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Autore: Temari    30/06/2013    5 recensioni
- «... Più scuse...» Mormorò, parlando in apparenza fra sé e sé, ma quando lo scrittore gli domandò di ripetere parve ascoltarlo. «Adesso... Non ho più scuse...» Disse, e non appena le parole gli lasciarono le labbra, fu come se un fulmine l'avesse colpito in pieno, un violento brivido scosse Misaki che scattò ad afferrare una manica della camicia azzurra di Akihiko [...] -
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akihiko Usami, Misaki Takahashi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! =D
È passato un secolo come sempre dall'ultima storia... *cough*
Non perdo troppo tempo vista l'ora (1:00 di notte), scritta dietro suggerimento di mogliA e dopo aver notato come Kirishima-san (nella nuova novel della
Yokozawa no Baai che deve uscire) usi 'aishiteru' invece del normale 'suki'~~ (*^*)/ Motivo per cui ho ritenuto doveroso utilizzare termini giapponesi che di solito non metterei--in italiano non c'è un modo efficace per evidenziare la differenza.


Note: ambientata circa sei mesi dopo gli ultimi due capitoli, quindi intorno a metà febbraio, cioè circa il periodo in cui finiscono gli anni scolastici - e universitari - in Giappone. Oh, scusate il finale un po' "gnè" ma l'ho scritta di getto senza pensarci troppo... ^^"

Disclaimer: Vedi pagina autore.

Ja ne,
Temari

The Love That You Get



        Misaki se ne stava in piedi, lo sguardo rivolto verso l'alto e gli occhi verde smeraldo fissi sul nuovo quadro che faceva mostra di sé appeso al muro di fronte a lui, giusto fuori dalla portata delle sue mani - l'aveva posizionato usando una sedia, dopotutto -. Osservò rapito la cornice in legno lavorato, splendida, ricca di ghirigori, opulenta... Esagerata, come tutto ciò che comprava Akihiko, perché sì, quel quadro l'aveva preso lo scrittore, senza dirgli nulla—altrimenti Misaki gli avrebbe impedito con la forza di buttare denaro per un motivo tanto futile.
        Ma in quel momento non gli importava. Avrebbe fatto una ramanzina al trentunenne più tardi, ora Misaki non riusciva a staccare gli occhi dal pezzo di carta incorniciato in quello splendido legno scuro... L'attestato.
        Aveva finito l'università, con successo. Era riuscito lì dove suo fratello non aveva potuto tentare a causa sua. Gli sembrava incredibile.
        Erano pensieri che si rincorrevano e si ripetevano incessantemente dentro di lui e che gli fecero nascere un sorriso sulle labbra: quei quattro anni erano sembrati eterni, erano successe un sacco di cose intorno a lui, ed erano cambiate... Misaki stesso era cambiato quasi senza accorgersene.
 
