugnatura del coltello.
Ottima scelta ragazza...
-Ehi, ma tu chi sei?- chiese poi puntandomi contro la lama scintillante.
-Avremo modo di parlare più tardi.- le feci l'occhiolino -Ora sta atetnta che arriva Fido.- e accennai all'enorme lupo.
Lei si voltò sbarrando gli occhi alla vista dell'animale.
-Allora non odia solo me.- commentai avvicinandomi.
Vidi la ragazza tentennare mentre impugnava l'arma a due mani fissando il caane leggermente spaventata.
-Lascia fare a me.- disse prendendole il coltello dalle mani con brusca dolcezza.
-Ehi!- protestò.
Per risposta tirai il cotello contro l'animale beccandolo dritto al cuore un istante prima che le saltasse addosso.
La ragazza sussultò  ma non fece in tempo a dire niente che arrivarono i due bambin puntuali come due orologi svizzeri.
-Chi l'ha ucciso?- domandarono.
-Quest'incapace!- e m'indicò sbuffando.
-Grazie...- mormorai.
I due bambini si misero a piangere.
-Ehi non siate tristi!- esclamò la ragazza andandogli incontro e inginocchiandosi accanto a loro.
Ma prima che potesse fare altro, si trovava seduta in classe con me nel banco accanto.
-Tu?!- domandò l'insegnante scandalizzata.
-Sì, io.- risposi semplicemente.
La donna sospirò.
-Scrivì quello che vuoi.- ordinò poi alla ragazza.
-In che senso?- chiese.
-Quello che vuoi.- ripeté ostinatamente.
Lei scrisse qualcosa e non vedendolo mi sporsi.
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-Molto originale.- commentai.
-Perché? Tu cos'hai scritto?- chiese scocciata.
-Ho buttato via il foglio.- risposi come se fosse logico.
La vidi sorridere e un attimo dopo divenne tutto nero.

-Che diavolo hai fatto?!- mi assalì Capelli Rossi.
-Mi annoiavo.- mi giustificai.
-Hai manomesso il suo test!- esclamò.
-Cosa?- domandò la ragazza alzandosi dal lettino -Hai...- fece per dire.
-Andiamo! Non avrò fatto nulla.- minimizzai -Ho solo ucciso il cane, amen.-
Capelli Rossi si tirò un manata in fronte.
-E ora come facciamo a giudicarla?- chiese sospirando.
L'altro assistente sembrò riflettere.
-Bè, ha preso il coltello, rifiutato di uccidere il cane, accusato il ragazzo dicendo la verità, consolato i bambini e risposto correttamente alla domanda...- elncò pensieroso.
-Era la risposta giusta?- chiesi sorpreso.
Lei mi fece la linguaccia.
-Quindi... poterbbe essere qualunque cosa...- mormorò Capelli Rossi impallidendo.
L'altro trasalì.
-Cosa vuoi che mettiamo?- chiese poi di botto alla ragazza.
-Non dovreste dirmelo voi?- domandò a sua volts lei -Ho fatto il test per quello!- fece notare.
-Sei divergente.- rispose Capelli Rossi -Puoi fare qualunque cosa.- spiegò.
-Oh...- mormorò lei -Ed è bene?- chiese.
-No accidenti!- l'altro si passò una mano fra i capelli.
-Perché che ha?- intervenni probabilmente a sproposito.
I due si voltarono verso di me come se si fossero dimenticati della mia presenza e avessero detto qualcosa di estremamente importante e riservato.
-Nessuno deve sapere che è divergente!- esclamò Capelli Rossi -O sarà in pericolo.- aggiunse grave -La gente non vede di buon occhio chi può essere considerato "traditore".-
"Traditrice".  Era tutta una follia. Solo perché una persona risultava coraggiosa, gentile, intelligente, sincera e ragionevole era classificata "traditrice"? Che idiozia!
-Giura che non lo dirai a nessuno!- ordinò poi lei riprendendosi dalla sorpresa inziale.
Mi riscossi dalla mia riflessione.
-Non preoccuparti. Nessuno lo saprà anche se trovo stupido...- feci per dire.
-Non importa.- intervenne l'altro assistente -Cosa vuoi che metta?- domandò poi concitato.
-Intrepida.- rispose senza esitazioni.
-Sicura?- chiesi.
-Al cento per cento.- rispose determinata.
-Ed io cosa sono uscito?- domandai poi a Capelli Rossi.
-Intrepido.- disse con un sospiro -Ma per me va bene tutto fuorché Erudito.- sospirò dicendomi chiaramente che non mi voleva attorno.
Annuii.
-Vedrò.- commentai.
-E ora vieni.- mi disse pensieroso.
-Ok..- risposi -Comunque non ti preoccupare!- grdai alla ragazza che si fissava la punta delle scarpe agitata -Non lo saprà nessuno.- la rassicurai.

Capelli Rossi mi spinse contro il muro.
-Tu ora fa quello che ti dico io!- ordinò a bassa voce ma con foga.
-Ok..- dissi sorpreso.
-Quella ragazza potrebbe essere in pericolo e siccome tu hai contribuito a manometterle ulteriormente il test, ne sei responsabile!- affermò fissanodmi dritto negli occhi -Alla cerimonia tu scegli quello che vorrà lei e non farai obiezioni! E da domani sarai il suo angelo custode! O il suo sicario personale...- commentò guardandomi meglio -Ma dovrai fare di tutto per proteggerla, chiaro?-
Lo fissai.
Poi mi allontanai.
-Non prendo ordini da nessuno.- affermai semplicemente.
-Proteggila!- disse mentre mi allontanavo -E' seriamente in pericolo.-
Mi fermai voltandomi lentamente e rivedendo nella mente il volto della ragazza che mi sorrideva in classe.
Rimasi qualche secondo a pensare a quello che mi stava dicendo.
La sua vita poteva dipendere da me.
-Lo farò.- dissi serio per la prima volta in vita mia -Lo giuro.-

Questa è la prima storia che pubblico e spero vi sia piaciuta! Pubblicherò il seguito non appena mi sarà possibile, quindi nel frattempo RECENSITE! :)
Grazie della lettura!
-Nico

 

  
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