        «Misaki?» La voce di Akihiko lo raggiunse e lo risvegliò da quel sogno ad occhi aperti in cui era caduto; si voltò e ancora un poco spaesato rimase immobile mentre l'altro si avvicinò a lui. «... Stai bene?» Chiese subito lo scrittore abbassandosi di qualche centimetro per osservare più da vicino il viso stranamente pallido e tirato del più giovane—solo cinque minuti prima Misaki non riusciva quasi a togliersi il sorriso di torno, eppure il ragazzo che aveva davanti aveva gli occhi lucidi, quasi fosse sul punto di piangere.
        Portando in avanti una mano, Akihiko la appoggiò delicatamente sulla spalla del neo laureato, «Misaki—» iniziò a dire, ma l'altro lo interruppe.
        «... Più scuse...» Mormorò, parlando in apparenza fra sé e sé, ma quando lo scrittore gli domandò di ripetere parve ascoltarlo. «Adesso... Non ho più scuse...» Disse, e non appena le parole gli lasciarono le labbra, fu come se un fulmine l'avesse colpito in pieno, un violento brivido scosse Misaki che scattò ad afferrare una manica della camicia azzurra di Akihiko, chiedendo «Che faccio adesso?! N-non posso più stare qui...!» e il più grande dei due rimase scioccato dal tono implorante ed indifeso.
        Per alcuni lunghi istanti Akihiko non riuscì a muoversi o parlare, incapace di reagire mentre la sua mente assorbiva la vista della disperazione e del terrore negli occhi verdi di Misaki. «... Certo che puoi—»
        «NO! Come puoi non capire, Usagi-san...?! Ho finito! L'università... Sono laureato—n-non ho più un motivo per restare! Nii-san si aspetta che me ne vada!!» Sbottò il ventiduenne tutto d'un fiato, lacrime di frustrazione ed amarezza che avevano iniziato a scendere incontrollate mentre strattonava involontariamente la manica che stringeva nel pugno. «... Non voglio andarmene, Usagi-san! ... N-non voglio...» Lo scoppio di poco prima sembrava aver esaurito completamente le forze di Misaki, che scivolò a terra con la testa bassa mentre tentava di calmare i singhiozzi che sfuggivano di tanto in tanto.
        Con un sorriso impercettibile che gli distendeva le labbra, Akihiko prese il viso arrossato dell'altro fra le mani e posò un bacio sulle labbra di Misaki, portando poi la sua fronte a sfiorare quella del compagno, «Perché non dire tutto a Takahiro, mmh?» mormorò senza staccare gli occhi viola da quelli smeraldo, che lo guardavano senza battere ciglio.
        Misaki trovava straordinario l'effetto che quel semplice contatto di mani e viso aveva su di lui, l'effetto della voce di Akihiko che sussurrava sulla sua pelle... Lo calmavano. «Andrà tutto bene... Io sono qui, tu sei qui—possiamo farlo.»
        «Io...» Il ventiduenne non sapeva cosa fare: era terrorizzato all'idea ma la possibilità di doversene andare da quella casa lo annichiliva molto di più, tanto da impedirgli di muoversi. Ogni volta che suo fratello aveva riportato a galla il suggerimento che Misaki si trasferisse, il ragazzo aveva sempre usato la scusa dell'università per protrarre un po' più a lungo la questione... Ora però non aveva più scampo.
        Vedendo che Misaki rischiava di ricadere in una spirale di pensieri negativi, Akihiko prese di nuovo fra le mani il volto triste dell'altro, passando i pollici lungo gli zigomi in una carezza appena accennata. «Msaki... Aishiteruyo
        Ci vollero diversi secondi prima che la mente, già sovraccarica di disperazione e tristezza, registrasse le parole uscite dalla bocca del trentunenne - o meglio, LA parola - ma quando, infine, lo fece, ogni pensiero coerente cessò. Misaki si allontanò di scatto dalle mani gentili di Akihiko, rimanendo inginocchiato, con la schiena dritta, e gli occhi spalancati... Il fiato bloccato in gola e la fronte corrugata. 
        Aishiteruyo.
        Aishiteruyo.
        ... Aishiteru.
        Sentendo una nuova ondata di lacrime inumidirgli velocemente gli occhi, Misaki si voltò, dando le spalle allo scrittore per non fargli vedere il modo orribile in cui era avvampato quasi all'istante o il modo indecente in cui stava piangendo senza riuscire a fermarsi. "R-razza di... Argh!" Avrebbe voluto tapparsi le orecchie per bloccare l'eco che continuava a riverberare nella sua mente, ma sapeva benissimo che non sarebbe servito a nulla... La voce solenne, sicura, con cui Akihiko aveva sussurrato quella - preziosa, preziosissima - parola per poco non l'aveva distrutto.
        Nessuno gli aveva mai detto qualcosa di simile... Da qualche parte in fondo al suo cuore, Misaki era sempre stato convinto di non meritare così tanto affetto—così tanto amore.
        «Ehi, Misaki, aishite—»
        «Ho capito!» Interruppe il ventiduenne; temeva davvero che gli sarebbe esploso il cuore, se l'avesse sentita di nuovo. Sentì Akihiko ridacchiare piano, poi due braccia circondarlo da dietro e il mento dello scrittore posato nell'incavo del collo, ciuffi di capelli argentati che gli facevano il solletico all'orecchio.
        «Diciamolo a Takahiro, Misaki.»
        «...» Sospirando profondamente, il neo laureato lasciò che tutto il suo peso fosse sostenuto dall'uomo che lo teneva stretto a sé; abbassò lo sguardo sulle mani, grandi e meno fredde del solito, che gli cingevano il ventre e ne posò sopra una delle sue. «Mh.»
        Akihiko avvertì senza difficoltà il leggero tremore nelle dita che stringevano le sue, ed avvertì il cenno d'assenso che Misaki fece col capo. Nulla valeva tanto quel gesto... E nulla eguagliava la felicità che lo scrittore sentì esplodergli in petto. «Grazie, Misaki. Aishi—» Sorridendo appena, il trentunenne cambiò parola in corso, «—Suki da yo.»
 
   
 
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